MORE THAN BEST FRIENDS
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MORE THAN
BEST FRIENDS
Un giorno come un altro, in una
tiepida mattinata di fine settembre, un ragazzo in divisa scolastica stava
uscendo di casa per recarsi a scuola. Si trattava dell’eroe del liceo Meijo,
che aveva permesso alla sua squadra di baseball di aggiudicarsi l’ambito trofeo
spettante ai vincitori del torneo nazionale studentesco. Una voce lo chiamò,
bloccandolo.
“Ehi, Rufy! Aspettami!”
Il giovane si voltò, sbadigliando,
e vide la sua migliore amica corrergli incontro.
“Buongiorno! Sei ancora mezzo
addormentato o sbaglio?”
“Non sbagli…Se avessi potuto sarei rimasto a letto. Ma Makino si è messa a
rompere, dicendo che devo andare a scuola. Che noia!”
“Per forza! Con i voti che hai, è
ovvio che tua sorella sia preoccupata per te! Se non ti dai una svegliata,
quest’anno rischi la bocciatura!”
“Macché! E’ la stessa situazione
di tutti gli anni, e sono sempre stato promosso.”
“Sì, perché ti andava bene.
Quest’anno è molto più dura e rischi sul serio di non farcela.”
“Ma figurati! E poi ho sempre la
mia carissima migliore amica che può aiutarmi a studiare prima degli esami!”
“Ah, no! Sono stufa di essere
sfruttata da te! Ogni volta che si avvicinano gli esami mi fai fare delle
tremende full immersion di studio per aiutarti! Giorno e notte a spiegarti cose
che non ti entrano in testa e che avresti dovuto studiare mesi prima! Questa
volta ti arrangi!”
“Ma Naaamiii!! Come faccio se
proprio tu, che sei la mia migliore amica da quando siamo nati, mi abbandoni?!”
Lui la guardò con occhi supplicanti. Sapeva che lei non riusciva a resistere a
quel tipo di sguardo. Tuttavia, Nami continuò a guardare da un’altra parte,
ignorando le sue suppliche.
“Namuccia cara…Ti preeegooo!
Daaaiii! Fai questo favore al tuo più caro amico!”
Lo guardò con gli occhi socchiusi.
“E va bene. Ti aiuterò. Ma questa
volta le cose andranno diversamente, caro mio!”
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che non ti aiuterò a studiare tutto in una volta prima degli
esami. D’ora in avanti studieremo insieme ogni giorno. Così tu potrai stare al
passo con tutti gli altri e io non dovrò massacrarmi di lavoro a fine
trimestre!”
“Però ho anche gli allenamenti…”
“Vedrai che il tempo lo
troverai…Altrimenti potrai dire addio al mio aiuto. E quindi anche alla
promozione.”
Per qualche istante Rufy la
guardò, sconsolato. Poi gli venne un’idea.
“Questo non è vero! Ho anche
un’altra soluzione! Posso farmi aiutare da Bibi! Lei è sempre tra i primi,
nella classifica dei migliori studenti del nostro liceo. Sono certo che se
chiederò a lei di aiutarmi non si rifiuterà.”
Nami non rispose. Si era bloccata
e fissava il suo amico con un misto di stupore e tristezza. Pian piano, però,
lo stupore scomparve, per lasciar posto ad una profonda tristezza. Rufy se ne
accorse e capì di aver sbagliato. Odiava vedere Nami triste, quindi cercò
subito di rimediare.
“Però, se tu fossi così gentile da
aiutarmi…Io lo preferirei!”
“Dici sul serio?”
“Certo! E sennò che migliore amica saresti?!”
Il buonumore tornò negli occhi di Nami, che sospirò e disse:
“E va bene. Ti aiuterò. Però alle
mie condizioni.”
“Aggiudicato! Ed ora, Nami…che ne
diresti se invece di andare a lezione andassimo da qualche parte a divertirci?”
“Vorresti marinare la scuola?! E vorresti farlo fare anche a me?! E per andare
dove, poi?!”
“Beh, mi pareva di aver capito che volessi andare al Fantasy Park…Ma se non ti
va, posso andarci da solo…”
“E pagheresti tu anche per me?”
“L’idea era quella…sai, per ringraziarti per l’aiuto che mi darai…”
Entrambi fingevano indifferenza,
guardando in altre direzioni. Poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Ok! Dai, corriamo a cambiarci! Se
restiamo in divisa, rischiamo di farci beccare dai poliziotti!”
“E se ci beccano, che gli diciamo?
Anche senza divisa, si vede che siamo ancora liceali…”
“Gli diciamo che è l’anniversario
della fondazione della nostra scuola.”
“Lo sai perché mi piaci così tanto
Nami? Perché anche se davanti agli altri ti fingi un angioletto, in realtà hai
una mente diabolica!”
“Puoi dirlo forte!”
E così tornarono furtivamente
nelle rispettive case per cambiarsi. Entrambi molto felici di considerare
quello una specie d’appuntamento.
Il giorno successivo, i due si
stavano recando a scuola insieme, quando vennero raggiunti da altri due
ragazzi.
“Nami! Rufy! Buongiorno!”
Si voltarono e videro i loro due
amici Bibi e Kosa.
“Ciao Bibi. Ehi, Kosa.”
“Come mai ieri non sei venuta,
Nami? Sei stata male?”
“No, tutto bene. Ma questo disgraziato qui di fianco è riuscito a convincermi a
marinare, per andare al Fantasy Park.”
“Ma che ti lamenti?! Mi hai fatto
spendere un mucchio di soldi! Hai voluto fare minimo due giri per ciascuna
attrazione. E poi ti sei fatta fuori tutte le scorte di cibo di quel povero
chiosco, che ha dovuto chiudere!”
“Ma che bugiardo, che sei! Quello
che ha passato tutto il tempo a mangiare sei tu, non certo io! E poi ti sei
pure sentito male, sulle montagne russe! E ti credo, dopo tutto quello che
avevi ingurgitato! Fogna!”
“Senti chi parla, Miss
Ippopotamo!”
Un poderoso pugno in testa zittì
Rufy, che continuò a camminare massaggiandosi il capo. Bibi rideva di gusto.
Era abituata a quelle scene, ma la facevano sempre divertire. Anche Kosa,
nonostante fosse una persona estremamente seria e poco socievole, sogghignava
divertito.
Pochi minuti dopo, i quattro
entrarono nel cortile della scuola e subito trovarono gli altri amici ad
attenderli.
“Ehilà! Era ora! E’ un pezzo che
vi aspettiamo!”
“Scusa, Zoro. Ma sai com’è Nami,
si è fermata a comprarsi da mangiare cinque volte!”
“Vuoi darci un taglio, stupido
moccioso?!”
“Scema, hai solo tre mesi più di me! Non darti tante arie!”
“Scema a chi, buffone?!”
Il loro battibecco non durò a
lungo, come sempre. Non riuscivano a bisticciare per più di un paio di minuti,
perché poi scoppiavano irrimediabilmente a ridere. Dopo aver passato qualche
minuto a chiacchierare tutti insieme, ognuno si diresse verso la sua classe.
Zoro, Rufy e Sanji verso la 2-C, Bibi, Nami, Usop e Kosa verso la 2-A.
Durante la lezione in 2-C, i tre
amici, che si trovavano in fondo all’aula, negli ultimi banchi, cominciarono a
chiacchierare.
“Psss!
Ehi, Rufy!”
“Che vuoi, Sanji?”
I due parlavano sottovoce, per non farsi sentire dal professore.
“E’ vero che ieri, quando hai
marinato la scuola, sei andato al luna park con Nami?”
“Sì, perché?”
“Sei proprio un bell’amico, sai? Potevi anche avvertirci! Così saremmo andati
tutti insieme.”
“A dire il vero l’ho deciso dopo
essere uscito di casa ieri mattina. Anche volendo non avrei potuto avvertirvi.
E poi l’ho fatto per ringraziarla, perché mi darà nuovamente delle
ripetizioni.”
“Sarà come dici tu…”
“Dai, Sanji! Scusa, per una volta
che Rufy è riuscito ad invitare la sua bella per un appuntamento a due, vuoi
pure mettergli i bastoni tra le ruote?”
“Zoro, che diavolo dici?!”
“Avanti! L’hai ammesso anche tu che per te Nami non è solo una cara amica! E
nemmeno una sorella!”
“Zoro ha ragione. Altrimenti
continuerei a provarci anch’io con quella splendida creatura!”
“Vedete di piantarla!”
“Ehi, a parte gli scherzi…hai
deciso quando ti dichiarerai?”
“Mai! Ed ora fatevi gli affari vostri!”
“Non essere stupido, non puoi
continuare a tenerglielo nascosto Rufy!”
A trarre d’impaccio Rufy da
quell’imbarazzante conversazione fu l’insegnante.
“Ehi, voi tre lì in fondo! Se
volete continuare a chiacchierare dei fatti vostri, siete pregati di farlo
fuori dall’aula! State disturbando la lezione!”
