PRIMO
CAPITOLO
-Va
bene, la ringrazio. Non si preoccupi. Grazie ancora.-
Kanako
riattaccò sospirando: non riusciva in nessun modo a
rintracciare Soichiro Hiwatari. Aveva provato a chiamare alla
Hiwatari enterprise, a tutti i numeri possibili, ma nessuno gli era
stato d'aiuto. Ovviamente era difficile riuscire a comunicare con un
uomo d'affari potente come lui, ed infatti fino a quel momento non
aveva sentito altro se non "In questo momento è
impossibile" o "Non frequenta questa catena di uffici".
Si assicurò di aver chiuso la macchina, una Bmw modello 7.25
nera, e si avviò verso l'entrata del carcere dove era tenuto
il caso di cui si stava occupando.
Camminava
e pensava intensamente: lo faceva spessissimo, tanto da dimenticare
cosa lo circondava. Ma alla fine faceva sempre quello che doveva
fare. La voce di due guardie che parlavano lo distolse dal suo
vortice di pensieri:
-Ma
chi è? Io non l'ho capito! E comunque non lo portano in
ospedale?-
-No,
dicono che non è messo così male. È quel
novellino, quello preso di mira da quella bestia di Okata. Se l'è
cercata.-
Kanako
sgranò gli occhi:
-Mi
scusi, adesso il ragazzo dov'è?- chiese, sentendo i battiti
accelerare.
-In
infermeria. Lei è l'avvocato?-
-Si,
sono io.-
-Lo
tiri fuori di qui, si farà ammazzare di questo passo. Quelli
arroganti come lui qua dentro non durano più di una
settimana.-
Kanako
annuì, dopodiché si fece accompagnare in infermeria.
Kei
era seduto sul lettino, al bordo del quale era ovviamente incatenato,
ed era stato appena medicato. In ospedale avrebbe sicuramente
ricevuto cure migliori e più sentite. -Kei, cosa hai fatto?-
-Io
nulla.-
-Certo,
come no. Allora... cosa è successo?-
Kei
si passò la lingua sul labbro, assaporando per l'ennesima
volta il sapore del suo stesso sangue. Ormai avrebbe potuto
riconoscerlo fra mille.
-Cosa
vuoi che sia successo?-
Kanako
lo guardò meglio: aveva un livido sulla guancia e uno sopra
l'occhio, diversi graffi, il labbro spaccato ed escoriazioni varie
nelle parti visibili del corpo. Una garza di dimensioni notevoli gli
era stata messa sulla spalla, segno di una ferita ben più
grave.
-Hai
provocato Okata?-
-Gli
ho dato una spallata ieri sera. E non l'ho nemmeno fatto apposta, per
una volta.-
-D'accordo.
Non sono riuscito a trovare tuo nonno, sembra non ci sia verso. Alla
villa in cui dovrebbe risiedere non risponde nessuno.-
Kei
fece una faccia come a voler dire "Ed io che avevo detto?"
-Non
lo troverai. E anche se lo trovassi sarebbe inutile. Non pagherebbe
nessuna cauzione.-
-Ma
voglio almeno tentare.-
Il
ragazzo non disse nulla, ma Kanako era certo che si fosse trattenuto
dal definirlo un povero illuso.
***
Il
letto era veramente scomodo, e cigolava ad ogni movimento. Almeno,
misera consolazione, era solo nella cella, dato che quello con cui la
divideva era uscito. Aveva dormito un'ora in tutto, ed era quasi
l'alba.
Aveva
freddo, la coperta era più che altro un pezzo di tessuto
leggero, dalle sbarre filtrava l'aria gelida di Novembre e il
fastidio provocato dalle varie ferite lo tormentava. Non avrebbe
retto molto di quel passo.
Stava
giusto prendendo sonno quando sobbalzò per un forte e
improvviso rumore di passi, seguito da voci e dal suono delle chiavi
inserite nella serratura della sua cella.
Si
mise seduto con aria molto infastidita, e inorridì quando vide
un tizio alto, biondo e minaccioso seguito da due guardie. Chiusero
la porta a chiave lasciandolo lì dentro con lui.
