Drunkenness
Avvertenze: One-shot
Pairing: NamiZoro
Genere:
Introspettivo, Romantico
Disclaimer: I
personaggi non mi
appartengono, ma sono di proprietà di Eichiro Oda, che ne
detiene tutti
i diritti. Ovviamente questa fanfiction non è stata scritta
a scopo di
lucro.
Note iniziali:
- Marimo : è
un tipo di alga ed è il nomignolo dato a Zoro da Sanji, per
via del colore dei suoi capelli.
I've gone for too long
living like I'm not alive
So I'm going to start over tonight
Beginning with you and I
"Miracle" - Paramore
***
“A
quanto pare ho vinto io...” la voce di Nami, alterata
dall’alcol, si
perse in un sussurro nel salone della locanda ormai deserta. Da fuori
provenivano ancora voci esultanti e musica, ma la festa stava finendo.
Per quel giorno. Nami era sicura che ne sarebbero seguiti molti altri:
per otto anni Cocoyashi aveva avuto ben poco da festeggiare. La ragazza
posò la bottiglia di rum sul tavolo e si pulì le
labbra col dorso della
mano, soddisfatta. Nonostante avesse la vista parecchio annebbiata, era
sicura della vittoria, sicura di ciò che le era davanti agli
occhi.
Rufy era stravaccato con malagrazia sul tavolo, il viso coperto
dall’inseparabile cappello di paglia; il ragazzo russava
rumorosamente,e dalle labbra leggermente dischiuse pendeva un rivoletto
di bava.
Nami ridacchiò. Figurarsi se uno come lui avrebbe mai potuto
vincere
una gara di quel tipo: per quanto fosse forte in battaglia, era solo un
moccioso. Ingenuo, puro e soprattutto astemio.
Quella sera, lui e la sua ciurma erano stati celebrati come eroi, la
gente di Cocoyashi aveva insistito perché non facessero
altro che
mangiare e bere. Infine li avevano trascinati in quella locanda, dove
l’ennesimo brindisi alla vittoria contro Arlong era
degenerato in una
gara di bevute tra compagni di ciurma.
“Una sfida a chi resiste di
più!”
Rufy, dopo essersi rimpinzato di cibo, aveva cominciato a tracannare a
più non posso, troppo entusiasta, mentre Sanji lo provocava
con risate
e battute.
Usop, per non essere da meno, aveva seguito l’esempio del
capitano,
intonando una canzone auto celebrativa prima di ogni bevuta. Ugualmente
ingenuo, aveva sottovalutato le proprie capacità di reggere
l’alcol e,
come Rufy, era crollato dopo poco. Zoro, al solito, se ne stava in un
angolo in disparte, apparentemente addormentato. Notandolo, Sanji lo
aveva punzecchiato come era sua abitudine.
“Marimo, fai finta di dormire per
evitare una figuraccia?”
Sfidare i nervi dello spadaccino era fin troppo facile
quando lo
si colpiva nell’orgoglio, ma Nami non si sarebbe mai
aspettata che
Zoro, il più serio e maturo di quel gruppo di spiantati, si
sarebbe
abbassato a un gioco tanto infantile. D’altra parte
però, era pur
sempre un pretesto per bere a volontà, cosa che il ragazzo
non aveva
mai rifiutato.
“Nami-san, vuoi partecipare anche
tu?” le aveva chiesto Sanji con il suo solito
sorriso adorante.
“Perché no?”
Nami aveva sorriso di rimando. Dopo tutto quel che aveva passato, si
meritava una nottata di svago. Al momento però rimpiangeva
quella
scelta: la testa le girava vorticosamente e non era sicura che sarebbe
riuscita a trascinarsi a casa senza cadere almeno un paio di volte.