In coro i tre risposero:
“No. Ci scusi prof. Ora staremo
attenti.”
E presero a fingere di seguire. In
realtà, ognuno pensava agli affari propri.
Durante la pausa pranzo, il gruppo
di amici si riunì in mensa, come ogni giorno. Passarono la pausa divertendosi e
chiacchierando, poi tornarono alle loro lezioni. Quando, finalmente, anche
queste furono finite, tutti si recarono verso le sedi dei loro club. Mentre
Rufy si dirigeva agli spogliatoi del club di baseball, venne fermato da Bibi.
La giovane aveva il fiatone, ed era chiaro che, per raggiungere l’amico, aveva
fatto una bella corsa.
“Ehi, Rufy!”
“Bibi. Che succede? C’è qualche
problema?”
“No, nessun problema. Però…avrei un favore da chiederti.”
“Certo, dimmi pure. Ti ascolto.”
“Ecco, vedi…tra un po’ di giorni è
il compleanno di Kosa…Io e lui siamo amici da quando eravamo bambini, però ora
che siamo cresciuti non so più cosa regalargli. Per questo, mi chiedevo se, per
caso, non ti andrebbe di uscire con me, sabato. Così potresti aiutarmi a
scegliere un regalo.”
Rufy stette un attimo a pensarci.
“Perché no? Tanto con gli altri
usciamo domenica! Va bene, allora.”
“Sul serio? Grazie mille, Rufy!”
“Di niente!”
E Bibi corse via, tutta rossa in
volto e con le lacrime agli occhi. Andò subito da Nami, per comunicarle la
notizia.
“Nami! Nami! Nami!!”
“Sono qui, Bibi, calmati. Che ti
prende?”
“Oh, Nami, è meraviglioso! Finalmente, è l’occasione che aspettavo da due anni!
Sono così emozionata!”
“Si può sapere di che stai
parlando, Bibi?”
“Di Rufy!”
“R- Rufy?”
Nami sussultò. Era ben conscia di quali fossero i sentimenti che la sua
migliore amica nutriva per il giovane. E la cosa non le piaceva troppo.
“Esatto! Finalmente, sabato,
uscirò da sola con lui!”
“Vuoi dire che avete un
appuntamento?!”
“Beh, non proprio. Sai, tra poco è il compleanno di Kosa…Così gli ho chiesto di
accompagnarmi a cercare un regalo. E lui ha accettato! Non è magnifico?!”
“C- certo. E’…stupendo…”
Bibi era troppo euforica per
rendersi conto della tristezza che velava gli occhi di Nami. Così continuò a
lanciare urletti di gioia, mentre la sua amica fissava a terra, sconsolata.
“Se l’uscita di sabato andrà bene,
gli dichiarerò i miei sentimenti! Pensi che sarebbe una mossa troppo azzardata,
Nami?”
“Eh? No, assolutamente. Dovresti farlo.”
“Ah, sei proprio la mia più cara
amica! Eh eh, cosa potrei mettermi, sabato? Una bella minigonna, magari…”
In quel momento, nonostante
l’affetto che le legava, Nami fu tentata di dare qualche suggerimento errato a
Bibi. Per il gusto di vederla fallire con Rufy. Ma subito si sentì in colpa e
decise di rimediare.
“Ascolta, a Rufy non importa come
ti vesti. Potresti anche metterti un costume di carnevale e non se ne
accorgerebbe. Se vuoi far colpo su di lui, devi usare altre tecniche. Tipo dire
di aver fame quando cominci a sentire il suo stomaco brontolare. Oppure, di
tanto in tanto, inserire stupide battute nel discorso. Sono queste le cose che
gli fanno davvero piacere. Dammi retta.”
“Dici sul serio? Allora farò come
mi hai detto. Mi fido dei tuoi consigli. Anche perché tu sei la persona che
meglio lo conosce, vero?”
“Già. Che meglio lo conosce…”
La voce le morì in gola. Si rese
conto di essere sul punto di mettersi a piangere. Con una scusa si liberò
dell’amica e corse a chiudersi in bagno, dove poté dare sfogo alle lacrime ed
ai pensieri.
“Ma cosa mi prende? E’ assurdo, mettermi a piangere così!
Io non sono una ragazza di quelle che piange per ogni minima sciocchezza! Sono
diversa da Bibi! Ma perché dovevo trovarmi in mezzo ad una situazione come
questa?! Non solo mi innamoro del mio migliore amico, ma mi trovo di fronte,
come rivale in amore, la mia migliore amica! Una situazione peggiore si sarebbe
potuta manifestare solo nel caso in cui fosse stata Nojiko ad innamorarsi di
Rufy. Meno male che lei non ha occhi che per Ace! Ma che razza di assurdi
pensieri faccio? Dovrei concentrarmi sulla situazione reale, piuttosto. Devo
stare calma. Mi sono sempre ripromessa che se mai un giorno Rufy dovesse
dimostrare di ricambiare i sentimenti di Bibi, mi farò da parte. Ed ora cambio idea? Se loro due dovessero
davvero mettersi insieme, come farei a restare amica di Rufy? Non riuscirei
nemmeno a restargli vicina senza scoppiare a piangere! Ho bisogno di parlare
con qualcuno…di avere un consiglio. Sì, ma da chi? Non sono mai riuscita ad
ammettere con nessuno i miei sentimenti per lui. Nemmeno con Nojiko. Ma forse…è
arrivato il momento di dirglielo. E di chiederle aiuto. Sono certa che lei non
mi rifiuterà un favore simile.”
In quel momento le compagne di
squadra la chiamarono per andare all’allenamento e lei si concentrò interamente
sul basket, per non pensare ad altro.
Al momento del ritorno a casa, si
rese conto che non sarebbe riuscita a chiacchierare normalmente con gli altri,
così corse verso l’università, nell’edificio fiancheggiante il liceo, per
cercare sua sorella. La trovò assieme ad un gruppetto di sue amiche. Quando la
vide, Nojiko si preoccupò. Non capitava quasi mai che Nami si spingesse fino
all’università, così andò subito a chiederle cosa fosse accaduto.
“Nami! Che ci fai qui, è successo
qualcosa?”
“No, nulla. Solo, mi è venuta voglia di tornare a casa con la mia sorellina.
Sapevo che oggi eri qui fino a tardi, così…Allora, vieni?”
“E come mai vorresti tornare assieme a me e non con Rufy e gli altri? Avete
litigato?”
“No, niente del genere. E’ che…ecco…avrei bisogno di parlare un po’ con te,
tutto qua.”
“Oh- ho! La sorellina ha qualcosa
che la preoccupa, a quanto pare! Finalmente ti sei ricordata che hai anche una
sorella a cui confidare le tue pene!”
“Non è vero che non mi confido con
te! Solo che ultimamente non ho avuto nessun problema!”
“E invece ora hai un problema che
ti tormenta talmente tanto da spingerti ad abbandonare i tuoi amici pur di
avere un consiglio. Aspettami un attimo, passo ad avvertire Ace e ti raggiungo.”
“Ok. Grazie, sorellina.”
E rimase ad aspettarla. Dopo un
paio di minuti la giovane tornò, ansiosa di ascoltare i problemi della sorella.
Si era accorta che qualcosa non andava e sembrava anche un problema piuttosto
serio. Quindi si concentrò totalmente su di lei.
“Che dici, torniamo subito a casa
o andiamo a bere qualcosa? E’ un pezzo che non andiamo da qualche parte da
sole.”
“Va bene. Che ne dici di andare
anche a mangiare qualcosa? Io avrei un po’ di fame…”
“Eh eh, vedi che Rufy ha ragione,
quando dice che sei una mangiona?!”
“Non è vero! E’ che ho corso
tanto, durante l’allenamento! Ho bisogno di recuperare un po’ d’energie!”
“Va bene, va bene. McDonald o
Kentucky Fried Chicken?”
“McDonald!”
“Aggiudicato!”
E si incamminarono chiacchierando
allegramente.
Intanto, nel cortile del liceo,
Ace aveva appena comunicato al fratello che Nami non sarebbe tornata con loro.
Subito Rufy si preoccupò.
“Come torna con Nojiko? Non sarà
mica accaduto qualcos’altro vero? I bastardi che la ricattavano sono ancora in
galera, non sono usciti, non è così? Si sentiva male? Si è ferita durante
l’allenamento? Che le è successo, Ace?!”
“Rufy, per l’amor del cielo, calmati! Non è successo nulla, voleva solo passare
del tempo con sua sorella! Nojiko era contenta, dice che da quando è accaduto
quel casino con quella banda di delinquenti, Nami passa tutto il suo tempo con
te. E’ diventata gelosa, perché vorrebbe anche lei coccolarla un po’.”
Rufy arrossì.
“Beh, è che mi ha fatto talmente
preoccupare, quella volta, che ora cerco di passare più tempo possibile con
lei. Non voglio che corra ancora un rischio simile.”
