Il Bucaneve
Gentile
Capitolo I
Distinti
Saluti
È meglio
essere maschio,
perché
anche
il maschio più miserevole ha una moglie a cui comandare.
Isabel
Allende
Il chiavistello
sembrò
non voler collaborare più di tanto, malfermo sulle gambe
tentò di
appoggiarsi alla porta ma vi inciampò quando improvvisamente
si
aprì.
Confuso dai bizzarri
meccanismi dei moderni battenti, si tolse il cappello e il soprabito
che gettò senza cura sull'uscio di casa, barcollante e
irritato
dall'oscurità della sua casa da scapolo, salì le
scale e aprì con
forza la porta della sua camera e non si curò di chiuderla,
si tolse
le scarpe e si spogliò senza fare caso a dove lanciasse gli
abiti,
cercò a tentoni la camicia da notte che lei,
la sua novella
sposa, gli lasciava ogni giorno sotto il cuscino, una volta sdraiato
a letto, chiuse gli occhi abbandonandosi con un mugolio appagato al
sonno.
Fu solo il mattino
dopo
che Lord Grant Everstone si rese conto che qualcosa non quadrava.
Prima di tutto, nessuno lo aveva svegliato aprendo le tende, facendo
entrare bruscamente la luce del sole e secondo, non sentiva nessun
rumore dal pianoterra.
Era diventato
difficile
dormire il mattino da quando in casa vi era anche lei,
data la
sua abitudine a svegliarsi all'alba e a cominciare le pulizie ancor
prima di fare colazione.
Forse se n'era andata
al
mercato prima del solito ed aveva avuto la decenza di lasciarlo
dormire in pace, si disse, sistemandosi i pantaloni e la camicia.
Soddisfatto di sé come non lo era da molto tempo, scese in
sala da
pranzo, pronto a mangiarsi le croccanti focaccine al miele e le
diverse marmellate che ogni mattina trovava in tavola.
Non si accorse di
nulla
finché non si sedette.
Davanti a lui vi era
soltanto un piccolo piattino in argento con una lettera piegata in
due, un bricco d'acqua con una fetta di limone che vi galleggiava
sorniona, un vasetto di marmellata ai lamponi e il pane di ieri.
Niente burro, niente
frittelle, niente focaccine.
Si alzò
immediatamente e
corse in cucina, non notò nulla di strano, era immacolata
come
sempre ma non vi trovò la cameriera sboccata che aveva
assunto solo
tre settimane prima.
Con uno strano
presentimento, decise di perlustrare ogni stanza di quella modesta
dimora, gridando il suo nome e arrabbiandosi ogni volta che il
silenzio incombeva come risposta. Entrò senza bussare dentro
la
piccola stanza dove lei era solita dormire, non
aveva avuto né
voglia né tempo di arredarla, per cui vi erano solo i mobili
fondamentali.
Il letto era lindo e
perfetto, la sua vecchia scrivania che fungeva da toletta era coperta
da un telo bianco, così come il cassettone e il piccolo
armadio.
Insospettito, aprì le ante del guardaroba e non vi
trovò nulla.
I suoi abiti scuri e
mediocri erano scomparsi, i suoi semplici cappelli spariti. Non vi
era più nulla di suo. Era come sparita da quella camera in
cui aveva
vissuto più di un mese. Scese in salotto, girò
nuovamente in cucina
e alla fine si fermò in sala da pranzo. Raccolse tremante il
biglietto e lo lesse.
Lord
Everstone,
credo che
sia
necessario che io lasci la casa, almeno per ora.
Ho
notato come la mia
presenza sia frustrante e insopportabile per Voi e per la Vostra
famiglia, dunque ho deciso di stare da un'amica che da tempo non
vedo.
Ho
bisogno di
allontanarmi un po' dalla città, spero riuscirete a capirmi.
Non vi
angustiate per il denaro, non Vi ho sottratto grosse cifre. Vi
scriverò non appena troverò un impiego che mi
darà un'entrata
regolare, in modo da non essere più un peso per le Vostre
finanze.
Vi
ho lasciato nel
cassetto della vostra stanza, i gioielli che Vostra madre mi ha dato
il giorno delle nozze, nessun pezzo è mancante.
Mary Rupett,
la
cameriera che avevate assunto, se n'è andata la settimana
scorsa a
salario ridotto.
Domani
mattina, Denise
Pastron arriverà per un colloquio da cameriera tutto fare.
Ho
letto le sue referenze e sono buone, assumetela a vostra discrezione.
Distinti Saluti
Cathriona Mafton.
Grant Everstone si sedette
su una sedia, lesse e rilesse il tutto una ventina di volte.
Il suo più
grande
desiderio, quello di svegliarsi e scoprire che quella dannata donna
che aveva sposato controvoglia sparisse magicamente, si era avverato.
Un senso di vuoto e
confusione gli cresceva nel petto.
Era stato abbandonato
da
una donna che aveva sposato nemmeno due mesi prima!
Inaspettatamente si
ritrovò a chiedersi cosa avesse fatto per meritarsi tutto
questo.
-Come ti senti cara?
