Storia che partecipa alla
Challenge "Otto fandom e una valaga di prompt" di Kuma_cla
Le prime volte
Percy si guardò intorno confuso, la bimba piangeva seduta
nel seggiolone brandendo come arma letale un cucchiaio di plastica.
Audrey piombò mezza nuda nella cucina e osservò
con fare rassegnato gli schizzi di frutta omogenizzata sparsi per la cucina,
raccolse da terra una ciotola e sorrise a Percy che tentava di
riprendersi gentilmente il cucchiaio. Audrey sfilò con una
certa forza la posata dalle mani della bambina e con un sorriso di vittoria glielo
consegnò.
-Non è fatta di cristallo.- gli disse sistemando ciotole e
bicchieri nel lavello.
Percy aggrottò la fronte e borbottò. Non gli
piaceva ammetterlo ma Audrey ci sapeva fare con i bambini mentre lui
che aveva visto ben quattro fratelli nascere e crescere non riusciva a
trovare un equilibrio tra il necessario bisogno di autorità
e i momenti di dolcezza. Per lui quella piccola bambina con le guance
rosse e i capelli sparati in aria si meritava solo tenerezza,
così cedeva ad ogni capriccio; come darle sempre e solo
frullati di frutta e non di verdura.
Prese un panno umido e pulì il viso di sua figlia che ormai
aveva smesso di gridare e se ne stava mogia mogia a singhiozzare un
poco.
Le sorrise e la prese in braccio, quello sarebbe stato il primo giorno
in cui Audrey li avrebbe completamente abbandonati.
Suo cugino Peter si era recentemente trasferito nei pressi di Leith e
data la scarsa abilità con le lingue aveva confuso le date
del trasloco, così ora di fronte al suo piccolo cottage vi
erano ben tre furgoncini in attesa di scaricare. Audrey aveva ascoltato
al telefono la richiesta di aiuto con un sorriso e aveva acconsentito a
presentarsi appena poteva e magari fermarsi a cena da lui.
L'invito era stato poi steso anche a lui e a Molly ma Percy non
riusciva ancora a sentirsi a suo agio con il corpulento ed arcigno
cugino di Audrey, s'inventò una montagna di lavoro da
sbrigare e si offrì di badare tutto il giorno alla
figlioletta.
Ascoltò lo strano borbottio della bimba e le
accarezzò una manina che tastava con una certa sicurezza la
sua mandibola.
-Vuoi andare a giocare in soggiorno? Oppure andiamo in giardino?-
chiese alla bambina che inclinò la testa quasi volesse
ragionarci sopra prima di dare una risposta.
In cucina rispuntò Audrey con i pantaloni della tuta ancora
slacciati, gli scarponi militari e una maglietta in mano, si
avvicinò a loro due mentre si sistemava i capelli in una
coda arruffata e s'infilò la maglia in fretta.
-Allora, se succede qualcosa chiama al telefono o se ti è
più comodo manda un gufo. Dovrei tornare per le nove forse
anche prima, dubito che Peter voglia viziarmi con una cena russa come
si deve, sarò probabilmente costretta ad aiutarlo a fare delle scorte.-
gli disse.
-Non ti devi preoccupare, sono in grado di occuparmi di Molly, se il
tempo regge andremo a fare una passeggiata al parco.-
l'assicurò Percy baciandole la fronte. Audrey gli sorrise e
si protese un po' per sfiorare le sue labbra con un breve bacio,
accarezzò la testa della bambina, fece un piccolo passo
indietro e si smaterializzò.
Molly si voltò con un scatto e indicò il vuoto
dove un istante prima vi era la madre.
-Glu!-esclamò infilandosi le dita ancora impiastricciate di
frullato di pera.
-Glu torna presto.- le disse portandola verso il lavello e cercando di
lavarle le manine.
-Glu, glu, glu, glu!- canticchiò Molly.
Percy ridacchiò e le asciugò le mani.
Doveva assolutamente passare più tempo con sua figlia,
sembrava essere una chiacchierona di prima categoria.
Per un attimo un sordo dolore al petto lo percorse e la sua mente venne
invasa dalle immagini di un altro sorriso birichino, suo fratello Fred.
Chissà cosa avrebbe detto lui se lo avesse visto, fidanzato
con una bellissima donna, padre di una bimba di dieci mesi, una bella
casa in una città abbastanza lontana dalla Tana e tutte le
preoccupazioni del caso.
Forse avrebbe solamente riso senza dirgli molto, forse lo avrebbe preso
solo in giro.
Strano ma vero avrebbe dato entrambe le braccia per sentire il fratello
ridere di lui ancora.
