34) La Fine
Ci guardammo negli occhi per parecchi minuti. Il suo
sguardo aveva smesso di essere acido.
“Ah…” Non sembrava entusiasta di parlarne. Doveva
non essere entusiasta di parlarne.oveva
non esserne entusiasta di parlarne. ‘Inizio’ si riferiva a molto tempo
fa, quando, sottoforma di lupo, mi aveva attaccato. A quell’evento che aveva
dato inizio al declino del nostro rapporto, ma senza il quale Jacob non si
sarebbe trovato qua. Che buffo… ciò che ha distrutto, ha poi salvato. E stavamo
incominciando a parlarne. Lo guardai negli occhi; stava osservando lo stesso
punto sul braccio dove mi aveva attaccata, dove però adesso non c’era niente.
La ferita si era rimarginata all’istante.
“Allora è veramente subito scomparsa” disse quasi malinconico,
con gli occhi sempre fissi su quel punto. Io annuii.
“Che cosa è successo quel giorno?” dissi per cercare di
farlo iniziare. Abbassò la testa; entrambi sapevamo che il vero problema che
aveva fatto scatenare tutto quanto era questo.
“…ho semplicemente perso il controllo…” sussurrò. L’aveva
detto quasi fosse una cosa disgustosamente evidente. Anch'io abbassai la testa;
i Cullen avevano sempre avuto ragione su questo punto.
“Quando ti ho vista così decisa, pronta ad importi in quel
modo contro di me…” Sentivo che si stava impegnando a spiegarsi. Fece un
respiro profondo.
“L’idea di lasciarti andare da… quei succhiasangue mi
infuriava. E tu sembravi pronta a farlo davvero. Mi convincevo che sarei
rimasto irremovibile nella mia scelta di non permetterti di partire, ma in
realtà ogni cellula del mio corpo stava disperatamente trovando un modo per
convincerti a rimanere qua; non ero per niente sicuro di me stesso. Continuavi
a minacciarmi di partire e questo mi mandava sempre più in agitazione.” Mentre parlava
il suo tono si faceva sempre più basso.
“Mi sono così trasformato ed ho perso il controllo. Per il
resto non so esattamente nemmeno io cosa fosse successo” Lui no, ma a quanto
pareva i Cullen lo avevano capito molto bene. Lo disse con uno sbuffo malinconico,
come se fosse stata una realtà difficile da accettare. Poi il suo viso si
distorse in una smorfia di dolore. Aveva corrugato le sopracciglia e cercava di
proposito di evitare il mio sguardo.
“Non volevo attaccarti, non l’avrei mai voluto, ma…” non
riuscì a continuare e si fermò per qualche istante, ora con una nota di
evidente disgusto negli occhi “Se quel succhiasangue non fosse arrivato ti
sarebbe successo qualcosa di molto più grave di una semplice ferita; ne sono
più che sicuro.” Riuscì ad alzare lo sguardo verso di me.
“Non hai idea di come mi sia sentito non appena ho ripreso
il controllo di me stesso; vederti lì a terra, ricoperta di sangue, sentire
nella mia bocca…” si fermò nuovamente, chiudendo gli occhi con una smorfia a
rovinargli il viso.
“In quel momento mi odiai davvero; mi disgustavo. Era come
se avessi ferito me stesso.” Riprese a guardarmi “Quando ti ho vista davanti a
me, proprio in questo posto ho provato paura, paura di poter nuovamente farti
del male. In quel momento ero terrorizzato da quello che ero; un mostro.” Le
ultime parole mi suonavano terribilmente familiari; mostro. JJ si definiva un
mostro. Ed anch'io pensavo che dentro di me ce ne fosse uno. Si fermò
nuovamente; vedevo il suo orrore nel dire queste cose.
“Ero diventato un pericolo per te e non potevo più correre
il rischio di starti vicino.” Come rassegnato abbassò la testa. “Ho cercato
così di allontanarti restando il più distante possibile da te. Ad essere
sincero non mi sono pentito di averti dato quello schiaffo, e nemmeno adesso…”
disse risoluto, continuando a guardare in basso.
“Quando te ne sei andata mi sono sentito… rilassato e
quando Sam mi ha detto che tu eri effettivamente partita per l’Alaska quasi per
un instante sereno. Mi ero convinto che quei succhiasangue non avrebbero potuto
farti più male di quanto te ne abbia fatto io. Ma anche con il pensiero che tu
stessi bene io continuavo a soffrire. L’odio non era diminuito e nemmeno adesso
è del tutto scomparso…” lo disse con una strana rabbia nella voce.
“Mi annebbiava la mente. Fu allora che decisi di andarmene
per un po’, senza dire niente a nessuno, per… pensare. Non avevo una meta
precisa, girovagavo per i boschi sottoforma di lupo e mi ritrasformavo in umano
solamente per riposare.” Fece un respiro profondo per prendere aria.
“Raggiunsi quindi alla conclusione che per la tua
incolumità era bene che stessimo distanti per un po’. Ma la sola idea mi era
insopportabile; infatti approfittai del primo telefono pubblico che trovai per
chiamarti e sentire la tua voce; mi bastava solo quella. Sono rimasto sorpreso
quando tu hai pronunciato il mio nome e mi hai riconosciuto.” Fece una pausa e
fece un sorrisino rassegnato.
“Con ‘stare lontani per un po’’ intendevo molto poco;
sarei stato capace di spiarti di nascosto da lontano pur di vederti. Dirai che
sono poco coerente con me stesso, ed hai ragione.” Si riscosse per un attimo e
continuò. Io continuai a rimanere zitta. Ascoltavo le sue parole con grande
attenzione.
“Dicevo, quando sono raggiunto a questa conclusione ho
deciso di ritornare a casa. Billy non si è sorpreso del mio ritorno, né della
mia fuga; sapeva che sarei tornato. Inoltre Sam e gli altri mi tenevano
d’occhio; d’altronde non era la prima volta che scappavo di casa.” Ebbi un
piccolo sussulto. Non era la prima volta che scappava. Per quale motivo era
scappato la volta precedente? Mi insospettiva e mi incuriosiva
contemporaneamente.
“Comunque, mio padre mi ha detto che tu eri tornata e
questo mi prese in contropiede; mi ricordo ancora adesso la sensazione di
vertigine che ho provato quando mi ha annunciato che tu eri già qui. Questo
voleva dire che qualcosa non era andato come sarebbe dovuto, me lo sentivo. Mio
padre però non sapeva il perché del tuo ritorno improvviso, mi sono quindi
precipitato da Sam.” Il suo tono stava acquistando sempre più timbro.
“Nemmeno lui e gli altri si sono sorpresi quando mi hanno
visto, sapevano che sarei tornato. Avevano appena avuto un incontro con i
Cullen. Sam cercava di spiegarmi, ma non appena riuscii a capire che la casa
dove tu… ‘alloggiavi’ aveva preso fuoco per quel…” Represse quella parola
mordendosi le labbra e stringendo i pugni.
“Non ci vidi davvero più niente. Non riuscii a capire
nemmeno se tu stessi bene o male; mi precipitai a casa tua. Non reggevo, volevo
vederti, sapere se stessi bene, ma…” bloccò all’improvviso il suo racconto
sempre più accesso “ma quando arrivai davanti a casa tua vidi una scena che non
mi è piaciuta affatto…” Rimasi stranita dal suo sguardo; così inteso, ma così
confuso. Stava perforando i miei occhi per cercare di trovare una risposta
nella mia mente.
“Adesso sei tu che mi devi delle spiegazioni” mi disse
terribilmente serio. Io abbassai la testa; adesso sarei stata io a soffrire.
“JJ…” cominciai, ma venni subito interrotta.
“JJ?” lo disse quasi con disgusto. Anzi, togliamo il
quasi. Io lo perforai con un’occhiataccia.
“JJ mi ha aiutata molto quando…” ribadii convinta e
sicura.
“Ho visto mentre JJ, giusto?, lo faceva; mentre ti
aiutava!” continuò sarcastico, con un’ottava nella voce più alta. Si stava
adirando.
“Non parlare in questo modo di lui! Non hai davvero idea
di cosa abbia fatto per me! Tu quanto me sai che il tuo comportamento mi ha
fatto soffrire! Anch’io in Alaska ho pensato e sono arrivata alla tua stessa
conclusione, ma l’ho subito scartata. Ero terribilmente in ansia per te e lui
mi ha dato il sostegno che cercavo!” gli urlai punta nell’orgoglio. Jacob non
poteva permettersi di giudicare JJ in questo modo. Se volevamo stare come prima
doveva accettarlo, anche se… era morto.
“E che sostegno…” disse malinconico. Quel ricordo gli
faceva male. Per un attimo esitai, ma solo per poco.
“Ha cercato di riparare a quello che tu hai rotto! Se non
fosse stato per lui, ora sarei cenere! È stato lui che mi ha salvato quando il
cottage ha preso fuoco; è grazie a lui se ora sto bene! Lui si è salvato
insieme a me, invece di andare ad aiutare la sua famiglia in difficoltà. E sai
che fine ha fatto la sua famiglia? Sono tutti morti! Anche lui ha sofferto il
tuo stesso dolore, ed era solo! Cosa avresti fatto se qualcuno non fosse stato
lì con te?” Lui stette zitto, con la testa bassa. Sembrava avere capito; fargli
ricordare Jared era stato un colpo basso, ma aveva compreso. Feci un respiro
profondo. Colpito ed affondato. Forse adesso lo avrebbe giudicato sotto
un’altra luce.
“Raccontami quello che è successo…” fu quello che riuscì a
dire. Quasi sollevata che non avesse criticato le mie parole gli raccontai
tutto, non nei minimi dettagli, ovvero non quello che riguardava JJ, e mi
bloccai al punto in cui mi aveva baciata.
“È solo un amico per me” dissi sincera. Intravedevo la sua
gelosia negli occhi. Mentre parlavo avevo notato che aveva cominciato a
stringere i pugni; per quello che avevo rischiato, ne ero sicura. Credevo che
adesso avesse finalmente capito. Fece un respiro profondo prima di parlare.
“Posso capire il suo dolore ed il fatto che tu sia stata
insieme a lui. Posso anche accettare il fatto che per te sia un amico. Ma non
accetterò mai il fatto che per… quello tu sia più di un’amica!” ringhiò
arrabbiato. Io non dissi niente; era stato più che chiaro. Aveva accettato solo
una parte di lui e rifiutato l'altra; la stessa che d’altronde non avevo
accettato nemmeno io.
“Non sai quanto mi abbia fatto provare vedere un
succhiasangue baciarti!” gridò. Il suo tono improvvisamente alto mi spaventò ed
arretrai di alcuni passi.
“Ero furioso; gli avrei spaccato la faccia, come si
permetteva a…” si fermò scosso da colpi di rabbia
“Sappi che il mio odio verso di loro è aumentato e sono
felicissimo che se ne siano andati!” continuò a gridare. Data la situazione non
me la sentii di controbattere su questo.
“È la seconda volta che uno di loro mi ruba la persona che
amo e la prima che mi viene tolta la mia anima gemella!” Aveva stretto i denti
e serrato gli occhi. Poi però sembrò quasi calmarsi, ma non era una calma per
niente serena.
“L’unica cosa che mi ha permesso di non saltargli addosso
era la tua reazione; non hai fatto niente.” Le sue ultime parole furono come
una pugnalata; erano piene di delusione, sorpresa e malinconia. Strinsi gli
occhi anch’io; non riuscivo a ribattere.
“Ero però troppo abbattuto e deluso per reagire da tale.”
Il suo sguardo inquieto mi trafisse nuovamente “Hai capito bene, deluso, di
te.” Sottolineò queste ultime parole con grande amarezza nella voce. Sentii gli
occhi inumidirsi.
“Vissi nella terribile sensazione che fosse successo di
nuovo, che la persona che amo si fosse innamorata di un succhiasangue e che mi
avrebbe lasciato. Quella sensazione era di gran lunga molto più dolorosa di
quella che provai quando ti ho ferita. E quel che è peggio era che ne avevo la
prova davanti a me.” La sua voce si era fatta un roco sussurro.
“Non ho retto a quella scena; me ne andai, ma tu mi hai
notato e mi sei corsa dietro. Parlarti era l’ultima cosa che volevo. È stato un
pensiero che mi ha fermato; se veramente era innamorata di un… altro, non
sarebbe stato un bene per lei? Non era il mio scopo farti allontanare da me?
Avrei raggiunto così il mio obbiettivo. Così ti affrontai. Sapevo che se ti
avessi detto di starmi lontano senza un vero motivo, non ti saresti mai data
pace.”
“Quindi credi che adesso io non ti ami più, ma ami un
altro?!” sbottai all’improvviso con la voce roca. Come diavolo poteva pensare
ad una cosa simile?! Lui mi guardò con mezzo sorriso. Sincero questa volta, e
riprese da dove lo avevo interrotto.
“Ma non appena mi hai detto di amarmi quella terribile
sensazione è svanita e mi sono pentito di quello che per un attimo ho pensato.
E dal quel momento non ne ho mai messo in discussione questo dato di fatto. La
tua voce, i tuoi occhi…” Aveva indirizzato lo sguardo verso un punto lontano e
sembrava essere perso nei meandri della sua mente.
“Tu mi amavi davvero” lo sussurrò, ma io lo sentii. Questa
volta era un sussurro dolce . Io sorrisi involontariamente, ma mi ripresi
subito.
“Perché allora mi hai parlato in quel modo?” gli chiesi
con voce malferma. Nella mia mente erano ancora impresse quelle parole. Alzai
lo sguardo verso di lui; una lacrima gli scorreva lungo la sua guancia, ma
questa volta non la raccolse, ma lasciò che segnasse tutto il suo profilo.
“Mi dispiace” disse con voce roca “Ho mentito a te ed a me
stesso. Il fatto dell’anima gemella, di non fidarmi più di te, di Sam
erano…tutte orribili falsità” girò la testa dalla parte opposta alla mia per
non farmi vedere il suo viso. Fece un respiro profondo, ma irregolare. Si voltò
verso di me.
“Ti ho detto che l’odio per me stesso mi ha fatto perdere
la testa, vero? In quel momento ero disposto davvero a tutto per farti stare
lontano da me. Pensavo che così facendo ti avrei fatto soffrire al punto da
farmi odiare…”
“Che idiota!” sbottai immediatamente io, quasi con
accidia. Che diavolo aveva in mente questo ragazzo?! Cosa… Pensai che era
meglio se fossi stata zitta ed ascoltavo prima di aprire bocca.
