One day, I will be happy

di Jist
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Porto di Otranto, Puglia.
 
Sono ormai passati due giorni dal momento in cui ho dovuto lasciare la mia terra, la mia casa.
Durante questo viaggio, ho passato gran parte del tempo a riposarmi e fissare il mare: così cristallino, così puro, ma che in realtà, nasconde molti pericoli, alcuni dei quali sono costati cari ai suoi passeggeri. Lo specchio d’acqua ha, infatti, mietuto parecchie vittime; fortunatamente, si sono salvate anche altre persone, compreso me. Appena sbarcati, vedo vicino a me, un padre che abbraccia suo figlio e lo conforta con parole dolci, che incutono sicurezza; come vorrei essere al posto di quel ragazzo, avere mio papà vicino e stringermi tra le sue braccia, una lacrima ribelle spunta dai miei occhi e un singhiozzo rompe il mio silenzio interiore.
Degli adulti ci vengono incontro con coperte e vestiti asciutti, ci aiutano a scendere dall’imbarcazione e ci conducono verso un imponente edificio bianco, la cosa che mi colpisce di più, sono le numerose finestre sparse in un modo ordinato, non casuale, dando un tocco armonioso all’intera struttura. I soccorritori ci fanno accomodare in un angolo di una grande stanza, ma io non riesco a stare seduto, così mi alzo e mi avvicino a uno dei tanti vetri presenti in quel luogo.
Cautamente, mi sporgo per vedere fuori e rimango incantato da quella vita condotta in questa città: vedo la gente che corre freneticamente, i bambini che si pestano pur di entrare per primi sul bus, le auto che sfrecciano sull’asfalto rovente…
I miei occhi ambrati scrutano attentamente ogni cosa, ogni movimento, ogni centimetro della mia nuova realtà, tutto mi sembra magico, sebbene, mi incuta timore.
A spezzare quel momento, è un uomo alto e magro che mi si avvicina e mi sorride, un sorriso solare, rassicurante, che vale più di tante parole, e che io ricambio volentieri.
Mi tende la mano che afferro con sicurezza, ci incamminiamo verso un luogo ignoto, percorrendo strade, vie e viali, mi soffermo in ogni punto, osservando ogni minimo particolare, finché la camminata si ferma davanti ad una casa decorata da molti fiori: gerani, edera, surfinie, petunie…
L’uomo mi guarda, per poi suonare il campanello. Io non ho paura di quello che mi aspetta al di là di quella porta, il mio sguardo è fiero e sicuro, sono pronto ad affrontare il destino con coraggio.




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