Dentro
Ci fu un tonfo sordo e poi tutti
i
suoni si affievolirono. Le sembrava di essere stata isolata dal
mondo. Stava su qualcosa di liscio e freddo. Aspettò alcuni
istanti e poi si guardò intorno. C'era una luce molto forte, quasi
accecante, che veniva riflessa su di lei. Per quanto si sforzasse,
riusciva ad aprire gli occhi solamente a metà. Nonostante questo
intravvedeva degli oggetti intorno, troppo lontani per essere
raggiunti. Apparivano come se fossero fatti d'acqua, con i bordi
arrotondati che si spostavano in continuazione. O era solo un
impressione?
Non era quello, comunque, che la
spaventava. Era invece quell'ombra oblunga che le girava intorno,
sempre rivolta verso di lei. Non ne distingueva i lineamenti, ma era
una sagoma alta e sottile, e a prima vista deforme.
Provò a non pensarci, per un momento. Si concentrò per raccogliere
altri dettagli, ma non ci riusciva in quella posizione.
Si alzò.
L'ombra
l'aveva vista e le si era avvicinata. Ora scorgeva un volto che
continuava a schiacciarsi e allargarsi, come una bolla di sapone con
il vento. Solo che lei non sentiva vento.
Iniziò
a muoversi in una direzione. Contò i secondi. Uno.
Due. Doveva stare
attenta a dove andava. Tre.
E se avesse continuato all'infinito, senza mai incontrare niente?
Quattro. Sbatté
contro qualcosa. Era una parete liscia, ma non riusciva a vederla.
Era fredda. La seguì
verso destra per trovarne la fine. Non la trovò.
Ebbe un
principio
di svenimento. Si ripiegò su se stessa. Le mancava l'aria. Capì di
essere chiusa dentro a qualcosa come una stanza. Si diresse verso il
lato opposto e lo trovò dopo dieci secondi, ma non si fermò. Iniziò
a correre. Colpì più volte lo scudo che la imprigionava. Stava
perdendo la ragione. Doveva calmarsi, ma non ci riusciva. Cadde
supina. Pensò che fosse tutto inutile. Ormai era completamente in
apnea.
Perse la
cognizione
del tempo. Non si ricordava più da quanto fosse lì dentro. In
realtà non ricordava proprio niente. Voleva togliersi la vita, ma
non intendeva dare quella soddisfazione a chi la stava spiando.
La osservava
ancora? Si voltò. Era lì. Le pareva che stesse sorridendo, ma non
ne era sicura. Provò a gridare senza risultato. Iniziò ad agitarsi.
Le sembrava di scoppiare. Aspettò la sua morte.
Fuori
Intanto
l'assassino
la guardava contorcersi, avvicinandosi sempre di più. Ora alzava un
braccio, posando la sua mano rosea e ancora giovane sul bicchiere di
vetro ribaltato sul tavolo. La mosca si arrese, fermandosi
completamente, senza più un alito di vita, rivolta verso di lui come
a chiedere pietà.
La fissò per
qualche istante, prima di sollevare la sua trappola. Smosse l'insetto
per assicurarsi che fosse morto e poi se lo appoggiò sul palmo. Si
mosse verso il portapenne sul tavolino di plastica in camera sua e
gettò dentro il nuovo trofeo. Questo ricadde morbidamente sui corpi
dei suoi predecessori, aspettando l'arrivo del prossimo che gli
avrebbe fatto compagnia.
Il bambino si
voltò, chiamato dai genitori per l'ora di cena.
“Arrivo
subito,
papà. Mi lavo le mani e arrivo!”
FINE
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