non serve parlare

di nonserveparlare
(/viewuser.php?uid=710646)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Era buio … Stavo dormendo ... sentii un rumore di passi avvicinarsi sempre più velocemente. Un passo , poi un altro e un altro ancora , erano vicino alla mia cameretta , delle persone parlavano non capivo cosa stesse succedendo poi mia madre entrò , era agitata , si vedeva da come guardava interrottamente la porta come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno . Di colpo la vecchia e polverosa porta di legno si spalancò e due uomini vestiti di nero si avvicinarono a mia madre e la scostarono violentemente dal mio letto . Sentii un dolore lancinante al braccio e un liquido fluido di un calore immenso si inoltrava nelle mie vene a fatica. Faceva male, bruciava , tutto iniziò a farsi più scuro e l'ultima cosa che vidi fu mia madre accosciarsi a terra inerte mentre i due uomini scortavano mio padre nell'altra stanza ,venni presa in braccio mentre tutto si faceva sempre più buio e caddi in un sonno forzato contro le mie continue e in vane lotte per liberarmi dalle possenti braccia dell'uomo che mi teneva stretta senza lasciarmi, finché le forze non mi abbandonarono e lasciai che il buio avesse la meglio su di me.

Mi svegliai dopo ore , minuti o giorni non so nemmeno io quanto. Ero in una stanza tutta bianca distesa su una scomodissima branda e coperta da un leggero lenzuolo di un grigio pallido , mi alzai accorgendomi di non indossare più il mio comodo pigiama blu , ma avevo una maglietta e una gonna sempre del grigio pallido del lenzuolo erano sporchi , trasandati e mi pizzicavano su tutto il corpo interrottamente . Mi avvicinai alla gigantesca porta di vetro, che era l'unico stacco di colore in quella stanza . Guardai fuori dove si estendeva un lunghissimo corridoio affollato da altre centinaia e migliaia di porte e stanze , dove riuscivo a vedere alcuni miei amici, vicini e parenti con la stessa identica faccia perplessa che avevo io senza capire cosa stesso succedendo. Alcuni gridavano, altri battevano pugni sulle porte , altri ancora piangevano disperati. Non sapevo cosa fare se unirmi alle urla e ai pianti , o trovare una ragione logica per tutto quello . Scartai immediatamente la seconda non avendo la capacità mentale adeguata per pensare , aprii la bocca presi un grande respiro che saliva fin dalla pancia , e anche sapendo che urlare non sarebbe servito a niente, rilasciai tutta l'aria che salì velocemente dallo stomaco , passando dai polmoni e arrivando in gola uscendo senza fare alcun rumore. Non capivo , volevo urlare come non avevo mai fatto un urlo di quelli che ti liberano la mente e spaccano i timpani ma non usciva niente . Invano cercai di parlare , urlare o emettere un qualsiasi suono , ma non ci riuscivo . Tutto inizio ad essere confuso e diversi uomini vestiti di nero si posizionarono due per ogni porta sbattendo, e urlando contro quelle maledette porte per placare le urla della gente. Non riuscivo a capire nulla , iniziarono a tornarmi in mente gli avvenimenti della sera prima , mia madre che entrava in camera , mio padre disperato e portato via da me , il liquido che mi avevo iniettato , il braccio iniziò a pulsarmi e bruciare , ma cercavo di non badare al dolore mentre tutti quei ricordi mi giravano per la testa finché non vidi il ricordo più scioccante che probabilmente volevo dimenticare , l'immagine non era molto nitida e tutto si vedeva male distinsi solo la sagoma di mia madre che cadeva a terra , in quel momento mi alzai essendo caduta senza nemmeno accorgermene , dal braccio mi arrivava un dolore lancinante ma iniziai a camminare verso la porta senza farci caso . Mi ritrovai inginocchiata a terra con i pugni stretti che picchiavano senza sosta contro la porta fino a non sentirli più , i due uomini in nero si girarono , uno dei due si abbassò verso di me guardandomi, alzai lo sguardo e vidi il mio riflesso nei suoi occhiali di un nero lucido , gli occhi mi si riempirono di lacrime , quella che vidi non ero io. Una gran parte dei miei capelli era diventata grigia, quando le lacrime si attenuarono , vidi con nitidezza i miei occhi erano morti , stanchi , pieni di tristezza e odio , ma la cosa più strana è che erano dello stesso grigio pallido uguale a tutto quello che mi circondava. Tornai alla realtà e sentii una scossa partire dalla porta percorrermi tutto il corpo e lanciarmi con violenza contro il muro di mattoni bianchi . Tutto intorno era caotico , le orecchie mi fischiavano e sentivo le urla che prima erano forti e piene di odio e dolore affievolirsi a contatto con le porte elettrificate avviate dai diversi uomini in nero sparsi per il corridoio. Il dolore al braccio si fece sempre più forte , il panico iniziò ad addentrarsi nel mio cervello , facendosi spazio tra gli ultimi pensieri sensati che mi rimanevano, di nuovo tutto si stava facendo buio mentre gli uomini in nero entravano nelle stanze e si rovesciavano con violenza sulle persone che tentavano invano di scappare , uno persona ci riuscì e una luce di speranza si fece largo dentro di me , ma venne subito spenta da uno sparo e la figura della ragazza cadere a terra morta . Mi iniettarono di nuovo un liquido denso e bollente nel braccio , il dolore che avevo in precedenza moltiplicò , volevo urlare ma non riuscivo ancora ad emettere alcun suono , questa volta non mi dimenai contro le possenti braccia che iniziarono a circondarmi per poi sentirmi alzare dal pavimento , rimasi ferma immobile mentre per l' ennesima volta il buio mi oscurava ogni mia capacità motoria o cognitiva . Ancora il dolore al braccio, ancora il mal di testa , questa volta però non ero sulla scomodissima branda di prima , ripresi i sensi con difficoltà combattendo contro la forte emicrania e inizia a distinguere gli oggetti , anche se oltre alle sedie arancioni dov'ero seduta non c'era altro. Sul braccio avevo una garza che copriva con delicatezza la flebo , ed ogni goccia che scendeva un dolore immenso mi si spargeva per tutto il corpo. Il mio sguardo andò più in là verso il polso e notai di essere legata con delle cinghie alla sedia , spostai velocemente lo sguardo su braccia e gambe , ero bloccata non potevo muovermi anche per il fatto poche avevo perso tutte le mie forze . Ero presa dal panico , non sapevo cosa fare . Presi un lungo respiro e velocemente l'aria arrivo in gola ma ,ancora, nessun rumore uscì , me ne ero dimenticata.