“Va bene preoccuparsi, ma cerca di
non essere troppo ossessivo. Altrimenti finirà per stancarsi di te.”
“Ok, ok. Ho capito. Mi sono
calmato. Dai, torniamo a casa.”
Ace sorrise, poi con voce
canzonatoria, disse:
“Anch’io sono geloso, il mio
fratellino passa tutto il tempo con la sua bella e non sta più con me,
cattivone!”
“Dai, scemo! Smettila!”
“Ormai è talmente innamorato da
dimenticarsi persino della sua famiglia!”
“Ace, giuro che ti faccio nero…”
“Che ragazzo senza cuore! Poveri
me e Makino!”
“ACE! TI AMMAZZO!!”
Rufy era rosso come un peperone, continuava a guardarsi intorno per essere
sicuro che nessuno avesse sentito. Poi prese ad inseguire il fratello che
scappava per salvarsi dalla sua furia.
“Vieni qua, codardo! Maledetta
quella volta che ho deciso di confidarmi con te! Stai sicuro che non ti dirò
mai più niente!”
E continuarono così per un po’,
rincorrendosi e ridendo come pazzi. In fondo, anche per loro era passato molto
tempo dall’ultima volta che si erano divertiti così insieme.
“Allora, sorellina. Ora siamo
sole. Tu hai il tuo panino. Vuoi dirmi cos’è questa cosa che ti preoccupa
tanto?”
Il volto di Nami si fece scarlatto per l’imbarazzo. Voleva davvero confessare
tutto alla sorella, ma era più difficile di quanto avesse immaginato. Respirò
profondamente alcune volte poi, raccogliendo tutto il suo coraggio, guardò
negli occhi Nojiko. Tuttavia il rossore non spariva dalle sue guance.
“Senti, Nojiko. Con ciò che sto
per dirti, tu potresti prendermi in giro per il resto dei tuoi giorni.
Tuttavia, ricorda che anch’io conosco qualche tuo segreto e saprei vendicarmi.”
“Caspita! Mi incuriosisci sempre
di più! Avanti, spara!”
“Ecco…A dire il vero…Si tratta
di…di Rufy.”
“Oh- ho! Ora sì che la cosa si fa
interessante!”
“Ehi! Cominci a prendermi in giro
ancora prima che io abbia cominciato?!”
“Scusa, scusa. Dai, allora. Si tratta di Rufy. E’ successo qualcosa tra voi
due?”
“No. Vedi il fatto è che…Dopo tutto il casino di alcuni mesi fa…il nostro
rapporto…la nostra amicizia sì è rinforzata.”
“E lo spero! Con tutte quelle cose
assurde che gli hai detto, dovevi pur fargli capire che mentivi!”
“Ti prego, non ricordarmelo. Ogni
volta che ci penso mi sento uno schifo. Ad ogni modo…tu l’hai sempre detto. Ed
io ho sempre smentito. Ma ormai…a parte che credo sia troppo evidente…Sono
arrivata ad un punto in cui devo per forza dirlo a qualcuno, altrimenti
scoppio.”
Nojiko sorrideva. Chiaramente
aveva capito cosa avesse intenzione di dire, ma era una vita che aspettava quel
momento. Annuì con il capo. Allora Nami continuò.
“Io…io sono innamorata di lui. Da
molto, moltissimo tempo. Praticamente, da quando partono i miei ricordi, io già
l’amavo. O meglio, fino a qualche tempo fa la sua presenza al mio fianco era
talmente scontata, che non capivo neppure se lo amavo o se per me era come un
fratello. Tuttavia, quando ho cominciato ad allontanarmi da lui per via dei
ricatti di quei bastardi, ho capito quanto contasse veramente la sua presenza
al mio fianco. E quando mi ha salvata…mi sono resa conto che non è
assolutamente un fratello, per me. Né, semplicemente, il mio più caro amico. Ho
capito definitivamente che ciò che provo per lui è amore.”
Nojiko continuava a sorridere. Poi
decise di intervenire.
“Beh, ne sono felice.
Effettivamente, era ora che te ne rendessi conto. Ma comunque, non è mai troppo
tardi.”
“Invece temo proprio di sì.”
“Che intendi dire?”
“Lo sai anche tu che Bibi è innamoratissima di lui.”
“Ah. Bibi.”
A Nojiko non era mai stata troppo
simpatica. L’aveva sempre considerata la classica figlia di papà, capricciosa
ed egocentrica, convinta di poter ottenere tutto ciò che desiderava solo perché
figlia di una famiglia molto ricca. Non capiva come facesse sua sorella,
esattamente l’opposto di quella frignona, a starle vicino.
“E con ciò? Non è una novità. E
figurati se a Rufy può piacere una tipa del genere!”
“Era ciò che pensavo anch’io.
Voglio dire, sai che voglio molto bene a Bibi e che la considero la mia più
cara amica…”
“Contenta te…”
“Però non avevo mai pensato che
avesse concrete possibilità con Rufy. Lui non è tipo da mettersi con una
secchiona, membro del comitato studentesco, di famiglia ricca. E’ un
sempliciotto, ha bisogno di una ragazza semplice. Era questo che pensavo.”
“Beh, lo penso anch’io.”
“Però non ne sono più tanto
convinta. Vedi, utilizzando la scusa che non sa cosa regalare a Kosa per il
compleanno, Bibi ha chiesto a Rufy di accompagnarla a fare shopping, sabato. E
lui ha accettato immediatamente. Così sabato usciranno insieme, loro due soli.”
“Ma dai, non vuol dire mica
niente! Semplicemente vuole dare una mano ad un’amica che gli ha chiesto un
favore!”
“Ma non si è comportato come farebbe di solito! In un’altra occasione, avrebbe
proposto di andare tutti insieme! Invece ha accettato di andare solo con lei!”
“Io non credo che Rufy provi
interesse per quella lì. Certo è che mi sta sempre più antipatica!”
“Ma perché, Nojiko? Insomma, sono
io quella che rischia di vedersi portare via miglior amico e ragazzo che ama!
Eppure non metto in dubbio la sua amicizia.”
“Ma dai! Ma non vedi com’è? Ha
sfruttato bassamente quel poveretto di Kosa, quando è chiaro come il sole che
le muore dietro! Ci pensi che faccia farebbe se scoprisse che il regalo di Bibi
è stato scelto assieme a Rufy?! Lei non pensa minimamente ai sentimenti degli
altri, è un’egoista!”
“Secondo me esageri…probabilmente non si rende conto dei sentimenti di Kosa…”
“Sarà…Comunque, a me non piace. E
poi, dai, Nami! Anche se non l’hai mai ammesso fino ad oggi, tutti sapevamo che
eri cotta di Rufy! Era più che evidente! Gli unici a non accorgersene eravate
proprio voi due! Ma Rufy, si sa, in queste cose è peggio di un bambino! Ad ogni
modo, mi pare impossibile che quella lì, intelligente com’è, non si sia resa
contro di una cosa tanto evidente! Solo non te lo dice per non essere costretta
a sentirsi in colpa! Fa finta di non vedere, esattamente come con Kosa!”
“Dai Nojiko! Tu esageri! Sei
troppo prevenuta nei suoi confronti. La dipingi come una strega senza scrupoli
senza nemmeno conoscerla!”
“Ok, forse sto esagerando.
Effettivamente le mie sono solo supposizioni. Però voglio darti un consiglio,
sorellina. Stai in guardia. Ho idea che quella sarebbe capace di tradirti alla
prima occasione. E non lo dico perché non la sopporto. Ma perché so quanto ti
sta a cuore la questione di Rufy.”
“Va bene, sarò prudente. Allora,
tutto qua il tuo consiglio?”
“Eh?”
“Io te ne ho parlato perché speravo che tu potessi consigliarmi su come
comportarmi…”
“Ah! E io che pensavo che me
l’avessi detto perché sono tua sorella e ti fidi di me!”
“E’ ovvio che mi fido di te,
altrimenti non te l’avrei mai detto! Se ci pensi sei l’unica persona con cui io
l’abbia ammesso!”
“Ok ok…Ad ogni modo, Nami…L’unico
consiglio che posso darti è questo: dillo a Rufy.”
“Dirgli cosa?”
“Ma come ‘dirgli cosa’?! E’ ovvio! Devi dichiarargli il tuo amore!
Possibilmente, prima che lo faccia quella streghetta lagnosa figlia di papà!”
“Sei pazza, Nojiko?! Come faccio a
dirglielo?! Non è un ragazzo qualsiasi, che in caso di rifiuto non rivedrei più
e morta là. E’ Rufy, il mio migliore amico! La presenza più importante nella
mia vita dopo di te e della mamma!”
“Io direi che forse ci supera in
importanza…E comunque, sì, devi dirglielo. Hai così poca fiducia in lui da
pensare che, nel caso ti rifiutasse, poi non si farebbe più vedere? Io non
credo proprio…”
“Io non lo so…Più che in lui, non
ho fiducia in me stessa. Sarei io a non riuscire più a guardarlo in faccia, se
mi rifiutasse. Non voglio mandare all’aria un’amicizia che dura da quando
avevamo due anni, Nojiko! Non per egoismo!”