“Di questo me ne sono accorto solo molto dopo… “ disse
rassegnato “Pensavo solamente ad un modo per tenere lontano da te il mostro che
c’è in me. Solamente molto tempo dopo ho capito che avevo sbagliato
completamente in tutto. Pensavo davvero al peggio…” alzò improvvisamente la
testa “Hai davvero creduto alle mie parole?” Io risposi con sincerità.
“In quel momento sì, ma poi ho capito che era
effettivamente un modo per allontanarmi da te; ho realizzato che questo era il
tuo obbiettivo da quando mi hai tirato lo schiaffo. Ho potuto percepire l’odio
che c’era in te.” Allora si era comportato esattamente come avevo pensato.
“Hai capito tutto quindi” disse con voce malferma. Io annuii
“Quindi ti ho fatto soffrire per niente. Non è servito
assolutamente a niente dire tutte quelle bugie! ” La sua voce si era fatta
ancora più malferma e tentennante.
“Già” Emise un respiro mozzato ed alzò la testa e le
braccia al cielo.
“Ecco, questo era il peggio che immaginavo! E ci sono
caduto dentro in pieno!” urlò. “Mi sono comportato da completo idiota, anzi no,
molto di più…!” continuò; ora era disperato, ma cercai di non farmi trascinare
dalla sua disperazione. Abbassò lo sguardo e si rivolse a me.
“Che ne dici di darmi un aiuto di quello che sono,
Natasha?!”
“Una persona la cui mente era annebbiata dall’odio per sé
stesso. L'hai detto tu stesso, no?” dissi cercando di calmarlo. Lui stette
zitto, ma non si calmò. Ora che gli avevo comunicato che sapevo cosa stava
facendo fin dall'inizio si era fatto nuovamente prendere dal panico. Sapeva di
aver fatto tutta questa scena per niente.
“Questa conversazione sta andando di male in peggio…”
dissi convinta.
“Vogliamo andare avanti?” mi disse con voce incerta mentre
respirava irregolarmente, con gli occhi sbarrati, come se non avesse sentito le
mie parole.
“Raccontami esattamente cosa ti è successo a scuola…”
Stava stringendo i pugni. Questa volta non mi feci problemi a raccontargli per
filo e per segno quello che era successo a scuola… fino al punto in cui era
entrato in scena JJ. Non feci menzione né di come si era comportato, né della
sua morte; non volevo riportare la conversazione di nuovo su quell’argomento.
Non accennai nemmeno a Jared; sapeva più bene di me com’erano andate le cose.
Ora toccava a lui parlare; sembrava essersi ripreso, la voce era ritornata
normale.
“Anche per quella occasione ho perso il controllo. Sia
quando abbiamo sentito il puzzo di vampiri diversi dai Cullen ma soprattutto
quando ti ho vista sulla spalla di quella succhiasangue, con il tuo braccio
allungato verso di me in cerca di aiuto…” si fermò, incapace di esprimere
quello che stava provando “Mi sono volontariamente lasciato andare quella
volta. Mentre assalivo quella succhiasangue ho pensato ‘le dovrò sembrare un
mostro, starà provando paura di me’, ma non per questo ho smesso di comportarmi
da tale. Perché era quello che volevo fare; comportarmi da mostro e farti
paura.” si fermò e riprese guardandomi negli occhi.
“Ho visto il tuo sguardo pieno di ribrezzo e paura, mentre
eri lì in mezzo a quel massacro. Volevo che mi rivolgessi quello stesso
sguardo. Volevo che provassi paura al mio solo pensiero, così avresti capito
quanto fossi pericoloso. Pensavo che se non sarei riuscito io di mia spontanea
volontà a starti lontano per un po’ di tempo, me lo avresti imposto tu, spinta
dalla paura che avresti provato per me. Non avrei disobbedito alla tua
richiesta di starti lontano.” Fece un sorriso beffardo. Io stetti zitta
nuovamente stringendo i pugni e reprimendo la rabbia che mi nasceva da dentro.
Sapevo che tra poco sarebbe toccato vedere me Jacob veramente arrabbiato; era
l'unico pensiero che mi convinceva a non gridargli 'idiota' un'altra volta.
“Ma suppongo che tu abbia immaginato anche questo…” Il mio
sguardo gli fece intuire la risposta, poi continuò scuotendo la testa.
“Quando ti guardai per vedere la tua reazione mi presi
nuovamente in contropiede. Immaginavo un’espressione di paura e disgusto, non un
sorriso. Un sorriso di affetto; avevo ottenuto l’esatto contrario di quello che
desideravo! ‘Perché continua a sorridermi?!’ continuavo a chiedermi. Era
proprio quel sorriso che mi ha fatto ragionare, insieme anche a quello che era
successo, ma solo dopo ancora riuscii a capirlo. Solo più tardi capii che avevo
sbagliato tutto, che non potevo starti lontano; che non dovevo starti lontano,
che ti dovevo proteggere da una minaccia più grande di me. Era da incoscienti
allontanarmi proprio ora; se tenevo davvero a te non dovevo andarmene, ma
tenere duro ed a bada il mostro che ero e starti accanto.” Fece di nuovo un
sorriso beffardo. “Sono stato davvero…”
“Tu stai bene?” gli chiesi immediatamente. Non volevo
sentirlo criticarsi ancora; non ne aveva il motivo. Rimasi commossa dalle sue
parole; aveva capito, aveva finalmente capito. Mi bastava questo.
“Non che non sto bene! Ti ho…” sbottò all’improvviso.
“Non per me, per Jared”
“È una domanda idiota” sbottò quasi irritato.
“Lo so”
“Allora perché me la fai?”
“Perché mi è sempre importato per te” Non volevo farglielo
pesare, ma fu quello che successe.
“Non credo che la cosa valga per me” disse nuovamente in
un sussurro. Aveva stretto i pugni e vidi le sue nocche diventare bianche,
insieme anche agli occhi, che stavano diventando più lucidi. Io scossi
involontariamente la testa. Stavo per dirgli che si stava sbagliando a
giudicarsi in questo modo, ma lui mi anticipò.
“Ma a quanto pare non sono l’unica persona brava a fare
del male alla gente” Il tono che usò mi fece rabbrividire. Questa volta fu lui
a prendermi in contropiede; ora si sarebbe arrabbiato per davvero.
“Voglio proprio sentire cosa ti ha spinta a fare la grande
cazzata che hai fatto!” ringhiò. La rabbia che riuscivo a intravedergli in
volto mi fece abbassare la testa, ma il mio tono rimase deciso.
“Ho detto ‘basta’ e per la prima volta sono stata coerente
con questo pensiero. Delle persone sono morte per me, Jacob! Non potevo
accettarlo, era un peso troppo grande da portare! Se me ne fossi andata non sarebbe
successo niente alle persone che mi circondavano! Anche loro sono la mia vita,
e volevo salvarli; avrei salvato di conseguenza anche la mia esistenza! E non
c’era nessuno che mi potesse far cambiare idea! I Cullen erano occupati a
pensare a come reagire davanti all’attacco alla foresta, Sam e gli altri troppo
abbattuti per la morte di Jared, tu non c’eri e JJ era morto!”
“Ma l’idea che questa idiozia potesse portarti dritta da
quel succhiasangue non ti è passata per la testa?!” continuò lui.
“Solo quando era ormai troppo tardi…” dissi dopo un attimo
di silenzio, ripensando a cosa mi aveva convinto. O per essere più precisi,
chi; il pensiero della persona davanti a me. Mi ero veramente pentita di quella
volta.
“Certo, ha sicuramente aiutato a non farti prendere!”
ringhiò lui sarcastico.
“Anche tu sei scappato convinto che avresti migliorato le
cose!” gli gridai anch’io.
“Natasha, un vampiro non mi dava la caccia! Ci sono
persone che hai fatto esasperare, che hanno provato rabbia nei tuoi confronti!”
Le sue parole erano state lame. Anche perché era vero; persone mi odiavano per
questo. Avevo buttato all’aria tutto quanto.
“È proprio per salvare certe persone che sono scappata!”
sbottai ancora alla fine. Jacob stava per ribattere, ma io lo fermai
“Ma mi sono pentita! Ho capito che non potevo farcela da
sola! Che… così avrei fatto molto più male di quanto non volessi fare.” Jacob
non rispose. Respirò profondamente e attimi di lungo silenzio si susseguirono
prima che parlasse. Quando parlò non toccò più questo argomento; forse aveva
capito. Tuttavia toccò un argomento non meno pungente.
“Allora era lui il vampiro che è morto” Aveva cambiato
argomento; era ripassato di nuovo a JJ. La cosa che mi fece da subito
infastidire moltissimo era il fatto che sembrava quasi contento di questo.
“Che peccato” disse per niente dispiaciuto. Non ressi.
“Smettila Jacob! Non capisci!” gli urlai con rabbia.
Perché non voleva ancora capire, dannazione!
“Capisco che se lo avessi trovato sotto mano lo avrei
ucciso io!” Non si era ancora arreso e continuava a giudicarlo.
“Mi avresti fatto soffrire, ancora…” Questa volta glielo
volevo far pesare nuovamente, ma non servì.
“Il fatto che sia un succhiasangue e che ti abbia baciata
sono sufficienti. Se poi anche lo sapeva che…” rimase un attimo in sospeso, poi
mi guardò con occhi rabbiosi.
“Non sapeva che tu eri innamorata di me, vero?” Il suo
tono di voce non prometteva niente di buono, ma io annuii lo stesso.
“Ah, bene! È stato fortunato ad essere già morto!” Aveva superato se stesso.
“STA ZITTO! NON PERMETTERTI DI NOMINARE IL SUO NOME!!” gli
urlai. Per la rabbia mi erano venute le lacrime agli occhi. Lui rimase a
fissarmi per alcuni secondi; il suo viso era impassibile, sembrava che mi
stesse studiando.
“Sei cambiata” disse infine.
“No, sono cresciuta! JJ mi ha fatto crescere! Tu con il
tuo comportamento mi avete fatto crescere! Tutta questa storia mi ha fatto
crescere! Ed è bene che cresca anche tu!” conclusi risoluta io. Lo sfidai con
lo sguardo; ero curiosa di sapere cosa avrebbe controbattuto. Anche lui mi
ricambiò quel sorriso di sfida, che a quanto parve accettò.
“Ho solo un dubbio su quello che è successo tra te e
quel…” cominciò sospettoso “Non capisco perché che tu non l’abbia respinto.” Mi
irrigidii, cercando però di non farlo vedere. Sapeva come controbattermi.
Cercai di rimanere impassibile, continuandolo a guardare negli occhi. Ma come
potevo farlo in questo momento?
“‘Perché non l’hai respinto?’. È una domanda che vorrei
farti” fece un respiro profondo; il suo tono era straordinariamente neutro “ma
che non farò, perché… ho come la strana sensazione che non mi risponderai, non
perché la risposta sarebbe negativa per me, ma perché non credo che tu conosca
la risposta…correggimi se sbaglio” Mi ero irrigidita; cercavo di non esprimere
alcuna emozione, anche perché non sapevo neanche io cosa fare. Anche Jacob
aveva capito i miei problemi, come io i suoi. In quel momento mi convinsi che
queste erano veramente anime gemelle. Fui quasi rassicurata da quel pensiero,
che riuscì a commuovermi per un momento.
Scossi la testa. Era strano, ma mi sentivo stranamente rilassata; Jacob non
voleva una risposta alla domanda cui nemmeno io avevo trovato una risposta e
che continuava a tartassarmi di tanto in tanto la testa. Alzai la testa verso
di lui.
"Promettimi che non parleremo più di JJ" dissi
convinta. Non so se un giorno avrebbe cambiato idea sul suo conto. Lo speravo.
Ma fino a quel momento non volevo sentire da lui nessuna parola sul suo conto.
Sarebbe stata di sicuro una pesante critica. Avrei preferito che lo
dimenticasse, piuttosto che continuare a parlare di lui in questa maniera.
D'altro canto, io non l'avrei mai dimenticato; e questo era l'importante. Lui
stette zitto per molti minuti. Alla fine però annuì ad occhi chiusi. Bene.
La sua voce calda, ma terribilmente seria mi fece tornare
alla realtà.
“Dimmi che cosa è successo dopo che tu te ne sei andata
via da casa” mi disse risoluto ed impassibile. Questa volta saltai tutti i
particolari possibili, limitandomi solo ai fatti realmente accaduti; mi fermai
però al momento della sua… ‘morte’. Per tutto il tempo parlai a testa bassa,
cercando di mantenere un tono neutro, mentre anche Jacob tentava di evitare di
farsi prendere dalla collera.
“Sai” iniziò in un sussurro arrabbiato; voleva farmelo
pesare un’ultima volta. “Fu quando riuscii finalmente a capire che mi ero
comportato da vero idiota con te che Charlie chiamò Billy per sapere se tu ti
trovavi a La Push; gli disse che tu eri scappata. Ci ha detto che tua madre era
impazzita e che avevi lasciato due lettere in cui comunicavi la tua scelta.”
chiuse gli occhi “Noi tutti, insieme ai succhiasangue ci mobilitammo per
trovarti. Non fu per niente facile farlo, e ci riuscimmo per un pelo, prima che
fosse troppo tardi” Riuscivo a percepire la rabbia nella sua voce.
“Quando….” Si fermò però subito “Quando…” riprovò, ma
neanche questa volta ci riuscì. Tutto il suo corpo stava tremando, i pugni
stretti, le labbra serrate e gli occhi chiusi. Temetti per un istante che
potesse nuovamente perdere il controllo, ma riuscì a trattenersi. Quando riaprì
gli occhi guardò il terreno che separava me e lui; si trattava di un paio di
metri. Infatti quando lo vidi in quello stato involontariamente retrocedetti di
alcuni passi. Lui l’aveva notato ed ora mi stava guardando con sguardo
malinconico.
“Non succederà di nuovo; so controllarmi” disse in un
sussurro. Ne era certo. Rifece un respiro profondo.
“Quando ti ho vista ho subito pensato al peggio, ho subito pensato che tu fossi
morta, che era troppo tardi.” La sua voce era rotta dal respiro irregolare.
