A Kiss, and All Was Said
1.
Missed You (Loki/Sigyn)
Lui
è via da
tempo, e la vita va avanti comunque. A volte le sembra quasi che sia
sempre
così.
Oh, non
che
lei non lo ami. Se non lo amasse, dopotutto, lo avrebbe lasciato
già un paio di
secoli fa. Anche se forse, pensandoci, sarebbe stato saggio lasciarlo
anche e
soprattutto perché
lo ama - ma Sigyn
è fatta così, e rimane sempre.
Ad ogni
modo, c’è sempre troppo da fare, per sentire
davvero la sua mancanza. Ѐ la
madre di due figli che hanno preso fin troppo dal padre, Sigyn - e Loki
è
fuoco, Loki è una folata di vento all’improvviso,
e in genere ama troppo
scombinare i programmi e rovinare i piani a meno che non siano i suoi.
La casa è
più tranquilla, Asgard
è più tranquilla
quando lui non c’è.
Ѐ di
notte,
tra le lenzuola fredde e le ombre troppo scure, che Sigyn si permette
di
sentire la sua mancanza, di non essere più forte e di
crollare un po’ - solo un
po’, solo in quel momento dopo aver dimenticato la stanchezza
del giorno e prima
che i sogni si insinuino dietro le palpebre abbassate.
E poi,
quando Loki torna - improvviso come il vento, brillante e vivo come il
fuoco -
e lei sa che nulla sarà più tranquillo per un
po’, Sigyn rimane sulla porta,
raddrizza le spalle e la testa e inarca un sopracciglio.
- Spero
che
tu abbia una buona storia da raccontare, stavolta - gli dice, un
po’ scherzando
e un po’ no: - O stanotte dormirai fuori.
Il
sorriso
sulla bocca di Loki svanisce rapido e le sue labbra si piegano in una
smorfia
di disappunto, ma la luce divertita nei suoi occhi verdi e luminosi
è ancora
lì. - Io ho sempre
una buona storia -
ribatte, fingendosi offeso.
E poi,
quando Loki le si avvicina ancora di più, Sigyn non arretra.
Suo marito le posa
le dita lunghe e leggere sulle spalle, colma la distanza tra i loro
volti.
Ѐ un
bacio
veloce, un mero incontro di labbra. Ѐ un tocco fresco e delicato,
gentile. E
dura troppo poco per annullare troppe notti di nostalgia.
Ma Sigyn
sa
leggere i sottintesi. Altrimenti, perché uno come Loki
avrebbe voluto sposarla?
Lo guarda
dritto in faccia, e sulla bocca di Loki c’è un
sorriso e nei suoi occhi una
domanda. E Sigyn sorride a sua volta.
- Entra,
su
- gli dice, prendendolo per mano.
2.
Nothing Else Matters (Freya,
Hnossa, Gersemi, accenni Od/Freya e Freyr/Freya)
Freya
torna a
casa quando il cielo inizia a tingersi di rosa e di rosso e la luce
delle
ultime stelle si affievolisce piano nel blu.
Ha le
guance
rosse, brina tra i capelli d’oro spettinati e tra le piume di
falco che l’hanno
schermata dal gelo della notte, ed è stanca - vuole solo
interrompere la
ricerca, dimenticare i ricordi, e dormire.
Dormire, e sognare passati felici e futuri sperati, sposi promessi nel
profumo
di fiori e frutta matura e mare di Vanaheim prima che fossero rubati
nelle sale
dorate di Asgard, sposi amati in una casa nuova ed estranea prima che
partissero
e fossero perduti per sempre.
Vorrebbe dormire
ma - come presto scopre - il
suo letto è già occupato.
Hnossa e
Gersemi
dormono abbracciate, braccia candide strette a corpicini paffuti,
capelli
biondi e ramati intrecciati e ingarbugliati. Le lenzuola sono tutte
sgualcite,
lasciano le due bambine scoperte in alcuni punti e si appallottolano in
grumi
grinzosi in altri. Freya ride piano.
E
all’improvviso,
è come se un velo di stanchezza e di rassegnazione cadesse,
come liberarsi di
un mantello troppo pesante. Adesso le vede davvero,
Hnossa e Gersemi, le sue figlie
- loro
che non se ne sono mai andate, loro che continuano ad aspettarla notte
dopo notte,
i suoi piccoli tesori. Tutto ciò che importa veramente.
Si china
su
di loro, Freya, e per un attimo pensa che ad un osservatore esterno,
forse,
potrebbe sembrare un grosso falco che occhieggia due prede innocenti.