“Ma quale egoismo?! Nami,
senti…Alla fine sei tu a dover decidere. Ma ti assicuro che se lascerai le cose
così come stanno, finirai per fartelo portare via anche nel caso in cui
ricambiasse il tuo amore. Se un’altra, a maggior ragione Bibi che è sua amica,
si dichiarasse per prima, lui non riuscirebbe a rifiutarla, anche se non
l’amasse. E tu saresti stata doppiamente sciocca.”
“Ma se è come dici tu, potrebbe
anche rispondere positivamente alla mia dichiarazione pur non amandomi!”
“No, con te non lo farebbe mai!
Non mentirebbe mai a te, saprebbe di causarti una sofferenza immensa! Devi
avere più fiducia in lui, Nami. E’ l’unico modo per risolvere il tuo problema.
Dammi retta.”
Nami rimase in silenzio per un
po’. Sapeva che sua sorella aveva ragione, ma la paura di perderlo era troppo
grande. Finì il suo panino, poi sospirò.
“Ci devo pensare ancora un po’. E’
una cosa troppo grande per buttarmici così, senza pensarci. Con questa
situazione mi gioco troppo.”
“Certo, è ovvio. Prenditi tempo.
Ma non esagerare. Ricordati che sabato arriverà presto. E se Bibi si
dichiarasse proprio quel giorno, potrebbe essere troppo tardi.”
“…Già…”
Quella sera, mentre rifletteva
distesa sul suo letto, Nami udì bussare alla porta. Subito dopo si affacciò
Bellemer.
“Ehi, Nami. Ci sono visite. Io
sono giù in cucina, se avete bisogno.”
E si allontanò, dopo aver
introdotto Rufy nella stanza.
“Ehilà! Tutto bene?”
Nami lo guardò, mentre si tirava su a sedere. Senza volerlo arrossì. Lui la
guardò incuriosito.
“Che hai? Sei tutta rossa. Hai la
febbre?”
Così dicendo le posò una mano sulla fronte. Quel contatto e la vicinanza dei
loro volti, incrementò il rossore sul viso di lei ed anche il suo ritmo
cardiaco.
“No, non sei calda. Ma che ti
prende?”
La guardò un po’, poi sorrise,
dicendo:
“Aha! Ho capito! Hai mangiato troppo e ora ti vergogni perché sei ingrassata!”
Questo fece passare all’istante
l’imbarazzo di Nami, che tirò un forte pugno sulla testa dell’amico.
“Deficiente! Ti ho detto e
ripetuto mille volte che non sono come te!”
“Ah no? Ma Nojiko mi ha detto che
oggi non sei tornata con noi perché sei andata da lei a chiederle di offrirti
un panino da McDonald!”
“Quella dannata lingua lunga!!”
“Visto che ho ragione io?!”
“Tu non hai ragione! A pranzo avevo mangiato poco e dopo l’allenamento ero
debole, avevo bisogno di un po’ di energia!”
“Sarà…”
“Smettila di prendermi in giro o
te le suono ancora, Rufy!”
“Va bene, va bene…La smetto.”
E si mise a sedere sul letto, al
suo fianco, con la faccia da angioletto. Lei si lasciò sfuggire una risatina.
Poi, persistendo col tono di voce più duro che aveva, chiese:
“Allora, che ci fai qui? Non
dovresti essere a casa? Scommetto che oggi non hai aperto nemmeno un libro!”
“Indovinato! Ad ogni modo, sono
venuto a vedere come stavi. Dato che non sei tornata con noi ero un po’
preoccupato. Sai, l’ultima volta che sei tornata con Nojiko, è stato il
principio del disastro…”
Effettivamente, erano passati mesi
dall’ultima volta che era tornata con Nojiko. Era stato il giorno del suo
arresto. E quando aveva visto Rufy, il giorno successivo, era accaduto il
finimondo.
“Hai ragione. Mi spiace, avrei
dovuto venire ad avvertirti di persona. Comunque, è tutto a posto. Avevo solo
voglia di fare una chiacchierata con Nojiko. Era un sacco di tempo che non
passavo qualche ora sola con lei. Mi mancava, un po’…”
“Sì, ti capisco. Anch’io mi sono
divertito, con Ace. Invece di tornare con gli altri, siamo andati in sala
giochi e ce la siamo spassata alla grande!”
“Mi fa piacere. A quanto pare,
questa è stata proprio la ‘giornata dei fratelli’!”
“Infatti. Poi siamo andati a
prendere Makino al lavoro e l’abbiamo portata fuori a cena!”
“Caspita, e hai pure trovato il
tempo di venire a trovarmi?!”
“A dire il vero sono passato solo a cambiarmi, poi sono corso qui.”
Rufy arrossì leggermente, ma si
alzò di scatto per non farlo notare a Nami. Finse di osservare con attenzione
alcune foto, ma la ragazza si era già accorta del suo rossore. E ne rimase
molto felice. Ad un certo punto, Rufy si schiarì la gola. Nami lo conosceva da
troppo tempo. Sapeva che quando faceva così significava che stava per
cominciare un discorso piuttosto serio. Improvvisamente, provò una tremenda
paura. Paura che lui stesse per parlarle di Bibi. Paura di essere sul punto di
perderlo. Avrebbe voluto fuggire, ma non poteva. Serrò forte i pugni e
trattenne il respiro. Poi lui, finalmente, cominciò.
“Sai, oggi Ace mi ha fatto notare
una cosa…Io non me n’ero reso conto, ma mi sono accorto che forse ho sbagliato.
Vedi, dopo ciò che è accaduto con quei balordi…credo te ne sia resa conto anche
tu…la nostra amicizia ha subito un lieve cambiamento. Si è, come
dire…rafforzata. E, forse, in parte, è dovuto al fatto che io ho cominciato a
passare più tempo con te, a starti un po’ più vicino…”
Rufy s’interruppe. Non riusciva a
continuare, Nami se ne rese conto. Quindi, per venirgli in aiuto, disse:
“Sì, me n’ero accorta. Beh, la
cosa mi ha fatto senz’altro piacere.”
“Dici sul serio, Nami? Non ti ha
infastidita?”
La ragazza lo fissò con gli occhi sbarrati. Si chiedeva se per caso non fosse
diventato pazzo.
“Stai scherzando, Rufy? Mi spieghi
perché mai avrebbe dovuto infastidirmi la tua vicinanza?!”
“Beh, oggi Ace mi ha detto…era solo una battuta…ma mi ha fatto riflettere…”
“Che ti ha detto?”
“Di stare attento a non diventare troppo ossessivo. O avresti finito con lo
stufarti di me.”
“Ma era una battuta, è ovvio!
Credi davvero che potrei stufarmi di te, adesso?! Caro mio, se fossi il tipo
del genere, mi sarei stufata molti anni fa! Rufy, tu sei il mio più caro amico!
L’affetto che provo per te raggiunge i livelli di quello che provo per mia
madre e mia sorella! Non potrei mai e poi mai stufarmi di te!”
“Dici davvero?”
“Certo che sì! Sei uno stupido se hai davvero pensato di potermi infastidire!”
“Beh, in questo caso…Mi sento
davvero sollevato!”
Il giovane sorrise, evidentemente
sollevato. Poi le si avvicinò nuovamente, sedendosi su una sedia e
posizionandosi di fronte a lei. La fissò dritto negli occhi per qualche istante
e lei sentì che il cuore stava per balzarle fuori dal petto. Poi, con una mano
strinse la sua, e con l’altra le carezzò lievemente una guancia. Quindi chiuse
gli occhi e sospirò. Quando riprese a parlare, la sua voce era quasi un
sussurro.
“Sai Nami…Quando è successo tutto
quel casino, mesi fa…Quando ho creduto di averti persa…è stato il momento più
brutto della mia vita. Per qualche giorno, dopo la nostra litigata…sono stato
solo l’ombra di me stesso. Avevo perso ogni energia e passavo il tempo steso a
letto a fissare il vuoto. Ormai mi sentivo come se non avessi più avuto uno
scopo nella vita. Fino a che non è arrivato Zoro, e mi ha fatto capire che se
ti eri comportata in quel modo, doveva per forza esserci qualcosa sotto. Mi ha
ricordato quanto tengo a te e mi ha fatto capire che lo scopo che davvero ho
nella vita, è quello di proteggerti, di starti accanto. E che anche se tu non
volevi più saperne di me, io dovevo continuare a farlo. Anche solo da lontano e
di nascosto.”
Gli occhi di Nami erano nuovamente
pieni di lacrime. Si sentiva stupida, a piagnucolare come una bambina. Ma le
parole di Rufy erano state talmente dolci, talmente belle, da scuoterle
profondamente il cuore.
