QUELLA
CHE NON SEI
Hermione non riusciva a capire una cosa: perché era come se
Ron non la vedesse?
Tutte le volte che la guardava, aveva uno sguardo che non era uno
sguardo.
Neanche lei capiva cosa il suo cervello stava tentando di esprimere a
parole: era come se Ron la vedesse, ma non la guardasse. Ed era una
sensazione frustrante .
Come faceva a non capire che lei era lì per lui, che lo
aiutava con i compiti, litigava con lui, solo per potergli stare
accanto? Aveva addirittura confuso McLaggen per aiutarlo a
entrare nella squadra si Quidditch!
Sembrava che non la notasse nemmeno, il suo sguardo era sempre rivolto
altrove, o meglio,verso altre ragazze più appariscenti di
lei.
Ma cosa poteva farci?
Lei era Hermione, il topo di biblioteca o, come di solito la chiamava
Ron durante i loro litigi, la so-tutto-io di Hogwarts.
Ma le cose sarebbero cambiate. Dovevano cambiare.
Sapeva quello che doveva fare ma aveva bisogno dell’aiuto di
una persona: Ginny.
- Ron, hai visto per caso Ginny?- chiese harry all’amico
seduto nella Sala Comune.
- Uhm? Hermione è entrata come una furia e le ha chiesto di
aiutarla a cercare un paio di orecchini… penso che adesso
siano rinchiuse nel loro Dormitorio.- rispose il rosso con una faccia
priva di espressione.
Purtroppo per Harry, quella era un’espressione che conosceva
molto bene.
- Ron, perché non le dici semplicemente cosa ti frulla per
la testa?-
- Eh?! Miseriaccia Harry, non voglio ritrovarmi ancora inseguito da uno
stormo di canarini assassini!!!- rispose il diretto interessato, le cui
orecchie stavano prendendo una strana tonalità rossa.
- E dai Ron, non puoi aspettare in eterno. E se poi qualche altro
ragazzo la notasse e si facesse avanti? Non penso che ti piacerebbe!-
ribattè esasperato il moro, andandosene e
lasciando solo l’amico.
Non sapendo di aver svegliato la più grande paura di Ron.
La mattina dopo, per la prima volta in tutti i suoi anni ad Hogwarts,
Ron fu uno dei primi a svegliarsi, o meglio, ad alzarsi, visto che non
aveva neanche dormito, non dopo le parole di Harry.
Fu anche uno dei primi a scendere per la colazione, anche se in
realtà non aveva molto appetito.
Non aveva ancora visto hermione quella mattina, ed era in ansia, come
sempre, di vederla.
Ma non era preparato a ciò che vide.
Hermione era entrata nella Sala Grande, preceduta da Ginny, che era
andata a sedersi vicino ad Harry.
Ma non era la solita Hermione, e dando un’occhiata per la
sala, si capiva che Ron non era l’unico che si era fermato a
guardarla.
La ragazza aveva la gonna più corta del solito, e anche il
maglione e la camicetta mettevano in risalto le sue curve come non era
mai successo. I suoi capelli erano raccolti in un grazioso nodo alla
base della nuca, da cui sfuggivano alcuni boccoli ribelli, e il suo
viso era messo in risalto da un leggero strato di trucco.
Era bellissima.
E tutti i ragazzi la stavano guardando.
Il suo peggior incubo si stava realizzando.
Hermione era entrata nella Sala grande senza essere più
così convinta che quella fosse stata una grande
idea, si sentiva un po’ in imbarazzo sotto gli sguardi fissi
di praticamente tutta la popolazione maschile di Hogwarts (professori
esclusi naturalmente).
Ma le bastò vedere lo sguardo di Ron, a dir poco stupefatto
e forse anche leggermente traumatizzato, per sentire il suo cuore
riempirsi di gioia al pensiero che finalmente Ron la vedeva e la
guardava.
Tutto ciò che doveva fare ora era riuscire a rimanere solo e
mettere in atto l’ultima parte del piano che avrebbe reso Ron
finalmente suo.
All’ora di pranzo la situazione era ancora in alto mare.
Praticamente Hermione era stata con Harry, Ron e
Ginny per tutto il tempo ma il rosso non le aveva rivolto
più neanche uno sguardo e addirittura, quando gli rivolgeva
la parola, non la guardava neanche in faccia.
Era una situazione esasperante, e orami la ragazza era arrivata al
limite di sopportazione, anche per il fatto che tutti i ragazzi si
voltavano a guardarla.
