Disclaimer:
La storia non è scritta a scopo di lucro. I Super Junior
(aimè) non mi appartengono. Non guadagno nulla dalla mia
attività di fangirl (se non di esplodere di Feels ogni due
per tre). Con le mie storie non voglio assolutamete offendere i
personaggi.
☼
Odio le feste.
I corpi accaldati che si dibattono negli stretti soggiorni adibiti a
pista da ballo, i fiumi di alcol (che non reggo) e la musica
martellante; mi danno la nausea.
Generalmente cerco sempre di evitarle inventando qualche scusa, ma per
questa volta non ci sono riuscito.
Sarà che Siwon ci teneva parecchio a venirci,
sarà che Henry (piccolo infame) mi ha abbandonato ignorando
le mie, poco velate, richieste di aiuto, sarà che la festa
è a casa dell’amore della mia vita (il quale non
lo sa ancora, ma siamo fidanzati e prossimi al matrimonio); fatto sta
che adesso sono le undici e quaranta, la musica fa vibrare le pareti e
l’alcol ha reso tutti più chiassosi e meno
propensi ad arrivare in bagno per vomitare ed io ho un bicchiere di non
so cosa in mano. Sto facendo da tappezzeria da due ore, ostinandomi a
rifiutare ogni tizia che cerca di rimorchiarmi (continuano a sostenere
che sembro troppo etero per essere gay).
Siwon è sparito nella mischia appena siamo arrivati e non ne
ho più avuto sue notizie. Vorrei andare a casa ma, togliendo
il fatto che abito dall’altra parte della città e
siamo venuti con la sua macchina, temo che Siwon sia così
ubriaco da doverlo portare a casa in braccio.
Mi giro ancora il bicchiere che ho in mano, il liquido ambrato che
contiene (birra, penso) mi ammicca seducente. “Ma
sì,” mi dico portandomi il bordo alle labbra
“che potrà mai succedere?”. Non ho
ancora bevuto, solo poggiato le labbra sul cartone, quando
improvvisamente la musica si ferma. Abbasso il bicchiere senza bere e
mi guardo in torno stordito. Le altre persone fanno lo stesso. Saremo
un centinaio di persone e tutti ci stiamo guardando confusi. Dalle
finestre aperte entra il vento dicembrino che mi fa venire la pelle
d’oca.
Ad un tratto capisco perché è tutto fermo. Sulla
porta, immobile e serio, sta Hyukjae; davanti a lui un agente di
polizia lo guarda con rimprovero.
« Ragazzi, » urla il più giovane. Tutti
lo sentono, visto il silenzio sceso nella sala. « la festa
è finita, chi non aiuta a sistemare, vada a casa.
» Conclude. In una manciata di minuti la casa si spopola.
Anche chi sembrava più ubriaco, appena sentite le parole di
Hyukjae, se ne è andato.
Restiamo un piccolo gruppo ristretto di persone, tra cui, guarda un
po’, Siwon non è presente.
Prendo il cellulare, che esibisce uno splendido display sfondato, e mi
affretto a mandargli un messaggio. Al quale lui non risponde. Ovvio.
Bell’amico.
Sostanzialmente in casa siamo rimasti in nove ed uno è semi
svenuto sul sofà.
Hyukjae intanto, ancora sulla porta, sembra si stia subendo una bella
lavata di capo sul fatto che con la nostra “
caciara”
(l’ha chiamata così, non scherzo!), stiamo solo
inquinando l’ambiente e
tralalalalà.
In ogni caso, guardando meglio i “superstiti” mi
sembra di conoscerli quasi tutti, se non di persona, li conosco di fama.
Riconosco Park Jungsu che, con un sacco di plastica mezzo pieno, sta
già provvedendo a dare una rassettata veloce. Penso che Kim
Young-woon sia rimasto solo per il maggiore. Kim Heechul sta
sghignazzando in un angolo, davvero poco rassicurante. Kim Ryeowook sta
sistemando il tavolo del buffet, il che significa che sta raccattando i
millemila bicchieri vuoti che vi sono stati abbandonati. Kim Jongwoon
sta correndo verso il bagno. Quello sul sofà è
Shin Donghee.
Poi ci sono io. Che sono ancora nel mio bellissimo spazio di muro, con
il mio bicchiere ancora integro in mano, che fisso gli altri come un
idiota.
Dubito che loro mi conoscano.
« Donghae-ssi » la voce di Jungsu mi fa saltare in
aria.
« Si? » domando, improvvisamente tutti gli sguardi
degli occupanti della sala, anche quello di Hyukjae (muoio), si puntano
su di me. È come se mi vedessero per la prima volta, come se
si domandassero quando sono arrivato e ignorassero completamente che
sono nella stessa posizione e nello stesso punto da due ore. Sono
sicuro che il padrone di casa mi sia passato davanti almeno dieci volte
in tutta la serata.
