All right
Lee Sungjong e Kim Myungsoo non
si conoscevano. Seppur avessero sempre vissuto nello
stesso paese, Seoul poteva di sicuro definirsi una metropoli fin troppo
grande per riuscire a conoscere ogni singolo individuo abitante ivi.
Probabilmente alcune volte si erano incrociati. Magari si erano
ritrovati in un stesso centro commerciale. Forse avevano addirittura
amici in comune, vista l'età molto vicina. Ma, nonostante
tutte queste possibili variabili, Lee Sungjong considerava Kim Myungsoo
uno sconosciuto e di conseguenza faceva l'altro, come giusto che fosse
visto che nemmeno consideravano l'esistenza l'uno dell'altro. Come
tutti fanno dopotutto, arrendendosi all'evidenza di come sia
impossibile conoscere ogni singolo essere umano. Così, Lee
Sungjong e Kim Myungsoo avevano sempre vissuto vite separate. Vite, che
ormai giunte per entrambi alla maggiore età, stavano
riservando ad entrambi spiacevoli inconvenienti e duri problemi da
affrontare. I due non si conoscevano, eppure le loro esistenze potevano
reputarsi simili. E così entrambi, per un motivo o per
l'altro, si trovavano con l'acqua al collo per l'oppressione che le
loro benestanti famiglie continuavano a riservare ai propri figli,
nonché primogeniti e futuri eredi dei loro beni.
×
Tante volte si era
sentito fare un simile discorso e Lee Sungjong sapeva che anche quella
serata si sarebbe conclusa con le stesse e identiche parole che da
giorni, forse da anni, forse da sempre, si era sentito dire. Camuffata
come una normale e serena "cena di famiglia", la famiglia Lee si era
ritrovata a trascorrere tutta insieme quell'ultimo pasto della giornata
in uno dei facoltosi ristoranti dei ricchi quartieri di Seoul. Uno di
quei ristoranti che Sungjong odiava e aveva sempre odiato. Stretto nel
suo smoking elegante, il ragazzo provava la sgradevole sensazione di
venirgli l'aria a meno, mentre allentava con le lunghe e affusolate
dita la sua cravatta dalla tinta pastello, nella vana ricerca d'aria.
Seduti allo stesso tavolo, il suo fratellino attendeva l'arrivo della
cena, facendo svogliatamente scorrere il suo pollice sullo schermo del
suo cellulare, mentre i genitori se ne stavano in un religioso
silenzio, attendendo solo il momento esatto per sganciare la bomba e
ricominciare a fare discorsi che il giovane non voleva ancora sentire,
ormai conoscendoli a memoria. Lee Sungjong non si voleva sposare, non
alla sua giovane età e né tantomeno con una
ragazza. Ma andatelo voi a spiegare a quella coppia di ricchi genitori
che avevano solo atteso il momento di poter far sposare il loro
primogenito con la figlia di un ricco affarista, nella speranza di
poter aumentare il loro capitale. A Sungjong però non
importava nulla di tutto ciò. Non voleva sposarsi e far
realizzare quell'egoistico sogno dei suoi genitori. Già
tante di quelle storie ne aveva viste passare tra vita reale e fantasia
cinematografica e letteraria. Non avrebbe realizzato il sogno dei suoi
genitori solo per il loro volere. Ma sarebbe riuscito a disobbedire ai
progetti già imposti? In
quel momento Lee Sungjong era come un corn flakes. Un
ultimo corn flakes rimasto in una grande tazza di latte. Inzuppato,
ultimo, da solo, .Attaccato da un cucchiaio di metallo che non gli
avrebbe lasciato scampo e lo avrebbe catturato. Catturato e fatto di
lui ciò che voleva. Sungjong sarebbe potuto rimanersene
ancora per un po' nascosto nella bevanda, ma per quanto davvero sarebbe
riuscito a scappare dalle grinfie della posata?
«
Sungjong-ah, te l'abbiamo già detto che la famiglia Yoon
è entusiasta di incontrarti? Loro figlia non vede l'ora di
poter finalmente far la tua conoscenza-- »
« I-Io vado
un attimo in bagno. »
Forse
anche quell'ultimo corn flakes sarebbe presto stato catturato.