Alzò lo sguardo e mi guardò; rimasi quasi sbigottita da quegli occhi scuri, mi
persi in quel buio non freddo, come di solito è, ma caldo e rassicurante;
quello sguardo era come l’ombra calda che il Sole creava quando finalmente
davanti a sé trovava la Luna in quel fenomeno chiamato Eclissi. E per un certo
senso questa poteva essere un'eclissi; dopo tanto tempo io e Jacob ci eravamo
finalmente ritrovati.
“Anch’io in quel momento ho detto ‘basta’. Anch’io in quel
momento volevo farla finita. Anch’io mi ero stufato. Ho smesso di coordinarmi
con i miei compagni e ho cominciato a fare di testa mia. Era come un ordine a
cui non potevo disubbidire, che non concordava con il piano d’attacco che
avevamo in mente. La mia reazione fu del tutto imprevista e sorprese sia i miei
compagni, che i succhiasangue. Quando ho scoperto di non essere morto, presi
una bella sfuriata da Sam e gli altri; erano parecchio delusi di questo mio
comportamento.” Fece un altro respiro profondo. “Riuscii ad uccidere un bel po’
di quegli strani animali, ma… andai un po’ troppo oltre. In quel momento non mi
importava se sarei morto, visto che pensavo che lo fossi anche tu. Ti avevo
perso, volevo tentare il tutto per tutto. Venni ferito gravemente, ma non mi
fermai. Loro ti avevano ucciso, dovevano pagare con la stessa moneta.” Le sue
ultime parole mi fecero rabbrividire; il suo tono era basso e minaccioso. Ed
avevo lo sguardo di un lupo inferocito. Quando però posò nuovamente lo sguardo su
di me tornò ad essere come quello che mi rivolgeva sempre. E mi stava
sorridendo.
“Quando cedetti, esausto, quando ero sicuro di morire,
quando il dolore delle ferite era troppo e ti vidi…” quel sorriso si allargò
“Sapevo che stavo per morire, stavo soffrendo, anche tu stavi soffrendo, ma… io
ero felice. Non eri morta, tu, non eri morta.” Abbassò lo sguardo.
“Stona dire che mi sentivo come rinato, vero?” disse
malinconicamente allegro. Il suo tono era strano. Capii perfettamente le sue
parole. Abbassai lo sguardo anch’io.
“Anch’io mi sono sentita felice. Ti stavo vedendo morire,
ma mi sentivo felice. Anche quando avevi chiuso gli occhi, vederti lì,
immobile, ma sereno… mi sentivo felice. Quando mi hai chiesto scusa e ti sei
pentito, quando mi hai detto ‘ti amo’” alzai lo sguardo, sorridendo “Sapevo che
ti avevo ritrovato.” Lui mi sorrise, ma io non avevo nessuna voglia di
sorridere.
“È dopo che ho sentito dolore” dissi stringendomi le
spalle “È dopo che ho sofferto.” La mia bocca si era contratta in una smorfia e
le mie sopracciglia erano contratte al solo pensiero di quei ricordi; era di
quelli che avevo paura, erano quelli che non volevo raccontare a Jacob. Anche a
lui il sorriso scomparve.
“Anche per me il dolore è venuto dopo…” Passarono attimi
di lungo silenzio, dove ognuno era perso nei propri ricordi. Dopo tanto tempo
diedi un’occhiata al paesaggio. Certo, non era cambiato, ma notai che il sole
stava ormai tramontando. Era il crepuscolo e mamma sarebbe tornata a casa a
momenti. Sembrava assolutamente irrilevante in quel momento. Ritornai ai miei
pensieri. Già, quello che era avvenuto dopo. Mi strinsi ancora di più le
spalle.
“Sai, non sei solo tu il mostro…” sussurrai attirando la
sua attenzione. La sua espressione era confusa.
“Cosa intendi dire?”
“Anch’io ho perso il controllo quando ti ho visto… morire.
Non so nemmeno io cosa sia esattamente successo. Non te l'hanno detto?” Lui
scosse la testa.
“Mi hanno detto che quell… Marte ed i suoi succhiasangue
era morti. Stavano anche per dirmi come, ma non appena mi hanno detto che tu
eri...” fece un breve pausa “morta, non ho più voluto ascoltare niente.” Mi
guardò con sguardo penetrante “Raccontami quello che è successo.” Io scossi la
testa; su questo proprio non mi sentivo di discutere. Lui rimase sorpreso.
“Perché no?”
“Te lo puoi far raccontare da Sam, o da qualcun altro?”
gli chiesi in un sussurro. Ora sembrava perfino preoccupato.
“Abbiamo detto di raccontarci tutto e…”
“Per piacere, Jacob. Loro sapranno spiegartelo meglio di
me.” Forse era stato il mio tono di voce tentennante a convincerlo, oppure i
miei occhi irremovibilmente bassi, fatto sta che non continuò più a incitarmi a
raccontare quei momenti. Voltai la testa dalla parte opposta alla sua, in
attesa che dicesse qualcosa. Ma continuava a non parlare. Speravo che non
toccasse nuovamente quell’argomento. Tuttavia il suo silenzio mi rendeva
ansiosa. Tentai di incrociare il suo sguardo, ma ad accogliermi fu una sorpresa
che non mi piacque per niente. I suoi occhi erano furiosi e le sopracciglia aggrottate,
le labbra serrate. Stava fissando il mio collo. Il mio collo? Ma se c’era il
maglioncino che… Di colpo mi fermai; invece di toccare il maglioncino toccai la
pelle del mio collo. Questo voleva dire che la bruciatura che mi aveva
procurato Marte era in bella vista. Era ciò che Jacob stava vedendo in questo
momento.
“ma cos..” sussurrò impercettibilmente avvicinandosi a me.
Mi obbligò ad alzare il collo e con le sue mani calde mi scostò il maglioncino.
Cercai di ribellarmi, ma era un colosso in confronto a me.
Sentii le sue mani calde farsi strada sul mio collo e
tirare il maglioncino, per constatare fino a dove arrivavano quelle macchie. Mi
ricordai di quella volta a Volterra e mi vennero i brividi pensare che sarebbe
successo lo stesso adesso. Un sonoro ‘crack’ mi fece rinvenire dai miei
pensieri insieme ad un insistente vento gelido che colpì la parte superiore del
mio corpo. Jacob mi aveva strappato il maglioncino. Ora i brandelli di quel che
ne rimanevano giacevano a pochi metri da me. Mi guardava il collo, le braccia e
le mani con aria mutevole; uno strano misto di rabbia e terrore. Ed era ben
diversa da quella che ricordavo aveva la scorsa volta. Tornò a guardarmi negli
occhi. Nonostante il fatto di essere andata volontariamente da Marte in teoria
dovesse essere per lui più grave di esserci andata senza volerlo, lui non si
infuriò come prima. Rimase zitto, immobile ed impassibile a fissarmi. Quello
sguardo però era molto peggio della sua furia. Sembrava inespressivo, ma
tremendamente penetrante. Dovetti abbassare lo sguardo. Il venticello che
soffiava mi obbligò a prendermi le braccia; se non fosse stata per il reggiseno
che indossavo sarei stata nuda. Cominciai anche a tremare.
“Natasha, guardami” disse furioso. Io lentamente tornai ad
alzare lo sguardo. Non riuscivo a reggere alla tensione. Cominciò a parlare,
continuando a mantenere quello sguardo.
“Quando venni a sapere che tu eri morta e come, quando ho
scoperto di non essere morto, sai cos’ho pensato, Natasha?” fece una pausa per
lasciarmi rispondere alla sua domanda. Io però stetti zitta, era evidente che
fosse una domanda retorica.
“Natasha, rispondi!” A quanto pareva voleva che io
rispondessi. Scossi la testa, mentre riabbassavo lo sguardo. Lui mi venne
vicino e mi prese il mento in una ferrea stretta, obbligandomi a guardarlo in
faccia. Dopo solo pochi secondi la sua presa mi faceva male, ma lui continuava
a mantenerla.
“Ho pensato ‘Che cosa ho fatto di male per avere un imprinting
con quella stupida idiota’. Per la prima mi sono vergognato di te. Per la prima
volta ti ho odiato. Sai cosa significa questo, Natasha?!” Il suo tono si era
alzato di un’ottava ed era più furioso che mai. Io continuavo a guardarlo
perché ero obbligata a farlo. Mi sentivo le ciglia bagnate dalle lacrime. Che
cosa ho fatto di male per avere un imprinting con quella stupida idiota. Le
sue parole continuavano a rimbombarmi in testa. Davvero le aveva dette? Sì,
questa volta sembrava serio. Feci un respiro profondo e le riscacciai indietro.
Dovevo essere coerente con me stessa; non mi sarei mai pentita del mio gesto,
per tanto non mi dovevo pentire nemmeno delle conseguenze. Facendo quello che
avevo fatto, non mi era importato di loro, perchè in quel momento ero sicura
che non ce ne sarebbero state e che tutto si sarebbe risolto a mio favore. Ma
le cose non erano andate proprio così; non ero morta, ma si era creduto di sì.
Sapevo quali erano, ed ora dovevo affrontarle; erano proprio l'odio da parte
delle persone che fino ad ora avevano cercato di proteggermi. Ma non avevo
immaginato, non avevo immaginato che potesse essere così difficile. Perché non
avevo pensato che potesse essere proprio Jacob ad odiarmi. Non mi ero preparata
alla sua reazione; credevo che fosse morto e non immaginavo che mi potesse dire
queste parole.
“Perché, Natasha, perché l’hai fatto? Perché hai voluto
ucciderti?!” sentivo la sua voce rotta da singhiozzi. Mi si formò un groppo in
gola, ma cercai di inghiottirlo. Dovevo ancora riprendermi dalle sue parole.
Rimasi zitta. Non credo avrebbe capito quello che avevo provato in quei
momenti. Non credevo avrebbe capito quella strana rabbia, ciò che mi aveva
spinta a compiere quel gesto. Di una cosa però ero più che sicura...
“Io… io non credo che l’avrei fatto se tu fossi vivo”
risposi io. Lui rimase allibito.
“NO! Non dovevi farlo perché credevi che io fossi morto!
Non avresti dovuto farlo comunque! Sei stata un’incosciente!” Aveva cominciato
ad urlare. Arretrai a causa del rumore troppo vicino. Alzai lo sguardo e lo
guardai turbata e seria con occhi di sfida.
“Anche tu ti sei comportato da incosciente, anche tu
dovevi cercare di mantenere il controllo quando mi hai visto lì distesa, anche
tu non avresti dovuto farlo comunque, anche se credevi che fossi morta!” Ben
decisa gli rinfacciai ciò che era successo nel nascondiglio di Marte. “Tu ti
sei comportato come me!” continuai. Lui rimase allibito e sorpreso.
“Che cosa diamine stai dicendo, Natasha?!”
“Sto dicendo che non sarei andata volontariamente da lui,
se tu non fossi morto; perchè ci saresti stato tu, lì con me. E non ti avrei
mai abbandonato!”
“Io non avrei perso il controllo se tu non fossi scappata,
per così morire!” Oh no. Quel pensiero che aveva per un attimo invaso la mia
mente poco prima dai Cullen.
“Io non sarei scappata, se tu fossi stato vicino a me…”
ribadii. Jacob aprì bocca, ma non uscì alcun suono. Avevo vinto io. Vinto? Bhe…
era un termine troppo fuori luogo; non avevo vinto proprio niente. Lui abbassò
la testa e lasciò il mio mento. Sembrava riflettere su quello che avevamo
appena detto.
“Quindi… quindi è colpa mia…è…colpa mia se tu…” Il suo
tono era diventato improvvisamente neutro e aveva cominciato ad arretrare da me
tremando leggermente. Io gli andai più vicino; la sapevo lunga sulla frase ‘È
tutta colpa mia’. Gli presi le spalle. Al quel contatto lui alzò la testa verso
di me. Aveva gli occhi più lucidi del normale.
“Non sarei mai scappata se non fosse stato per Marte” gli
dissi guardandolo negli occhi. “Non è colpa tua” Lui però non sembrava essersi
calmato per niente; era ancora turbato.
“Ho come la sensazione che tu l’abbia fatta più grossa di
me…” rispose
“Stranamente anch’io… forse perché la posta in gioco nel
mio caso era più alta…”
“Ah…ecco…grazie per avermelo ricordato…”
“Ma tutti e due ci siamo comportati nello stesso modo…”
precisai.
“Tu però dovevi cercare di essere più intelligente di me…”
continuò. Io lo guardai storto.
“Come puoi dirmi una cosa del genere, se tu per primo non
l’hai fatto?” Lui non rispose. Poco dopo ritornò a guardare le mie macchie
color caffellatte.
“Io mi sono procurata queste, mentre tu sei… ‘morto’ ”
affermai io, per evidenziare il fatto che eravamo stati 'marchiati' da
quell'esperienza entrambi. Ispezionai il suo corpo in cerca di quelle profonde
ferite che avevo visto, ma non notai niente di simile. Era forse questa la
velocità per rimarginare le ferite dei licantropi?
“Racconta” disse con una sola parola. Io cominciai a
raccontare da quando mi ero svegliata a casa Cullen, evitando accuratamente il
dialogo con Edward. Gli raccontai dello scontro a grandi linee, della diga e di
come mi ero ritrovata improvvisamente a Rubin Ocean Beach. Gli raccontai
persino la discussione con mamma.
“Io ho finito, ora tocca a te” gli dissi a testa bassa.
Lui prese un respiro profondo. Sembrò in qualche modo più sollevato. Non gli
davo torto, anch’io provavo le sue stesse emozioni. Questa conversazione stava
finalmente per finire. Provavo però qualcos’altro, paura forse. Già, avevo
paura che questa conversazione, insieme ai fatti accaduti, avrebbe potuto
inclinare qualcosa nel mio rapporto con Jacob. Io invece volevo che tornasse
tutto come prima.
“E' successo proprio stamattina. Quando… morii, per così
dire, credevo di essere veramente morto. Non pensavo proprio di potermi
svegliare. Era stata davvero una strana sensazione, come se avessi dormito.
Quando vidi Paul però dovetti ricredermi, non ero morto. Il più confuso dei due
credevo di essere proprio io, soprattutto quando mi accorsi di essermi svegliato
in una bara. Mi sentivo così confuso… non riuscivo a capire cosa fosse
successo.” Fece una pausa ed un sorriso si allargò sulla sua bocca.
“È stato davvero divertente; Paul si è messo ad urlare
come una bambina di cinque anni” aveva cominciato a sghignazzare, ma si fermò
subito.