-Che
significa?-
Sul
volto di Okata si dipinse un ghigno malvagio:
-Ti
sentivi solo? Ora non hai più il problema, ragazzino.-
-Che
cazzo significa?- ripetè Kei stringendo con forza un lembo
della coperta.
-Che
sono il tuo compagno di cella.-
***
"Voglio
uscire di qui. Voglio uscire."
Primo
pugno: lo schivò per un pelo, tirandone uno a sua volta e
colpendo l'armadio vivente sul naso. Mossa sbagliata. Il secondo
pugno, questa volta più potente, andò a segno. Kei
sentì il suo stomaco disintegrarsi, era peggio di una
pallottola. Non che avesse mai provato la sensazione di una
pallottola in pancia, ma se la immaginava, e non poteva essere peggio
di ciò che sentiva in quel momento.
"Voglio
andarmene"
Non
poteva nemmeno urlare, chiamare quelle cazzo di guardie che lo
avevano lasciato alla mercé di quell'animale. Non poteva
urlare perché Okata gli teneva la coperta sulla bocca,
togliendogli anche il respiro. Per impedirgli anche i movimenti Okata
salì sopra di lui e gli bloccò con una sola mano i
polsi sopra la testa, mentre con le ginocchia gli immobilizzava le
gambe. Con la mano libera prese a massacrarlo di pugni.
Lo
avrebbe ammazzato, ne era sicuro. Pesava trenta chili in più
di lui, che era comunque ben piazzato quanto a muscolatura, ma era
come paragonare un culturista a qualcuno che va in palestra per
tenersi in forma.
"Almeno
uccidimi subito, fallo e basta! Fallo in fretta!!" pensò
quasi disperatamente, chiudendo gli occhi per il dolore.
-Hiwatari,
sei fuori. Ti hanno pagato la ca... Che diavolo stai facendo, Okata?!
Lascialo subito!!- Kei udì indistintamente le chiavi girare
nella toppa, la porta aprirsi e il caos che ne seguì, ma sentì
chiaramente i novanta chili in meno dalle sue gambe: glielo avevano
tolto di dosso.
Fu
tirato in piedi, le ginocchia lo ressero per miracolo. Vedeva un po'
sfocato ma poté capire di essersi salvato in corner per
l'ennesima volta. La guardia lo trascinò fuori dalla cella che
fu richiusa con al suo interno Okata, che gli gridava minacce su
minacce, insulti e ancora minacce.
-Ce
la fai?-
-Sì.
Ce la... faccio...- mormorò Kei.
-Ti
hanno pagato la cauzione.-
Il
ragazzo sgranò gli occhi: -Eh? Chi?-
-Boh,
un tizio. Credo sia un avvocato.-
Lo
scortarono all'ingresso, dove lo aspettava proprio Kanako.
Non
si stupì vedendo le condizioni del ragazzo, pieno di lividi
come al solito.
-Avanti,
andiamo.-
-Andiamo
dove?- sbottò Kei seccato.
-Anzitutto
devi riprendere i tuoi oggetti personali e cambiarti... poi andiamo a
parlare da un'altra parte. E a fare colazione.-
Passati
venti minuti i due erano seduti in un bar. Kanako aveva preso un
cappuccino e chili di paste calde per entrambi, anche se Kei sembrava
restìo a mangiare.
-Non
hai fame?- chiese l'avvocato pazientemente.
L'altro
alzò le spalle: -Ha trovato mio nonno quindi.-
-Proprio
a proposito di questo ti devo parlare. Non trovavo tuo nonno da
nessuna parte perché era ricoverato segretamente in una
clinica privata...- cercò di andarci cauto, non sapeva proprio
come spiegargli la cosa.
-Ah.
Si è ammalato quindi. E' grave?-
-Vedi,
ha avuto un infarto proprio stanotte, poche ore fa e... purtroppo i
medici non sono riusciti a salvarlo. Uscirà la notizia sui
giornali di domani.-
Kei
alzò le spalle, allo stesso modo di quando gli aveva chiesto
se aveva fame. -Avranno visto chi era e non si saranno impegnati.-
Ok,
aveva capito che la situazione familiare di quell'accidenti di
ragazzo era falcidiata, ma non pensava che lo fosse fino a questo
punto! Gli aveva appena detto che suo nonno, l'unico parente che gli
era rimasto, era morto e lui non aveva fatto una piega; anzi ci aveva
riso su!