×
Chiuso in quella stretta cabina dalle calde tinte, Kim Myungsoo pensava
di aver preso la scelta sbagliata. Aveva abbandonato la cena per
prendersi una boccata d'aria, ma chiuso in quello stretto e
lussureggiante bagno era proprio l'ossigeno ciò che gli
mancava. Ne aveva trascorse di cene sgradevoli, ma quella era di sicuro
la peggiore ai cui avesse mai assistito. Quando i suoi genitori avevano
offerto di passare la cena insieme, Kim Myungsoo sulle prime era stato
entusiasta. I suoi genitori erano costantemente in viaggio per lavoro
ed erano rare le volte in cui si fermavano per mangiare con i loro due
figli. Ma se solo avesse saputo cosa nascondeva quella cena, il ragazzo
avrebbe di sicuro fatto di tutto per evitarla, inventando anche la mia
banale e insulsa delle bugie. Myungsoo si sedé su quel
bianco gabinetto chiuso, portandosi poi una mano sulla fronte. Come
avevano potuto fargli quello? Come poteva i suoi genitori aver davvero
preso una simile decisione, seppur consoni dell'impegno che il loro
primogenito aveva sempre avuto per raggiungere i suoi obiettivi
personali? Seppur consoni della passione per la musica che il giovane
aveva sempre avuto, ora erano decisi a porre fine a tutto
ciò solo per mandarlo a studiare all'estero? Erano decisi a
mandare in fumo anni di studio intenso e duro lavoro solo per farlo
studiare in vista del suo futuro come erede della grande azienda di
famiglia? Cos'erano state allora quelle promesse che gli avevano sempre
riservato fin dalla più tenera età? Cosa era
servito farlo studiare nelle più prestigiose scuole di
musica se alla fine non avevano mai avuto intenzione di fargli
realizzare i propri sogni? Troppe domande aveva fatto venire a Myungsoo
una terribile emicrania, che ancora gli martellava forte contro la
testa. Sarebbe davvero finito tutto così? Il suo sogno di
diventare un famoso cantate e musicista si sarebbe concluso quella
serata? Il ragazzo non poteva accettarlo. Non voleva. Ma cosa avrebbe
potuto fare? Rimanersene ancora chiuso in quel bagno? Ma cosa avrebbe
portato continuare a scappare? Avrebbe fatto bene a sottomettersi alle
scelte che gli avevano già imposto i suoi genitori. Non
aveva via di scampo. Kim Myungsoo prese un nuovo respiro prima di
decidersi ad uscire da quel bagno, ormai avendo rinunciato all'idea di
trovare una fuga da tutto ciò.
L'istante in cui il
ragazzo uscì dal bagno, anche un'altra porta si
aprì in quel lussurioso bagno. Ma Myungsoo non diede alcun
peso a quel giovane e non lo degnò nemmeno di uno sguardo, e
l'altro di conseguenza fece con lui. Entrambi troppo assorti dai propri
pensieri, entrambi troppo impegnati a venir schiacciati dai propri
problemi, si diressero verso i lavandini, senza alcuna
necessità di lavarsi le mani perché entrambi se
ne erano rimasti chiusi semplicemente nei bagni a pensare o prendere
aria. Eppure quel gesto fu automatico e involontario per entrambi, che
ancora ignoravano la presenza dell'altro avendo altro a cui pensare.
Myungsoo fece per aprire l'acqua da uno di quei lavandini di un
brillante color oro, ma alcuni rumori dalla sua destra lo fecero
sobbalzare e attirarono la sua attenzione. Quel giovane sconosciuto,
dal viso coperto dagli scuri capelli, aveva cominciato a lottare con il
dosatore del sapone. E se all'inizio lo aveva premuto con delicatezza,
ora aveva cominciato a fare uscire sempre più sapone con
maggior forza, come se si stesse sfogando contro quel povero dosatore
che non aveva fatto nulla di male per meritarsi la furia di quel
giovane. Myungsoo guardo basito le azioni di quel ragazzo, non
comprendendone il motivo. Fece per aprire bocca e cercare di avvertire
lo sconosciuto che forse aveva preso ormai "sufficiente" sapone, ma
quest'ultimo fu più veloce a parlare.
«Io non voglio sposarmi ...