Anche Sanji, per quanto al momento non ne fosse ancora cosciente,
avrebbe rimpianto di aver partecipato. Sia per darle un vantaggio un
po’ troppo cavalleresco, sia per provocare ulteriormente
Zoro, aveva
deciso di bere ad ogni turno mezzo bicchiere al posto di Nami. Inutile
dire che quella decisione lo aveva messo al tappeto prima del previsto.
Il cuoco giaceva sul pavimento, addormentato profondamente, il
mozzicone di sigaretta spento tra le labbra semiaperte.
Nami dispensò anche a lui un’occhiata divertita.
Era un peccato, però, che nessuno potesse constatare quella
vittoria
schiacciante. Gli ultimi avventori rimasti in sala e lo stesso
locandiere giacevano ubriachi e addormentati sui tavoli, esattamente
come i compagni di viaggio di Nami.
“Ho vinto!” gracchiò ancora la ragazza,
a voce più alta di quello che si era imposta di fare.
“Perché urli?”
La voce pacata e profonda di Zoro la fece sobbalzare. Non si era
accorta che lo spadaccino era sveglio. Seduto al lato opposto di Sanji,
la bottiglia di rum ancora stretta tra le mani, aveva aperto appena le
palpebre. Due occhiaie da paura si erano delineate sotto gli occhi
arrossati e lucidi.
E così la sfida non era ancora terminata.
Anche se avrebbe tanto preferito che non fosse rimasto lui, come ultimo
avversario…
“Vabbè, tanto sei rimasto solo tu e sei a
pezzi” ridacchiò Nami, soffocando un singulto e
quel pensiero stupido.
La ragazza si alzò, ma con troppa irruenza:
barcollò vistosamente rischiando di finire a terra.
Fu il turno di Zoro di sghignazzare.
“Ma se non ti reggi in piedi, scema!”
“E tu invece? Solo perché sei già per
terra, altrimenti…”
Zoro sbuffò e volse lo sguardo intorno, un po’
stordito. Non parve
particolarmente stupito del fatto che Rufy e Usop fossero
già fuori
gioco, ma soffermandosi su Sanji, il suo ghigno si ampliò.
“Ben ti sta” borbottò, appena udibile.
Zoro.
Una delle tre persone a cui Nami si era trovata a pensare con nostalgia
e rimpianto quando si era allontanata dal Baratie a bordo della Going
Merry.
Ma la gente di Cocoyashi, Nojiko, il ricordo di Bellmere erano tutto
quello che le era rimasto, che poteva e doveva salvare.
Nonostante
avesse trovato per la prima volta dei compagni fedeli, aveva dovuto
abbandonarli e tradirli per potere ottenere la libertà del
villaggio e
la propria. In quegli ultimi giorni la facciata di ladruncola
approfittatrice e senza scrupoli si era infranta, rivelando quanto di
fragile ci fosse dietro: una ragazza come tante altre, non invincibile,
non speciale e non fortissima come i suoi compagni di viaggio. Una
ragazza che non aveva potuto godere pienamente della propria vita,
sottrattale dall’avida mano di crudeli pirati. Una ragazza
che per
questo motivo aveva combattuto, che aveva per anni portato sulle
proprie spalle la speranza di tutta la sua gente.
“Senti, quanto rum è rimasto?” chiese
Nami all’improvviso.
Zoro sbattè le palpebre confuso.
“Mmm?”
“Sei troppo sbronzo per capire? Ti ho chiesto quanto dannato
rum ti è rimasto.”
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli a spazzola,
irritato. Prese
la bottiglia posata al suo fianco e ne controllò il
contenuto
controluce. Nami era sicura che fosse ancora mezza piena.
“Hai proprio intenzione di continuare con questo gioco
demente?” chiese Zoro con voce strascicata.
“Fino a prova contraria al gioco
demente partecipi anche tu!” rimbeccò
Nami, lievemente isterica.
Riuscendo finalmente a muovere qualche passo senza vacillare troppo, si
avvicinò allo spadaccino, fissandolo intontita.