« E’ raro vederti ad una festa, sono contento tu ti
sia fermato a darci una mano » sorride. Dare una mano? Aah,
quando si dice che oltre al danno c’è anche la
beffa. Oddio, però le fossette di Jungsu sono
così profonde e carine che mi convincono.
Sono un rammollito.
Facciamo l’una e un quarto, a rassettare alla bene e meglio.
C’è una macchia dovuta all’alcol sulla
poltrona e un pezzo di un cuscino giace sul mobile vicino
all’impianto stereo. Il bilancio dei danni è
inferiore a quello che mi aspettavo. Solo quando ci lasciamo cadere
seduti tutti e otto – sette, visto che Donghee sta ancora
sonnecchiando sul sofà – il telefono nella tasca
vibra. Siwon, finalmente, si è degnato di avvertirmi che
è da un’amica e mi augura di divertirmi alla festa.
Quel coso se ne è andato prima che la festa si concludesse.
Non posso credere che mi abbia mollato qui.
« Allora signorine, finito di pulire? » ci prende
in giro Heechul lasciandosi cadere su di un cuscino sul pavimento. Ha i
capelli arruffati sulla fronte imperlata di sudore.
« Certo, adesso potete anche andarvene » scherza
Hyukjae, si avvicina con delle bottiglie di birra in mano. Ancora? Ma
non si stancano mai di ingurgitare quella roba?
Me ne porge una e l’afferro subito. Solo perché
è lui che me la offre, sia chiaro. Appena finisce di
distribuire le birre si lascia cadere seduto accanto a me.
Solo allora sento che emana un lieve odore di alcol mischiato a quello
di sudore. Deve aver bevuto abbastanza durante la festa da risultare
brillo.
« Cosa si fa ora? » domanda Young-woon, ma
è palese dai suoi occhi fissi solo su Jungsu che qualsiasi
cosa decideremo noi, a lui non interessa.
Sto per dire che è ora che io torni a casa, quando Heechul
lascia cadere la sua bottiglia di birra vuota sulla moquette morbida.
Non è quel che penso, vero?
« Il gioco della bottiglia » annuncia sorridendo.
Ha un che di spaventoso, con il sorriso sbilenco sulle belle labbra e
gli occhi spalancati.
« Avanti Chul! Cosa vuoi fare? Siamo tutti ragazzi e sei di
noi, compreso te, sono impegnati in una relazione » borbotta
Hyukjae.
« Oh, ma è solo per divertimento! Non credo che
qualcuno dia importanza a ciò che faremo, giusto?
» domanda, tutti annuiscono. A parte me e Hyukjae.
« Oh, va bene. » capitola infine.
Adesso tutti guardano speranzosi me. Mi limito ad alzare le spalle.
Non ho mai giocato al gioco della bottiglia. Non so neanche cosa
bisogna fare.
Sembrano tutti così tranquilli che magari,
magari,
è qualcosa di normale.
Ovviamente ho pensato questo fino a quando Heechul non ha infilato la
lingua nella gola di Jungsu. Dio santissimo, cosa è questa
roba?
Non è che io sia uno di quei ragazzetti verginelli che si
fanno troppi problemi per un bacio o qualcos’altro, ma in
questa stanza c’è Hyunkjae.
Il ragazzo per cui sbavo da tre anni.
« Uuuh, tocca a me?! » domanda l’essere
al centro dei miei pensieri, Heechul annuisce.
« Mmh, cosa potrei fare?! » la situazione sta
degenerando. Hyukjae si lecca le labbra e se le morde leggermente,
pensieroso. Mi muovo a disagio sul mio posto mentre lo osservo.
« Seven minutes in heaven » mormora Hecchul,
così piano che a stento lo sento. Hyunkjae ghigna al mio
fianco.
« Ci andiamo pesante, eh? » risponde, non riesco a
capire di cosa stanno parlando. Sto per domandarlo a Ryeowook, che
è più addormentato che altro, quando il padrone
di casa riprende a parlare.
« Bene, decide la bottiglia. Non voglio lamentele. A chi
tocca tocca! » tutti annuiscono (ma a cosa? Che bisogna
fare?) e Hyukjae fa girare la bottiglia.
Oddio, non su di me! Fai un altro mezzo giro!
Ma siccome sono una persona che la sfiga ce l’ha cucita
addosso, la bottiglia si ferma proprio su di me. Jungsu ridacchia,
seguito da tutti gli alti.
« Andiamo Donghae-ssi » mi sento afferrare il
braccio e mi sento sollevare da terra. Guardo Heechul che mi sorride
sornione. Mi trascina in una stanza (è il bagno che abbiamo
pulito prima) e mi benda gli occhi.