“Anche Sam e gli altri quando mi videro
furono…bhe…sorpresi è un eufemismo. Non ci capivamo assolutamente niente; come
potevo essere vivo? Andammo quindi immediatamente dai Cullen. Quando arrivammo
a casa loro fummo tanto felici, quanto sorpresi di vederli intenti a
traslocare.” I Cullen quindi se n'erano andati, da poco. Pocchissimo. Io
strinsi i pugni; non ero per niente d’accordo su ciò che aveva detto Jacob, ma
non lo interruppi.
“Nessuno ci degnò di uno sguardo, solamente il capo gruppo
ci parlò” Intuii che si trattasse di Carlisle.
“Fu di poche parole, ma riuscimmo a capire che il motivo
per cui io non ero morto era legato al sangue che avevo assunto quando ti ho
ferita. Dava strane capacità hai vampiri, quindi poteva farlo anche con i
licantropi.” Alzò la testa e mi inchiodò con quello sguardo. Era tornato sereno
e felice.
“Quindi se io sono ancora vivo è grazie al tuo sangue”
ribadì ancora. Non continuò a parlare, ma rimase zitto, continuando a fissarmi
negli occhi. Io ne uscii con una smorfia.
“Tu non sei morto grazie alle capacità del mio sangue; io
non sono morta molto probabilmente grazie alle mie capacità. Tutta questa
storia è iniziata a causa delle mie capacità.” Feci un sorriso di scherno. “Non
è tutto assolutamente assurdo?”
“È tutto assolutamente finito” ribadì lui. Io allungai il
mio sorriso. Aveva assolutamente ragione. Jacob ritornò improvvisamente serio.
“Non è tutto… ci dissero che l’alleanza era finita. Non ce
n’era più bisogno; Marte era morto... insieme a te" Fece davvero una
grande fatica a pronunciare queste parole. "Ci dissero che eri stata tu ad
ucciderlo, ma... che eri morta." Fece un respiro profondo.
"Pensavo di vivere un incubo. Pensavo che fosse tutto
così ingiusto; morivo dalla voglia di vederti, invece quando seppi questa
notizia, volevo morire e basta." Lui mi guardò malinconico "Sai cosa
ho potuto provare" Io anuii. Lui abbassò lo sguardo.
"Ero distrutto. La mia anima gemella era morta.
Questa volta davvero. Mi allontanai immediatamente dal gruppo. Questa volta non
sarei scappato, volevo solo rimanere solo. Non li volevo credere, non volevo
accettarlo. Io sapevo che tu eri viva, me lo sentivo. Per questo quando ti ho
vista qua non ho fatto molta fatica ad affermare che non eri un miraggio. Il
mio istinto mi obbligava a credere che tu fossi viva. E così è stato." Si
fermò per prendere fiato. Ebbi un attimo di esitazione; io ero sicurissima che
non sarei morta se avessi sfidato Marte, e così è stato. Jacob invece era sicurissimo
che io non ero morta. Ero più che sicura che fosse la stessa cosa per entrambi;
era tutto così simile. La sua voce mi riscosse.
"Da quando ti ho ferita ho sviluppato come un sesto
senso. Più di qualche volta ho creduto di conoscere le tue sensazioni. Ed è
proprio grazie a questo se ti abbiamo trovato quando Marte ti ha presa. Mi sono
fatto guidare da questo strano istinto; ero sicurissimo che ti avrei trovata. E
così è stato, non ne dubitavo." Mi prese le mani; il calore mi fece
tentennare.
"Sapevo dov'eri. I succhiasangue dicono che è legato
al fatto del sangue, ma io non ci credo. Piuttosto credo che sia dovuto al
fatto che tu sia la mia anima gemella." Io lo guardai negli occhi e
sorrisi. Concordavo assolutamente con lui; non servivano legami di sangue o
altro per confermare l'amore che avevo per lui. Continuandolo a guardare negli
occhi strinsi anch'io le sue mani.
"Ora anch'io ho finito" disse in un sospiro.
Nessuno dei due parlò più. Continuavamo a tenerci le mano e a guardarci negli
occhi. Fui io a parlare per prima.
"Cosa succederà adesso?" mormorai.
"Cosa intendi dire?"
"Tra noi due" Lui abbassò lo sguardo abattuto.
"Vorrei che tornasse tutto come prima"
"Credi davvero che ci riusciremo?" Lui non
parlò. Alzò lentamente la mano verso di me, fino a toccarmi la guancia. Io
chiusi gli occhi e la presi con entrambe le mani, per assaporare al massimo
quel calore. Con Jacob così vicino mi dimenticai di non indossare niente.
Quando aprii gli occhi sussultai; Jacob era vicinissimo. E si stava avvicinando
ancora di più, lentamente. Mi guardava con occhi profondi e quasi esitava.
Finché finalmente non sentii le sue labbra sulle mie, di nuovo. Le mie mani si
spostarono sulle sue tempie, mentre sentivo le sue attorno al mio collo. Chiusi
gli occhi per assaporare appieno quella sensazione di piacere. Quel bacio,
dapprima delicato e caldo, si fece sempre più appassionato. La sua bocca si
schiuse, obbligando a farlo anche alla mia. Sentivo le sue mani stringermi con
forza le punte dei miei capelli. La mia lingua cercò avida la sua e la trovò.
Jacob mi prese il viso con entrambe le mani e me lo premette con più forza
contro il suo. Le sue labbra erano un aprirsi e rischiudersi continuo. Per un
attimo le sue labbra si staccarono da me ed andarono a posarsi sul mio collo.
Per l'azione imprevedibile mi sfuggì anche un gemito. Lui smise dolcemente e
tornò a guardarmi, tenendo le mani attorno al mio viso. Ecco, quello sguardo,
così vicino. Era lo sguardo che mi faceva sempre arrossire. Era da così tanto
tempo che non lo vedevo. Il sorriso che fece venne illuminato dalla luce del
sole, che d'altronde credevo proprio contribuisse ancora di più a darmi più
colorito alle mie guance arrossate.
"Ti amo" mi sussurro. Quasi mi venne da piangere
dalla felicità. Feci un respiro profondo per calmarmi. Era lui; era di nuovo
lui.
"Ti amo anch'io" gli risposi avvinghiando le
braccia attorno al suo collo. Lui mi prese le gambe e mi prese in braccio. Mi
avvinghiai a lui anche con le braccia. Aumentai la presa su di lui più che potei.
Lui se ne accorse.
"Non ti lascierò più andare..." dissi
nascondendo la testa nell'incavo che il collo formava con la spalla.
"Non ce ne sarà bisogno non andrò da nessuna
parte." mi rispose iniziando ad accarezzare la mia schiena nuda. Mi
vennero i brividi a contatto della mia pelle fredda con la sua mano calda.
“Io ho cercato di uccidermi perché ho creduto che tu fossi
morta; tu hai cercato di ucciderti perché credevi che io fossi morto. Siamo uno
peggio dell’altro…” iniziò lui con una strana malinconia nella voce.
“Sono curiosa di sapere quale sia quello peggiore” gli
risposi monotona. Lui fece una piccola risata trattenuta.
“Diciamo che siamo tutti e dei completi idioti in ugual
misura”
“Ecco, così va meglio…” Passarono alcuni minuti di
completo silenzio.
“Sai…” cominciò ad un tratto. “Questa storia mi ricorda
molto…com’è che si chiama…? Ah sì! Romeo…e? Romeo e Giulietta!” A me venne un
sobbalzo.
“Perché?” gli chiesi curiosa.
“Bhe… insomma… anche loro si sono uccisi perché credevano
che l’altro fosse morto, no? Assomiglia moltissimo a quello che è successo a
noi…” Io sbarrai gli occhi. Romeo era morto perché credeva che Giulietta fosse
morta; quando Giulietta si svegliò si uccise perché Romeo era morto. Jacob era
morto perché credeva che Natasha fosse morta; quando Natasha si svegliò si
uccise perché Jacob era morto. Combaciava perfettamente. Certo, non eravamo
morti; non era nostra intenzione ucciderci di propria spontanea volontà.
Abbiamo semplicemente classificato la morte al secondo posto in ordine di
importanza. Noi non eravamo morti, ma, come Romeo e Giulietta, siamo rimasti
insieme. Avevo sempre desiderato di vivere una storia d’amore come Romeo e
Giulietta; avevo sempre desiderato di incontrare Romeo. Ma ero stata troppo
cieca per capire che il mio Romeo era davanti a me. JJ non era Romeo, poteva
sembrarlo, ma non era lui. Jacob era il mio Romeo. I momenti felici che avevamo
passato insieme avevano molto da invidiare a Romeo e Giulietta. Io ero
Giulietta e lui Romeo. Sul mio volto si aprì un grande sorriso a trentadue
denti. Mi vennero quasi le lacrime agli occhi per la gioia.
“Mi perdoni?” disse d'un
tratto. Lo strinsi ancora di più.
“L’ho già fatto, ricordi?” gli risposi. Già, lo avevo già
perdonato quando lui mi aveva detto 'mi dispiace'.
"Tu mi perdoni per quello che ho fatto?" lui
sorrise e mi diede un dolce bacio sulle labbra.
"Lo sai che qualche volta sei proprio noiosa?"
Io gli sorrisi. Fece un respiro profondo, come se, soddisfatto, avesse finito
un lavora a cui teneva particolarmente. Rimasi incantata a guardarlo.
"Quindi tutto come prima?" continuiai io. Quasi
non mi sembrava vero. Era stato come un brutto sogno. Ed ora mi ero svegliata
felice.
"Certo" disse sorridendo. Guardò un punto oltre
alla mia spalla.
"Guarda un po'... è già il tramonto" Ebbi un piccolo sussulto. Mamma
sarebbe arrivata a momenti. Se non mi avrebbe vista si sarebbe arrabbiata
ancora di più. E non volevo deluderla ancora. Jacob notò la mia espressioni
mortificata.
"Cosa c'è?"
"Bhe... sai cosa ho fatto passare a mia madre"
Lui annuì con la faccia da chi la sapeva lunga "Ecco, mi ha proibito di
uscire e quindi se torna e non mi vede si arrabbierà ancora di più..."
"Ma non credi che io faccia un'eccezzione?" mi
disse stringendomi ancora di più. Anch'io ricambiai la stretta. Mi era
impensabile lasciarlo ancora, anche se per poco.
"Purtroppo no..." risposi malinconica.
"Ripeto; ma non credi che io faccia
un'eccezzione?" mi disse con un sorrisetto furbo. Dapprima io non capii e
lo guardai confusa. Poi tutto mi fu chiaro; voleva venire di nascosto.
"Oh!" gli rispsosi con il medesimo sorrisetto
"Certo che sì!"
"Bene..." approvò lui. Pensieroso tornò a
guardare il sole che tramontava.
"Sarebbe meglio se andassi dagli altri; è meglio
avvertirli che tu stia bene." Già... gli altri.
"Anche loro sono furiosi con me?" mugugnai.
"Certo, ti sta bene e tu lo sai" affermò
convinto.
"Lo so" gli diedi ragione io.
"Ti vorranno sicuramente vedere..." Mi nacquero
strane e familiari farfalle allo stomaco.
"Mia madre non mi lascerà andare a La Push."
"Non trovare strane scuse..." mi disse con voce
dolcemente da rimprovero "Credo che Billy riuscirà a convincerla..."
"Io non credo" dissi imbronciata.
Involontariamente mi uscì una voce da bambina. Jacob cominciò a ridere. Mi mise
finalmente giù, tenendomi sempre vicino a sè.
"Verrò stasera, va bene?" O no. Mi stava
lasciando. Era il tramonto e se non mi muovevo mamma mi avrebbe sicuramente
presa in flagrante. Ma non volevo lasciarlo, anche se si trattava di poche ore.
Lo guardai negli occhi; sembrava avere il mio stesso desidero.
"Faccio un po' prima di stasera, va bene?"
"Sì, sì" dissi convinta. Era il compromesso più
elargivo che si poteva ottenere. Anche perchè anche lui doveva andare.
"Allora a dopo" mi disse un poco malinconico. Io
mi avvicinai ancora di più a lui e mi alzai sulle punte dei piedi.
"Un ultimo bacio?" gli sussurai.
"Ehm..." stava guardando goloso le mie labbra,
ma inaspettatamente chiuse gli occhi e si allontanò
"È meglio di no" la sua risposta mi prese
totalmente alla sprovvista. "Se te ne dessi uno non riuscirei a staccare
più le labbra da te. Non mi tentare Natasha" Si avvicinò e mi diede un
lento bacio sulla guancia.
"Ti dovrai accontentare di questo" Un po'
afflitta anuii; era meglio di niente dopotutto. Lo guardai un ultima volta
prima di chiudere gli occhi e teletrasportarmi. Ma un improvviso e gelido
venticello si fece violentemente sentire. Aprii di scatto gli occhi. O no, non
indossavo niente. A causa del calore di Jacob non me n'ero accorta. Svelta
guardai il punto in cui era finito il maglioncino mi diressi verso di quello e
lo raccolsi. Quando mi girai Jacob era ancora lì. La sua espressione mi
confuse; stava guardando me, ma non il mio viso. Stava guardando il mio corpo.
Stava facendo una scanerizzazione completa del mio corpo. Nei suoi occhi c'era
uno strano barlume mai visto prima. Si accorse che lo stavo guardando; dapprima
i suoi occhi furono sorpresi, ma subito dopo si abbassarono imbarazzati. Il suo
comportamento tuttavia non mi mise in imbarazzo anche me.
"Ehm..." cominciò a dire "Beccato in
flagrante" Guardò dall'altra parte "Perdona il diciasettenne
iperormonale che hai davanti." Per poco non si mise a balbettare. Non mi
lasciò neppure rispondere che si girò di nuovo verso di me.
"Scusa per il maglioncino; ehm... avrai freddo"
dicendo questo si tolse la maglietta a maniche corte che raramente indossava e
me la diede. Io la presi e me la misi. Era grande il triplo; ma era intrinsa
del suo odore. Senza vergognarmene presi il colletto tra le mani ed inspirai
quel profumo estasiatico. Tornai a guardarlo con un sorriso.
"Ti amo, diciasettenne iperormonale" e senza
dargli il tempo di fare alcunchè gli diedi un veloce bacio sulle labbra e mi
teletrasportai all'istante.