“Così ho cominciato ad indagare e
quando ho scoperto che eri stata vista assieme a dei delinquenti, mi sono
precipitato a cercarti. E nel momento in cui ti ho vista, in quel vicolo…in
quelle condizioni…Nel momento in cui ho visto cosa stavano per farti e quel
tipo ti ha tirato un pugno…Non ho più visto nulla. L’unica cosa che il mio
cervello mi suggeriva era di uccidere quel maledetto bastardo. Non lo potevo
perdonare. Ti aveva picchiata…ferita…quasi v- violentata… – esitò nel
pronunciare quella parola, quasi solo il suono potesse ferire la sua amica. –
Se non mi avessero fermato…probabilmente l’avrei davvero ucciso. Ma non mi
sarebbe importato di finire in galera…L’unica cosa che contava, per me, era che
tu fossi salva. E libera dai loro dannati ricatti. E non puoi nemmeno
immaginare la gioia che ho provato quando, al mio risveglio, ho scoperto che
era tutto finito…Che tu eri salva…e che mi consideravi ancora tuo amico. In
quel momento mi sono ripromesso che ti avrei protetta con ogni mezzo, e che non
avrei mai permesso che accadesse nuovamente una cosa simile. Ecco perché ho
iniziato ad esserti più vicino. Capisci, Nami? Avevo una paura folle di
perderti. Di perderti ancora…”
La voce del giovane si affievolì,
fino a spegnersi. Non parlò più. Forse temeva che la voce gli tremasse.
Rimasero immobili, nella stessa posizione. Fronte contro fronte, la mano di lui
posata sulla guancia di Nami e quella di lei subito sopra. Le dita delle altre
mani intrecciate. Fu in quel preciso istante che Nami pensò di potersi
dichiarare. L’atmosfera era perfetta. Quasi magica. E lei non avrebbe avuto
un’occasione simile nemmeno se avesse aspettato per il resto della vita. Prese
un profondo respiro ma, quando stava per parlare, lui si alzò di scatto. Il
volto sorridente, evidentemente sollevato da un gran peso, la fissava con
affetto.
“Bene. Sono felice che sia tutto
chiarito. Se non ti avessi parlato di questo, probabilmente non sarei nemmeno
riuscito a dormire!”
Da un lato triste per aver perso
quell’occasione, dall’altro felice per non essersi buttata troppo
impulsivamente, Nami ricambiò il sorriso.
“Anch’io sono felice. E, mi
raccomando…Vedi di non farti più venire di questi dubbi. Più tempo passi con
me, più io sono felice, chiaro?”
“Chiaro! E, a proposito di questo…Dobbiamo metterci d’accordo.”
“E per cosa?”
“Ma come, non ricordi? Avevi promesso di aiutarmi con lo studio!”
“Ah, certo. Beh, quando vuoi. Io
sono sempre qui. L’ideale sarebbe nei week-end, quando non usciamo con gli
altri, e dopo cena. Anche perché prima abbiamo entrambi gli allenamenti.”
“Sì, mi sembra perfetto. Possiamo
cominciare già da questo week-end, se a te va bene.”
Lei stava già per rispondere di
sì, quando si ricordò dell’appuntamento di sabato. Possibile che l’avesse
dimenticato? O forse era convinto di riuscire a liberarsi di Bibi talmente in
fretta da poter poi studiare con lei? Magari pensava a domenica, ma era strano.
In genere lui lo considerava il giorno del riposo assoluto...
“Sì, ma…”
“Ah, che scemo! Me n’ero
dimenticato! Sabato ho promesso a Bibi di aiutarla! Cavolo, come facciamo…?”
Rimase a pensare per un po’.
“Vabbé, dai! Fa niente! Vuol dire
che studieremo domenica!”
“Ma ne sei sicuro? Non eri tu a
dire che la domenica è vietato studiare?”
“Sì, però non posso fare altro! La sera, dopo cena, sarebbe difficile,
sicuramente mi addormenterei…E poi comunque sono con te, quindi anche studiare
è meno faticoso! Possiamo studiare un po’ e poi andare a divertirci! Che ne
dici?”
“E va bene, visto che si tratta della prima volta te lo concedo…Ma non pensare
che sarà sempre così, caro il mio allievo!”
“Certamente, maestrina! Ti
ringrazio per la tua immensa bontà e lungimiranza!”
“Ah, bella! E questa parola dove
l’hai imparata? Il tuo vocabolario non è mai stato così vasto, se non sbaglio…”
“Eh eh, oggi il capitano l’ha
usata durante l’allenamento. Diceva che devo essere più lungimirante con i kohai,
e che non posso lanciare a tutta potenza anche contro di loro. Altrimenti si
spaventano e lasciano il club!”
“Mi sembra giusto, poveretti!”
“Allora siamo d’accordo. Ora vado.
E’ tardi e sono piuttosto stanco. Ci vediamo domattina, Nami.”
“Sì, a domani, Rufy.”
E lui lasciò la stanza. Lo udì
scendere le scale e salutare Bellemer e Nojiko, dopodiché sentì sbattere la
porta d’entrata. Tipico di Rufy e della sua irruenza far sbattere sempre tutte
le porte. Qualche istante dopo, sua sorella entrò dopo aver bussato.
“Ciao! Allora, com’è andata? Siete
rimasti qui dentro soli soletti un bel pezzo, mi pare.”
“Scema! Sei venuta per prendermi
in giro?!”
“Indovinato! Ah ah, dai, scherzavo! Non fare quella faccia! Volevo solo sapere
se per caso avevi messo in pratica i miei consigli!”
Nami non rispose subito. Stette un
po’ in silenzio, poi disse:
“A dire il vero, sono stata sul punto di farlo. Stavo davvero per dichiararmi.”
“Sul serio?! E perché non l’hai
fatto?”
“Quando stavo per parlare lui mi ha interrotta, spezzando l’atmosfera speciale
che si era creata!”
“Accidenti a lui! Che scemo! E
dire che sembravate sul punto di baciarvi!”
“Ma no, eravamo solo
appoggiati…Ehi! Un momento! E tu come diavolo fai a saperlo?!”
“Beh, ecco…ho tirato a indovinare…”
“CI HAI SPIATI!?!”
“Spiare è una parola grossa…ero
solo un po’ preoccupata, così ho dato una sbirciatina nella stanza e vi ho
visti in quella posizione. Ho pensato che foste in un momento cruciale e me ne
sono andata subito….Giuro!”
“No, io giuro! Giuro che questa
volta ti ammazzo!!”
Afferrò il collo della sorella e
prese a stringere, buttandola sul letto.
“No, così mi strozzi!”
Allora Nojiko si voltò,
liberandosi dalla prese ed invertendo le posizioni. E così cominciò una lotta
senza esclusione di colpi, il cui baccano si sentì fino a casa di Rufy. Quando
Bellemer corse da loro, allarmata per il frastuono, e le trovò abbracciate che
ridevano come matte, sorrise e disse:
“Ma quando vi deciderete a
crescere, voi due?!”
Dopodiché si unì alla lotta.
I giorni passarono in fretta e
presto arrivò sabato. Il fatidico sabato in cui Bibi e Rufy sarebbero usciti
insieme. Il mattino, a scuola, Bibi non faceva che sorridere ed esplodere, di
tanto in tanto, in risatine che a Nami sembravano quasi isteriche. Essendo
vicino a lei, con il banco, fu costretta a sopportare per tutta la mattinata i
discorsi deliranti della ragazza, che era emozionatissima. Quando, finalmente,
la lasciò libera di respirare, per andare in bagno, Nami fu raggiunta da Usop,
in classe con loro.
“Ehi, Nami! Si può sapere che le
prende a Bibi, oggi? Sembra una pazza isterica!”
“L’hai notato anche tu, eh? E’
molto felice per via dell’appuntamento di oggi.”
“Appuntamento? E con chi?”
“Ma come? Rufy non ti ha detto nulla?”
“No, niente…”
“Strano…Ad ogni modo, esce con lui.”
“CHE!? STAI SCHERZANDO?!”
“Ehi, ma che urli!? Mi hai distrutto un timpano!”
“Scusa, è che…mi sembra
incredibile…”
“Non dirlo a me…A quanto pare, lei
gli ha chiesto di aiutarla a sbrigare una faccenda, e lui ha accettato subito.”
“Capisco. E a te va bene?”
“A me? E che c’entro io, scusa?”
“Beh, tu sei la migliore amica di Rufy, finora non era mai uscito da solo con
una ragazza che non fossi tu…”
“Rufy è libero di uscire con chi
gli pare, Usop. Non sarò certo io a creargli problemi.”
“Se lo dici tu…”
“Bah, lascia perdere, nasone!”
E si allontanò per una passeggiata tra i corridoi, non notando che Kosa, dal
suo banco, aveva assistito all’intera conversazione, incupendosi sempre di più.
Mentre camminava per i corridoi,
si trovò davanti proprio Rufy.
“Ehi, Nami! Proprio te cercavo!”
