Ghigno di raccapriccio

di La Mutaforma
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Non amava particolarmente ispezionare il suo aspetto.
In fondo, non vedeva perché avrebbe dovuto.
Lasciò scorrere un dito dal primo al secondo neo, due particolari così evidenti allo specchio che a lungo tempo aveva imparato a non riconoscere più, e se qualcuno glielo avesse chiesto, non avrebbe saputo affermare con certezza che si trovassero a destra a sinistra.
Perché mi trovano raccapricciante? In fondo ho due occhi, un naso, una bocca, esattamente come tutti gli altri. Cos’hanno da guardare?
Makishima sentiva di essere nato per vincere. Ma non per alzarsi nel centro del podio.
Non si guardava allo specchio con disprezzo, o col desiderio di cambiarsi.
Si rispecchiava perfettamente nel suo aspetto.
Quel corpo era perfetto per lui. Quei capelli iridescenti, il viso allungato e lo sguardo smorto, si adeguavano alla sincerità con cui esternava il suo modo di essere.
Per qualche motivo, raccapricciante.
Il destino lo aveva beffato, concedendogli l’abilità nelle corse e la sete di vittoria.
Ma la vittoria era al traguardo. Non sul podio.
Lì cominciava la sua pubblica umiliazione.
Un vincitore che non sorride alle foto, che non guarda il pubblico.
Primo classificato, primo a scappare dal podio con la coppa tra le mani.
Toudou invece sapeva vincere.
Aveva una tecnica ammirevole, era carismatico e di bell’aspetto. Si ergeva teatralmente alla prima posizione e sorrideva a tutti, con un fascino inafferrabile. Cosa c’è di meglio di un bel vincitore, in fondo?
Il centro del podio era troppo stretto per entrambi, solo uno avrebbe tagliato il traguardo.
 
A Toudou non importava quanto potesse stravagante.
Guardava unicamente in direzione della vetta.
Voltando le spalle allo specchio, in una risata amara, pensò che puntavano alla stessa cosa. 




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