Mi ritrovai davanti alla porta di casa. La prima cosa che
feci fu controllare che la Volkswagen di mia madre non fosse parcheggiata nel
vialetto. Per mia somma fortuna non lo fu. Entrai di corsa in casa. In salotto
vidi Kathy intenta a rimettere i pezzi di puzzle nella scatola. Mi guardò
appena e rimase sconcertata dalla maglia che indossavo. Triste tornò nella sua
occupazione. Con un sorriso amaro mi diressi verso di lei. Mi sedetti vicino;
era visibilmente triste.
"Tu non mi vuoi bene" affermò lei.
"Perchè dici così?" risposi con un groppo in
gola.
"Me lo dovevi dire il perchè te ne sei andata"
Io riabbassai lo sguardo.
"Se l'ho fatto è perchè ti voglio bene, a te e a
mamma" Lei si girò con occhi furibondi.
"Se allora ci volevi davvero bene dovevi rimanere qua
con noi!" urlò "Appena tornata te ne sei subito andata! Non dirò
niente a mamma, ma mi hai fatto arabbiare! Dovevi rimanere qui con me!" La
sua voce si era fatta singhiozzante.
"Lo so, lo so che sei stata da lui!" continuò
"Tu vuoi più bene a lui che a me!" urlò lei. Io senza pensarci due
volte l'abbracciai forte; nonostante lei cercasse di allontanarsi da me.
"Non lo dire nemmeno per scherzo! Io sono andata da
Jacob perchè non sapeva che io ero tornata!" le presi il viso con entrambe
le mani. Non sapevo se quello che le dissi fosse la verità o una bugia; credevo
nessuno delle due.
"Io ti voglio un mondo di bene, Kathy. Ma sono
successe delle cose che non posso proprio raccontarti" Oramai mi stavo
commovendo anch'io.
"Ti prego Kathy, non domandarmelo più. Non farò più
una cosa del genere, mi credi?" le dissi guardandola dritta negli occhi.
Lei mi continuava a guardare con occhi luccicanti, ma alla fine le sue labbra
si aprirono in un sorriso e mi strinse anche lei.
"Puzzi, va a lavarti" mi disse. Io rimasi a
bocca aperta e le scompigliai i capelli. Questa fu l'unica volta che non diede
di matto. Decisi di seguire il suo consiglio e andai a farmi una doccia.
Mentre mi accingievo a prepararmi mi ritrovai a
canticchiare e volteggiare felice, come una bambina che aspetta il giorno del
suo compleanno. Ancora facevo fatica a crederci; dopo tutto quello che era
successo ora tutto si era finalmente risolto. Ed io e Jacob potevamo stare
finalmente insieme. Mi misi sotto il flusso caldo della doccia e mi rilassai.
Fin dal primo getto sentii tutti i muscoli del mio corpo stendersi. L'acqua,
purtroppo, favoriva enormemente anche il mio flusso di pensiero. In questo modo
mi suggerii che non tutto era rose e fiori. I Cullen. Da quello che avevo
capito se n'erano andati proprio oggi. Jacob non me ne aveva detto il motivo,
ma ero più che sicura che la causa fossi io; non avevano più niente da fare lì
a Forks se io ero morta. Infatti, a quanto pareva non sapevano che io fossi
viva. E non era tutto; c'era JJ. Un po' me ne vergongnavo; da quando Jacob
era... 'morto', non avevo mai pensato a lui. Sembrava che JJ non fosse più
importante come prima, ma non era assolutamente vero! Certo, la 'morte' di
Jacob mi aveva scandalizzato molto più di quella di JJ. Ed ora che sapevo che
Jacob non era morto, non pensavo a lui comunque, troppo felice di stare con
Jacob. Mi sentivo davvero una persona ignobile. Io volevo bene a JJ, come
amico. Pensai un attimo a cosa avevo di lui, di materiale, per ricordarmelo.
Giunsi alla conclusione che ne avevo solamente il ricordo. Sarebbe stato più
forte del tempo o lo avrei dimenticato? E poi c'era quel bacio. Dire che non
era stato bellissimo avrei mentito a me stessa. Ma... perchè? Perchè non
l'avevo respinto?! Una risposta doveva esserci! Ormai tutta la mia euforia era
nuovamente diminuita. Feci un respiro profondo. Non cambiò niente. JJ. JJ. Il
suo nome continuava a risuonarmi. Mi mancava davvero. Avevo scoperto che non
era il mio Romeo, ma una delle persone più speciali che avessi ami conosciuto.
E non solo lui. Anche i Cullen mi sarebbero mancati. Ebbi un'improvvisa idea.
Uscii dalla doccia, mi asciugai e mi vestii velocemente. Andai dritta in
mansarda; lì tenevamo le cose che non sapevamo dove mettere, ancora negli
scatoloni del trasloco. Ne aprii un bel po', prima di riuscire a trovare quello
che cercavo. Quando finalmente trovai quello che cercavo sorrisi. La posizionai
e l'accessi.
Quando finii e scesi mamma era appena tornata. Sapevo che
non mi era permesso uscire, ma per questa volta credevo che avrebbe accettato.
"Ciao mamma" dissi quando la vidi.
"Ciao Natasha" mi disse indaffarata a togliersi
il capotto e mettersi vestiti più comodi.
"Pensavo..."
"Natasha, cosa vuoi?" mi disse mia mamma con
mezzo sorrisino sulle labbra. Mi conosceva davvero bene.
"Potrei andare a trovare l'ispettore Swan?"
"Natasha, sei in punizione" mi ricordò mia madre
severa.
"Lo so, ma pensavo che almeno questa volta me lo
avresti lasciato. Credevo che gli avrebbe fatto piacere vedermi di
persona..." le disse facendo finta di nulla. Lei mi lanciò
un'occhiataccia.
"Solo per questa volta" io le sorrisi e uscii di
casa. Corsi verso la mia bicicletta bianca. La mia cara bicicletta bianca, ora
nuova di zecca.
Grazie ad un meccanico vanitoso e intraprendente. In men
che non si dica arrivai a casa Swan. La vista della sola macchina della polizia
mi diede un po' di maliconia; sapevo che Bella ora si trovava a Vancouver, ma
sapevo anche che non sarebbe tornata a Forks, ma avrebbe seguito i Cullen. Mi
avvicinai alla porta di casa Swan e suonai il campanello. Solamente dopo un
paio di minuti Charlie mi venne ad aprire. Il suo volto era sciupato e stanco,
tanto da farlo sembrare più vecchio di quello che era. Non appena mi vide però,
sul suo viso si dipinse un sorriso che lo fece sembrare di dieci anni più
giovane.
"Oh, Natasha..." Aveva una strana malinconia
nella voce e nello sguardo. Potevo quasi indovinare quello che in questo
momento Charlie pensava. 'Questo proprio non me lo aspettavo da lei'.
"In persona" mormorai io. Lui scosse la testa e
si appoggiò sullo stipide della porta.
"Prima Jacob, ora tu..." Mi guardò
improvvisamente, come se avesse appena avuto un'illuminazione.
"Natasha" iniziò greve "so che già da molto
tempo hai iniziato a frequentare Jacob. Non vorrei che quel ragazzo abbia avuto
un brutto ascendente su di te..." Io scossi immediatamente la testa.
"Non si preoccupi, Charlie, Jacob non c'entra"
mentre però lo dicevo non mi sembrò del tutto sincero "come intende
lei" mi affrettai ad aggiungere. Non sembrò molto convinto; bhe, era un
ispettore di polizia, no?
"A cosa devo la tua visita" disse per cambiare discorso.
"Bhe... pensavo che farmi vedere non sarebbe stata
una cattiva idea..."
"Ed hai pensato bene" disse con un mezzo sorriso.
"E poi volevo darle questa" dicendo questo tirai
fuori dalla mia borsa a tracolla la videocassetta che avevo appena registrato.
"Vorrei che la desse a Bella" gli chiesi
gentilmente. In realtà era diretta per tutti i Cullen, ma dentro avevo messo un
biglietto che spiegava tutto. Charlie l'avrebbe inviata a Vancouver, da Bella,
che l'avrebbe data ai Cullen. Lui sospirò.
"Lo farò"
"Lei non sa niente di me? Del mio ritorno?" Che
si traduceva 'della mia resuscita'.
"No, ma la chiamerò subito per dirle..."
"No! Vorrei che non lo facesse! Glielo vorrei dire io
con questa videocassetta" gli spiegai. Dopo un attimo di esitazione
Charlie annuii.
"Credo tu non sappia la grande notizia" mi
comunicò sospirando. Io scossi la testa.
"Bella ed Edward hanno stabilito di nuovo la data del
matrimonio" I miei occhi si illuminarono.
"Ma è una splendida notizia!"
"Già..." Charlie non sembrava essere felice all'idea. Forse per un
padre è difficile accettare il fatto che una figlia così giovane si sposi,
oppure è probabile che abbia avuto qualche controversia con lo sposo. Infatti
all'inizio Edward non mi stava particolarmente simpatico; poteva valere anche
per lui.
"Si sposeranno quest'estate. Credo che Bella ti
inviterà di sicuro..."
"Io credo di no" rispsosi questa volta io poco
felice all'idea "Abbiamo... litigato e non so se..." Charlie scosse
la testa. Indicò la videocassetta.
"Gliela darò sicuramente. Grazie ancora moltissimo
per la visita, Natasha"
"È stato un piacere" risposi. Il secondo dopo la
porta si chiuse. Feci un respiro profondo prima di salire sulla mia bicicletta.
Questa era fatta. Mi sentivo più sollevata. Speravo tanto che i Cullen vedendo
quella videocassetta avrebbero capito.
Arrivai a casa in pochi minuti. Rimisi a posto la
biciletta ed entrai immediatamente in casa. La cena era già in tavola. Mangiai
tutto con gusto e non fui impaziente di andare in camera mia, dove tra poco
Jacob sarebbe sicuramente venuto. Invece aproffittai di quei momenti
godondomeli tutti insieme alla mia famiglia. Ancora una volta mi ricordai che
non ero sola e che quelle persone mi sarebbero state sempre vicine. Era da
tanto che non stavo così bene in famiglia. Mi ero infatti sempre tenuta tutto
dentro, senza comprendere che c'erano state persone che mi avrebbero potuto
confortare con le loro risate, i loro gesti, anche solo con la loro voce.
Sapevo di aver sbagliato, e non avrei commesso lo stesso errore due volte.
Aspettai con calma che tutti avessero finito di cenare e sparecchiai. Proposi
anche una partita a carte, proposta che venne accolta con grande gioia da mi
sorella e che con altretta gioia venne vinta, da mia sorella. Finalmente mi
decisi ad andare in camera mia. Mi sedetti sul letto, mentre aspettavo con
impazienza l'arrivo di Jacob. Mi tremava il piede e tamburellavo impaziente le
dita sul cuscino. Mi trovai a pensar cosa avrei fatto domani. Sarei andata a
scuola, certo, ma chissà cosa sarebbe successo. Di sicuro la notizia della mia
fuga si sarebbe sparsa. Come avrebbero reagito tutti quanti? Sicuramente mi
avrebbero guardata con aria curiosa e sempre guardandomi avrebbero sparlato di
me. Ma di loro poco m'importava. Colei che mi preoccupava era Yasumi; non
potevo assolutamente prevedere le sue reazioni. Avrebbe reagito in modo molto
originale, come portare a scuola un cartellone di benvenuto o simile,
assaltarmi prendendo la rincorsa buttandomi a terra, o forse anche, peggio di
tutto, una festa in mio onore. Oppure tutto questo in una volta sola. E allo
stesso modo si sarebbe comportato Jason, ne ero sicura, criticando ogni cosa
che avrebbe fatto Yasumi. Tra i tre però quello che mi preoccupava era Matthew;
certo, sapevo che entrambi si sarebbero proccuapati di me. Ma di lui... Aveva
sempre intuito qualcosa che non andava. Avevo paura della sua reazione.
Conoscendolo mi avrebbe sicuramente tirato in disparte e mi avrebbe parlato a
quattrocchi. Comunque sia dovevo delle spiegazioni a tutti e tre ed ancora
adesso non ero pienamente convinta di ciò che avrei fatto.
Un improvviso rumore mi distrasse dai miei pensieri. Non
capii però cosa fosse; proveniva da fuori, ma non era chiaro. Mi avvicinai
quatta alla finestra e qualcosa la colpì. Feci quasi un salto all'indietro
quando mi accorsi che c'era una persona oltre quel vetro. Chi poteva essere se
non lui. Gli aprii immediatamente e lo feci entrare. Sul suo viso scintillava
uno splendido sorriso, ed anche sul mio. Prima ancora di poter aprire bocca lui
mi mise davanti qualcosa. Era un fiore, uno splendido girasole. Giallo e
splendente come il sole che avevo davanti. Il mio sorriso si aprii ancora di
più. Mi alzai sulle punte dei piedi per ricevere un bacio, che non tardò ad
arrivare.
Fu un semplice e dolce bacio; era perfetto per cominciare.
Mi diressi verso il vaso che tenevo ancora sul comodino. Lo misi dentro; ero
anche decisa ad andare a riempirlo d'acqua, ma le sue braccia mi afferrarono.
"Tu non vai da nessuna parte" mi susssurrò
appena sotto l'orecchio. Il suo fiato sul mio collo mi fece il solletico e mi
lasciai andare in una piccola risata. Senza alcun problema mi prese e mi buttò
letteralmente sul mio letto. Certo, non era stato il massimo della galanza, ma
proprio per questo era perfetto, tutto perfetto. Mi sentivo euforica. Jacob era
di nuovo accanto a me. Distesi entrambi sul mio letto lo abbracciai,
lanciandogli le braccia intorno al collo.
"Lo sai, sono una persona stupenda" cominciò a
vantarsi sarcastico lui. Io lo guardai comicamente di sottecchi.
"E perchè mai?"
"Forse ne dubiti in qualche modo?" insinuò
ironico lui.
"Dipende da cosa ti fa una persona stupenda" Lui
cominciò a darsi parecchie arie.
"Ho raccontato quello che è successo con te agli
altri. Ovviamente alcune parti le ho saltate" precisò lui "Sono
ancora parecchio delusi e furiosi, ma non come prima" Mi guardò negli
occhi "Insomma, non ti mangeranno" Io non ero molto felice all'idea
di poterli incontrare; furiosi o meno furiosi.
"Ma quando li rincontrerò si arrabieranno" Lui
sbuffò.
"... ma ti perdoneranno come ho fatto io"
"Hai già convinto in qualche modo mia madre?"
"Ha già pensato tutto Billy; non ci saranno scuse..." disse
stringendomi ancora di più a sè.