Scrollò quei strani pensieri e si mise a fissare gli occhi
chiari di Molly. La bimba fece una strana smorfia e Percy vide Audrey
nel modo di arricciare del naso e delle labbra, rimase folgorato da quella
piccola scoperta.
-Andiamo a passeggiare fino a Meadow Park, magari troviamo ancora quel
gazebo con l'artista che fa le bolle, so che la mamma ti ci ha portato
un paio di volte.-
Molly batté le mani concentrata nel fissare l'acqua uscire
dal rubinetto eppure per suo padre fu il chiaro segno della
superiorità intellettuale della sua bambina.
Nel marsupio Molly scalciava e si agitava contenta, fissando il mondo
intorno a sé.
Percy salutò il panettiere della via che sembrava averlo
riconosciuto e poco prima di entrare nel parco, un uomo lo
fermò.
-Ah, lei è il marito di Audrey?- gli domandò
giusto per essere certi. L'uomo era chiaramente babbano, indossava un
completo blu scuro e in una mano stringeva una valigetta nera.
Sorvolò sul termine marito visto che in tre anni era
riuscito a strapparle solo vago assenso all'idea di una
“regolarizzazione dei fatti”, si
accigliò vedendo quell'uomo molto alto e con ciocche di
capelli corvini che sembravano avere vita propria.
-Sì, sono io.- disse Percy. -E lei chi è? Non
credo di averla conosciuta signor … -
-Signor Brown, Matty Brown. Io e sua moglie facciamo jogging insieme di
tanto in tanto.-
Percy rimase per un attimo interdetto dalla parola jogging, poi si
ricordò che era uno degli sport che Audrey aveva ripreso
subito dopo il parto e che aveva quasi del tutto eliminato quelle forme
abbondanti che lui aveva adorato fin dal primo momento.
Fissò l'uomo confuso e riuscì a dire solo un
“bene” prima di andarsene ma il signor Brown li
seguì in vena di chiacchiere.
-Anche lei va da quella parte? Oh che bella bambina! Audrey ne parla
molto, mi dice che è una tipetta vivace. Senta mi chiedevo
che lavoro facesse.- sputò l'uomo.
-Lavoro in un ufficio pubblico.- disse Percy a denti stretti cercando
di capire che cosa volesse quell'uomo da loro e perché
sembrasse voler dimostrare di essere il miglior amico di Aud.
-Ah … Io lavoro in uno studio legale molto rinomato, “McKenzie”,
tenga le do un biglietto da visita e via dicendo. E' sempre bene avere
il contatto di un avvocato esperto come me, non si può mai
sapere.- disse lui cercando di fargli l'occhiolino.
Percy si fermò improvvisamente, irritato. -E cosa vorrebbe
dire?-
Il volto di Matty Brown divenne viola. Non credeva che quell'inglese
del sud capisse così bene il suo accento del nord. Aveva
voglia solamente di prendere in giro qualcuno e quell'uomo gli sembrava
un tipo noioso, non un difficile avversario per una preda
così bella come Audrey Dolohova.
-Nulla di che, solo prudenza.- disse lui allontanandosi e salutandolo
frettolosamente.
Molly gracchiò qualcosa nella sua lingua e Percy
concordò con lei. Quel tipo non gli piaceva per niente.
Irritato decise di tornare a casa e mise subito la bambina a dormire.
I suoi pensieri volarono immediatamente all'abitudine di Audrey di
correre poco dopo l'alba. Se ne stava in giro per la città
giusto una mezz'oretta e poi rientrava sudata e soddisfatta, spesso con
un sacchetto della panetteria, una volta addirittura con una lampada
che la vicina aveva deciso di buttare e che lei trovava perfetta per il soggiorno.
Sapeva che era un'attività diffusa ma Audrey non gli aveva
mai parlato di quel Matty Brown, forse non l'aveva ritenuto necessario,
forse lei era … Cosa? Sedotta da quel tizio? Affascinata?
Innamorata!?
Deglutì e con uno scatto nervoso chiuse la pratica che stava
leggendo.
Non gli piacevano quei pensieri, facevano nascere in lui una sorta di
primitivo senso di possesso che non trovava civile. Audrey Dolohova era
roba sua, insomma.
Ma lei poteva considerarsi più libera?
Infondo lui non era altro che un noioso e pomposo funzionario del
ministero, un uomo grigio senza straordinarie capacità.
Un piccolo grido interruppe lo scorrere dei suoi pensieri agghiaccianti
e si affiancò alla piccola culla.