« Aspetta qui, ok? » non mi lascia il tempo di
rispondergli visto che se ne è già andato.
Aspetto un paio di minuti poggiato al mobile vicino al lavandino. Poi
la porta si apre e si richiude subito dopo, a chiave.
« Sette minuti a partire da ora! » Sto iniziando ad
odiare Kim Heechul.
Sto per aprire la bocca e chiedere chi c’è nella
stanza insieme a me, quando mi trovo schiacciato tra il mobile ed un
petto caldo.
Reprimo un gemito di sorpresa e annaspo aria.
« Ma cosa? » esclamo. Con le mani cerco di
togliermi la benda ma non ci riesco, il nodo è troppo
stretto.
« Donghae » rabbrividisco a causa del mio nome
sussurratomi all’orecchio. Abbasso le mani e le appoggio sul
petto della persona che mi sta davanti. So chi è. Il cuore
mi esplode nel petto e mi rimbomba nelle orecchie.
« Hyukjae? » domando, la voce mi trema
così come le gambe. Ridacchia contro il mio orecchio e la
sua voce roca mi brucia le sinapsi.
« C-cosa succede? Perché siamo qui? »
balbetto, lo sento trattenere una risata e poggiare le sue mani sul
mobile alle mie spalle. Rabbrividisco e deglutisco a vuoto.
« Abbiamo sette minuti, Donghae. Possiamo fare quello che
vogliamo. Vuoi startene con le mani in mano? » annaspo in
cerca di aria e cerco una risposta negli oscuri meandri della mia
mente. Sto per aprire bocca per dire non so bene cosa (cosa dovrei
dire? Hyukjae mi sta praticamente spalmato addosso!), quando le sue
labbra si posano dolcemente sulle mie.
Il battito del mio cuore accelera subito, lo stomaco mi si aggroviglia
e il cervello sembra essere in panne. Solo perché mi ha
baciato.
« Era il tuo primo bacio, Donghae? » sfarfallo le
ciglia un paio di volte sotto la benda prima di afferrare il
significato delle sue parole. Primo bacio? Quanti anime ha visto per
pensare una cosa del genere?
« N-no » mormoro, la gola improvvisamente troppo
secca per parlare. Potrei giurare che sta sorridendo, me lo sento.
Ricongiunge nuovamente le nostre labbra e mi invita a dischiudere le
mie, lo accontento e sospira soddisfatto. Sento la sua lingua scivolare
nella mia bocca e giocare con la mia. Mugolo in apprezzamento delle sue
doti da baciatore. Anche se non è niente di che e ho baciato
persone molto più brave di lui, questa volta è
diverso. Hyukjae è la persona di cui sono
innamorato.
Lo sento armeggiare con la benda e, finalmente, posso vederlo. La prima
cosa che vedo sono i suoi occhi socchiusi mentre mi bacia.
È bello, bellissimo.
Con le guance arrossate sulla pelle chiara, gli occhi scuri lucidi e
socchiusi e le braccia ad intrappolare il mio corpo fra il mobile e il
suo petto.
Mi rendo conto che ha smesso di baciarmi solo quando mi morde piano il
labbro inferiore allontanandosi. Ansimo e gli passo le mani dietro il
collo riavvicinandolo. Lo coinvolgo nuovamente in un bacio; con la
differenza che, se quello prima era ordinato e quasi asciutto (salive
mescolate permettendo), il mio è più un bacio
frenetico e bagnato. Sono un macello, ma le sue labbra sono
così invitanti che me ne dimentico.
Le se braccia passano ad avvolgermi la vita e mi solleva, sento il
sedere cozzare contro il piano del mobile e mugolo infastidito. Hyukjae
inclina leggermente il viso verso l’alto facendo si che le
nostre labbra non si separino nemmeno per un secondo.
Quando ci stacchiamo ansimiamo entrambi, i suoi occhi brillano e
seguono il sorriso che gli incurva le labbra.
« Non sai da quanto volevo farlo » mormora. Resto
di sasso, le mani ancorate sulle sue spalle.
« Cos- » un gemito mi stronca la domanda. Hyukjae
ha preso a baciarmi una clavicola sporgente e mi trovo a reclinare il
capo indietro.
« Abbiamo solo sette minuti » mormora sulla mia
pelle. Rabbrividisco e le mie mani vanno a stringergli i capelli. Mi
apre le gambe senza esitazione e si posiziona tra di esse, le sue
labbra tornano a baciarmi.
Con impazienza le sue mani percorrono il mio interno coscia da sopra la
stoffa del jeans. Sto per dirgli che non voglio farlo con lui. Non in
quel modo. Non per un
gioco.
Ma continua a stupirmi e, come se mi avesse letto nel pensiero, mi
sussurra all’orecchio che non farà niente di che.