"E poi..." continuò "ti ricordi quel
vecchio invito alla spiaggia, l'incontro dei Quileute, i racconti del nostro
popolo?" Io annuii; mi ricordavo che mi aveva invitato ad un incontro del
genere, tanto tempo fa, quando ancora non ci eravamo dichiarati, ma che
purtroppo, per tristi cause passate, non si era potuto verificare.
"Lo voglio rilanciare" Io rimasi confusa.
"Aspetta... mi vuoi dire che dopo l'infuriata che mi
faranno i licantropi, ci sarà un incontro alla spiaggia a cui parteciperò
anch'io?"
"Proprio così" Io rimasi sorpresa.
"Ah... Non devo allora essere così infuriati"
"Io te l'ho detto" mi fece lui. Era come stare
in paradiso. Il suo calore mi coccolava mentre le sue braccia continuavano a
stringermi. Quando alzai lo sguardo su di lui però la sua espressione si era
fatta improvvisamente neutra. Sentivo i muscoli tesi. Intuii che era nervoso.
"Sai..." mormorò "ho visto nei pensieri di
Sam cosa hai fatto dopo che io sono...bhe...'morto'" Sentii la sua stretta
stringersi ancora di più alla mia. I miei pugni si contrassero attorno ai suoi
capelli. Aveva visto il mostro che ero stata; il mostro che neppure io avevo
visto in faccia. Non volli guardare il suo viso.
"...ero un mostro..." affermai.
"No" fu subito la sua risposta ferma. Mi prese
il mento con entrambe le mani e mollò la presa su di me.
"Ascoltami bene Natasha" cominciò serio
"Quella non eri tu e non voglio che tu contrabatta in alcuna maniera, sono
stato chiaro?" Jacob metteva una certa soggezzione in quel momento. Non
ero del tutto d'accordo con lui, ma non osavo aprire bocca. La sua espressione
tornò quella di prima e continuò a stringermi forte.
"Dimentichiamoci di questa storia, va bene? Facciamo
che tutto ritorni come prima..."
"La nostra storia è andata avanti insieme a questa di
storia..." precisai io, dolcemente soffocata dalle sue braccia.
"Allora sono pronto a ricominciare da capo"
continuò lui. Si allontanò da me di alcuni centimetri e mi tese la mano.
"Piaciere, Jacob, maledetto motociclista pericoloso e
sfacciato e meccanico vanitoso ed intraprendente" Io risi con gusto
ripensando ai vecchi tempi.
"Natasha, grande amante dei motociclisti" gli
strinsi la mano; lui però mi fu subito addosso. Si distese letterlamente sopra
di me, incominciando a baciarmi il collo. Le mie mani si strinsero attorno ai
suoi capelli; dopo il collo risalì verso l'alto, passando al mento, alle
guance, al naso, alla fronte, riservando la bocca per ultima.
"Vedo che siamo passati subito al sodo, signor
motoclista pericoloso e sfacciato"
"Odio le formalità" rispose lui in un sorriso.
Lui si distese sulla schiena e questa volta fui io a sdraiarmi su di lui. Era
comodamente disteso sul mio letto, braccia sotto il collo; io appoggiai la mia
testa sulle mani ed i gomiti sul suo petto, mentre, ginocchia sulle sue gambe,
muovevo leggermente i piedi avanti ed indietro. Il suo torace era ampio
abbastanza per farmi stendere completamente.
"Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?" iniziai
con lo sguardo perso nel vuoto "Mi stavi quasi per investire" Lui
sbuffò.
"Ma se non ti avevo nemmeno vista!"
"Appunto!" gli dissi dandogli un'occhiataccia.
"E poi quel gelato faceva schifo"
"Concordo"
"Ma sei stato gentile a ripararmi la bici" Lui
sbuffo.
"Quanto sei noiosa!" disse lui. Io sorrisi. E lo
guardai negli occhi.
"Lo sai, sei cambiato tantissimo da quando ti sei
dichiarato. Romantico da far paura"
"Bhe... ti piace questo genere di cose, e poi... se
so che ti fanno piacere le faccio volentieri. Dopo un po' di tempo mi venivano
persino spontanee" Continuai a guardarlo con un sorriso.
"Qual'è stato il momento passato che ti è piacciuto
di più?" gli chiesi "E non rispondermi 'ogni momento è stato bello
insieme a te'!" Lui fece un sorriso sornione; voleva dirmi esattamente
questo.
"Dimmi prima il tuo"
"Quando mi hai pettinato i capelli" dissi senza
pensarci un attimo. Era stato stupendo. Lui invece sembrò pensarci un po' di
più.
"Quello che è successo dopo" Cominciai a
pensarci. L'incontro con i Quileute, il bacio, anzi no, i due baci sulla
spiaggia, il tocco sulla mia schiena, il bagno in mare. Aveva ragione anche
lui. Appoggiai la testa sul suo petto e sentii la sua mano toccarmi con cura i miei
capelli.
La sua mano scese verso la mia schiena. Io chiusi gli
occhi e sorrisii; mi stava facendo il solletico. Dopo alcuni minuti mi staccai
da lui e mi misi al suo fianco. Aveva cominciato a fare davvero troppo caldo.
Però proprio quando decisi di alzarmi Jacob aveva tutte le intenzioni di
alzarmi un poco la maglietta per accarezzarmi la pelle. Quando infatti lo
guardi in faccia, non appena mi misi accanto a lui, i suoi occhi erano
leggermente malinconici. Forse... credeva che mi fossi spostata perchè non
volevo che mi toccasse? Se fosse stato così allora aveva capito male. Posai
dolcemente la mano sulla sua guancia. Era calda, ma morbida. Con il palmo
sfiorai tutto il suo profilo, fino ad arrivare al collo, scendendo poi giù fino
a raggiungere la clavicola. Ma non mi fermai; la mia mano continuò a scendere.
Percepii sotto il mio palmo il suo petto, straordinariamente bollente. Quando
però la mia mano arrivò a toccare gli addominali scolpiti mi fermai. Volli alzare lo sguardo
per vedere la reazione di Jacob. Era strana, ma familiare. I suoi occhi
sembravano bruciare, stavano ardendo. E stava guardando me; ovvero il mio
corpo. Era la stessa reazione avvenuta prima. I suoi occhi andavano su e giù su
di me, senza mai fermarsi. Sbaglio o... stava anche trattenendo un respiro. Mi
avvicinai ancora di più a lui e con il naso sfiorai il suo. Lo sentii fare un
respiro profondo e rilassarsi. Mi stava cominciando a venire un grande dubbio.
La sua voce d'un tratto mi risvegliò.
"Tra tre giorni ci sarà il funerale di Jared"
iniziò. Il suo tono di voce era terribilmente malinconico "E vorrei tanto
che ci fossi anche tu" Io annuii convinta. Glielo dovevo a Jared. Lo
sentii fare un profondo sospiro e stringermi ancora di più a sè. Non disse
niente, ma potevo intuire cosa provasse. Sapevo quanto fossero per lui
importanti quelle persone.
"Povera Kim..." lo sentii sussurrare. Mi lasciò
confusa.
"Chi è?"
"La ragazza con cui ha avuto l'imprinting" I
miei occhi si sbarrarono. Oh no... Jared aveva avuto un imprinting con una
ragazza. Non osavo immaginare come potesse stare. Invece sì, potevo eccome. Mi
sembrava così strano che altre persone potessero capire ciò che avevo provato
credendo di aver perso Jacob; mi sembrava così strano che persone potessero
anche solo immaginarlo. Invece solo ora mi ero accorta che proprio in questo
momento c'era una persona che lo stava vivendo in prima persona. Quando Jacob
era 'morto' mi sentivo morta anch'io; per lei credevo fosse lo stesso. Solo che
Jacob era ritornato, Jared no, non sarebbe tornato. Io non avevo patito nemmeno
un briciolo di quello che avrebbe sofferto lei. Quando l'anima gemella muore,
nessun altro potrà mai prendere il suo posto. Quasi mi vennero le lacrime agli
occhi per quello che stava provando e che io non potevo nemmeno concepire.
"Per questo vorrei che tu le stessi vicina"
continuò Jacob. Io annuii, anche se non sapevo se sarei riuscita a darle uno
straccio di sostegno. Possiamo anche togliere il 'sapevo se'. Jacob stette
zitto, con l'intenzione di porre fine a quella conversazione. Il pensiero però
di Kim persisteva nella mia mente, come in quella di Jacob quella di Jared. Il
silenzio che si era creato in quel momento sembrava spesso e invalicabile come
una coltre di cemento, a causa dell'argomento che aveva dato inizio. Metteva
troppa tensione; decisi quindi di spezzarlo.
"Hai detto che quella non era la prima volta che sei
scappato" Dall'espressione che fece constatai che pure questo tipo di
argomento metteva tensione. Io però volli andare fino in fondo.
"Cosa è successo?" Fece un respiro profondo e
guardò il soffitto. Imparando a studiare il linguaggio del corpo di Jacob
questo si potrebbe tradurre in 'qualcosa che non mi piace ricordare per
niente'. Anche se non ci sarebbe stato il bisogno di un genio per capirlo...
"È cosa ormai passata"
"Allora perchè ti dà così fastidio parlarne?"
continuai io. Lui mi guardò come se avessi detto una sciocchezza.
"Non l'ho mai detto!"
"Ma è vero..." continuai io calma.
"N...sì" disse infine. "Va bene!"
disse rassegnato "C'entra con Bella" mi avvertì subito. Io rimasi
ancora indifferente; avevo ormai superato questa mia 'fase'. Ero finalmente
diventata matura e non mi sarei più lamentata delle cose passate che Jacob
aveva fatto. Lui continuò, un po' rincuorato della mia reazione non
rassicurante, ma nemmeno pericolosa.
"Quando Bella ha scelto lui... bhe, non ho retto più.
Non riuscivo più a stare nella riserva, volevo smetterla di pensare a lei,
abbandonarmi al mio istinto animale. Scappare da Jacob Black" Parlava con
gli occhi persi in un strano passato che non mi apparteneva "E me ne sono
andato." Stetti un momento a
riflettere: era stato quindi il suo modo di reagire alla scelta di Bella.
"Dunque entrambe le volte è stato a causa di una
donna" Lui sembrò rabbuiarsi un poco.
"Già" Questi argomenti non dovevano piacergli
molto; non sembravano infatti dei bei momenti del suo passato "Possiamo
cambiare argomento?" disse un po' stizzito.
"Va bene" Gli occhi all'improvviso mi si
illuminarono; sapevo di cosa parlare. Mi misi a sedere sulle gambe e lo guardai
felice.
"Ho una grande notizia per te!" dissi
elettrizzata "Ho sedici anni!" La grande notizia non era questa, ma
detta così sembrava che lo fosse.
"Ma dai!" rispose lui realmente sorpreso. ma
stava fingendo; lo si intuiva da quel finto sorriso a trentadue denti "Chi
l'avrebbe mai detto!" Io gli feci una linguaccia.
"Mia madre mi ha regalato un'auto tutta mia!"
dissi contenta.
"Non è credibile come scherzo, Natasha" Io lo
guardai imbronciata
"Non sto scherzando" Fu incredibile con che
velocità cambiò la sua espressione; fu quasi una scena comica. Quel sorrisino
sparì e gli occhi si sbarrarono.
"Aspetta... credo di non aver capito bene..."
disse mettendosi comodo anche lui. Cominciava a sudare per la notizia
"Tu..." ed indicò me "hai una macchina?" Io annuii
annoiata.
"Ma... cosa intendi con 'tutta mia'?" Il solo
motivo per cui non urlai era quello che in quella stessa casa ci fossero anche
mia madre e mia sorella, nonostante le loro camere erano dall'altra parte della
casa.
"Ho un'auto, Jacob! Che guiderò!" disse mimando
di girare un volante. Al solo vedere quel gesto potevo immaginare i brividi
lungo la schiena. Mi prese le mani per interrompere la mia imitazione.
"Guardami negli occhi Natasha" La sua voce era
calma, ma leggermente isterica; ricordava molto quella che usò quando gli
fracassai la sua auto "Tu non guiderai quell'auto. Te lo puoi
scordare!" Io fui del tutto contrariata dalla sua affermazione.
"Non hai fatto ancora la patente, vero?" mi
chiese cauto, io scossi la testa. "Per fortuna..." lo sentii
sussurare.
"Perchè non ti fidi di me?" gli chiesi un po'
scocciata.
"Io mi fido di te! Solamente in questo caso, mi è
impossibile farlo!" continuò.
"Ma è stato solamente un errore!"
"No...non è stato solamente un errore..."
mormorò isterico. Io sbuffai.
"O tua madre dà davvero uno strano significato
all'espressione 'guidare sicuri', o non ha la minima idea di come tu sia al
volante!"
"La seconda" risposi ancora imbronciata
"Non ti preoccupare, non la guiderò...mia madre me l'ha proibito per
essere scappata da casa"
"E per quanto tempo?" chiese trattenendo il
respiro.
"Un anno" risposi annoiata, più che altro per
l'esaltazione che avrebbe fatto. Infatti al solo sentire questa notizia fece un
profondo respiro.
"La cosa più saggia che tua madre avrebbe potuto
fare" mormorò tra se " Vediamo...sì...un anno può andare bene...può
essere sufficente..." aveva cominciato a parlare da solo, escludendomi del
tutto dalla sua discussione.
"Vi lascio da soli, Jacob e Jacob" dissi alzandomi...ovvero...
cercando di alzarmi. Jacob però mi aveva avvolto i fianchi con le braccia e non
mi permetteva nemmeno di muovermi.
"Non ci provare! D'ora in poi ti metterò sotto
torchio con lezioni di nuoto e guida" disse dandomi un bacio sulla tempia.
"Ma solo quando la mia punizione sarà finita"
affermai io.
"Ovviamente..." disse, forse un pochino giù.
Dopo poco però gli si illuminarono gli occhi. E forse... era anche arrossito.
Tornò a guardarmi con un'aria colpevole.
"Mi spiace che il tuo compleanno sia stato
festeggiato in questo modo." Io scossi la testa.
"Non sono più una bambina; è un giorno come un altro
per me. Non importa se tu 'non mi hai fatto gli auguri'. Pensa che me ne sono
anche dimenticata..." '...se non fosse stato per JJ' avrei voluto completare.
Lui però non sembrò essersi risollevato.
