Autore: su EFP
ethelsgonnabeokay, sul forum Ethel00
Titolo: The beast in you, the
beast in me
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Castiel
Coppia: Dean/Castiel
Rating: Giallo (?)
Generi:
Romantico,
Fluff, Maliconico
Avvertimenti: Missing Moment
(almeno nella mia testa)
Canzone
utilizzata:
Wicked Man's Rest – Passenger
Words: 1904
Introduzione: «Che
ci fai qui?» chiede Dean, estraendo l'ennesima bottiglia di
birra dal pacco da sei ormai quasi finito. Vede gli occhi stanchi di
Castiel, l'aria distrutta e la spossatezza che, dipinta su di lui, lo
fa sembrare un fuggitivo. […] «C'è
stata un'altra discussione, lassù» Castiel alza la
testa e fa un cenno verso il cielo con aria stanca. Poggia la bottiglia
quasi vuota sull'Impala e non si accorge della schiuma che gli
è rimasta su un angolo della bocca. «Riguardava
me, naturalmente. Sai, quelle stupidaggini riguardo al fatto che non
debba frequentare umani o, in modo più specifico,
te».
In Paradiso la
situazione si fa sempre più complicata, per Castiel: nessuno
vuole che tra lui e Dean si formi un vero e proprio legame. Cas,
però, è già fin troppo coinvolto e non
vuole perdere Dean, costi quel che costi.
NdA: Scrivo cose
così dolci da far venire la nausea, srsly. Comunque penso di
essere abbastanza soddisfatta di questa shot (?) E non ho inserito del
tutto la canzone, o meglio ho riportato solo alcuni versi nei discorsi
o nei pensieri – in corsivo – e la ho nominata,
spero che basti... buona lettura!
“I'm the beast
in you, the beast in me
The bitterness, the
jealousy
The part of you that
never sleeps”
Sta cadendo a
pezzi lentamente, come un mobile antico attaccato dagli acari o un bel
quadro ricoperto dalla muffa. È un peccato che si distrugga
così, pezzo dopo pezzo, con un'attenzione che non aveva
impiegato nemmeno nel mettersi in piedi. Non è difficile far
crollare un edificio senza fondamenta. Non è difficile far
crollare una persona che ha più cicatrici che pelle, che ha
impresso dentro e fuori il fuoco dell'inferno e un'oscurità
che ha lasciato crescere da quando era appena un bambino. Se ha una
colpa è quella di non ribellarsi, di aver accettato di dire
addio senza nemmeno aver combattuto prima.
Non vuole che
gli altri lo giudichino disperso, che cerchino di riportarlo sulla
retta via. Per lui non c'è più una retta via,
forse non c'è mai stata. Chi lo sa. Vuole solo evitare
quella pena muta e compassionevole che chi lo conosce davvero gli
dimostra ogni qual volta affonda un po' di più. Non
sono pazzo, è che mi dipingono così. È
che mi hanno dipinto così da sempre. Io che posso fare per
ribellarmi?
La notte
è chiara agli occhi di Dean. Potrebbe sembrare un
controsenso, ma è proprio così che vede quella
notte: luminosa quanto il giorno, forse anche più luminosa
di quanto uno dei suoi giorni potrebbe mai essere. È
l'oscurità che preferisce, in realtà: nel buio
può peccare, ma non farebbe mai un simile azzardo circondato
dalla luce. È da un po' che non può
più peccare o mentire, è da un po' che si ritrova
perpetuamente sotto un seguipersone1
e non se ne dispiace
per niente. Sentirsi – anche se in minima parte –
in pace con sé stessi è bello.
«Spazio
vitale, Cas» bisbiglia, distaccato come un cattivo attore che
recita una battuta imparata a memoria. Castiel non indietreggia; lo
scruta da sotto le ciglia, cercando con preoccupazione cicatrici nuove
– o almeno a questa conclusione è giunto Dean,
dopo averlo colto a guardarlo con quegli occhi corrucciati
più volte.
«Ciao,
Dean» risponde l'angelo a voce alta, facendo finta di non
averlo sentito. Quelle parole non sembrano fuori posto nemmeno per un
momento: sono fatti così, tutti discorsi sconclusionati e
dimostrazioni d'affetto non convenzionali. Le parole tra di loro sono
superflue; tutto lo è, in realtà, quando due
persone predestinate a stare insieme sono vicine. Cercano di
nascondersi nella folla e ignorare il loro legame ma, per quanto ci
riescano egregiamente, il resto delle persone lo nota ogni volta.
Quando sono uno davanti all'altro diventano più di due
persone spezzate: sono lacrime
che cadono, ricordi che riaffiorano, fantasmi nei sogni e scrigni di
segreti.
È un tipo di legame che fa paura.
