Una fiaba particolare.

di Haifeng
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C’era una volta, in un luogo molto lontano, un vecchio contadino rimasto vedovo e padre di due figlie: Genevieve ed Anastasia.
Le due fanciulle erano molto diverse l’una dall’altra. Genevieve era onesta, cortese, altruista; Anastasia, al contrario, era scortese, egocentrica e disonesta. Genevieve amava i libri, mentre l’unico amore di Anastasia era se stessa.
Vivevano in una casa modesta, circondata da un campicello coltivato da Genevieve e il padre.
I giorni passarono monotoni, finché il vecchio contadino si ammalò e le figlie, o meglio Genevieve dovette svolgere tutti i lavori del padre.
Arrivò l'ora del raccolto e il giorno successivo c’era d’andare al mercato.
Arrivate al mercato e sistemati gli ortaggi sul grezzo bancone di legno, Genevieve si cimentò nelle vendite, mentre Anastasia sbuffava e si lamentava per il caldo.
Fa’ troppo caldo, voglio tornare a casa. – si lamentò Anastasia.
Dai Anny, manca poco. Sta tranquilla. –disse, dolcemente, la sorella.
“Manca poco”, “Sta tranquilla”, lo stai dicendo da secoli. –replicò, –Io vado a fare un giro in paese.
Persa ogni speranza di far rimanere la sorella, Genevieve fece un cenno con la testa e disse semplicemente: “Sta’ attenta.“
Genevieve la seguì con lo sguardo, finché non scomparve completamente nella folla.

Genevieve chinò la testa e socchiuse gli occhi. Quanto vorrei che mamma fosse ancora qui, si disse. Fece un respiro profondo e riaprì gli occhi.
Non se ne era accorta, ma davanti a lei c’era qualcuno; era nascosto sotto una tunica nera e le era impossibile vederlo in volto.
Salve, mi dica pure. –disse Genevieve.
Non rispose, ma si limitò a indicare una mela sul bancone.
Vuole delle mele, signore? –disse la ragazza.
Genevieve giurò di averlo visto acconsentire, velocemente, con un cenno. Si affrettò a preparargli un cartoccio e glielo porse. –Sono due monete d’argento.  –disse velocemente.
Quella figura incappucciata, che a dir la verità le dava i brividi, scosse la testa e le mostrò le tasche. Vuote. Non aveva soldi. Pensando al padre a casa malato, alle loro misere condizioni di vita, alla misera vendita della giornata, si astenne per un attimo a cedergli il cartoccio. Poi vide la testa di quello abbassata e pensò che quella persona potesse aver bisogno di quelle mele più di quanto lei pensasse. Quindi, senza pensarci un’ ulteriore volta, gli cedette il cartoccio.
Preso il cartoccio, quella figura misteriosa si allontanò.
Genevieve pensò che ciò che fosse appena successo non doveva saperlo nessuno, quantomeno Anastasia.
A occhio e croce era quasi passata un’ora da quando la sorella se ne era andata, quindi decise di iniziare a sistemare le cose nel carretto.
Mentre riponeva le colture in una cesta, trovò sotto una mela un piccolo pezzo di pergamena.

“ A chi un cuor d’oro ha mostrato,
gli sarà concesso tutto ciò che ha sempre desiderato.

A chi si è mostrato generoso,
il suo cammino non sarà più tortuoso.

A chi ha mostrato di saper amare,
il vero amor riuscirà a incontrare.


A chi ha…”

Niente più, il pezzetto di pergamena si fermava sulla lettera “a”.
Che cosa potrà mai significare ciò, pensò. Non riuscì a pensare ad altro, poiché fu interrotta da uno strillo acuto. Si girò di scatto e vide tutte le persone radunarsi a cerchio. Corse lì anche lei e si fece spazio tra la folla, in modo da poter vedere chi avesse urlato.
Vide una figura esile e tremolante rannicchiata sul terreno, con le mani chiuse a pugno.
Genevieve sbiancò, la conosceva bene.
 Era sua sorella.
 Anastasia.





 




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