"Vorrei però farlo ora..." continuò. Dalla tasca
dei jeans un po' sgualciti tirò fuori una scatolina. Una scatolina
terribilmente famigliare. Non ebbi nemmeno il tempo di capire da cos'era data
quella strana famigliarità di quel piccolo contenitore che lui senza troppe
cerimonie l'aprì. Ora toccò a me sbarrare gli occhi ed aprire la bocca. Il mio
respiro si fermò e cominciai a tremare leggermente. Era un anello. E quelle
erano le scatoline che si usavano per contenere gli anelli di fidanzamento.
No... Jacob non vorrà mica...? No...! Lui prese delicatamente la mia mano
sinistra. O no! Già me lo sentivo dire 'Vorresti diventare mia moglie?'. Ed io
cosa gli avrei risposto?! Mi stava chiedendo di sposarlo!!! Cosa avrei fatto?!
Mi sembrava che stesse correndo un po' troppo. Certo, eravamo anime gemelle e
prima o poi sarebbe successo senza dubbi e ripensamenti. Ma io avevo solo
sedici anni, cavolo! Sentii scorrere l'anello sul mio dito... indice.
Strabuzzai gli occhi. Un momento, ma non si metteva sull'anulare e poi veniva
sostituito da quello ufficiale?
"Tanti auguri, spero ti piaccia..." disse
tranquillo. No, non era proprio uguale a 'Vorresti diventare mia moglie?'.
Forse... non era quindi un regalo di fidanzamento?
"Qualcosa non va?" mi disse lui stranito. Io lo
guardai; la mia espressione non era cambiata.
"Non... non è un anello di fidanzamento...?"
sussurai un po' angosciata. Questa volta anche lui strabuzzò gli occhi; era un
evidente no.
"N...no! Certo che no!" Lanciai un sospiro si
sollievo e mi calmai.
"È solo un piccolo pensiero..." Jacob era
diventato tutto rosso "Scusa se ti ho dato questa impressione..."
"Figurati!" risposi io un po' arrossata. Per la
prima volta guardai l'anello sul mio dito. Mi si dipinse un sorriso sincero a
trentadue denti.
"Ho impiegato un po' per trovarlo" Era un'anello
d'oro su cui era raffigurato un sole. Alzai lo sguardo su di lui felice.
"È bellissimo" sussurrai. Anche lui ricambiò
quel sorriso. Mi strinse forte alla vita. Io mi girai e appoggiai la schiena
sul suo torace, che si alzava e riabbassava regolarmente. Chiusi per un attimo
gli occhi e continuai a sorridere. Tutto alla fine si era sistemato per il
meglio, o perlomeno, quasi. Marte era morto e tutta questa storia era finita.
Avrei potuto finalmente cominciare la mia vita qui a Forks, una vita semplice,
di una normale sedicenne. Insieme a lui, Jacob. Jacob. Era il mio ossigeno, la
mia acqua, ma soprattutto era il mio Sole personale. Avrei potuto passare
giorni esattamente come questo, bellissimi, per tutta la mia vita. Era una
felicità che ora non riuscivo ad immaginare, e che avrei gustato a poco a poco.
C'erano però alcune cose che non sarebbero state più come prima; ripensai a Kim
e a come potesse stare. Quasi mi vergognavo di essere così felice, quando lei
per un motivo che potevo capire, era, in pratica, destinata ad essere triste. E
poi c'erano altre persone da non poter dimenticare; Jared, Tanya, Vincent,
Irina, Boris, Stacey. JJ, il mio migliore amico, morto per me. Mi aveva aiutato
così tanto ed io non gli avevo dato niente. O... forse sì? Certo, gli avevo
dato la mia compagnia; a lui piaceva quando gli ero vicina, lo 'rilassavo'. Ma
mi sembrava comunque così poco. Era inutile, nonostante il tempo che sarebbe passato,
non l'avrei mai dimenticato. Difficilmente mi sarei dimenticata di questa
storia, di tutti, ma JJ sarebbe rimasto sempre un vivido pensiero.
E poi c'era Jack. Anche a lui spetta un grande merito;
aveva da sempre agito contro di Marte, facendo il doppiogioco. Era stata una
grossa notizia saputa velocemente in un momento di panico ed ancora adesso
facevo fatica a crederci; ma era vero, mi aveva salvato. Ed infine c'erano
loro; i Cullen. Se n'erano andati da Forks con la convinzione che fossi morta. Carlisle
si sarebbe odiato per tutta la vita. Ed Edward, bhe, dopo il discorso che mi
aveva fatto un momento dopo che io me ne fossi andata sicuramente avrà messo in
dubbio la quantità di materia grigia nel mio cervello. Per non parlare di
Alice, Jasper, Esme, Emmett, Rosalie ed anche Bella. Almeno con la
videocassetta che avevo loro mandato avrebbero scoperto che non ero morta.
Carlisle non si sarebbe crucciato per non aver mantenuto la sua promessa, anche
se l'odio per me non sarebbe diminuito, lo sapevo. Ero pertanto sicura che non
sarebbero ritornati qui a Forks, per effettivamente verificare che io stessi
bene e mi avrebbero presto dimenticata, se questa storia si potesse
dimenticare. Avrebbero serbato rancore per quello che avevo fatto, ma non
avrebbero incolpato loro stessi; questo mi bastava. Il pensiero che non li
avrei più rivisti persisteva. Feci un respiro profondo cercando di accettare la
realtà. Arrivata a questo punto avrei dovuto accettarla; non si poteva avere un
lieto fine perfetto, no? Con me c'era la persona per cui sarei morta, questo
doveva bastarmi. Accanto a me c'era il mio Sole. Guardai l'anello con un
sorriso sulle labbra. Mi
sentivo felice, tanto felice da poter canticchiare...
"You
are my Sunshine, my only Sunshine; you make me happy when skies are grey; you
never know, dear, how much I love you; so please don't take my Sunshine away"
E questa volta non me lo avevano portato via. Jacob dietro di me non
disse niente. Chissà a cosa stava mai pensando. Ero tentata di girarmi, ma non
lo feci. Non aveva detto niente quando mi aveva sentita canticchiare. La sua
presa mano a mano si stava facendo sempre più stretta. Si era comportato in
modo un po' strano da quando c'eravamo ritrovati. Mi riferivo a quello strano
sguardo che mi aveva lanciato più volte.
"Natasha?" sentii il suo dolce sussurro
accarezzarmi l'orecchio. Mantenni gli occhi chiusi.
"Mh?" mugugnai io, estasiata da quel tiepido
calore. Parlò più velocemente del solito, con un tono ancora più basso, ma
caldo. Un caldo sussurro cui era impossibile resistere. Un mormorio proveniente
da un sogno.
"Vorresti fare l'amore con me?" I miei occhi si
aprirono di scatto. Il cuore mi andò in gola, non per l'agitazione. Provavo una
sensazione mai sentita prima. Il mio cuore aumentò di battiti; era felice. Il
mio cuore, finalmente lo sentivo, aveva ricominciato a battere. I pezzi erano
ritornati al loro posto. Riflettei attentamente sulla domanda che mi fece; ero
cresciuta, potevo farlo. Sentivo quello che volevo. Mi girai appoggiando la
schiena sul materasso del mio letto. Lo guardai attentamente negli occhi. Erano
allerta, attenti a come avrei reagito. Ma ardevano. Le mie labbra si aprirono
in un sorriso.
"Sì"
PLAY
Il puntino accanto all'obbiettivo divenne rosso. Stava
registrando. Guardai in faccia a quell'obbiettivo. Equivaleva dire guardare in
faccia ai Cullen. Abbassai subito lo sguardo; no, non sarei riuscita a
guardarli negli occhi, nonostante davanti a me ci fosse solo una macchina. Così
proprio non andava; lo scopo di quella registrazione era parlare con i Cullen.
Ed io non lo stavo facendo. Non sapevo cosa dire; avevo la mente vuota.
Sembrava che ogni cosa sarebbe stata completamente inutile. Tanto valeva tenere
la bocca chiusa quindi. Ma non potevo tacere. Alzai lentamente lo sguardo.
Dovevo darli delle spiegazioni. Presi un respiro e cominciai a parlare.
"Non sono morta.... sono ancora viva" Pessimo
inizio; scossi la testa e riniziai "va bene... forse ho sbagliato.
Intendo, ho sbagliato a fare questa videocassetta. Ogni cosa che dirò tanto non
sarà sufficiente. A far cosa? Bhe... non ad ottenere il vostro perdono, certo.
Non ho queste grandi aspettative. Mi rendo conto di quello che ho fatto... per
ben due volte. Stupida è un eufemismo. Lo so...tanto lavoro fatto per niente,
penserete voi. Bhe... con questa videocassetta voglio almeno farvi capire che
questo lavoro non è stato fatto per niente. Io sono ancora viva, giusto?"
Feci un respiro profondo ed abbassai ancora una volta la testa "Almeno
tutti i sacrifici che avete fatto per me sono serviti, anche se per pura
fortuna" Rialzai di nuovo la testa. "Una cosa però che non intendo
fare è pentirmi del mio comportamento. La seconda volta, intendo. Consideratemi
pure un'idiota, non importa, anzi, mi sta bene. Ero sicura di quello che
facevo, sul serio. Avrei dovuto prima chiedervi di non sottovalutarmi e di aver
fiducia in me. Ma non me lo avreste mai permesso. La persona che era più
coinvolta ero io, ma ero anche l'unica che non aveva mai fatto niente. Ho
deciso di prendere l'iniziativa. Ho dei poteri, giusto? Avevo deciso di
usarli." Con questa frase non avrei voluto in qualche modo incolpare
Edward.
"Anche se con questo non mi esonero di essere una
stupida. Io mi fermerei qua, quello che volevo dire l'ho detto. So che non
tornerete qui a Forks ora che sapete che io sono viva. E che... la sperenza in
una vostra risposta è solo un'illusione. Ma mi sta bene; sono già contentissima
se avete guardato questa videocassetta fino a questo punto. Quindi..."
Pensai in breve ad altro da dire, ma non mi venne in mente niente
"...arrivederci." Detto questo mi alzai per premere STOP sulla
telecamera. Prima però di schiacciarlo tornai subito indietro; c'era un'altra
cosa da dire. Di punto in bianco cominciai a parlare.
"Esme." Cercai di pensare a ciò che c'era nella
mia mente legato a questa persona. Sorrisi "Sbaglio o mi devi ancora un
bicchiere d'acqua? Scherzi a parte..." Feci un respiro profondo "In
parte... tu sei stata la mamma che mi ha incoraggiata e fatto forza in tutta
questa storia. Non potevo confidarmi con la mia vera madre, non volevo
coinvolgerla. Non poteva sostenermi come faceva una madre con la figlia. Ma
c'eri tu. E credo che me ne sia accorta solo adesso di questo. Mi dispiace che
non ti abbia potuto ringraziare prima. Lo faccio quindi adesso; grazie infinite
per tutto quello che hai fatto, Esme" finii ponendo particolare enfasi
sull'ultima frase.
"Rosalie. Ad essere sincera non mi sembra che ti sia
sempre stata simpatica. Credo di essere stata per te solamente un manico venuto
a distruggere te e la tua vita. Perchè manichino? Bhe... è rimasto ancora nei
miei ricordi quel giorno in cui tu ed Alice...ehm...avete espresso tutte voi
stesse. Penso che tu mi abbia sempre considerato un peso, ma non ne sono
sicura. Non mi sembra che tu ti sia mai tirata indietro in tutta questa storia.
E quindi non so esattamente cosa tu possa pensare di me. Ma mi ha sopportata,
me, con tutti i miei problemi, quindi ti ringrazio, te lo devo. E un po' anche
mi mancherai...." Feci un respiro per prendere fiato.
"Emmett, tu invece non mi mancherai per niente. Mi
ricordo ancora come ti sei comportato quando sono venuta per la festa di Edward
e Bella!" dissi sarcastica, ma subito tornai seria "...e per questo
ti ringrazio. Mi ricordo cosa hai fatto ad Halloween, come mi sei stato vicino
quando ho saputo quello che era successo a Kathy. Anche se non abbiamo mai
avuto occasione di stare insieme in un modo o nell'altro mi hai fatto sempre
sentire il tuo appoggio. E per questo te ne sono profondamente grata."
Finii in un sorriso a trentadue denti rivolto direttamente alla telecamera.
Passai ai prossimi. Ora stava diventando sempre più difficile.
"Alice." Feci immediatamente un sospiro; era
molto difficile parlare di lei. Cominciai a guardare un punto indefinito, con
la mente persa nel passato "Sei stata la prima Cullen che ho incontrato
che non si è comportata in modo strano. Lo so, ne abbiamo già parlato, ma lo
vorrei ricordare. Tutto quello che hai fatto per me...È davvero tanto. Per non
parlare del vestito che mi hai regalato. Con te ho sempre trascorso bellissimi
momenti, a parte quando hai deciso di trasformarmi in una bambola insieme a
Rosalie. Ad essere sincera non mi stavo per niente divertendo. Ma tu hai il
potere di farmi fare tutto quello che vuoi... e lo sai usare anche bene! Ti
ringrazio tantissimo per quello che hai fatto a me, ma soprattutto per quello
che tu e Jasper avete fatto alla mia famiglia. Sei stata contenta per me, e
anche questo non è da sottovalutare. Mi sto riferendo a quanto sei stata felice
quando hai saputo che io ero innamorata. Ops... forse questo non dovevo
saperlo, vero? Bhe... me l'ha detto un uccellino..." presi un altro
respiro.
"E parlando sempre di questo uccellino, vorrei dire
che..." mi fermai subito. Mi ricordai che Jasper aveva passato dei brutti
momenti con me "L'ultimo nostro incontro non è stato particolarmente
piacevole... Anche se so che non è colpa mia... mi dispiace se hai fatto
difficoltà a starmi vicino. È passato del tempo da quando è successo e spero
che questo tuo... problema ora tu l'abbia risolto. Anche se, risolto o no, non
credo che ora faccia molta differenza..." Stavo cominciando a deviare e
decisi quindi di cambiare subito argomento. "Ti ricordi quei pochi vampiri
a Forks che per me contano più di qualcosa? Sai, credo che da adesso tra quelli
ci sia anche tu." Tornai seria "Non mi sono dimenticata della nostra
piccola conversazione all'areoporto, neppure la tenacia con cui mi hai difesa
quella volta. E la forza di volontà di non fare del male a lui" Con quel
lui sapeva a chi mi intendevo "Per tutto questo tempo sei stato una
persona fantastica, Jasper. Soprattutto la pazienza che hai avuto con Kathy. Ti
ringrazio ancora tantissimo." Feci un respiro profondo; avevo intenzione
di lasciare 'quella persona' per ultima.