«Che
ci fai qui?» chiede Dean, estraendo l'ennesima bottiglia di
birra dal pacco da sei ormai quasi finito. Vede gli occhi stanchi di
Castiel, l'aria distrutta e la spossatezza che, dipinta su di lui, lo
fa sembrare un fuggitivo. Dean pensa che quello che gli servirebbe
davvero è una tazza di caffè; gli porge comunque
la bottiglia, anche se con poca convinzione. Sorprendendolo, Castiel la
prende e se la porta alle labbra con una presa ferrea e decisamente
ferma. Il cacciatore si ricorda di nuovo perchè, appena dopo
aver coniato il termine “bambino con un
trenchcoat”, se n'era pentito: quello davanti a sé
è un uomo forte e combattivo, nonostante... nonostante
tutto. Gli occhi di Cas incontrano i suoi, privandolo del fiato,
facendolo sentire come un pezzo di legno sollevato dalle onde e
sbattuto sulla sabbia ancora e ancora.
«C'è
stata un'altra discussione, lassù» Castiel alza la
testa e fa un cenno verso il cielo con aria stanca. Poggia la bottiglia
quasi vuota sull'Impala e non si accorge della schiuma che gli
è rimasta su un angolo della bocca. «Riguardava
me, naturalmente. Sai, quelle stupidaggini riguardo al fatto che non
debba frequentare umani o, in modo più specifico,
te». L'amarezza nella voce dell'angelo riesce a colpire Dean,
che non l'ha mai sentito così arrabbiato o risentito. Gli
occhi blu lampeggiano e per un secondo Dean non ha più
davanti l'angelo che l'ha salvato, ma il guerriero e il soldato. Spera
inconsciamente di non essere mai la causa di quello sguardo.
«Stronzate»
ribatte tenendo la voce bassa. Non ha bisogno di chiedere
perché o come, sa già tutto. Sa più di
quello che dovrebbe sapere, Cas se ne rende conto ogni volta che lo
vede sorridere nella sua direzione. Non riesce a farsene una colpa,
infondo con Dean è solo stato sincero: a loro rischio e
pericolo, è vero, ma se il cacciatore non è
scappato dopo tutto quello che gli ha detto non pensa che lo
farà più.
«Dean,
sono così stanco di dover combattere per ogni istante, per
ogni min-» non è niente di fisico a trattenerlo,
è lo sguardo ferito di Dean che gli posa un dito sulle
labbra e gli dice di star zitto, di non parlare con troppa fretta, o di
non parlare affatto. Castiel si lascia andare giusto un po', confidando
che sarà Dean a sostenerlo.
«So
che non lo sei, che non lo siamo» bisbiglia il cacciatore con
voce instabile – è alcool, Dean è
alcool allo stato puro, un solo fiammifero e si ci brucia, un solo
fiammifero e si salta in aria.
«Dean...»
risponde Castiel, perché non c'è nient'altro che
abbia senso al momento. Sentendo il suono che ha il suo nome
pronunciato da quella voce roca, Dean è percorso da un
brivido. È questo il bello di Castiel: riesce a migliorare
tutto, anche quello che odia, con poche parole e uno sguardo. Questo
è lo svantaggio di chi ha “troppo
cuore”: si ci ritrova a dare tutto per gli altri, ad
assicurarsi che abbiano tutto quello che serve e anche di
più, fino ad annullare sé stessi in un atto di
altruismo. Dean si preoccupa di questo: non vuole che Castiel scelga di
sacrificarsi, per un motivo o per l'altro. È egoista, lo sa,
ma sa anche che niente vale quanto Castiel. Per questo ha deciso di
tenere i loro problemi personali separati: pensava che non si sarebbero
aggiunti anche quelli al dolore che già potevano provocarsi.
A quanto pare non è servito; tanto vale dividersi anche
quell'ulteriore fardello.
«Vieni,
Cas, ti faccio vedere una cosa».
La luna sta
già scendendo nel cielo quando arrivano. Dean ha guidato per
tutto il tragitto, lanciando occhiate a Castiel che, dopo aver scelto
la musica – i Passenger. Non proprio musica rock ma a Dean
non dispiacciono – si è addormentato. Il respiro
profondo dell'angelo lo calma ogni volta che lo sente sopra la musica
dolce e bassa che riempie l'auto. La radio bisbiglia “Are
you my angel? Will we walk all night through solitary streets?” e Dean la
spegne di scatto, sporgendosi verso Cas per svegliarlo.
«Ehi» bisbiglia, facendo spalancare quei fari blu
che sembrano illuminare la notte.
«Dove
siamo?» sussurra Castiel in risposta muovendo le spalle, a
disagio. «Ora vedrai» risponde il cacciatore
allontanando il viso da quello dell'altro, che ha cominciato a
fissargli le lentiggini illuminate dalla luna.