“Dimmi tutto.”
“Senti, domani vieni tu da me o
vengo io da te?”
“Vieni da me. Ho sentito che Nojiko ha intenzione di venire a casa vostra per
passare la giornata con Ace e ci sarebbe troppo casino.”
“Perfetto. A che ora?”
“Come preferisci…Ma perché me lo chiedi adesso?”
“Non ho idea di quanto ci metterò con Bibi oggi pomeriggio, così preferisco se
rimaniamo già d’accordo…”
“Non mi pare tu ti sia mai fatto
problemi a piombare in casa mia a qualsiasi ora del giorno…Cos’è, sei pera caso
diventato improvvisamente timido? Con gente che conosci da 15 anni?”
“Ma no, scema! E’ che non vorrei mai piombare in casa tua e trovare Nojiko e
mio fratello da soli, nel bel mezzo di una pomiciata!”
“Ah, in questo caso, non temere.
Semmai ti capiterà di tornare a casa e trovarli nel bel mezzo di una
pomiciata!”
“Tsk! Spero proprio di no…”
“Piuttosto, sei pronto per oggi?”
“Pronto? Che intendi dire?”
“E’ la prima volta che esci da solo con una ragazza che non sia io. Non sei
teso?”
“E perché dovrei? E’ solo Bibi! Mica è un appuntamento!”
“Ma a Zoro e agli altri non l’hai
detto?”
“Perché avrei dovuto? Mica li informo di ogni mia mossa!”
“Capisco…Beh, è meglio che ora io
torni in classe. A più tardi!”
“Ok, a dopo! E per domani,
facciamo alle 16.00!”
Mentre tornava verso la sua aula,
Nami non poteva fare a meno di sentirsi felice. Era evidente che Rufy vedeva
Bibi solo come un’amica. Non doveva preoccuparsi. Ma quando vide la sua
migliore amica, così euforica, si sentì in colpa e le dispiacque un po’ per lei.
In fondo sapeva che l’aspettava una tremenda delusione. O almeno, di ciò era
convinta.
Quel pomeriggio, per Nami, passò
molto lentamente. Non sapeva cosa fare e si annoiò molto. Inoltre era piuttosto
irrequieta. Nojiko conosceva la ragione del suo stato d’animo, così cercò di
convincerla ad uscire un po’ con lei. Ma Nami si oppose, perché temeva di
incontrarli. Anche se aveva appreso direttamente da Rufy che Bibi per lui era
solo un’amica, non poteva fare a meno di sentirsi nervosa. Infine, stufa di vederla
vagare per la casa come un fantasma inquieto, Nojiko esclamò:
“Basta! Ora esco e vado a noleggiare un film, così forse ti distrai un po’!”
“Dici davvero, sorellina? Non so
come ringraziarti!”
“E’ che ormai sul pavimento ci sarà un solco profondo mezzo metro!”
Quando rientrò si misero sul
divano, pronte a guardare il film. Ma Nojiko, per vendicarsi della sorella, che
aveva reso irrequieta pure lei, aveva noleggiato un film che parlava di due
amici d’infanzia, che s’innamoravano l’uno dell’altra, senza avere però il
coraggio di dichiararsi. Non appena Nami comprese di cosa trattava il film
disse:
“Tante grazie, Nojiko! Davvero un
pensiero gentile! Ora sì che mi sento meglio!”
“Ma dai! Guarda, nel film anche
lui la ama! E c’è il lieto fine! Guardalo, che poi magari acquisti un po’ di
fiducia in te stessa! E visto che ci sei, prendi appunti…magari ti suggerisce
come comportarti!”
“Sì, certo…”
Nonostante tutto, grazie al film,
che appassionò entrambe, il tempo passò molto più in fretta e arrivò sera senza
che nemmeno se ne accorgessero. Terminata la visione, si accorsero di avere una
gran fame.
“Cavolo. Oggi mamma lavora fino a
tardi. Che mangiamo?”
“Ti va se ordiniamo una pizza?”
“Aggiudicato!”
Mentre Nojiko chiamava per farsi
portare la pizza, Nami si affacciò alla finestra e vide Rufy che rientrava in
casa. C’era poca luce e non vedeva bene, ma le parve di scorgere un’espressione
cupa sul suo volto. Guardò l’ora e si accorse che erano già le nove.
“Però…l’uscita deve essersi
rivelata più interessante del previsto, vista l’ora!”
Non si era accorta di aver
pronunciato questa frase ad alta voce, così si spaventò quando udì la voce di
Nojiko dietro di sé.
“Che fai, spii i suoi
spostamenti?”
“Ma che dici?! Mi sono semplicemente affacciata! E’ stato un caso che rientrasse
proprio in questo momento!”
“Sì, lo so. Comunque hai ragione…è
strano tornare così tardi dopo una semplice uscita con un’amica…Oserei dire
persino sospetto…”
“Smettila! Non vuol dire niente!
Magari si è fermato a mangiare qualcosa mentre tornava!”
“Se lo dici tu…”
“Bah! Scema io a darti corda! Ad
ogni modo, se è accaduto qualcosa lo scoprirò domani. Deve venire qui a
studiare.”
“E brava la sorellina! Fai venire
l’amichetto a casa quando non c’è nessuno, eh?”
“Beh, o ci troviamo qua, o da lui. E non credo che tu desideri avere noi due
tra i piedi mentre sei con il tuo caro Ace, giusto?”
“Giustissimo! Come sempre sei molto sveglia, sorellina!”
“Verissimo!”
Quando arrivò la pizza, la
mangiarono guardando l’altro film che Nojiko aveva noleggiato, questa volta un
film senza messaggi reconditi. Così passarono la serata e l’indomani arrivò
molto velocemente. Nami si svegliò con una strana sensazione, che non le
piaceva affatto. Per tutta la mattinata ed il primo pomeriggio, fu irrequieta
addirittura più del giorno prima. Nojiko la prese in giro, poi, verso le 15.30,
uscì per andare da Ace. L’inquietudine di Nami, intanto, non passava. Anzi, più
si avvicinava l’ora in cui Rufy sarebbe dovuto arrivare, più aumentava. Alle
quattro in punto, era ormai un groviglio di nervi. Alle 16.30, fu colta
dall’ansia. E se fosse rimasto vittima di un incidente? No, l’avrebbero
avvertita. Alle 17.00, l’ansia si trasformò in rabbia. Rufy le aveva dato buca.
Magari per uscire con Bibi. Immediatamente dopo aver formulato questo pensiero,
la rabbia divenne tristezza. Frustrazione. Con un grosso nodo in gola, Nami
andò a rinchiudersi nella sua stanza. Pochi minuti dopo, sua sorella tornò a
casa. Quando la sentì bussare alla sua porta e la vide entrare, Nami fa fissò
stupita.
“Che ci fai qui? Pensavo ti
fermassi almeno fino alle sette, da Ace.”
“Veramente…ero un po’ preoccupata
per te…”
“P- per me?”
Nojiko annuì. A Nami non capitava spesso di vederla così abbattuta e
preoccupata. Si allarmò.
“Che succede, Nojiko? Non sarà
mica accaduto qualcosa a Rufy, vero?”
“No, non gli è successo niente. Però ti ha dato buca e pensavo fossi piuttosto
giù.”
Nami avrebbe voluto smentire, dire
che non le importava molto. Ma colei che le stava di fronte era sua sorella, la
sua confidente. La sua migliore amica, anche prima di Bibi. Quindi annuì.
“E’ così. Vorrei riuscire a
pensare semplicemente ‘se l’è dimenticato’, ma non ci riesco. Non riesco a
pensare a lui come facevo un tempo. Ora l’unica cosa che riesco a pensare è che
lui non voglia vedermi.”
Nojiko la fissò in silenzio per
qualche istante. Poi, con un sospiro, disse:
“Non se n’è dimenticato. Anch’io ho pensato la stessa cosa, quando ho visto che
alle quattro non era ancora uscito dalla sua stanza. Ne ho parlato con Ace e
lui è andato a chiamarlo. Ma ha risposto semplicemente che non sarebbe venuto.
E che ti aveva già avvertita. Non ha detto altro. Per un po’ sono rimasta
ugualmente, ma poi mi sono resa conto che doveva essere una balla. E che tu non
ne sapevi niente, e lo stavi aspettando preoccupata. Allora ho preso e sono
tornata di corsa.”
“…Quindi avevo ragione…Non vuole
vedermi…”
Nojiko non sapeva che dire.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, sedute entrambe sul letto. Poi Nami si
voltò verso la sorella e questa vide i suoi occhi colmi di lacrime.
“Nojiko…E’ la prima volta…Da
quando ci conosciamo, è la prima volta che non vuole vedermi…Cos’è accaduto?
L’ho perso senza nemmeno accorgermene?”
Nami scoppiò in un pianto dirotto e Nojiko l’abbracciò stretta. Più stretta che
poteva. La stringeva e contemporaneamente le accarezzava la testa, mormorandole
parole di conforto.
