Il castello di Cair Paravel era nel pieno della
ristrutturazione.
I lavoratori di ogni razza, forma e colore che si
affaccendavano, come tante operose formiche, intorno a quelle che, fino a pochi
giorni prima, erano state semplici rovine, offrivano uno spettacolo talmente
variegato che nemmeno la Londra moderna avrebbe potuto eguagliarlo.
Susan Pevensie, tuttavia, era stata colta da un improvviso
attacco di nostalgia per il suo mondo e non riusciva a godersi quella vista come
avrebbe voluto, pur ben sapendo che non avrebbe mai più avuto occasione di
osservare il popolo di Narnia se non nei suoi sogni.
Dopo l'incoronazione di Caspian, lei e Peter non avrebbero più
potuto tornare in quel luogo meraviglioso...questo aveva detto loro Aslan,
qualche ora prima, e lei era stata assalita dai dubbi.
Non era sicura di voler tornare a Londra e sapeva che Aslan
sarebbe stato ben felice di darle il permesso di restare, ma non era certa di
avere motivazioni sufficienti per cominciare una nuova vita a Narnia, lontana da
Lucy ed Edmund e, soprattutto, da Peter. Non riusciva nemmeno a pensare di non
rivedere più il fratello maggiore...
Dall'altro lato, però, c'era una vita da sogno accanto a
creature che l'amavano e la rispettavano; c'era Aslan, quasi un padre per tutti
e quattro i Pevensie...e c'era Caspian, naturalmente.
Sospirando, la ragazza si sedette sul letto e prese dal comodino
la copia di "Romeo e Giulietta" che stava sfogliando la sera prima.
Era un vecchio libro in edizione economica che si trovava nella
sua borsa quando l'allora principe di Telmar aveva suonato il corno. Susan
sorrise, accarezzando la copertina usurata.
Ironico.
Il libro-simbolo della stupidità umana trasportato per sbaglio
in un mondo che proprio quella stessa stupidità aveva rischiato di
distruggere.
La giovane regina aprì il volumetto alla prima pagina e prese a
leggere ad alta voce quelle parole che tanto amava da saperle quasi a
memoria.
"Nella bella Verona, dove poniamo la scena, per antica ruggine
scoppia fra due famiglie di pari nobiltà una nuova rissa, nella quale il sangue
civile macchia le mani dei cittadini. Dai fatali lombi di due nemici discende
una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella, la cui..."
"Sembra interessante."
Susan sussultò all'udire la voce gentile che si era intromessa
nella sua piccola Londra personale.
"Cosa ci fai tu qui?" Domandò, più brusca di quanto avrebbe
voluto, arrossendo leggermente per essere stata colta in flagrante durante
quella sua innocente fuga dalla realtà proprio dal bel principe che da un po'
occupava una parte fin troppo consistente dei suoi pensieri.
"Passavo di qui, la porta era aperta e ti ho sentita." Rispose
il giovane re, stringendosi nelle spalle.
"Passavi per caso dalla stanza più isolata del castello,
Caspian?"
Il ragazzo sorrise, chiedendole scusa con gli occhi, ma l'essere
stato totalmente smascherato non gli impedì di avvicinarsi.
"Che cos'è?" Chiese, sbirciando le pagine da sopra le spalle di
Susan.
"Shakespeare."
"Che?"
Susan roteò gli occhi all'innocente ignoranza del nuovo quasi re
di Narnia.
"Romeo e Giulietta, di William Shakespeare, il più grande
drammaturgo del mondo."
"Del tuo, forse. Qui è un perfetto sconosciuto."
"Già...sai, mi sono sempre chiesta come si possa vivere una vita
intera senza aver mai letto né visto niente di Shakespeare."
"Dev'essere davvero speciale, allora. Di che cosa
parla...Giulieo e Rometta?"
"Romeo e Giulietta" Corresse lei, ridacchiando e battendo con
una mano lo spazio vuoto di letto accanto a lei. Caspian si sedette, leggermente
a disagio, gli occhi fissi sul libro. "E' la storia di due ragazzi, figli di
famiglie rivali, che si innamorano, nonostante tutto."