Perché vuole avere tutto il tempo del mondo, con me.
Non so come prendere la cosa, visto che fino a mezz’ora prima
ci conoscevamo a malapena. Comunque non posso fare a meno di annuire
ipnotizzato dal movimento delle sue mani sul rigonfiamento dei miei
pantaloni e totalmente rapito dalle sue labbra che, nuovamente, stanno
consumando le mie.
Con l’impazienza di un bambino goloso davanti ad un banchetto
di dolci mi sbottona il jeans. Infila una mano nel bordo, entrando
direttamente nei boxer. Sfiora la mia erezione con mano tremante e
abbandona il capo sulla mia spalla. Come se fosse lui quello che sta
provando piacere e non io.
Gemo appena quando inizia a pompare piano il mio sesso.
« E’ la mia prima volta con un uomo » mi
avverte, sembra quasi spaventato.
Gli sorrido rassicurante e gli dico che è ok.
Dentro mi sento un ammasso di gelatina.
Non so come il cuore non sia ancora collassato o il cervello ancora
riesca a mandare messaggi decenti al mio corpo.
Quando mi fa alzare il sedere per abbassarmi i pantaloni fino alle
ginocchia mi sento morire di vergogna.
Mi viene la pelle d’oca quando il mio membro viene a contatto
con l’aria fredda della stanza.
« Tutto bene? » Gli chiedo. Ha smesso di muoversi e
il suo respiro è pesante. Mi guarda con i suoi occhi scuri
anneriti ancor di più dalla lussuria. Muove piano il capo in
alto e in basso.
« Benone » sussurra. La sua voce scurita
dall’eccitazione mi fa venire la pelle d’oca.
Apro la bocca, ma qualsiasi cosa volessi dire si frantuma in un gemito
acuto. Hyukjae ha ripreso a muovere la sua mano sulla mia erezione.
Torna a cercare le mie labbra. Le sfiora lievemente, le morde e le
succhia, ingoia i miei gemiti e lascia che si spengano nella sua bocca.
L’altra mano si infila sotto la mia maglia, mi accarezza gli
addominali (quelli per la palestra sono stati soldi ben spesi) e sale
fino ad un capezzolo. Me lo pizzica ed un urletto ben poco virile mi
sfugge dalla gola.
Gli afferro i capelli scuri e gli faccio reclinare il capo di lato, si
sposta senza obbiettare e posso approfittare del suo collo scoperto.
Che, bianco e invitante, mi tenta.
Mi piego fino a raggiungerlo e lo bacio, scorro con i denti sulla pelle
sensibile facendolo gemere e lo succhio. Mi sento soddisfatto solo
quando la sua mano lascia il mio capezzolo per sorreggersi al mobile e
le sue gambe sembrano di gelatina. Quando mi stacco dal suo collo vedo
una macchia rossa enorme.
« S-scusa » ansimo, pensando che magari i segni non
gli piacciono. Butta un occhio allo specchio al nostro fianco e sorride
sornione.
Amo il suo sorriso.
Non importa se le gengive si scoprono troppo. Adoro il modo in cui le
sue labbra (ora rosse per i miei baci, oddio!) si stendano, il modo in
cui i suoi occhi seguano quel movimento di muscoli, quei denti troppo
scoperti. Mi piace tutto.
Lo riavvicino a me prendendolo per il colletto sgualcito della camicia
che indossa e lo bacio ancora e ancora.
Non so da quanto siamo dentro al bagno. Non so da quanto mi sta
masturbando, sento solo di essere dannatamente vicino
all’orgasmo. Non so più niente. Ho solo la
consapevolezza che, per un essere come Lee Hyukjae, mi venderei anche
l’anima.
« D-Donghae, tu mi sei sempre pia- » Si deve
fermare, perché la porta si è spalancata.
Kim Heechul ci osserva compiaciuto poggiato allo stipite della porta.
« Va bene colombelle, adesso basta però. Di
là ci si annoia. » deglutisco e cerco di coprirmi
improvvisamente intimidito dallo sguardo divertito del più
grande.
« Guastafeste » borbotta Hyukjae. Mi porge una mano
per aiutarmi a scendere, solo quando tocco terra mi rendo conto di
avere le gambe molli. Mi ricompongo e noto che anche Hyukjae
è frustrato dall’interruzione.
« Continueremo più tardi » mi sussurra,
baciandomi un ultima volta le labbra rosse. Sorrido stordito, poi mi
afferra la mano e mi trascina in salotto.
Il gioco riprende, ma non lo sto più seguendo.
Quello che mi interessa e che ha tutta la mia attenzione è a
tre millimetri da me ed è il ragazzo che amo.
Spero che anche lui ami me.
Per il momento mi accontento delle nostre dita intrecciate e della sua
spalla che sorregge il mio capo.