Quel
pensiero la fa ridere di nuovo, ed è un bacio e un sorriso
che posa sulle
fronti fresche delle sue figlie.
3.
Love me
before the last petal falls (Balder/Hel)
- Mi
dispiace - gli dice, anche se non è vero. Lui appartiene a
lei, le è sempre
appartenuto: è così che funziona la legge dei
Nove Mondi, per tutti.
Il
problema
è che lui non è tutti,
no di certo -
lui è Balder il Bianco, con i capelli d’oro e gli
occhi di cielo e ben più di
una moglie e una madre che si disperano per lui, lassù da
qualche parte. E lei
è la figlia di Loki, anche se è stata rinchiusa
nel buio sotto la terra tanto
tempo fa e suo padre forse non la ricorda nemmeno.
Un mi dispiace
è il minimo che Hel possa
offrirgli. E forse - Hel potrebbe quasi sperarci, se il posto in cui
vive e il
suo ruolo non mettessero ogni speranza in prospettiva - potrebbe anche
essere
il minimo sufficiente per stabilire un contatto, per cominciare a parlare,
per ...
Balder si
volta piano verso di lei e la guarda - Hel è abituata alla
paura e alla
cautela, ma sono entrambe così estranee nei suoi occhi
così blu e innocenti,
familiari eppure fuori posto come il pallore nel suo viso giovane e
fresco e la
linea dura delle sue labbra belle e carnose.
- Grazie
-
dice Balder, sempre gentile e cortese, ma Hel sa che nemmeno lui
vorrebbe
davvero dirlo e può vedere nei suoi occhi il desiderio di
voltarsi di nuovo.
Hel
è
abituata al terrore e al disprezzo, sa riconoscerli anche quando sono
ben
mascherati. Eppure, quella piccola parte di lei che non è
fredda e dura e morta
riesce ancora a soffrirne. Perché
quest’uomo - questo dio, anche se la distinzione tra dei e
mortali e altre
creature non ha motivo d’esistere, qui - è quello
più gentile e più puro, e lei
lo ha osservato così come osservato tutti gli altri, e
nonostante questo Hel
deve constatare ancora una volta che tutti sono uguali ad Helheim, in
ogni
senso.
Ma anche
così Hel prova a sporgersi verso di lui, a baciarlo - dite
morbide e
scheletriche che artigliano la sua veste, labbra fredde che premono su
una
bocca serrata, un unico occhio chiuso per l’emozione
perché l’altro è solo
un’orbita
vuota.
E non le
importa di essere brusca e impulsiva, perché ha guardato e
aspettato per troppo
tempo, ha aspettato il sorriso splendente di un dio d’oro e
d’avorio nell’oscurità.
E non le importa di essere egoista, perché l’unica
cosa che nessuno le ha tolto
finora è la speranza.
Poi
Balder
la spinge via, senza nemmeno tentare più di trattenere
l’orrore dall’emergere sui
tratti delicati del suo viso, e subito si volta di nuovo.
4. Hold
Me (Frigg/Fulla)
Tra le
ancelle della Regina degli Dei, quella che la conosce meglio
è Fulla, e non si
fa problemi a dirlo ad alta voce.
Hlin e le
altre, ovviamente, la chiamano superba e scherzano, dicono che
l’essere
nominata custode delle scarpe di Frigg le ha dato alla testa, povera
cara.
Quando le sente parlare così, Fulla sorride, ed è
un sorriso quieto e sapiente.
Le altre
non
conoscevano la storia di Jord o quella di Frigg e dei fratelli di
Odino, non finché
la prima non era stata resa pubblica con tanto di figlio legittimato e
la
seconda era diventata uno dei pettegolezzi più succosi e
allo stesso tempo
impronunciabili di Asgard. Loro non sapevano i pensieri di Frigg stessa
riguardo
a entrambe le faccende, e non avevano mai nemmeno osato chiedere.
Loro
conoscono
la regina, ammantata in abiti preziosi, gioielli d’oro e
silenzi senza fine.
Fulla invece conosce Frigg:
il bel corpo
e l’anima gentile sotto gli abiti preziosi, le storie dietro
ognuno dei
gioielli d’oro, i segreti e le paure ammantati nel silenzio
di chi non può
parlare. Frigg stessa preferisce che sia così,
perché a volte gli ornamenti e i
segreti diventano troppo pesanti, e Fulla è sempre
più che lieta di aiutarla a
liberarsene.