"Mi piacciono le storie d'amore."
"Anche a me..." Replicò Susan, cercando il suo sguardo ma
trovandosi davanti solamente una cortina di capelli scuri.
"Finisce bene? Voglio dire... Romeo e Giulietta riescono a far
prevalere il loro amore?"
"Beh... non proprio..."
"Che intendi dire?" Domandò Caspian, curioso, alzando finalmente
gli occhi in quelli di lei, che provvide immediatamente ad abbassare lo sguardo,
colta da un feroce attacco di farfalle nello stomaco miste a
tristezza.
"Loro...loro si uccidono per stare insieme almeno
nell'Aldilà."
"Oh...è molto triste." La voce di Caspian era dura...e
delusa.
Susan annuì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle
pagine.
"Ma i genitori, dopo la loro morte, comprendono di aver commesso
un errore e fanno pace. Ilsacrificio di Romeo e Giulietta è riuscito in qualcosa
che tutti ritenevano assolutamente impossibile."
"Ma loro sono morti." Sottolineò lui, spaesato. "Come
puoi leggere e amare una cosa del genere?"
"E' un capolavoro! Non capisci? La storia conta relativamente;
sono le parole di Shakespeare a renderla unica."
"Non so... non credo di essere d'accordo."
"Leggi." Ordinò allora Susan, posandogli il libro sulle
ginocchia e indicandogli una particolare battuta di Romeo. "Leggi e
capirai."
"Io..."
"Leggi." Ripeté la ragazza, risoluta, non ben sicura di perché
volesse a tutti i costi fargli capire la grandezza del Bardo. Forse voleva solo
passare un po' più di tempo con lui....o sentirgli pronunciare quelle parole
bellissime, immaginando il proprio nome al posto di quello di Giulietta.In ogni
caso, Caspian non poté fare altro che obbedirle. Si portò lentamente il piccolo
volume davanti agli occhi di malavoglia, per niente contento di interporre
quell'ostacolo cartaceo tra se stesso e Susan.
"Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è
l'oriente e Giulietta è il sole."
"O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?" Recitò Susan,
accostandosi al fianco di Caspian il minimo necessario per sbirciare il testo ed
essere sicura di non sbagliare. "Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se
vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti."
(N.B. La punteggiatura è un po' strana perché è presa dal copione originale
shakespeariano.... nd Tempe).
"Io ti piglio in parola" Replicò il giovane, ben conscio del
corpo della regina appoggiato al suo. "Chiamami soltanto amore, ed io sarò
ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo. Con un nome io non so come
dirti chi sono. Il mio nome, cara santa, è odioso a me stesso, poiché è nemico a
te: se io lo avessi qui scritto lo straccerei... Susan, è stupido, nessuno
direbbe mai cose del genere!"
"Non sei tu Romeo, e un Montecchi?" Proseguì lei, ignorando il
commento.
Caspian alzò gli occhi al cielo.
"Non sei forse tu Caspian, e re di Narnia?" Ribadì la giovane,
prendendogli il libro dalle mani e guardandolo, per la prima volta, dritto negli
occhi. "Rispondi..."
"Non sono... non sono né l'uno né l'altro, bella fanciulla, se
l'uno o l'altro a te dispiace."
"Visto?" Domandò Susan, colpita e soddisfatta, allontanandosi da
lui. "Hai risposto esattamente come Romeo."
"Davvero?"
"Oh sì, te lo faccio vedere." Susan fece per chinarsi sul libro
per cercare la pagina giusta, ma Caspian glielo portò via delicatamente,
costringendosi a guardare di nuovo nei suoi occhi di lago e trovandoli pieni di
tristezza e di lacrime troppo a lungo trattenute.
"E' così? C'è qualcosa di Caspian... o del re di Narnia, che ti
infastidisce?"
"No, io... no." Rispose la ragazza, sorpresa, distogliendo
quello sguardo che lui non avrebbe mai dovuto vedere.