-La
cosa non ti turba, vedo.-
-Dovrebbe?
Se devo essere sincero mi rallegra. Era ora che crepasse, quel
bastardo.-
Il
discorso iniziava a diventare veramente pesante.
-D'accordo,
non correva buon sangue e posso capire il perché...-
-Ma
ora che mi hai tirato fuori da lì, che diavolo faccio? Dove me
ne vado?-
Kanako
sospirò: -Potrai avere tutti i beni e l'eredità solo a
diciotto anni... ora sei minorenne e non puoi certo stare da solo.-
-Eredità?
Mi ha lasciato qualcosa?-
-Ti
ha lasciato tutto, evidentemente in mancanza di altri ha scelto di
destinare tutto a te.- Aggiungere "in mancanza di altri"
gli era venuto spontaneo, dopo aver compreso la gravità
dell'odio fra nonno e nipote.
-Hai
capito il vecchio...- Kei sogghignò. Poi cambiò
espressione e si rivolse all'avvocato:
-Non
finirò mica in quelle merda di casa famiglia, vero?-
-Invece
temo che finirà esattamente così... dovresti rimanere
lì poco più di un anno, visto che ne hai quasi
diciassette.-
-No.
No, è escluso. Io non voglio essere rinchiuso di nuovo. Non se
ne parla.-
-Non
puoi fare di testa tua, sei sotto la responsabilità dello
stato. I servizi sociali hanno parlato chiaro, non hai un tutore
legale e ora come ora non puoi fare altro.-
Kei
mise su una faccia che avrebbe fatto paura a un killer.
-Coraggio,
ragazzo. Non sarà così male.-
L'altro
non rispose, fissava ancora il tavolo con ostinazione e non toccò
più cibo.
-D'accordo
allora facciamo così; vieni a stare a casa mia per qualche
giorno, finché non avrò sistemato le cose con gli
assistenti sociali. Andremo anche a prendere tutte le tue cose alla
villa dove "teoricamente" risiedevi. Ok?-
Kei
alzò lo sguardo e fissò Kanako senza espressione.
-No.
Non voglio essere un peso. Ha già fatto abbastanza.-
-Perchè
mi dai del lei all'improvviso?-
-Eh?
Boh, perché mi viene spontaneo.-
-Dai,
ora andiamo. Se non ti ospito io, dove pensi di andare?-
-Ho
conoscenze.-
L'uomo
rise: -Certo, così poi scompari. Ringrazia che le conoscenze
ce le ho io fra gli assistenti sociali e mi hanno permesso di
trattenerti, se no saresti già all'istituto. Non potresti
nemmeno uscire per prendere le tue cose.-
-Devo
ringraziare sul serio?-
-Naa,
ancora non ti chiedo tanto. In piedi, andiamo.-
***
-LO
HAI PORTATO QUI?!-
-Tesoro,
lasciami spiegare. Non ha dove andare e non è pronto per un
istituto...-
-Non
mi interessa, quello è appena uscito di galera! E' un
criminale, e tu lo hai portato in casa! Sei matto?!-
-Non
è cattivo come sembra, te lo assicuro!-
-Non
lo voglio nemmeno vedere, è un pericolo per te e per la tua
famiglia!-
Kei
si era avvicinato alla porta, e aveva ascoltato involontariamente la
conversazione. Sapeva che avrebbe sollevato casini, e la cosa lo
urtava. Rimase comunque immobile com'era, e Kanako lo vide. Poi anche
la figura che gli dava le spalle lo notò; dopo essersi voltata
lo guardò negli occhi, senza nascondere l'imbarazzo. Era una
donna alta, abbastanza giovane, comunque molto bella. Aveva lisci
capelli neri che le incorniciavano il viso affilato, e occhi molto
chiari.
-Scusate...
io vado via.-
-Kei,
aspetta...-
-Non
ci faccio niente qui. Preferisco andare subito in quell'istituto.-
era grato al suo avvocato anche se non gliel'aveva detto o
dimostrato, e non voleva creargli problemi. Sua moglie aveva ragione
ad avere paura, non poteva certo biasimarla.