Non sapevo cosa fare sembravo sola in quel posto , nessun rumore , grido, o pianto sommesso, mi concentrai sulle gocce che scendevano dalla flebo , il liquido era molto strano , era giallo pieno di piccoli cristalli luminosi come tante lucciole che volavano in quell'intreccio di dolore e calore . Sentii ancora un rumore di passi i ricordi ricominciarono ad riaffiorare , li cacciai via non volevo ricordare , stavo già troppo male. La porta sbatté e i due soliti uomini vestiti di nero entrarono , ma questa volta seguiti da una donna alta e magra , era vestita di arancione anche se vedevo tutto sfocato essendo straziata dalle innumerevoli gocce che cadevano come spilli e mi entravano nel braccio a fatica , distinsi a stento la sua figura era molto pallida , e dopo poco capii di aver già visto quella signora , faceva parte del consiglio dei capi dello stato , avevano trasmesso un servizio su di lei qualche sera prima perché giravano delle voci su un possibile colpo alla città di Lonstaild capeggiato da lei , ma le voci erano state subito smentite perché facendo parte anche lei del consiglio non aveva alcun motivo per farlo crollare.

Si avvicinò sempre di più a me , finché non era a pochi centimetri di distanza, potevo rivedere il mio riflesso nei suoi occhi verdi , come quelli di un serpente , con una pupilla sottilissima , non so nemmeno io come riuscisse a vedere . Non riuscivo a sopportare il mio riflesso ero troppo cambiata e nemmeno riuscivo a sopportare il contatto visivo con quella donna, chiusi gli occhi e girai il volto dalla altra parte per evitare qualunque contatto .

Una piccola risata acuta quasi impercettibile uscì dalla sua bocca e una lacrima amara si fece largo nei miei occhi

<< guarda , guarda abbiamo una ribelle>> disse con un tono dispregiativo . Ribelle ? Cosa? Non riuscivo a capire , io non sono una ribelle . Cosa vuole questa donna da me ?

Mi prese il volto con due dita e sentii le sue unghie penetrarmi nelle guance , mi girò il volto e disse: << peccato che non possiamo ucciderti , se no il nostro piano non funzionerebbe , ma un modo per non farti parlare l 'abbiamo trovato >> mentre parlava si girò verso il mio braccio dove era ancora infilata la flebo e picchiettò un paio di volte causandomi una fitta straziante che si espanse per tutto il corpo . Una smorfia di dolore mi si aprì in volto e la donna , dopo aver emesso un altra di quelle risatine acute uscì dalla stanza con passo svelto. I due uomini in nero si avvicinarono e mi posizionarono delle ventose ai lati delle tempie, staccarono la flebo e distesero lo schienale della sedia .

Si accese un proiettore che trasmetteva sulla parete arancione la mia casa , i miei amici e la mia città, iniziarono a parlare di come sarebbe cambiata la mia vita da lì in poi e che dovevo dimenticarmi tutto quello che era successo.. il proiettore si spense , uno dei due uomini si avvicinò con aria dispiaciuta , era lo stesso che mi aveva elettrificato qualche ora prima . Si avvicinò al mio orecchio , mentre iniettava un'altra dose di quel liquido giallo nel mio braccio e mi sussurrò un lieve scusa e dopo pochi secondi caddi ancora in un sonno profondo.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2693116