Hai
dormito?-
A domandarlo fu Fanny
Brooke che avvicinò all'amica un bicchiere colmo di acqua.
Cathriona
accettò e ne
bevve un sorso con un sorriso. Era da tempo che non veniva coccolata
così. Strinse la mano all'amica, grata di averla nella sua
vita.
-Ho dormito molto
bene.
Era dai tempi della scuola che non dormivo così.- disse.
Fanny si
sdraiò accanto a
lei, sbuffando per il corsetto che le stringeva troppo i fianchi e
ridacchiò contenta.
Erano anni che non si
ritrovavano sotto il suo stesso tetto.
Le due giovani
ragazzine
piene di sogni, figlie della buona ma modesta borghesia, erano
istruite e gran lavoratrici, erano diventate donne. Fanny si era
sposata con un piccolo industriale di successo ed era diventata madre
per la terza volta un annetto fa. La sua vita era colma di gioie e
fatiche che non avrebbe cambiato con nessun'altra.
Si voltò
per fissare
Cathriona che se giocherellava con le maniche di una vecchia camicia
da notte. Aggrottò la fronte, quando l'amica le aveva
scritto per
dirle che si sarebbe sposata in circostanze non felici con un
ricco Lord, non aveva avuto il coraggio di chiederle per cosa
intendesse “infelici
circostanze”.
Passò una
mano sul ventre
dell'amica e notò che era piatto e normale. Nessun
rigonfiamento o
bozzo duro, la sua teoria di nozze riparatrici era definitivamente da
scartare.
Cathriona tolse la
mano di
Fanny dal suo grembo, posò il bicchiere sul comodino e per
la prima
volta da mesi o forse anni, pianse.
Fanny si sedette e
l'abbracciò forte.
-Mia cara
… Dolce e
buona Cath!- disse con voce spezzata. -Piangi tutte le lacrime che
vuoi, sei a casa ora.-
-E' inaudito ed
inammissibile!- gridò Lord Grant Everstone indicando
nuovamente la
lettera che sua moglie gli aveva lasciato. -Inammissibile!Altro che
divorzio, io le stacco la testa!- ricominciò a camminare in
circolo
per lo studio.
Suo zio, Lord Patrick
lo
guardò di sottecchi e rilesse la lettera.
Quella ragazza che
aveva
lavorato per un certo periodo nella sua casa, durante la
ristrutturazione della sua dimora di città, gli era piaciuta
fin da
subito.
Era di quelle rare
donne
con cui un uomo poteva parlare liberamente senza sentirsi giudicato o
etichettato. Cathriona Mafton era una donna sicura delle sue
capacità, brava nell'amministrare l'azienda edile del padre
defunto
recentemente mentre il fratello si dedicava ai bagordi e alla donne.
Timida, gentile e
alla
mano, non si era mai sentita in dovere di vantarsi o chiedere favori
a lui o a sua moglie, sembrava del tutto indifferente al bel mondo
ricco o aristocratico. L'unica cosa che sembrava animarla oltre il
disegno, che era alla base del suo lavoro nell'azienda paterna, era
la musica di cui era un'avida esecutrice.
Passò la
lettera alla
moglie che la lesse con un sorriso sghembo.
Gli bastò
farle un cenno
e la donna li lasciò dalla stanza.
-Figliolo
… Credo che
dovreste calmarvi, altrimenti non capirò un bel niente.-
disse lo
zio versandosi da bere.
Lord Grant Everstone
fissò
sconcertato l'uomo. -Calmarmi? E come diavolo posso, eh? Sono stato
svergognato da una poveraccia qualunque che crede di potermi
abbandonare così!-
-Poveraccia
… Avete una
bassa considerazione di vostra moglie. Ricordatemi come mai l'avete
sposata.-
Grant
avvampò e balbettò
qualche risposta che lo zio finse di non sentire, si voltò e
fissò
il sole tramontare.
La colpa era quasi
interamente sua, lo sapeva. Se solo si fosse sposato anni prima, con
una donna del suo rango, ora avrebbe avuto una compagna adatta e un
paio di eredi, ma non aveva voluto rinunciare alle sue
libertà.
Per una stupida
scommessa,
uno scambio di persona e troppo alcool in corpo si era ritrovato
nella stanza sbagliata, si era infilato nel letto sbagliato e aveva
rischiato la pelle in carcere per aggressione a sfondo sessuale.
Sotto la pressione di
suo
zio e della padrona di casa, aveva fatto una proposta di matrimonio
per salvare la reputazione di quella donna dai capelli scialbi e il
volto slavato.
Niente di
più nobile ed
idiota allo stesso tempo. I suoi amici ne ridevano ancora, i suoi
colleghi parlamentari lo fissavano schifati e lui non si era mai
sentito più miserabile di così.
-Non le
concederò il
divorzio.- sibilò girandosi a guardare serio il fratello di
suo
padre.
-Beh, allora dovrete
trovarla e convincerla. Qualcosa però mi dice che la cara
Lady Grant
Everston sia un osso duro e che nemmeno le lodi di un galantuomo
riusciranno a smuoverla.-
Cathriona sorrise e
salutò
con la mano i figli di Fanny che giocavano in giardino.