Quando, circa un’ora dopo,
Bellemer tornò a casa, si stupì molto non trovando le figlie in soggiorno o in
cucina. Si diresse verso le loro camere e quando entrò in quella di Nami restò
a bocca aperta. Entrambe stavano dormendo. Nami era stesa sul letto, la mano
stretta in quella di Nojiko che si trovava seduta a terra, con la testa posata
vicino a quella della sorella. Bellemer si accorse subito che Nami aveva gli
occhi gonfi e doveva aver pianto. In quel momento Nojiko si svegliò. Vide la
madre e, delicatamente, tolse la mano da quella di Nami. Poi uscirono
silenziosamente dalla camera.
“Che è successo, Nojiko? Sta
male?”
“Ha qualche linea di febbre. Ma è più che altro stanchezza.”
“Ma è successo qualcosa? Sembrava
aver pianto…”
“Non ha fatto altro da quando sono
tornata, verso le 17.30. Ecco, oggi…Rufy doveva venire qui a studiare. Ma non
ha voluto vederla. Inoltre, ieri pomeriggio è uscito con Bibi.”
“Capisco. Ma non è una reazione un
po’ esagerata?”
“Cerca di capirla. E’ riuscita
finalmente ad ammettere di amarlo e rischia di vederselo portare via dalla sua
migliore amica. Inoltre l’altra sera hanno fatto un bel discorso e lui è stato
incredibilmente dolce. Tanto che lei era stata sul punto di dichiararsi.”
“Però è strano…io sono sempre
stata convinta che Rufy amasse Nami almeno quanto lei ama lui.”
“Era ciò che credevo anch’io. Ma
vedi, prima…a Nami non l’ho detto, perché sarebbe servito solo a farla stare
peggio. Ma Rufy…è uscito dalla sua camera per parlare con me. Ha detto che per
un po’ vuole stare lontano da lei. Non vuole vederla o parlarle.”
“Scherzi? E non ti ha detto il
motivo?”
“No. Ho provato a chiederglielo ma non ha voluto rispondermi. Inoltre…non me la
sono sentita d’insistere troppo.”
“Ma come?! Hai visto come sta tua
sorella? E’ distrutta!”
“Anche lui lo era. Distrutto,
intendo. Aveva gli occhi fondi, come se non avesse chiuso occhi per tutta la
notte, inoltre…credo che avesse addirittura pianto.”
“Rufy? Quel ragazzo che conosciamo
da 15 anni e che persino da piccolo non piangeva mai?!”
“Esatto. E’ stato questo a bloccarmi. Non me la sono sentita di insistere
troppo, sembrava un altro!”
“Sì, ho capito. Però, adesso a
Nami come glielo spieghi?”
“Non lo so. Vedremo come vanno le
cose domani.”
“Credi che se la sentirà di andare
a scuola?”
“Sì. Pur di sembrare forte farebbe
di tutto. Detesta dimostrarsi debole di fronte agli altri. Soprattutto di
fronte agli amici.”
Infatti, il giorno dopo,
puntualmente, Nami uscì di casa, per recarsi a scuola. Arrivata davanti a casa
di Rufy si fermò, esitante. Poi si decise a suonare. Fu Ace ad aprire. Quando
la vide sussultò.
“N- Nami! Ciao. Che succede?”
“Rufy non è ancora pronto? Di solito mi aspetta in strada.”
“Ecco, veramente…Rufy è già
andato. E’ uscito circa dieci minuti fa.”
“Ah. Capisco. O- ok, allora vado
avanti. Grazie, ciao.”
“Ciao.”
Nami s’incamminò, visibilmente
addolorata, ma dopo qualche passo Ace la raggiunse.
“Nami! Senti, Rufy non ha voluto
dirmi cosa è successo. Però sono sicuro che si tratta solo di un errore. Di un
malinteso. Quindi non abbatterti troppo, e vedrai che presto si aggiusterà
tutto.”
“Sì, ti ringrazio, Ace. Ciao.”
E si recò a scuola, da sola.
Quando arrivò incontrò gli altri amici, ma di Rufy nemmeno l’ombra. E nemmeno
Bibi era con loro.
“Ma dove sono Bibi e Rufy?”
“Bibi oggi non verrà, da ciò che ha detto Kosa. Mentre Rufy è già in classe.
Non so per quale motivo non ha voluto fermarsi qui con noi. E’ forse successo
qualcosa?”
“Sinceramente vorrei saperlo anch’io. Non ci capisco più nulla.”
Nei giorni seguenti Nami non
riuscì a incontrare Rufy nemmeno una volta. Sembrava che lui la evitasse di
proposito. Man mano che i giorni passavano la depressione di Nami aumentava e
il suo sguardo perdeva sempre più vivacità. Per tutta la settimana non vide
nemmeno Bibi, che non si presentò a scuola. Il sabato successivo, decise di
uscire per fare una passeggiata. Era stufa di stare chiusa in casa a
deprimersi, così seguì il suggerimento di Nojiko, ed insieme si recarono in un
centro commerciale. Mentre tornavano verso casa, con borse cariche di nuovi
acquisti, Nojiko disse:
“Direi che quella di fare shopping
è stata una buona pensata. Finalmente nei tuoi occhi è tornata un po’ di luce…”
“E’ che mi sono distratta, e sono
riuscita a non pensare per un po’. E questo è soprattutto merito tuo.”
“Dai, non ho fatto mica niente di
speciale…”
“Invece sì. Mi sei stata sempre
vicina. Se non fosse per te starei molto peggio.”
“Smettila, mi fai sentire in
imbarazzo!”
“Va bene, ho capito. Senti, che ne dici di passare per il parco?”
“Ottima idea. Magari ci sediamo un
po’ sulle altalene a chiacchierare.”
Si recarono al parco, deserto,
visto che si era ormai giunti al tramonto. Si sedettero sulle altalene e
cominciarono a chiacchierare, ricordando i momenti felici passati insieme,
durante l’infanzia. Inevitabilmente, nei ricordi d’infanzia, ricorreva
spessissimo la presenza di Rufy, ma ciò non rattristava troppo Nami. Ricordare
quei momenti in cui erano stati tanto felici insieme, la rendeva solo un po’
malinconica. Mentre chiacchieravano così, all’improvviso videro un’ombra
stagliarsi davanti a loro. Alzarono la testa e videro una figura che
passeggiava. Era controluce e non riuscirono a guardarlo in volto, tuttavia la
sua sagoma parve familiare a Nami, che cercò di guardare meglio. E così si rese
conto che si trattava di Rufy. Anche lui si accorse di loro, e si bloccò nella
posizione in cui si trovava. Nojiko guardò prima la sorella, poi il ragazzo.
Quindi si alzò decisa dall’altalena e si diresse verso di lui. Posandogli una
mano sulla spalla, gli disse:
“Molto bene. Credo proprio che me
ne andrò. Rufy, basta scappare. Non serve a niente, e lo sai benissimo anche
tu. Parlale chiaramente, se hai qualche problema con lei. Mi sembra stupido che
entrambi continuiate a soffrire così senza chiarirvi. Vai da lei e tira fuori
tutto ciò che hai da dirle. Tutto. Capito?”
“Ma io…”
“Senti un po’, non è l’unica a
soffrire la tua mancanza, sai? Manchi anche a me e alla mamma. Sai, la tua
costante presenza in casa nostra non era poi così fastidiosa…Ma ce ne siamo
rese conto solo quando non ti abbiamo più avuto tra i piedi.”
Parve mortificato. Abbassò il capo
e sussurrò:
“Scusa. Anche voi mi siete
mancate.”
“Bene. Ora chiarisciti con Nami e
poi tornate a casa insieme. Questa sera facciamo una bella riunione di
famiglia, ti va? Ci penso io ad avvertire Ace e Makino.”
“D’accordo, Nojiko. E grazie.”
“Figurati!”
E si allontanò, lasciandoli soli,
in un piccolo parco tinto dalla luce del tramonto. Per qualche minuto rimasero
fermi nelle loro posizioni, a qualche metro di distanza. Poi Rufy si avvicinò a
lei, sedendosi sull’altalena lasciata libera da Nojiko. Il silenzio era
pesante, inoltre c’era una grande tensione nell’aria. Dopo un po’ Rufy prese a dondolare,
sempre più forte, poi si alzò in piedi sul sellino.
“Sai, Nami…L’altro giorno, mentre
ero fuori con Bibi, abbiamo passato un bel pomeriggio. Tuttavia, mi sono reso
conto che non riuscivo assolutamente a divertirmi come quando esco con te.
Voglio bene a Bibi, sul serio. E’ una cara amica. Ma nulla di più. Così, quando
mi ha detto…di essere innamorata di me…mi sono trovato in una bruttissima
situazione. Avrei voluto dirle chiaramente che i miei sentimenti sono
differenti, ma non trovavo le parole e non volevo farla soffrire e vederla
piangere. Sono rimasto zitto per un pezzo. Al che penso che lei abbia capito.