Incompleto.
Era così che le sembrava Zoro senza due delle sue tre
inseparabili
spade. Al fianco aveva rimasto solo la katana dalla fodera
bianca, una
spada rara e potente, per quel poco che Nami ne sapeva. Era
l’arma che
Zoro custodiva con più cura, ma Nami aveva notato che il
ragazzo la
riteneva la più preziosa per motivi diversi.
Era capitato che la ragazza lo guardasse di sottecchi mentre puliva le
armi: di fronte a quella dall’elsa bianca Zoro rimaneva
incantato a
volte per minuti interi, immerso in pensieri insondabili. Un
po’ come
il cappello a cui Rufy teneva tanto, quella spada doveva simboleggiare
un legame speciale con una persona, oltre che una meta da raggiungere.
“Dài, passa la bottiglia e vediamo di finirla qui.
Sul serio, voglio vincere” sbottò la ragazza.
Voleva festeggiare pienamente la loro vittoria e la sua nuova vita.
Niente più debiti da pagare, grandi somme da rubare a feccia
di ogni
sorta, tasche da scippare, bugie a se stessa e agli altri, umiliazioni.
La sua non-vita, quelle catene invisibili che la tenevano legata alla
sua città natale erano infrante per sempre. La forza e la
determinazione di un ragazzino dal cappello di paglia e della sua
ciurma le avevano restituito la libertà.
Pirati. Era iniziato e finito tutto con quella categoria.
“Piantala, Nami.” ribattè Zoro,
rifiutandole la bottiglia con una
smorfia annoiata. A quel punto la ragazza perse la pazienza e si
avventò su di lui, cercando di sottrargli il rum.
“Molla, ti dico!”
“Sei una stupida!”
“Che hai detto?!”
Fu Nami, inaspettatamente ad avere la meglio, ma per il troppo slancio
perse l’equilibrio e finì a terra, la bottiglia le
sfuggì di mano e si
infranse, con un ‘crash’ che sembrò
riecheggiare per interi minuti
nella sala.
“Brutto idiota! Guarda che hai fatto!”
sbraitò la ragazza, rovesciando la sua ira e i suoi pugni
sul compagno.
“Io?! Hai fatto tutto da sola, deficiente!”
replicò furioso lo spadaccino, riparandosi senza sforzi dai
colpi della compagna.
All’improvviso, Nami si fermò e
arricciò il naso.
“Puzzi di rum”
La coerenza di quell’affermazione, in quel contesto, le
sfuggiva. Aveva
solo detto la prima cosa che le era passata per la testa.
Zoro aprì la bocca, interdetto e la guardò
stralunato.
Per un attimo si fissarono, in silenzio stolido, i volti identicamente
imbronciati. Poi scoppiarono a ridere sguaiatamente nel medesimo
istante.
A Nami non era ben chiaro il motivo di tanta ilarità, ma non
se ne
preoccupò. E poi le piaceva la risata di Zoro; era piena,
vigorosa e
leggermente roca. Anche se al momento, nella sua voce c’era
una lieve
nota isterica: in fondo, era brillo anche lui.
Era strana, quella situazione. Nami era su di giri, la testa le girava
incredibilmente, sentiva il corpo stanco e provato dalle fatiche degli
ultimi giorni, eppure era incredibilmente e pienamente felice. Avvolta
dalla lieve nebbia dell’alcol, si sentiva leggera, ma forse
era solo la
presenza di Zoro a infonderle quella calma, anche se non sapeva
spiegarsi il perché. Finendo di sghignazzare, il ragazzo si
era seduto
più comodamente nella sua tipica postura a gambe incrociate,
e stava
sistemandosi la spada al fianco alla bell’e meglio: a quanto
pareva
aveva qualche difficoltà nell’annodare la katana
alla cintura. Nami si
chiese improvvisamente perché non faceva altro che guardarlo
da poi che
si era riunita alla ciurma di Rufy. Doveva piantarla.