Era un altro episodio di “grido unico” di Molly,
solita a urlare senza un'apparente ragioni, giusto per mantenere
l'attenzione su di sé.
Se ne stava pacificamente sdraiata e giocava con i piedi e le mani,
cercando di acchiappare le farfalle di stoffa che volavano sopra il
letto.
-Glu!- esclamò nuovamente e Percy non poté fare a
meno di sorridere.
Come poteva anche solo dubitare di Audrey, ricordava perfettamente la
gioia che colorava i suoi occhi ogni volta che vedeva sua figlia, le
tante attenzioni che gli dedicava. Nonostante le fatiche del parto e le
difficoltà delle prime settimane, non si erano mai negati
anche pochi minuti di intimità, fosse anche solo starsene
seduti abbracciati sul divano. Era Audrey quella che ripeteva in
continuazione di essere fortunata e che lo guardava con orgoglio e gli
sistemava amorevolmente ogni mattina la cravatta
Se lei si era dimostrata perfetta, lui in certi periodi era stato
veramente assente.
Un compagno ed un padre ad intermittenza che si era perso un po' di
prime volte. Il primo sorriso di Molly, la prima risata, il primo
“Glu!”, il primo interminabile capriccio.
Erano molte prime volte perse a cui non era riuscito ad assistere.
La televisione babbana era piena di cose interessanti come i dibattici
politici. Due uomini distinti stavano sbraitando per una qualche
bizzarra riforma.
Per Percy erano un mondo affascinante e appena poteva si metteva seduto
ad ascoltare le litanie di quegli uomini.
-Glu!- gridò la sua bambina seduta per terra su un tappeto
morbido. -Glu, glu, glu!-
Lentamente Molly, seduta in mezzo a dei giocattoli sonori,
portò le mani sul tappeto e piegò le gambe sotto
di sé, con un certo entusiasmo decise di raggiungere
gattonando un piccolo peluche volato lontano.
Percy aprì la bocca sconvolto, la sua figlia stava
tranquillamente gattonando in soggiorno per la prima volta.
Si chinò accanto a lei la incoraggiò ad andare
avanti. La bimba continuò fino a quando non perse aderenza e
finì per stramazzare al suolo. Non pianse nemmeno, si mise
solo le mani in bocca e continuò a fissare il peluche
distante solo pochi centimetri.
Percy la issò sulle sue braccia e se la
sbaciucchiò a lungo, le avvicinò il giocattolo e
la lasciò libera di riprovarci ancora.
Aveva assistito a una prima volta.
Quando Audrey arrivò in casa, con una bottiglia di vodka in
regalo da Peter e l'aria stanca, fu difficile per Percy trattenere
l'entusiasmo della sua prima volta.
Audrey si era fatta una lunga doccia e indolenzita si era infilata a
letto senza tante cerimonie. Si avvicinò per baciargli il
collo e lo guardò sorridendo.
-Come è andata con Molly?- domandò Audrey.
Percy si tolse gli occhiali e le sorrise malizioso. -Ho assistito alla
prima volta in cui ha gattonato!- le disse trionfo. -La prima volta! E'
stata bravissima, voleva raggiungere un giocattolo e per poco non ci
è riuscita!- le baciò la fronte e
sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio. -Avresti dovuto
esserci, è stata veloce come una lepre, da seduta ha
strisciato un po' ma poi si è messa a gattonare con
più sicurezza. Appena uscita dal perimetro del tappeto, ha
perso aderenza con il pavimento ed è scivolata, ma non ha
pianto.-
Audrey ascoltò quelle parole ad occhi chiusi e con un grosso
sorriso. -Se ha già imparato a gattonare vuol dire che
comincerà a girare per casa per conto suo, te lo immagini,
la nostra piccola malishka
sta diventando grande- disse Audrey con un po' di rimpianto.
Percy la strinse a sé e si immagino una Molly undicenne con
bagaglio in mano, pronta ad andare ad Hogwarts. Si sentì
immediatamente triste e preferì rimuginare sulla prima
gattonata della piccola ancora un po'.
-Chi è Matty Brown?- ringhiò improvvisamente
Percy spezzando lo stato di dormiveglia di Audrey che aprì
un occhio e lo fissò assonnata.
-Stai parlando di un uomo alto e con i capelli scuri?- chiese la donna,
svegliandosi del tutto.