Infatti ha abbassato la testa e ha detto che ero gentile, perché non volevo
farla soffrire. Allora le ho detto che mi dispiaceva molto, ma che la ragazza
che amo è un’altra. Abbiamo parlato un po’ e quando stavamo per separarci, ha
detto una cosa che mi ha lasciato veramente sorpreso. Vedi, lei mi ha detto… ‘Sai Rufy…è bello avere una migliore amica
in comune. Se non fosse stato per Nami, non avrei saputo come comportarmi con
te. Lei mi ha consigliato cosa fare, come vestirmi…mi ha detto cosa ti piace e
cosa no. Ti conosce davvero bene, lei. Un po’, la invidio.’. Dopodiché se
ne andata, lasciandomi solo. Per un po’ sono rimasto fuori. Avevo bisogno di
riflettere su ciò che era accaduto. Aver appreso che proprio tu l’avevi
incoraggiata a dichiararsi mi lasciava confuso e, soprattutto, sconvolto. Non
so nemmeno io bene il perché. Forse perché fino ad oggi ero sempre stato
convinto che in fondo tu mi volessi bene. Aspetta, non intendo voler bene nel
senso che intendi tu. So che mi vuoi davvero bene, che per te sono come un
fratello. Ma io intendo un altro tipo di sentimento. Ben più forte
dell’amicizia. Un sentimento che, mi sono reso conto, provo per te da anni.”
Ancora silenzio. Nami non riusciva
a credere a ciò che stava sentendo. Rimaneva zitta, a fissarlo con gli occhi
sbarrati e pieni di lacrime.
“E anche se non ho mai pensato di
avere sul serio delle possibilità concrete, con te, in fondo m’illudevo, a
volte, di essere più di un amico. E scoprire che mi sbagliavo mi ha
lasciato…non so nemmeno io come. Stupito, shockato. Tremendamente addolorato.
Mi sentivo a pezzi. Così, non me la sono sentita di vederti e ti ho evitata,
per un’intera settimana. Mi rendo conto che con questo mio comportamento ti ho
senz’altro fatta soffrire. E mi dispiace tantissimo, te l’assicuro. Ma se ti
avessi incontrata, mentre ancora il mio cuore sanguinava…avrei potuto
comportarmi male. E farti soffrire ancora di più. Ora, però, sto un po’ meglio.
Mi sono reso conto che stare lontano da te è molto peggio che sapere che non mi
ami. Non ce la faccio proprio a resistere lontano da te. Sei troppo importante.
Quindi, adesso sono pronto a ricominciare a starti vicino da bravo amico, come
è sempre stato e come è giusto che sia. Scusami se ti ho fatta stare male.”
Con un balzo saltò giù
dall’altalena, portandosi poi di fronte a lei. Quindi le porse la mano.
“Dai. Ora andiamo a casa. Stasera
si sta tutti insieme.”
Nami rifletté velocemente. Sapeva
di dover smentire la convinzione di Rufy, ma non sapeva come. Automaticamente
si fece aiutare ad alzarsi in piedi, ma quando fu il momento di incamminarsi,
lei si bloccò, senza lasciare libera la mano del giovane. Lui la guardò,
sorpreso. Lei ricambiò lo sguardo.
“Io…non avevo intenzione di
incoraggiare Bibi. Ma…è mia amica. Le ho dato qualche consiglio solo per
tranquillizzarla. In realtà…quando ho saputo che sareste usciti insieme, mi
sono sentita a pezzi. Ecco perché quel giorno tornai a casa con Nojiko. Avevo
bisogno di un consiglio. Quella sera, poi…quando sei venuto da me e mi hai
detto tutte quelle cose…non puoi nemmeno immaginare la gioia che ho provato. Il
tocco della tua mano sulla fronte e poi sulla guancia…mi ha fatto esplodere il cuore
nel petto. Non è vero che io ti considero solo un amico, Rufy. Non sei mai
stato solo un amico. E nemmeno un fratello. Anch’io…il sentimento che provo per
te è lo stesso. Io…io ti amo, Rufy. Fin da quando eravamo bambini…!”
Si fissarono in silenzio, sempre con espressioni stupite sul volto. Poi, molto
lentamente, Rufy alzò la mano libera e la posò sulla guancia di Nami.
“Dici davvero? Tu…tu mi ami sul
serio, Nami?”
“Certo. Ti amo da impazzire. Da impazzire.”
E cominciò a piangere. Dopo altri
istanti di immobilità, con uno scatto Rufy l’attirò a sé, abbracciandola
stretta. Poi cominciò a ridere, dicendo:
“Ah ah, anch’io ti amo! Ti amo,
Nami! E sono dieci anni che vorrei dirtelo! Ti amo!”
Anche lei scoppiò a ridere, mentre
lui la prendeva in braccio facendola roteare. Poi, quando si furono fermati, la
guardò negli occhi, sorridendo contento.
“Nami. Se non ti dispiace…ora
vorrei fare una cosa che aspetto da anni. Posso?”
“Cosa?”
“Chiudi gli occhi e lo saprai.”
La ragazza obbedì e pochi istanti
dopo sentì un tocco gentile sulle sue labbra. Sapeva di cosa si trattava e,
avvolgendo il collo del giovane con le braccia, ricambiò il bacio, che presto
si fece più profondo ed intenso. Dopodiché s’incamminarono mano nella mano, per
andare verso casa dalla loro grande famiglia.
Due giorni dopo, Bibi tornò a
scuola. Ormai Nami conosceva il motivo della sua assenza e le dispiaceva.
Tuttavia non voleva tenerle nascosta la sua relazione con Rufy così, nonostante
la ragazza fosse ancora piuttosto scossa, decise di parlarle comunque. Quando
le ebbe rivelato tutto, Bibi la fissò a dir poco sconvolta.
“Nami! Ma perché non mi hai mai
detto niente?”
“Beh, perché non l’avevo mai ammesso con nessuno. Anche mia sorella l’ha saputo
solo il giorno in cui decidesti di uscire con Rufy.”
“Se tu me l’avessi detto, non ci
avrei mai provato con lui! Tra voi due c’è sempre stato un rapporto così
speciale, che credevo fosse addirittura più forte dell’amore! Per questo ho
cercato di mettermi con lui, perché ero convinta che niente al mondo avrebbe
potuto rovinare la vostra amicizia! Invece ora scopro che con le mie parole ho
messo nei guai sia te che lui! Perdonami, Nami!”
“Non fare così, Bibi. Tu non hai
colpa. Dai, stai tranquilla. Ok?”
“Sì, però…”
“Smettila. Sono io a sentirmi
dispiaciuta per te. Sei tu che hai subito una delusione d’amore.”
“Di questo non devi preoccuparti.
In fondo, l’ho sempre saputo di non aver speranze con lui. Inoltre…Kosa mi è
stato molto vicino in questi giorni. Ho scoperto che mi ha sempre amata. Io non
me n’ero mai resa conto, lo vedevo solo come un amico. Ma da quando mi ha
confessato i suoi veri sentimenti, ho iniziato a vederlo con occhi diversi. E
mi sono resa conto di quanto palesi fossero, in realtà, i suoi sentimenti.
Evidentemente, per quanto riguarda l’amore, sono proprio ottusa!”
“Ah, Bibi! – disse Nami,
abbracciandola per la vita. – E chi non lo è, di fronte ad un sentimento così
profondo e misterioso?”
“Mi sa proprio che hai ragione tu, amica mia!”
E ridendo si diressero verso il
gruppetto di amici che le aspettava. Nami si recò da Rufy, che la baciò sulle
labbra passandole una mano attorno alle spalle, incurante dei fischi e delle
prese in giro degli altri. Bibi andò da Kosa, che le sorrise dolcemente.
Dopodiché i sette amici, Nojiko e Ace s’incamminarono insieme verso casa.
Dall’autrice: Ecco
qua! Ho finito anche questa! Contenti tutti? Spero sia degna della precedente.
E’ venuta molto più lunga di quanto mi aspettassi originariamente. Addirittura,
all’inizio, avevo pensato di fare un tutt’uno con la prima! Invece mi sono resa
conto che trattava di cose diverse, sarebbe venuta meglio se l’avessi fatta a
parte. Quindi, speriamo bene! Mi raccomando, ditemi che ne pensate! Questa fic
la dedico, innanzitutto, alla mia carissima sorellina Kairi, che mi incoraggia
sempre a scrivere nuove storie e grazie alla quale ora scrivo ad un ritmo più
elevato. Inoltre la dedico ad Asuka, che non manca mai di recensire le mie fic
e che è sempre tanto gentile! E a Vitani, anche se non l’ho più sentita. Infine
a tutti coloro che mi recensiscono e mi incoraggiano, come Kurumi, Dolcemaia
eccetera. Grazie per i vostri continui incoraggiamenti! A presto con una nuova
fanfic! – Ryuen –
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