"Ecco, Bella..." iniziai. Da subito mi ero
sembrata tentennante. "Non posso dirti nient'altro che scuse. Tuo padre mi
ha detto che finalmente ti sposerai con Edward. Non sai quanto sono felice per
voi. E dire che sarebbe successo molto tempo prima. Mi dispiace di averti
coinvolto in una storia che ha rovinato il tuo sognio, dove potevi anche
perdere la vita." Feci un altro respiro, più che altro per scacciare le
lacrime che mi premevano "Mi dispaice ancora tanto per quello che è
successo. Sei stata una di quelli che ci ha rimesso di più. Ma... ti ringrazio
però dell'amicizia che mi hai dato. Che forse non mi merito." Ecco, le
uliime due persone erano le più difficili. Abbasai lo sguardo.
"Ti ricordi come ti sei comportato con me all'inizio,
Edward? Per diversi attimi ho creduto che da un momento all'altro mi avresti
assaltato alla gola. Credevo che mi odiassi davvero. E forse era così. Poi
però... Siamo diventati... possiamo definirci amici, no?" Tornai a guardare
in basso; non avrei combinato niente a parlare di queste cose. "Mi
crederai sicuramente un essere stupido. La mia azione ha contraddetto la
risposta che ho dato alla tua domanda, vero? Credi che forse abbia sbagliato
nel rispondere? Io credo di no, perchè anche se c'era una grande probabilità
che succedesse, ero sicura che non sarei morta." Feci un respiro profondo
"Sei stata la persona più strana che io abbia mai incontrato nella mia
vita Edward. Ed anche una delle più care. Eh già, chi mi capisce automaticamente
rietra in questa categoria. E tu hai saputo capirmi molto bene. Ed hai saputo
aiutarmi, dandomi anche dei consigli. Che talvolta io non ho seguito"
dissi pensando a ciò che mi aveva detto sul fatto che Jacob era pericoloso, e
che non avevo preso neppure in considerazione. Decisi di concludere.
"Credo proprio che ora la finirò con il farvi esasperare tutti..."
Non serviva ringraziarlo, era troppo sottointeso. Presi un respiro profondo
abbassando subito il capo. Ora toccava a lui. Al posto della telecamera sentivo
i suoi occhi trapassarmi. Non avevo la minima idea di come avrei fatto.
Cominciai quindi dalla fine. Avevo in mente qualcosa da dire.
"Sai... Una volta ho guardato gli occhi di un vampiro
mentre prova paura..." iniziai sussurrando "...e per un attimo mi
sono sembrati quelli di un angelo" Stavo prendendo coraggio, ma tenevo
ancora gli occhi piantati sul terreno. "Ho scoperto una cosa; gli angeli
esistono. Sono simili alle persone e credo che neppure loro sanno di essere
degli angeli. Sono persone particolari e una strana caratteristica li accomuna;
mettono la propria vita al secondo posto. E l'uomo tende ad essere particolare
egoista con se stesso. Solamente in un caso l'uomo mette la vita di altre
persone al di sopra della sua; quando trova qualcuno da amare. Secondo me gli
angeli hanno questa peculiarità; loro sanno amare, sempre e chiunque più di se
stessi. Amano tutti, tutti gli uomini, vecchi, donne e bambini che li
circondano. Perché, se soffrono, gli angeli fanno il possibile per estirpare
questo dolore, renderli felici e salvare loro la vita." Feci un respiro
profondo. "Credo di aver incontrato uno di questi angeli, che ha salvato
la mia vita. Ma...io l'ho fatto arrabbiare" Respirai ancora "Ho fatto
di tutto per impedire che il mio angelo mi salvasse; gli ho impedito di
svolgere la sua vocazione. Ha creduto che io fossi morta. Non era riuscito a
salvare una persona. Vedere soffrire gli altri è molto peggio che vedere se
stessi soffrire per loro. Ho paura che... lo abbia fatto arrabbiare con se
stesso, oltre con me..." Finalmente alzai gli occhi verso l'obbiettivo.
Ebbi quasi la sensazione di guardare nei suoi occhi.
"Dimmi Carlisle, sai per caso se questo angelo mi può
perdonare?" Aspettai un attimo in silenzio, convinta che avrei ricevuto
una risposta da un momento all'altro. Stranamente le lacrime cominciavano a
premermi dagli occhi, ma io feci di tutto per non lasciarle andare. Riabbassai
di scatto la testa. Volevo dire tante cose a Carlisle, ma non sapevo come
farlo. Una cosa però mi sentii in dovere di dire. La mormorai, e quasi non la
sentii. Ma sapevo che, se alzato il volume, l'avrebbero sentita chiara e tonda.
"Continuo ancora a considerarti come un padre"
Mi riscossi alzando finalmente la testa. Ora avevo finito. Era come svegliarsi
da un dolce tepore.
"Ora basta, ho già detto tutto quello che dovevo
dirvi." Feci un respiro e questa volta molto difficilmente le lacrime non
mi uscirono dagli occhi. "Spero tanto che questo non sia un addio, ma un
arrivederci" Mi alzai per premere STOP nella telecamera, ma subito mi
ritirai. Tornai a guardare l'obiettivo, con un sorriso sulle labbra questa
volta. Mancava un'ultimissima cosa.
"Ehi, Edward!" Alzai i palmi delle mani sul
piccolo schermo "Guarda! Le mie mani non sono più sporche!"
STOP
Fine
Non ci credo! Finalmente questo giorno è arrivato! Non ci
speravo più! Questa fanfiction è FINITA!!! WOAW! Non credevo che il momento in
cui avrei scritto la parola 'Fine' a grandi lettere rosse sarebbe arrivato così
presto! Finalmente ho finito la mia prima fanfiction! Sono elettrizzata! Ad
essere sincera però un po' mi dispiace. Anzi, un po' tanto, non scrivere più le
'mirabolanti avventure' di Natasha. Ad essere sincera odio i finali. E parlando
appunto di finali...
Ecco, questo è la fine. Insomma, non è proprio un grande
lieto fine. Immagino che molti si domanderanno "ed i Cullen?". Bhe..
non mi sono mai piaciuti i lieti fine troppo lieti. Qualcosa doveva andare
male. Bhe... male è una parola grossa. Diciamo... un po' incompleto. Infatti
voglio sottolineare che odiando i finali, non sono neppure brava a scriverli.
Per questo tendo sempre ad allungare. E poi... chissà, se un giorno mi venisse
il grillo di fare un seguito, devo pur partire da qualcosa... va bene, lo ammetto!
Sto già cominciando a farmi piccole e grandi idee sul seguito. Tenendo poi
conto del fatto che ho già deciso il titolo... sempre se ci sarà! Ma prima di
scriverlo però deve passare ancora molto, molto tempo. Prima infatti vorrei
pubblicarne un'altra, se non due. E già,
perchè io non mi fermerò! HAHAHAA!! Ormai c'ho preso gusto a scrivere!
Tornando però all'argomento Cullen, bhe, spero non sia
stato così deludente. Spero almeno che con l'ultima parte dedicata a loro mi
sia in parte riscattata su questo punto. E parlando anche di parti incomplete,
c'è la fine dell'ultimo dialogo tra Jacob e Natasha. Alcuni si domanderanno 'Ma
come?! Finisce così?! Perché non è andata avanti?!" cosa che molto
probabilmente ha contribuito ad aumentare la... mancanza di aspettative. Non
l'ho fatto non perchè me ne vergogni, ma proprio perché non ne sono capace! La
mia capacità di esprimermi in queste scene è ancora scarsa. Ci ho provato,
all'inizio, ma non ho raggiunto quello che volevo. Mi devo ancora esercitare
molto... Certo, c'è la certezza che alla fine succederà, anche se credo sia di
magra consolazione.
A parte tutto questo, spero che come finale vi sia
piaciuto! Ribadisco, più che un finale questo è un capitolo che riassume tutto.
Giusto per concludere. Il vero finale era il capitolo precedente. Cooomunque
spero che vi sia piaciuto lo stesso!
x MemiDark_Cullen: Bhe.. se non è stato chiaro in questo
capitolo, i Cullen se ne sono andati perchè, ormai non avevano più niente da
fare a Forks, credendo che Natasha fosse morta. Sono contenta che il capitolo
precedente ti sia piacciuto e spero che valga la stessa cosa anche per
quest'ultimo. Grazie ancora tantissimo per aver commentato! Bacio
x AngelOfLove: NAhhh....! Su questo hai ragione; come si
fa a far morire Edward? L'unica frase fa ridere da quanto è impossibile!XD
Chissà come sarà l'ultimo capitolo dici tu, eh? Esattamente come te lo sei
immaginato, caro Edward! Ma scherzi a parte spero che ti sia piacciuto lo
stesso! Ciauz!
x Elentari: Grazie tante! Sono contenta che ti sia
piacciuta! Per quanto riguarda Jacob, bhe, credo che questo dipenda dal fatto
che ho storpiato un po' tanto il suo carattere rendendolo un po' più dolce. Il
Jacob di questa storia non è esattamente come l'originale. Ma comumque grazie
ancora per il complimento ed il commento!
x BloodyKamelot: Bhe... un altro capitolo tutto per i
Cullen... è più facile a dirsi che a farsi! Ma spero comunque che il pezzo
finale abbia...ehm...come dire... ti abbia soddisfatta!^^ Certo che il tuo è
proprio un odio fondato nei confronti di Jacob, se piangi disperatamente in
questo modo... Spero comunque che la fine ti sia piacciuta! E grazie ancora!
x IOesty: Davvero?! Waow! Grazie tantissime per il
complimento! Sono très lusingata!^^ Davvero il discorso su JJ e Romeo ti è
venuto in mente fin dall'inizio? Beh... qualche volta sono un po' lenta di
comprendonio e di queste cose che attizzano assai me ne accorgo molto tempo
dopo. UFFA! ASPETTA ASPETTA ASPETTA!!! Davvero Fred muore con il sorriso sulle
labbra?! No, no, no... me lo devo rileggere il settimo...
(Fred...Tonks...Lupin...Edvige...Sirus(nel quinto, ma è morto
comunque)....ç____________ç dolore e sofferenza, dolore e sofferenza... mi si è
riaperta una vecchia ferita...ahi...ahi...ahi...ç_______________________________ç)
Grazie ancora per il commento! Kiss!
x pazzerella_92: fiuuuuu!(con non chalanche mi tolgo il
sudore dalla fronte per il sollievo) stavo temendo per la mia (preziosissima)
esistenza! Comunque... ti ricordi, no, dove abito? Polo Nord, Via Daqui, n
6scemo! Ricordatelo! Sì! Sì! Lo ammetto! tutto questo lo scritto solo per far
piangere TE! E non per altro, ma solo ed unicamente per TE!!! Mwahahahaha! Si,
bon, questa volta ho voluto farti piangere per la felicità. Ma solo perchè mi
andava di cambiare e... mi andava e basta! Scherzi a parte...sono contenta che ti siano
piacciute le scene...bhe... io le chiamo "d'azione", ma credo sia un
po' esagerato. Comunque... detto fatto! Ecco un po' di glucosio. Certo, è un
po' poco rispetto al tempo che è passato dall'ultima volta, ma ho cercato di
farlo concentrato. Spero ti abbia attizzato. Grazie ancora per il commento!
KUSS
x Sabri92: Sono contentona che ti sia piacciuto (ma
soprattutto che tu l'abbia letto tutto!) e che l'hai messo nei preferiti! Spero
dunque che anche questo capitolo finale sia stato all'altezza dei precedenti!
Grazie ancora per il tuo commento! :) Bacio!
Ed ora vorrei fare una cosa a cui tengo molto. Una
formalità, certo, ma che vi devo...
Ada Wong, AerisChan, aquizziana, Bella4, blinkina,
BloodScarlett, BloodyKamelot, CallieAM, cassandra 287, claire92, Elentari,
elisaterra, fabyd, Gocciolina, IOesty, Les, lorella, magicrossy, MANDiNA,
metal_darkness, MimoChan, mylifeabeautifullie, nene1964, pazzerella_92,
PhOeNiX_93, Queensol, Ransie88219, Roxyz, Sabri92, Saphira87, sunnydale91,
Zenity e _sefiri_.
WoaW! Quante persone! Come prima fanfiction non credevo
che ci potessero essere così tante persone che avrebbero messo la mia
fanfiction tra i prorpi racconti preferiti! Vi ringrazio tantissimo per averlo
fatto. La mia fanfiction allora vi è piaciuta fino a questo punto! VI RINGRAZIO
MOLTISSIMO!!!
Ransie88219, tomoki, magicrossy, becky cullen, jena92,
CAMiL92, black_angel, Amber Moody, blinkina, pazzerella_92, _sefiri_, Ada Wong,
lupacchiotta89, Pocia, Saphira87, elisaterra, _chocola_, AngelOfLove, IOesty,
BloodyKamelot, claire92, mylifeabeautifullie, MemiDark_Cullen, Sabri92 ed
Elentari.
Grazie moltissimo a tutte queste persone che hanno usato piccola
e grande parte del loro tempo per comemtare la mia fanfiction, esprimere le
proprie opinioni e darmi anche degli utili consigli. VI RINGRAZIO DI CUORE!!!
Vedere ogni vostro singolo commento ha contribuito a rendere un po' di più le
mie giornate felici!
E per ultimo, ma non meno importante, GRAZIE A TUTTI VOI,
CARI LETTORI, perchè avete voluto leggere fino alla fine questo racconto,
sopportando i miei ritardi, talvolta imperdonabili, e per esservi stati
coinvolti in ogni capitolo, o quasi, di questo mio racconto.
GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!
Ah... il fatto che questa sia l'ultima volta che posto
sotto il nome 'Red Eyes' e l'ultima che inserisco questi commenti personali mi
dà una certa malinconia... Lo sapete che odio i finali, no? Ecco... Visto che
non mi piacciono vi saluto, ma non per l'ultima volta. Non si sa mai. Forse ci
rincontreremo in un'altra fanfiction, se vorrete leggerla.
Lo so, lo so, la sto facendo troppo drammattica. Qualche
volta mi faccio prendere dal sentimentalismo... concludo allora
definitivamente!
CIAO!
By Lalla124