-Sì, un tipo del genere, mi ha fermato al parco.- disse
Percy. -Sembra conoscerti bene.-
-Dici? Sono settimane che cerco di evitarlo. E' un vicino dalla parlantina
sciolta, era convinto che fossi single e poverino ci ha anche provato
in maniera volgare.- ridacchiò Audrey. -Non appena gli ho
detto che ero diventata madre da pochi mesi, si è
trasformato in un esperto dell'infanzia, quando poi gli ho detto che
avevo già un compagno ed ero soddisfatta, ci è
rimasto molto male.-
A Percy non gli piacque la confessione a cuor leggero di Audrey.
-Perché non ne hai mai parlato?-
-Perché non mi è venuto in mente. Mi piaci quando sei geloso.- sussurrò
lei. -Mi fai sentire desiderata anche quando non dormo da settimane, ho
i capelli di uno spaventapasseri e vorrei buttarmi giù da un
ponte.- disse lei. -Comunque quel Matty dovrebbe preoccuparsi
più di sua moglie Brigitte che presto lo
“smutanderà con un divorzio epico”,
così mi ha detto ieri mattina. A quanto pare, è
il gallo del quartiere.-
Percy fece una smorfia.
Lavorando molto, si era perso una quantità di pettegolezzi
del quartiere in cui vivevano da poco.
-Comunque dimmelo se torna alla carica che ci penso io.- disse Percy
immaginandosi impegnato in una zuffa alla babbana.
Audrey rise a lungo. -Va bene mio cavaliere.-
-E per la cronaca, credo che sia necessario che tu mi sposi.- disse
Percy mitigando le parole con una carezza ardita alla coscia della
compagna.
-Ancora questa storia! Ci sposeremo più in là nel
tempo.- disse lei, reprimendo un sospiro quando sentì le
dita di Percy giocare con il suo pube e scendere lentamente fino a
infilarsi dentro di sé. Gemette ed inarcò la sua
schiena cercando di incontrare la mano di Percy ma lui rimase fermo e
mentre le baciava il collo, alzò la testa e la
fissò serio.
-Non mi muovo finché non mi dici di cosa hai paura.-
sentenziò l'uomo.
Audrey si morse il labbro e frustata cercò di rimanere ferma
per rispondere lucidamente.
-Nella mia famiglia nessuno si è mai sposato felicemente.
Peter e Feodor sono figli di una coppia infelice. La mia prozia perse
il marito in guerra due settimane dopo le nozze. Mia madre
morì per il dolore che Dolohov le causò quando
l'abbandonò nuovamente. Mio nonno materno aveva mille amanti
… Potrei andare avanti per secoli. Ho solo … Non
so come si fa. Non so come si fa a sposarsi e ad essere felici. Siamo stati sicuramente maledetti.-
Rimasero a lungo in silenzio. Percy aveva sottovalutato l'apparente
ritrosia della donna scambiandola per normale fifa.
Mosse nuovamente le dita e ricominciò a baciarle il collo
scendendo fino ai seni coperti dalla maglietta. Le tolse le mutandine e
la maglia con una certa frenesia e continuò a stimolarla
finché non la sentì irrigidirsi e sospirare
languida di continuare.
-Mi vuoi sposare, Audrey Marja Dolohova?- le mormorò
baciandole il ventre e risalendo pigro verso i seni.
-Percy … - gemette lei mentre tentava di spogliarlo della
maglia e dei pantaloni.
-Il mio nome non è una risposta.- disse lui, ritornando su
di lei, nudo e in fremente attesa. -Abbiamo poco tempo,
Molly potrebbe svegliarsi fra poco. E' una risposta semplice quella
che devi dare, un sì e un no.- la baciò con
passione. -Non accetterò il no, ovviamente.-
Audrey chiuse gli occhi cercando di sottrarsi all'analisi di quelle
iridi azzurre. -Chiedimelo di nuovo.-
-Mi vuoi sposare, Aud?-
-Sì. Voglio sposarti Percy.-
Si sorrisero baciandosi e dimenticarono il resto del mondo.
Una volta che accaldati e ansimanti, si abbracciarono per cercare di
dormire qualche ora prima dell'alba, Percy sorrise allegro. Era
riuscito ad avere ben due prime volte quel giorno. Il primo
sì definitivo di Audrey e la prima gattonata di Molly,
poteva sicuramente dormire sonni tranquilli. Quello che non poteva
sapere era che Audrey gli aveva candidamente omesso che la prima gattonata di Molly avvenne una settimana prima, progettando una prima volta per Percy, un
piccolo momento da custodire nel cuore gelosamente. Strinse il braccio
del futuro marito, contenta di essere riuscita a regalargli in gran
segreto qualcosa di unico. Stanca ma soddisfatta e un pochino
emozionata per la proposta di matrimonio, si addormentò
felice.
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