»
Myungsoo
impiegò un paio di secondi per comprendere che quella parole
non era riservate a nessuno, ma erano un semplice sfogo di quel giovane
dalla voce roca e tremante, come se fosse sul punto di piangere. Il
ragazzo tentò nuovamente di aprire bocca per primo, ma anche
questa volta fu più veloce lo sconosciuto.
« Ho solo 21
anni! Perchè dovrei aver voglia di sposarmi?! Per di
più con una ragazza! Dannazione, non voglio una moglie!
»
Myungsoo non
comprendeva il discorso di quel ragazzo. Non sapeva di cosa stesse
parlando o a chi si stesse riferendo, eppure ogni parola non faceva
altro che far aumentare un grosso groppo nella sua gola,
inconsapevolmente. Era come se Myungsoo comprendesse i problemi e le
preoccupazioni di quella persona. Era come se la sua rabbia e tristezza
corrispondessero esattamente a quelle dell'altro, seppur per storie e
motivi diversi. Era come se entrambi fossero nella stessa situazione,
come se entrambi fossero ormai giunti alla conclusione di non poter
sfuggire a tutto quello. Ed era vero.
« Non voglio
sposarmi! Ho tutta la vita davanti! »
« E io non voglio andare a
studiare all'estero .. » la voce di Myungsoo si
unì a quelle lamentele facendo bloccare per un attimo lo
sconosciuto, ma solo per poco.
« Non voglio
nessuna ragazza! » riprese a lottare contro il dosatore del
sapone, come aveva iniziato a fare anche Myungsoo.
« Non voglio
smettere di studiare musica! »
« Non voglio
nessun matrimonio combinato! »
« Non voglio
lavorare nell'azienda di mio padre! »
« Non mi
interessano i soldi che la mia famiglia potrebbe avere! »
« Non mi
interessa diventare conosciuto per essere l'erede di mio padre! Voglio
diventare famoso per il mio talento! »
« Non possono decidere loro per
me! » i due pronunciarono quell'ultima frase
all'unisono, quasi facesse parte di un copione che avevano
precedentemente studiato a memoria.
Entrambi si fermarono,
avendo ormai consumato due interi dosatori. Il sapone era sparso per
tutti i lavelli e della schiuma aveva cominciato a formarsi nelle loro
mani che prima avevano inumidito. Guardando la confusione che avevano
creato in quello che doveva essere un elegante bagno di lusso, non
poterono che scoppiare a ridere, quasi felici di aver scombussolato
quella stanza troppo perfetta e ordinata. Continuando a ridere,
finirono per alzare la testa verso lo specchio a loro di fronte,
entrando finalmente in contatto con i volti riflessi l'uno dell'altro.
Le loro risata si spensero e il sapone passò in secondo
piano. Le loro menti si fecero improvvisamente vuote, mentre i loro
occhi scuri continuano a perdersi ad osservare la figura dell'altro.
Non si conoscevano. Kim
Myungsoo e Lee Sungjong non si conoscevano. Non si erano
mai incontrati in vita loro e nemmeno mai si erano presentati l'uno
all'altro. Eppure entrambi provavano una strana sensazione. Come se già si
conoscessero anche se erano certi di non conoscersi. I
loro occhi non si erano mai incontrati, eppure sembravano anche
così stranamente familiari. Come se avessero già
incontrato la figura dell'altro, ma in altre sembianze, in altre
occasioni, in altri tempi. I loro sguardi che continuavano a non
volersi separare l'uno dell'altro sembrano voler dire "Ehi, è da tanto
tempo che non ci vediamo! È da tanto che volevo rincontrati
anche se non ti ho mai incontrato in vita mia". Quella
serie di ossimori continuavano a farsi vivi, in quello che sembrava uno
scontro tra differenze. I loro cuori avevano preso a battere forte,
come se solo essi avessero riconosciuto quella persona in particolare.
Come due affidabili gattini che rincontrano il padrone dopo tanto tempo
e all'inizio sono schivi a faticano a riconoscerlo. I loro cuori
stavano salutando l'un all'altro in quello stesso identico modo.