I due bambini
risposero
con slancio e si rituffarono nei loro giochi.
-Eccomi qui, la
piccola
Savannah oggi non ne voleva sapere di dormire. Hai già preso
il tè?-
le chiese sedendosi su una poltroncina.
Cathriona scosse la
testa
e si sedette vicino alla donna. Come l'aveva invidiata durante tutto
il giorno, si ritrovò a pensare sorseggiando la tazza colma
di tè
che Fanny gli aveva offerto.
I suoi bambini erano
educati e pieni di energie, il signor Brooke sembrava ringiovanito
anziché invecchiato e ogni volta che lasciava la casa per
andare a
lavoro chiamava la moglie davanti all'uscio per baciarla
appassionatamente come se fossero ancora freschi sposi. E a Fanny,
nonostante la stanchezza e il volto sciupato dalle gravidanze
ravvicinate, aveva gli occhi risplendevano di luce e brio.
-Allora, mi devi
raccontare tutto. Brooke mi ha assicurato che potrai rimanere quanto
vorrai e che farà le tue veci fino a quando non ti sentirai
pronta
per ritornare a controllare le cose in azienda.- le disse portandole
sotto il naso un piattino colmo di biscotti all'uvetta.
Cathriona
rifiutò, erano
giorni che ormai non riusciva a mandare giù quasi nulla.
Chiuse gli occhi per
un
secondo e cercò di raccogliere la forza necessaria per
mettere tutto
insieme.
-E' stato cattivo con
te?-
domandò Fanny avvicinando una mano al suo volto, aveva
notato una
piccola cicatrice ancora viva sotto l'orecchio. Doveva essere molto
recente. -Ti ha fatto questo? E' stato quel Lord?-
Gli occhi di
Cathriona si
riempirono di lacrime ma scosse la testa con fermezza.
-E' stata la sua
amante,
la signorina Violet Graham. E' entrata in casa una settimana fa, ha
travolto la cameriera e poi si è lanciata su di me. Per
fortuna che
sono abituata alle zuffe, quando l'ho spinta a terra mi sono accorta
della ferita.-
-E cosa ha fatto tuo
marito?- chiese sconvolta Fanny.
Cathriona
scrollò le
spalle.-Nulla, perché la sera stessa, quando ormai mi ero
ritirata
dopo averlo aspettato, si è portato in casa nostra quella
donna ed
ha fatto i comodi suoi sotto il nostro tetto. Mi ero accorta dai
rumori ma ho preferito non fare nulla o avrei perso il controllo di
me.- raccontò stringendo attorcigliando le dita sul grembo.
-Il
mattino dopo sono entrata tardi nella sua stanza ed ho notato che era
tutto sopra, vi era un cappello e un corsetto che non mi
appartenevano e i cuscini erano sporchi di trucco. Credo se ne sia
andata via all'alba per evitare di creare chiacchiere fra i vicini.-
Fanny le strinse le
mani
con forza, fece per parlare ma Cathriona la interruppe.
-Io non pretendo da
lui la
fedeltà. Mi aspettavo solo discrezione e rispetto almeno
della
comune dimora, è lui che mi ha messo in quella situazione.
Lord
Everstone non fa che bere, frequentare il letto di quella signorina e
sbraitare.- stranamente le venne da ridere. -E pensare che volevo
solamente denunciare l'aggressione alla polizia o almeno farglielo
sapere. La cameriera, Mary Rupett era così sconcertata dal
suo
comportamento che se n'è andata. Ora lavora dai Winfred. Mi
ha
scritto per ringraziarmi della raccomandazione.-
Le due donne si
guardarono
a lungo. -Io … Non so cosa dire, mia cara. E' una cosa
oscena
quella che hai subito. Credo proprio che manderò una let
… -
-Non farlo!-
sobbalzò
disperata Cathriona. -Non voglio che il nome di quella famiglia ed il
mio venga di nuovo trascinato nello scandalo. Voglio vendere la mia
parte dell'azienda di papà a qualcuno di meritevole e poi
andarmene
al nord, da zia Letha. Lì potrò ricominciare una
nuova vita.-
-Ma merita di essere
svergognato pubblicamente! E' un mostro!- disse Fanny indignata.
Cathriona si
alzò e
nervosa si mise seduta sullo sgabello del pianoforte. -No, è
solo un
uomo meschino che pensa solo a sé. Come tanti altri.- disse
prima di
sfiorare i tasti e suonare qualche motivo distratta. -Suo zio, Lord
Patrick e sua moglie, sono stati gli ultimi clienti di papà.
Sono
stati gentili così con me che non desidero assolutamente
vedere il
loro nome sbattuto in prima pagina. L'anonimato stavolta è
importantissimo.- si voltò verso l'amica sorridendole. -Ho
solo
bisogno di respirare di nuovo.-
Fanny le si
avvicinò
mettendole una mano sulla spalla. -Potrai stare qui per sempre.- le
baciò una guancia e si sedette ad ascoltare le note leggere
che le
sue mani delicate portavano in vita, con l'angoscia e la
preoccupazione nel cuore.
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