Il vento li
accoglie, scompigliando i capelli di entrambi e trasportando verso di
loro l'odore di salsedine che di notte è ancora
più intenso. «Al mare» dice Castiel,
sorridendo come un bimbo. «Grazie, Dean».
Dean non
risponde e si siede per terra, in un muto invito. L'angelo esita
appena, si toglie il trenchcoat e segue l'altro. Appoggia la testa
contro la sua spalla goffamente, aspettando con imbarazzo che Dean dica
qualcosa. Non sono ancora bravi quando si tratta di dimostrare affetto
– forse non lo saranno mai, troppo influenzati da una vita di
amore negato e di delusioni ma ehi, loro sono lì e sono
insieme e tanto basta. Una delle braccia di Dean lo circonda e Cas si
rilassa, sciogliendosi contro di lui.
«Meglio?»
chiede dopo un po' Dean, così silenziosamente che quasi non
riesce a credere che Castiel sia riuscito a sentirlo. Lui accenna un
sì e si fa piccolo piccolo, stringendosi un po' di
più nell'abbraccio di Dean. «Ecco, è di
questo che ho paura. Non voglio perderti» dice.
«Perché?»
sussurra il cacciatore. «Sono spezzato, porto dolore e paura
alle persone a cui tengo... e se ti facessi diventare l'ombra di te
stesso?»
«Cosa?
Dean, tu-»
«Potrei
farti del male, intaccare quello che c'è di bello in
te» e Dean non sa più continuare,
perché non è mai stato bravo a parlare, di solito
aspetta che sia Castiel a farlo e si limita ad ascoltare. «Sono
quello che resta di un uomo malvagio».
Cas lo stringe
a sé e lo tira più vicino. «Tu non sei
malvagio, Dean, sei l'uomo giusto e non potrai mai farmi cambiare idea
riguardo a questo. Non hai di che preoccuparti, tu mi rendi migliore,
mi rendi umano e- so che non dovrei dirlo, ma mi piace essere umano
quando tu sei con me. Non so cosa credi che comporterà tutto
questo: a me basta sapere che tu rimarrai e so che lo farai, lo so e
basta, non ho bisogno di rassicurazioni. Se c'è qualcosa che
mi preoccupa è quello che potrei fare io a te... tu non puoi
intaccare niente in me perché non sono più puro, la
mia innocenza si è girata e persa tanto tempo fa... ho
paura di questa libertà, perché sono stato prigioniero
dal mio primo giorno e ora non lo sono
più» Castiel rimane in silenzio, colpito dalla
quantità di verità che ha finalmente ammesso.
Dean ancora
non ne è convinto. L'amarezza,
la gelosia,
è stato lui a introdurle a Castiel. Non può
immaginarsi senza di lui, però, e non vuole ricordare
com'era prima. Allunga l'altro braccio verso il corpo di Castiel e lo
circonda in un vero e proprio abbraccio. E poi – non sa come,
non lo sa proprio – si ritrova con gli occhi dell'angelo a
pochi centimetri dai suoi, la fronte premuta contro la sua e le labbra
di Castiel che costringono le sue ad aprirsi. Oh.
Dopo quelli
che sembrano secoli, Cas si allontana e lo guarda con un'espressione
che sembra dire “Ho sbagliato qualcosa?”. Dean
sorride e lo bacia ancora e ancora e ancora, fino a quando non si
ritrova disteso per terra con Castiel sopra, che litiga con la
maglietta dei Metallica.
Il sole sorge
e li trova tutti e due impreparati, ancora stesi a terra e coperti solo
dal trenchcoat di Castiel. Dean osserva con attenzione – e
orgoglio, anche se non lo ammetterebbe mai – il sorriso
rilassato dell'angelo e i capelli scompigliati in cui si è
divertito a passare le mani. Il mento di Castiel è sul suo
petto e Dean non riesce a resistere alla tentazione di fargli scorrere
le mani lungo i fianchi solo per vederlo scosso dai brividi. L'angelo
ha cominciato a parlare a raffica e Dean non è capace
né di fermarlo né di smettere di sorridere come
un idiota. Solo quando il sole fa brillare tutte le lentiggini sul viso
di Dean – e Castiel provvede a baciarle dalla prima
all'ultima – finalmente si stiracchiano entrambi come dei
gatti e si alzano, felici.
Quando sono di
nuovo sull'Impala, Castiel è scosso da un brivido di freddo
– il trenchcoat è sporco e inutilizzabile
– e Dean gli porge la sua giacca di pelle. Cas allora gli
prende il viso tra le mani e lo bacia di nuovo. «Va tutto
bene» sussurra, spostando le labbra sulla fronte del
cacciatore. «Sì, va tutto bene» ripete
Dean chiudendo gli occhi.
1= l'occhio di bue che si usa
nelle rappresentazioni teatrali
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