Battendo forte e scandendo il tempo che passava in silenzio. Come in
silenzio, anche lacrime cominciarono a scorrere sui volti dei due
giovani. Lacrime che sapevano di un "Mi
sei mancato", "Perché ci hai messo così tanto
tempo a venire?", "Ti stavo aspettando". Kim Myungsoo e Lee Sungjong non
si conoscevano, si riconoscevano. Riconoscevano
nell'altro tutto ciò di cui avevano bisogno in quel momento.
Così, senza dire nulla, lasciando solo i loro cuori a
battere e le loro lacrime a scorrere, si voltarono l'uno di fronte
all'altro, osservandosi finalmente concretamente e non solo nel loro
riflesso. Così, inaspettatamente e quasi inconsapevolmente,
i loro volti si avvicinarono lentamente finché le loro
labbra non entrarono in contatto. E
finirono per baciarsi. Un bacio lento e profondo, senza
alcuna pretesa, senza alcuna fretta. Qualche lacrima ancora scendeva
silenziosa, finendo per mischiarsi con quelle dell'altro, in un
miscuglio di acqua salina carica di problemi condivisi. Si staccarono
l'uno dell'altro, tornando a fissarsi dritti negli occhi scuri e ormai
gonfi dalle lacrime. Myungsoo prese il volto dell'altro ragazzo tra le
mani, asciugandogli le guancie bagnate con i pollici, mentre Sungjong
allungò una mano e raccolse tra le sue dita le lacrime di
quel giovane, di cui nemmeno ancora sapeva il nome. Con i fiati ancora
corti, i due tornarono nuovamente ad avvicinare i propri volti, come
alla ricerca di un nuovo bacio che non tardò ad arrivare.
Entrambi erano fuggiti in quel bagno per prendere aria e finalmente,
labbra contro labbra, stavano tornando a respirare. Le preoccupazioni e
i problemi di poco prima sembravano ormai sono un lontano ricordo,
eppure erano consoni che non sarebbero scomparsi così
presto. E allora velocemente tornavano a baciarsi, come preoccupati che
i loro timori sarebbero potuti ripresentarsi subito, nell'esatto
istante in cui avessero posto fine a quel loro dolce contatto. Con il
sapone nelle mani, Myungsoo prese i fianchi di Sungjong, facendolo
camminare all'indietro fino a farlo sbattere contro una parete di rosso
dipinta. Le loro labbra non si staccarono nemmeno un istante, quasi
ubriachi da quel nuovo sapore che in tutti quegli anni non avevano
assaporato. Sapore che non conoscevano, ma che ad entrambi era mancato.
Sungjong portò le mani intorno al collo di Myungsoo,
costringendo i loro corpi così a sfiorarsi, stringendosi
sempre di più. I loro corpi che strusciavano uno contro
l'altro e le loro bocche che continuavano a muoversi contro l'altra,
provocavano ad entrambi un piacere sconosciuto e nuovo. Un piacere che
però faceva loro avvertire una certa mancanza. Nuove lacrime
ripreso a scorrere sui volti di entrambi, mentre Myungsoo prese di mira
il collo scoperto di Sungjong e il resto della sua faccia con la sua
bocca rossa.
« Mi sei mancato.
»
« Anche tu.
»
«
Perché hai tardato così tanto a giungere?
»
« Scusa..
non era mia intenzione farti attendere così tanto...
»
« Non ti
preoccupare, l'importante è che alla fine tu sia giunto.
»
« Ti ho
aspettato tutta la vita. O forse anche di più. »
Le mani di Sungjong
strinsero tremanti la camicia bianca di Myungsoo, bagnandola e
sporcandola di sapone. Ma nessuno dei due se ne preoccupò
anche solo minimamente. Il minore tra i due prese ora di mira la cinta
dei pantaloni dell'altro, avvicinando la parte inferiore di quel corpo
contro il suo. Quando i loro corpi scontrarono l'uno con l'altro, un
gemito soffocato uscì piacevolmente da entrambe le bocche,
presto nuovamente rinchiuse da un ennesimo lungo bacio. Non seppero per
quanto tempo andarono avanti così a suon di baci e carezze.