“Secondo te siamo molto sbronzi?” chiese,
preoccupata più per i propri pensieri che per
l’ubriachezza in sé.
Zoro la guardò, gli occhi lucidi e confusi, leggermente
fuori fuoco.
“Parla per te, mocciosa, io sono perfettamente a
posto.”
“Ahaha!”
Nami buttò la testa all’indietro ridendo,
poggiando pesantemente le mani sul pavimento.
“Ahi!”
Trattenne a stento una bestemmia: aveva colpito i cocci della
bottiglia, proprio con la mano che si era ferita di proposito per
salvare Usop.
“Scema” sbottò Zoro scuotendo la testa.
Nami lo ignorò e si portò la mano alle labbra,
per fermare il sangue.
“Sai fare solo danni?” chiese lui, seccato. Lei
imprecò nuovamente sottovoce, ma non replicò.
Sbuffando, il samurai sciolse dal proprio braccio la sua bandana
portafortuna, che indossava ad ogni combattimento, e gliela porse.
Nami rimase a bocca aperta: gliel’aveva data per fermare
temporaneamente il sangue, niente di più, ma era comunque un
gesto
inaspettato da parte sua.
“Ehi, ma questa è la bandana del grande spadaccino
Roronoa Zoro…!”
esclamò, seriamente colpita; Zoro fece una smorfia
irritata e Nami si
accorse che il suo tono doveva essere suonato un po’ troppo
sarcastico.
Si affrettò a dire: “Sei sicuro che
possa…?”
“Se non la vuoi, me la riprendo!”
ringhiò lui, spazientito.
Nami fece un sorriso brillo e piuttosto ebete: era lusingata da quella
premura rude e imbarazzata. Per uno come Zoro, che con la sua
indifferenza verso le donne sfiorava quasi la misoginia, quello era un
gesto fin troppo galante.
“Oh, no no, anzi. Se me la regali credo potrei venderla per
un bel po’ di berry” ghignò, afferrando
la bandana.
“Sei avida, e comunque scordatelo”
commentò lui incolore.
Per tutta risposta la ragazza scoppiò nuovamente a ridere.
Era così piacevole poter ridere veramente,
a cuor leggero, agire senza secondi fini, senza rimorsi e senza la
preoccupazione di dover tradire chiunque avesse a che fare con lei. Era
così liberatorio essere nel suo villaggio natale, essere
brilla e
ridere in quella locanda assieme a Zoro, che…si accorse di
piangere.
Si toccò le guance, quasi stupita di scoprirle umide.
Lacrime di incredulità, lacrime di felicità e
libertà, lacrime di riconoscenza per tutto quello che Cappello di Paglia e i suoi compagni
avevano fatto per lei e per la sua gente.
Patetica.
Prima della caduta di Arlong Park aveva sempre trattenuto le lacrime,
non aveva mai mostrato i suoi momenti di debolezza, mentre ora le
sembrava di non saper fare altro.
“S-Scusa…Pensavo a quello che è
successo, a quello che avete fatto
tutti voi e…” si giustificò
confusamente, asciugandosi gli occhi con un
gesto nervoso. In quell’istante, con uno scatto, Zoro
bloccò il polso
di Nami. Poi con un gesto brusco le sottrasse la bandana di mano e le
fasciò il palmo. Nonostante fosse abituato a maneggiare armi
tutto il
giorno, i suoi movimenti erano inaspettatamente delicati e attenti.
“Vedi solo di non sparire di nuovo”
borbottò imbronciato.
La ragazza alzò appena il capo, attonita, fissando lo
spadaccino che
evitò il suo sguardo. Lui, così laconico e
burbero, uscirsene così?
Sei troppo presuntuosa, e lui troppo ubriaco.