Lascia
che abbia questo momento per
me, la prega
Frigg
nella penombra delle sue stanze, con un bacio delicato sulla spalla e
uno che è
quasi un morso sul collo. Stringimi,
le chiede mentre la sua bocca calda si muove sulla sua e i suoi denti
trovano
il suo labbro, e
non lasciarmi sola.
Fulla non
risponde, se non con gemiti insensati e flebili mugolii. Ma anche Frigg
la
conosce, e sorride contro la sua pelle sudata.
5.
I Forgave
You A Long Time Ago (Balder/Hod)
- E
adesso?
Cosa succede, adesso? - chiede, e poi rimane in silenzio.
Non
è la
domanda più intelligente che abbia mai posto in vita - che abbia mai posto.
Insomma, adesso
sono morti entrambi, quindi è molto probabile che a nessuno
dei due accadrà
nulla di interessante. Anzi, è molto probabile che non
accadrà nulla e
basta. Ma Hod è
appena morto e sente
di avere tutto il diritto di fare domande stupide, perché
l’intera faccenda lo
ha lasciato un po’ disorientato - insomma, si aspettava la
lama dritta nel
petto, anche se naturalmente questa ha superato tutte le sue
aspettative, ma
poi il ritrovarsi immerso in una schiera brulicante di spiriti e
cadaveri e
rendersi veramente
conto di non
essere molto più vivo di loro non è stata una
sorpresa molto gradita. Lo stesso
vale per il saluto affettuoso di Nanna - morta sul colpo e bruciata
sulla pira,
gli avevano detto poi, perché lui non aveva partecipato al
funerale - e per la
voce chiara e melodiosa di Balder, per il suo abbraccio, per la sua
mano sul
suo braccio - proprio come una volta - mentre lo aiutava a farsi strada
nella
vasta sala di Hel ...
Perché
nessuno di voi due ha detto
una parola sul fatto che sono stato io ad ucciderti? Ѐ questa
la domanda che vorrebbe davvero
fare a Balder, ora, mentre siede
con lui nella sala dei morti. La sostituisce con un’altra
solo perché non vuole
davvero
sapere la risposta.
Insomma,
da
una parte è convinto che sia un argomento importante, su cui
forse sarebbe
meglio chiarirsi il prima possibile, giusto per evitargli di perdersi
in
speranze fuorvianti. D’altra parte lui non voleva
uccidere Balder - per quanto suoni assurdo, è una cosa che è successa e
basta. Quindi, forse - forse non hanno bisogno di
discuterne.
Certo, se
non fosse stato abbastanza ingenuo da fidarsi di Loki - Loki. Seriamente,
a cosa
stava pensando quel giorno? - Balder non sarebbe morto. Se non fosse
stato
abbastanza stupido
da accettare un’innocua
freccia di vischio offertagli da qualcuno capace di rendere
potenzialmente
letale anche una margherita, sua madre non sarebbe stata privata del
suo figlio
preferito, e il resto del mondo non sarebbe rimasto senza il suo
beniamino, e a
Nanna non si sarebbe spezzato il cuore in modo così
assurdamente letterale, e
...
- Adesso,
aspettiamo - risponde Balder, proprio ora che Hod si è
completamente
dimenticato della sua domanda. Ci pensa sopra un attimo, ricorda.
Ricordare la
domanda non rende comunque la risposta più chiara.
Hod ha
una
mezza di idea di chiedergli cosa
dovrebbero aspettare, ma la abbandona subito. Invece, continua a
pensare a come
formulare quella
domanda, l’unica
giusta. Continua a chiedersi se alla fine valga davvero la pena porla,
se non può
aspettare ancora un altro po’.
E poi, le
mani fresche di Balder si posano sulle sue guance, la sua fronte contro
la sua.
Come quando erano bambini. Se non ci fossero un paio di problemi in
quell’affermazione,
Hod direbbe che il respiro gli si è bloccato in gola.
E poi,
solo
per un attimo, le labbra di Balder premono sulle sue. Ed è
un gesto calmo, tenero,
rassicurante.
-
Smettila
di preoccuparti - dice Balder dopo.
Ѐ sempre
stato questo il problema, con suo fratello. Ѐ sempre stato troppo perfetto,
al limite dell’irritante - in
un modo o nell’altro, si finisce per fare ciò che
vuole lui.
NdA:
Scritta
per
il World Kiss Day 2014. Perché anche le divinità
nordiche hanno bisogno d’amore.
Il titolo
è
una citazione da Victor Hugo. Il titolo della terza storia, invece,
viene da Beauty
and the Beast dei Nightwish,
canzone che mi ha ispirata durante la scrittura e a cui do tutta la
colpa.
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