Le lacrime non avevano smesso di scendere, né i cuori di
battere forte. Sarebbero potuti andare avanti così
all'infinito, chiusi in quel bagno di un ristorante lussuoso deserto,
perché l'elité che frequentava quel locale era
troppo altezzosa anche solo per permettersi di essere vista andare in
bagno. Mentre le lingue di entrambi avevano preso a rincorrersi
eccitate quanto i tuoi ragazzi, alte voci da fuori li fecero ritornare
alla realtà, ponendo così fine a quei loro
piacevoli contatti. Entrambi si dedicarono quello che sapevano sarebbe
stato il loro ultimo bacio per quella serata, prima di tornare a
fissarsi negli occhi. Gli occhi erano gonfi, le guance rosse e bagnate,
i capelli arruffati e gli abiti sporchi di sapone e scompigliati.
Entrambi risero per com'erano finiti per conciarsi in quel breve lasso
di tempo. Si sorrisero, alzando il più che potevano gli
angoli delle loro bocche, prima di abbracciarsi in un tenero e stretto
abbraccio.
« Va bene.
» gli sussurrò Myungsoo « Va tutto bene.
»
« Si..
» concordò Sungjong « Andrà
tutto bene. »
Sistemandosi e
asciugandosi alla meno peggio, entrambi uscirono da quel lussuoso
bagno, felici di ciò che avevano fatto. Felici di aver
scombussolato tutto quel bagno, ancora pieno di sapone. Felice di
essersi ritrovati. Con una nuova leggerezza, i due si separarono con un
ultimo sguardo che gli diede la forza di tornarono ai loro tavoli, dove
le rispettive famiglie li accolsero con sguardi confusi. Ma a loro non
importava.
Avrebbero avuto il
coraggio di ribattere alle scelte dei loro genitori? Forse si, forse
no, ma intanto avevano una nuova consapevolezza. Myungsoo e Sungjong erano due
inzuppati corn flakes senza possibilità di fuga, ma almeno
non erano soli, sapevano di essere insieme in quella grande tazza di
latte freddo. Forse però avevano trovato la
forza di combattere quel cucchiaio. Di combatterlo insieme.
Perché va bene,
va tutto bene.
Note dell'autrice
Annyeong
a tutti! Maggie è qui (non si sa perché /?).
L'altro giorno, anche qui non so sinceramente perché, ho
ripreso ad ascoltarmi tutta la discografia di Lim Kim (artista che amo
con tutto il mio cuore e mia figlia alpaca ne sa qualcosa (?)) e beh,
sono incappata in "All Right", canzone che adoro e che boh mi ha dato
l'ispirazione per questa cosa nonsense. Non so perché, ma
questa OS mi piace... E ciò mi sconvolge. È tipo
la prima volta (o una delle rarissime) che sono stranamente convinta di
ciò che ho scritto. La storia di per sé non ha
senso e neanche una trama particolarmente entusiasmante, ma
sarà tutto questo nonsense che mi piace /?. Ora il mio
dubbio è... se a me questa storia "convince anche solo un
pochino", voi lettori come la trovate? Magari non vi è
piaciuta nemmeno un pochino-ino, yee ( ; ; ). However, a parte il fatto
che l'ho scritta ascoltando "All Right", non c'entra un piffero con la
canzone di per sé, ma sorvoliamo (?).
Grazie
grazie mille per aver letto questa semplicissima OS ^^ Me davvero
felice che qualcuno l'abbia davvero letta ; - ; E mi farebbe davvero
MOLTO piacere se la recensiste, ma non voglio forzarvi, quindi taccio--
Se
ci sono degli orrori chiedo venia ; ; L'ho riletta solo una volta;;
E
se alcune cose vi sembrano davvero TROPPO nonsense (come il fatto di
conoscersi ma di non conoscersi (?), o il fatto del corn flakes (.__.))
tenete conto che io di per sé sono nonsense, quindi IT'S
ALLLL RIGHTTT (??).
Davvero
ancora grazie di tutto, siete splendidi e io sto intasando il fandom OuO
Alla
prossima (si spera con qualcosa con del senso o ancora meglio con un
nuovo capitolo di 5,5);
Love
you,
Maggie
Ps.
COMEBACK. INFINITE. Non so come faccio a essere ancora in vita-- La
morte è vicina. Soprattutto perché il 24
è il mio compleanno.. Il loro comeback non mi
farà invecchiare di un anno, ok.
PPS.
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