A testa bassa, Zoro tormentava l’elsa della spada con
l’unghia del
pollice, quasi sovrappensiero. E in quel momento Nami senza sapere
perchè, la nebbia dell’alcol che le confondeva i
sensi, si avvicinò al
ragazzo. Desiderava toccarlo,
semplicemente. Niente di meno, niente di più. Non ricordava
di averlo
mai fatto spontaneamente, se non in poche occasioni in cui era
necessario, e in quel momento le sembrava così importante:
la conferma
che tutto era definitivo, che non era un miraggio, che lei era libera,
finalmente, e che presto sarebbe salpata a bordo di una nave diretta
verso la realizzazione di tutti i suoi sogni.
Nell’avvicinarsi il suo bacino urtò
inavvertitamente la spada che Zoro
teneva al fianco, come a ricordarle che c’era un limite
invisibile e
invalicabile tra loro due. Subito si ritrasse. Quel contatto
sembrò far
scuotere anche Zoro, che improvvisamente parve turbato. Si
passò una
mano sul volto arrossato -Nami non avrebbe saputo dire se per
l’imbarazzo o per l’ubriachezza- stroppicciandosi
gli occhi stanchi. Si
alzò lentamente, barcollando appena; sbadigliò
sonoramente e uscì in
strada senza dire una parola. Nami rimase inginocchiata a
terra per
qualche secondo, ancora un po’ stordita, senza sapere il
perché. Poi
si alzò goffamente per raggiungere Zoro: non
l’aveva nemmeno
ringraziato.
Fuori cominciava ad albeggiare, ma c’era ancora chi aveva la
forza per
canti e balli, anche se la maggior parte della gente russava stesa in
strada o sotto le palme. E proprio all'ombra di una di queste, non
lontano dalla locanda, la ragazza trovò Zoro, profondamente
addormentato.
Tipico di lui.
In altre occasioni si sarebbe infuriata e
l’avrebbe svegliato a
suon di botte, ma quella notte non lo fece. Per una volta il sonno
improvviso e inaspettato di Zoro aveva una giustificazione: considerate
le sue abitudini, si era davvero sforzato troppo.
***
FINE
Note
finali:
direi che il pensiero comune dei lettori sarà “ma
che senso ha questa
‘cosa’?” Ehm…ancora me lo sto
chiedendo! Ho avuto l’improvviso impulso
di scrivere dopo essermi riguardata le puntate della saga di Arlong e
aver iniziato il manga, ma forse era meglio evitare XD Sostanzialmente
è una baggianata, non è niente di originale
perché scommetto che un
sacco di altra gente avrà scritto praticamente le stesse
cose sulla
“Nami dopo Arlong”. Però scriverla
è stato divertente ^^ Ah, si nota
molto che non mi sono mai ubriacata? Però ho visto e
soccorso tanta
gente parecchio “andata” XD quindi forse un po' di
esperienza l'ho
fatta, almeno indirettamente...
Comunque,
come me la sono cavata con i personaggi? Sono IC oppure no? Al momento
è la cosa che più mi preoccupa, anche
perchè con questa coppia è così
facile andare OOC...
Ringraziamenti (per dimostrare la mia
gratitudine e la mia stupidità):
*La zietta Aika, per il supporto, per aver letto in
anteprima e per “ciccike susu” (L).
Amleto e Nayden sempre nei nostri cuori **
* La Sofia, compagna di banco durante le lezioni di
zia Aika e consorella della setta di Anubi.
*Tone, perché Rufy le sta sulle palle XDXD
*La Mary, anche se non lo sa, perché
“T. attacca la pezza, si taglia i gomiti mentre noi fumiamo
le diecis, le centos e le duecentos” XD
* Paramore, The Used, Damien
Rice, AFI e Queen,
che mi hanno tenuto compagnia durante la scrittura.
Prego chiunque legga (e ne abbia
voglia) di lasciare recensioni costruttive, perché ne ho
veramente bisogno ^^'. Bye!
|