"E allora perché mi eviti?" Domandò lui, scendendo dal letto ed
accovacciandosi davanti a lei, le sue mani strette nelle proprie.
"Non ti evito."
"Sì che lo fai, da quando siamo tornati a Cair Paravel mi hai
rivolto la parola sì e no due volte...nemmeno mi guardi..."
"Non è per il motivo che pensi. Io non ho niente contro di te.
Niente di niente, hai capito?"
"Susan..." Sussurrò Caspian, lasciando che le proprie ginocchia
si appoggiassero sul prezioso tappeto e tendendo una mano ad asciugare le
silenziose lacrime che correvano sulle guance della regina. "Susan, che cosa
c'è?"
"Non voglio andare via." Ammise lei infine.
"Ma io cosa..."
"Tu c'entri eccome, Caspian." Ribatté la ragazza, nella voce
un'adirata dolcezza. "Io non volevo che succedesse, non dovevo permetterlo,
non..."
"Che succedesse cosa?" Insistette lui, attirandola leggermente
verso di sé.
Fu allora che Susan Pevensie cedette, ritrovandosi per la prima
volta più simile alla timida studentessa londinese che alla coraggiosa regina
arciere di Narnia.
Si lasciò scivolare giù dal letto, stretta tra le braccia di
Caspian, il viso nascosto contro il suo petto, bagnando di lacrime l'elegante
tunica di broccato blu.
"E' così grave?" Chiese lui, accarezzandole i lunghi capelli
scuri, la voce poco più di un mormorio.
Lei annuì piano.
"Posso fare qualcosa per aiutarti?"
"Non credo..." Rispose lei, alzando il capo, gli occhi gonfi di
pianto. "A meno che tu non conosca un trucco per uccidere l'amore."
"L'amore non si uccide." Sorrise il giovane re, sfiorandole una
guancia con la mano. "Non ti hanno insegnato niente Romeo e
Giulietta?"
"Caspian, sono seria."
"Anche io." Ribatté il giovane, falsamente indignato. "Odio
sapere che è a causa mia che piangi. Lo odio... e ne sono felice,
anche."
"Ne sei...felice?" Ripeté Susan, stupita, dimenticandosi per un
attimo persino di piangere.
"Felice." Ribadì lui, catturando l'ultima lacrima rimasta sul
viso di lei con un pollice e chinandosi a baciare timidamente Susan sulle
labbra.
La ragazza chiuse gli occhi, permettendogli di fare ciò che
tante volte in quei
giorni aveva sognato ed immaginato, non ben sicura se sperare
che fosse la realtà o l'ennesima fantasticheria. La prima sarebbe stata
migliore...e la seconda decisamente meno dolorosa.
Decise che non le importava.
Affondando una mano nei capelli scuri e lisci di lui, fu proprio
lei ad approfondire il bacio per prima, stupendo piacevolmente il giovane uomo
che la strinse di più ancora, desiderando che il giorno dell'incoronazione non
dovesse arrivare mai.
"Non voglio andare via." Mormorò Susan sulle labbra di lui,
appena prima di baciarlo di nuovo, come a voler rafforzare così il significato
delle proprie parole.
"Non farlo. Scommetto che l'Inghilterra non ha nulla che anche
Narnia non ti possa dare." Replicò Caspian, piccoli baci sparsi sul viso di lei
come dolcissimi segni di punteggiatura all'interno della frase. "Che io non ti
possa dare."
"Ho solo bisogno di un buon motivo per restare..."
"L'amore di un re è una motivazione sufficiente?"
"Non lo so...come si chiama, questo re?" Domandò lei,
sorridendo.
"Caspian...o amore, se preferisci."
"Caspian andrà bene." Rispose Susan, tornando a catturare le
labbra di quel suo personale principe azzurro con le proprie, ormai certa di
quale sarebbe stata la sua decisione.
In Caspian, nella sua dolcezza, nel suo coraggio e nel suo amore
aveva trovato il legame inscindibile che la univa a Narnia e lì, stretta tra le
braccia del suo re, fu certa che, dopotutto, l'Inghilterra non le sarebbe
mancata poi così tanto.