Prompt: “AoKuro – Ghiaccioli sul terrazzo della scuola” richiesto da
Nari @ summertimerec
Note: …si
vede che non ho mai trattato AoKuro in vita mia, eh?
8D
L’estate
è terribile. Tetsuya non ha mai capito quanto
veritiera sia – se lo è – la teoria secondo cui chi è nato in inverno abbia una
istintiva e naturale incompatibilità con il caldo.
Per quel che lo riguarda il problema è uno solo: la sua scarsa resistenza
fisica che la pressione bassa e l’afa decisamente non aiutano.
Non sa come ad Aomine sia venuto in mente di
invitarlo, di tanti posti per prendere qualcosa insieme, sul tetto della
scuola; la Touou, peraltro. Quando Daiki gli ha mostrato con aria trionfante la busta con
dentro diversi ghiaccioli, la nostalgia è stata tanta da farlo sorridere
nonostante trovasse l’idea di base piuttosto discutibile.
Sono passati quasi due anni da quando si sono persi, ai tempi della Teikou, e poco più di uno dall’essersi ritrovati; ci sono
ancora cose che non riescono a dirsi, cose che entrambi sanno dovrebbero essere
affrontate ad alta voce, ma hanno tempo, si dicono. Un po’ perché l’idea di
tirar fuori l’argomento somiglia troppo, nel loro immaginario, a mettere le
mani nei tizzoni ardenti quando le
vecchie bruciature sono ancora relativamente fresche; un po’ perché
negli ultimi sei mesi si sentono vicini abbastanza da non temere di non
avere altre occasioni per dirsi tutto.
A volte a Tetsuya sembra strano, quando le dita della
mano si intrecciano con quelle di Aomine o quando –
in luoghi lontani da sguardi indiscreti – Daiki poggia le
labbra sulle sue.
Sembra come se accadesse tutto troppo in fretta e, al tempo stesso, fosse
naturale per loro. Kuroko si è chiesto se quella
sensazione sia dovuta al rapporto che c’era tra loro alle medie e che si è
trascinato fino ad oggi, in un modo o nell’altro, o alla separazione che ne è
seguita.
Forse a entrambe le cose.
Sussulta appena quando qualcosa di freddo gli tocca la guancia. Sposta lo
sguardo verso l’alto e Aomine è lì, che si sta
sedendo con aria divertita e un ghiacciolo incartato nella mano destra. Allunga
la busta verso Kuroko e prende a scartare il proprio
ghiacciolo.
Tetsuya si è posto una domanda fondamentale: perché
il tetto della scuola durante il week-end? Poi, dopo un muretto scavalcato e un
“è il percorso segreto quando devo scappare da Satsuki”,
Kuroko si è risposto che dopotutto si parla di Aomine-kun: magari non c’è nemmeno, un perché.
I silenzi non sono mai stati un problema per lui né con le persone che non conosce bene,
dove lo reputa quasi naturale e certamente più educato del dire qualcosa fuori
luogo, né con persone care, dove lo avverte come niente meno che un personale
modo di comunicare.
Anche adesso che lui e Aomine sono l’uno vicino all’altro
a mangiare ghiaccioli, beandosi della poca ombra che l’ingresso al tetto gli
concede, non è preoccupato.
In ogni caso, quei silenzi non durano mai troppo a lungo.
«…Ho perso.» osserva, lo sguardo sul bastoncino che
ha tra le dita.
«Non ricordo una sola volta che tu abbia vinto, Tetsu.
A parte quando regalasti il bastoncino a Satsuki
senza neanche accorgertene.»
Aomine è sorpreso da uno sbadiglio e Kuroko non impiega molto a lasciar scivolare un secondo
ghiacciolo – ancora incartato – dentro la maglietta a maniche corte di Daiki. Questi sobbalza e un piccolo tonfo suggerisce che il ghiacciolo deve aver
toccato terra.
«Ma che…?!»
«Quello che hai detto non era carino, Aomine-kun.»
Si guardano per una manciata di secondi, dopo i quali un sorriso incurva le
labbra di Tetsuya e da lì pare estendersi fino a
quelle di Aomine, che formano un’espressione più
aperta e lasciano poi fuoriuscire una risata. Kuroko
pensava davvero, fino a poco tempo fa, che non l’avrebbe mai più sentita.
«Questo vizio del ghiacciolo nei vestiti l’hai sempre avuto, Tetsu.» è più un’osservazione che un rimprovero, e se anche
fosse quest’ultimo caso non sarebbe credibile, visto il ghigno che va
formandosi.
Tetsuya coglie perfettamente il riferimento al
periodo delle medie, quando c’erano molte cose più semplici, come camminare l’uno
vicino all’altro e parlare di basket senza temere di ferirsi a vicenda; quando
c’era il tipo di complicità ingenua di chi è abbastanza sicuro che un’amicizia
come quella durerà sempre.
Aomine gli circonda le spalle con un braccio e la
mano s’insinua tra i capelli di Kuroko, la bocca che
è già sulla sua e la lingua che fa una leggera pressione per approfondire il
bacio; Tetsuya schiude le labbra e ricambia il bacio:
la bocca di Daiki è fresca e ha un vago sapore di
arancia, suppone a causa del ghiacciolo che ha mangiato. Nonostante tutto è
ancora strano, in qualche modo, come Aomine gli sta
vicino, come lo tocca, il modo in cui sembra voler assicurare sempre con quei
gesti che è lì e che ha intenzione di restarci.
La lingua di Daiki cerca la sua, l’accarezza, gli
sfiora il palato – si scosta un poco con il viso, quanto basta a far muovere
appena Kuroko in avanti e avere la piacevole
sensazione di essere cercato, voluto. Gli morde piano il labbro inferiore, lo
succhia lentamente e torna a baciarlo di nuovo.
Quel tipo di gesti non dura ancora a lungo come chiunque potrebbe pensare, nell’erronea
convinzione che Aomine sia fedele all’immagine sicura
che dà di sé parlando delle riviste di Mai-chan: c’è
ancora un’incertezza di fondo perché non se lo aspettava nessuno dei due,
perché c’è ancora imbarazzo, perché quando sono insieme a quel modo c’è ancora
qualcosa che li frena o che forse non sanno bene come gestire.
Tetsuya non se ne preoccupa, mentre sorride sulle
labbra di Daiki.
Hanno tempo.