Debora
osservavò perplessa l'operatrice di turno che le metteva
d'innanzi un piccolo quaderno.Un diario come ella continuava a ripetere.
"Visto che hai tanta fantasia,riponi qui i tuoi scritti Deb"continuava
a ripeterle la giovane ragazza.
Debora spostò lo sguardo da ella alla finestra che le
rifletteva la vita che fuori continuava,una vita che non li voleva
più.
Lei e quelli come lei,rinchiusi in quelle quattro mura,in quella
cooperativa sociale.
Il vetro,oltre che il mondo fuori,le restituiva l'immagine del suo
volto riflessa nel vetro.
Un volto malinconico,un volto che nemmeno ricordava la bellezza di un
tempo,persa per sempre.
Debora si portò una mano al volto a toccar quella pelle
untuosa,grassa ed a macchie,lo sguardo si fermò su quegli
unici due denti che le rimanevano,facendola assomigliar tanto ad un
coniglio.
I capelli,i pochi capelli che aveva stretti in un chignon dall'aria
malconcia da cui uscivano delle ciocche che erano inanellate alle
orecchie.Capolavoro di qualche artista anonimo.
L'unica cosa di vivo in lei erano gli occhi.Pozzi marroni scuro che si
muovevano frenetici per il luogo,soffermandosi appena sugli altri
ragazzi e sorvolando proprio sulle operatrici.
No.Quelli non erano occhi vivi.Erano gli occhi di un ricordo.
La mano,che prima giaceva sulla gota,ora era scivolata sul quaderno,e
,come se di volontà propria fosse,l'aveva aperto mostrando
le candide pagine bianche che attendevano di essere riempite di
parole...ma soprattutto di ricordi.
Ricordi di un passato che stava per tornare a sommergerla.
Veloce la mano si mosse ad afferar la penna,ad impugnar il mezzo
tramite cui le parole sarebbero sgorgate a riempir le pagine intonse.
La Mano si mosse velocemente a portar sulla carta quelle parole mentre
gli occhi chiuse.
Immagini e suoni gli tornarono alla mente.Volti conosciuti.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sua madre era ormai morta da oltre un anno eppur,tutte le volte che
Debora passava davanti alla porta della sua camera,udiva dei gemiti
provenir da essa,come se non fosse mai morta,come se non l'avesse mai
lasciata.
Suo padre,da quando era morta,viveva nel suo mondo fatto di cinema di
vecchi anni,di film e di romanzi harmony,dove l'amore e la passione
sempre vincono.
Non s'accorgeva di chi aveva vicino.Non s'accorgeva di sua figlia che
si muoveva la notte silenziosamente per i corridoi di quella casa
troppo grande per due solo.
Debora era bella.
Lunghi capelli biondi le incorniciavano il paffuto volto color
pesca.Luminosi erano gli occhi,che come specchi,osservavano il mondo
con triste estraneità.
Le Piaceva studiare.Le piaceva il greco ed il latino che le propinavano
al Liceo Classico.
Amava nascondersi dietro i Libri.Le piaceva viaggiare con la
fantasia,scappare da quella casa troppo silenziosa.
Ma l'amore più grande era custodito nell'arpa d'oro bianco
che sua madre le aveva lasciato come eredità e che le era
proibito suonare.
----------------CONTINUA-------------------
Ciao a
tutti^^!eccomi di nuovo qui.
Questa fic prende spunto da un fatto che mi è accaduto
l'altro giorno a lavoro.
Io son OSS in una casa di cura e l'altra sera mi hanno mostrato la foto
di una nostra paziente quanto aveva 15anni e non era ancora ammalata.
Era bellissima e così le ho costruito sopra una mia storia^^.
Ditemi se vi piace!!!Un Kiss!!!
|