-Kei,
ti ho detto di aspettare. Dammi cinque minuti, stai in salone.-
Il
ragazzo rimase dov'era, incerto.
Intanto
la donna rimase sorpresa vedendo lo sguardo di quel ragazzo: aveva
degli occhi viola incredibilmente profondi. La sua espressione
sembrava più triste che cattiva, anche se era vagamente
inquietante.
-Vai.-
ripeté l'avvocato più deciso.
Kei
stavolta obbedì e uscì dalla stanza, senza dire una
parola.
-Quel
ragazzo non è come può sembrare. Ha solo avuto una vita
difficile. Permettimi di tenerlo qui per qualche giorno, finché
non avrò sistemato le faccende burocratiche. Gli è
appena morto l'ultimo parente rimasto.- sì, a Kei forse non
importava niente, ma in quel momento era comunque solo al mondo.
-Hara,
tesoro, per favore...-
La
donna sospirò:
-È
solo perché mi fido di te. Ma al minimo sgarro, non... non so
nemmeno cosa faccio.-
Kanako
la prese per le spalle e la baciò:
-Grazie
cara, grazie mille.-
Hara
sorrise mentre il marito usciva e raggiungeva quello strano ragazzo.
-Kei,
per un paio di giorni puoi stare qui. Almeno per il funerale, e il
tempo di recuperare la tua roba.-
-Ah.-
rispose l'altro monosillabico.
-Puoi
stare nella dependance in giardino. Sarai stanco, vai a riposarti.-
propose Kanako, indicandogli la porta per l'enorme cortile.
Kei
annuì, e se ne andò nella direzione indicatagli, mani
in tasca e sguardo basso.
***
Ok,
il prologo e questo primo capitolo forse sono un po' noiosi... ma dal
prossimo ci saranno parecchie svolte, "nuovi" personaggi
etc! Voglio vedere se indovinate chi sono Kanako e Hara... come ho
già detto, sono i genitori di un personaggio conosciuto! Dai,
è facile! Ora rispondo alle recensioni:
Solarial:
Sono onorata di ricevere un commento da te! Ora ti spiego cosa ho
combinato: per quanto riguarda il genere, volevo mettere AU perché
è vero che è una realtà diversa da quella
dell'anime/manga... però ero indecisa su un punto. All'inizio
volevo che la storia avvenisse un po' dopo la g-revolution, e che
come al solito Kei fosse sparito, quindi che i protagonisti si
conoscessero già! In questo modo non sarebbe stato un universo
alternativo, ma una specie di "seguito", ambientato
esattamente dov'è ambientato l'anime. Anche adesso sono
indecisa, però mi sono resa conto che sarebbe impossibile e
molto problematico fare come avrei voluto... quindi i ragazzi non si
conoscono, e il beyblade non c'entra niente. Correggo subito il
genere ora che mi sono decisa!
Invece
per le virgole... ehm si, diciamo che ogni tanto esagero. Sarà
che cerco di dare al testo la stessa enfasi di un discorso! Quindi ne
metto parecchie... però anche rileggendo, a parte un paio, non
ne riesco a trovare di superflue almeno per me! Accidenti XD! Al
prossimo capitolo, un bacione!
Sybelle:
Bé, le altre coppie le devo ancora decidere, ma pensavo
proprio a una KeixHilary... è la coppia etero che mi piace di
più, e questa non mi sembra un tipo di storia da yaoi! XD
Grazie della recensione e dei complimenti, bacione!
Iria:
Sono contenta che ti piaccia! Sarà più interessante
capitolo dopo capitolo, a partire dal prossimo. Aggiornerò
presto, bacio!
Padme86:
Adoro Kei teppista! Anche perchè ce lo vedo proprio XD baci
anche a te!
APPELLO
DELL'ULTIMO SECONDO: Sto inserendo parecchi personaggi, e mi sono
informata sui cognomi di tutti... eccetto Mariam! Qualcuno sa il suo
cognome? Se no consigliatemene pure uno di fantasia! Grazie e alla
prossima.
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