When the sun goes down

di Kimera95
(/viewuser.php?uid=709663)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


intro                  INTRODUZIONE

Mi chiamo Annabelle, ho 28 anni e abito in California. Oggi vorrei pubblicare la mia storia, per questo sto battendo queste parole a macchina. Voglio far conoscere la mia storia, la storia di Annabelle la fantastica ragazza - mascotte della band più famosa al mondo: gli Avenged Sevenfold.
Ma vorrei partire dal principio, dal giorno in cui i miei occhi color nocciola hanno incontrato gli occhi color acqua marina del secondo chitarrista di questa band. Zacky Backer.
Era un giorno d'estate, Luglio mi pare, la mia famiglia ha insistito a portarmi al fiume che alla fine accettai. Avevo 15 anni.
Sembrava molto famoso come posto e mi immaginavo le ragazze con i costumi sgargianti a prendere il sole e i ragazzi a giocare in acqua; eppure quel giorno non c'era anima viva. Una volta arrivati i miei iniziarono a preparare la tovaglia per il pic nick, mentre io ero seduta sull'erba con i piedi nell'acqua. Ero una persona un po' solitaria, non mi piaceva stare in mezzo alla gente, al casino. Preferivo starmene da sola, in pace e tranquilla, come in quel momento; da sola con i piedi che ondeggiavano mi persi nel mio mondo, ma il rumore di un sasso che balza sull'acqua mi fece ritornare in me. Mi voltai per vedere chi fosse stato a lanciare qual sassolino, che saltava sulla superficie dell'acqua come fosse fatta di gomma. La prima cosa che mi colpì erano i suoi grandi occhi azzurri, che si abbinavano perfettamente al colore limpido dell'acqua. Mi sorrise e si mise a sedere accanto a me porgendomi la mano, che ricambiai subito. "Sono Zacky" Mi disse tranquillo accennando un sorriso. "Io sono Annabelle" Risposi a mia volta. Ci guardammo sorridendo come pesci lessi, ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, cosa che nemmeno ora riesco a fare, è una delle cose che Zacky riesce a fare, mantenere l'attenzione su di se senza far nulla. Passammo tutto il pomeriggio insieme, tra risate e scherzi. QUando fu ora di andare mi sentivo triste, non l'avrei più rivisto, non avrei più sentito quella sintonia che si era creata tra di noi in un solo pomeriggio. Lui mi tese un foglio di carta con il suo numero di telefono. "Chiamami quando ti va". Sorrisi e gli diedi il mio.
Un paio di giorni dopo ci trasferimmo in Inghilterra e da quel momento persi il contatto con quel meraviglioso ragazzo.                     
        




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2690137