Ma cosa volevano?! Meno male che il giorno prima avevano deciso di
passare il pomeriggio in biblioteca, almeno sarebbe stata lontano per
un po’ da quegli sguardi così invadenti, ma
soprattutto sarebbe stata con Ron…
Il rosso non sapeva più cosa fare. Era tutto il giorno che
Hermione gli stava intorno, certo anche gli altri giorni era
così,ma quel giorno, con quel nuovo look, per lui era ancora
di più una tortura guardarla parlarle e sentire il suo
profumo quando gli era vicino.
Doveva assolutamente starle lontano il più possibile, ma non
sarebbe stato facile. Quel pomeriggio avrebbero fatto insieme i compiti
per la settimana dopo e gli serviva l’aiuto di
Hermione per un tema di Trasfigurazione.
Merlino! Si preannunciava il pomeriggio di studio più
difficile di tutta la sua vita.
Era un’ora che erano seduti a quel tavolo della biblioteca e
non erano ancora riusciti a mettere insieme niente.
Hermione era disturbata dal continuo andirivieni di ragazzi
che le chiedevano le cose più assurde e Ron… beh,
lui era semplicemente roso dalla gelosia.
Non riusciva più a sopportare quella situazione, era
veramente troppo, ma quando addirittura si avvicinò Cormac
McLaggen perse la ragione.
Come era possibile che Hermione non si rendesse conto che con quel
nuovo modo di vestire aveva risvegliato gli ormoni di un migliaio di
adolescenti? Non per ultimo lui, che stava soffrendo e pene
dell’inferno al pensiero che lei potesse cadere tra le
braccia di qualcun altro che non era lui.
Non poteva andare avanti così.
-Io me ne vado in Sala Comune, forse lì riuscirò
a studiare in santa pace- sbottò improvvisamente Ron,
iniziando a raccogliere le sue cose.
Hermione lo guardò stupita: da quando era diventato
così diligente? Aveva sempre trovato una scusa per
non fare i compiti e adesso andava in Sala Comune per avere un
po’ di pace per… studiare?! Aveva la febbre, era
l’unica soluzione possibile.
-Ok, se mi dai un attimo vengo anch’io.-
-Non ce ne è bisogno, ormai ho finito il tema, non mi serve
più il tuo aiuto.- le disse secco il ragazzo.
La bruna allargò gli occhi per lo stupore, non aveva mai
usato quel tono con lei, neanche quando litigavano aveva un tono
e… uno sguardo così duro.
Non sapeva cosa avesse scatenato quella reazione da parte di Ron, ma lo
voleva scoprire.
-E se io volessi lo stesso venire con te?-
-E se io non volessi che tu venissi con me ?- ribattè
acidamente Ron.
-…- Hermione era rimasta senza parole; in sette anni non
aveva mai sentito Ron parlarle così, né tautomero
così acidamente, come se… come se non gli
interessasse niente di lei.
Approfittando intanto di quel momento di debolezza della ragazza, il
rosso era uscito dalla biblioteca dirigendosi verso la Sala Comune di
Grifondoro. Dopo qualche minuto, Hermione, ripresasi, iniziò
a corrergli dietro, ma lo raggiunse solo quando ormai il ragazzo era
davanti al quadro della Signora Grassa.
-Dillo Ronald, dillo che non ti interessa niente di ME!!-
-Hermione, non iniziare con una delle tue solite scenate-
-Una delle mie solite scenate?!- urlò la bruna, seguendo
Ron che intanto era entrato nella Sala Comune.
-Sì, una delle tue solite scenate senza senso!-
-Senza senso?- ripetè la ragazza -Sei tu che mi porti
all’esasperazione, quindi non iniziare a dire che sono io
quella che fa le scenate, anche tu mi dai man forte!-
-Ah sì? Beh forse oggi non ho voglia di darti “man
forte”!- le urlò, incurante del fatto che
c’erano altri ragazzi in Sala Comune.
-Vedi, allora è vero! A te non interessa niente di
me!-
-Come ti viene in mente una cosa simile? Non posso volere che tu te ne
stia un po’ lontana da me? Mi stai sempre appiccicata- le
disse dirigendosi verso il dormitorio maschile.
La ragazza lo guardò furiosa dirigersi per le scale e,
lasciando i suoi libri per terra, lo seguì fino ad arrivare
nel dormitorio maschile che fino a quel momento era stato off limits
per lei.
-T sto sempre appiccicata? E tu allora? Sembri una sanguisuga, appena
mi vedi andare da qua parte parti all’inseguimento!!-
-Io?! Ma sei tu che mi chiedi sempre di venire con te!-
-Cosa? Non ci posso credere Ronald!! Ma non lo capisci?- disse la
ragazza sul punto di scoppiare a piangere.
-Non lo capisco cosa? Perché oggi vai in giro vestita
così? Come… come…-
-Come cosa?-
-Come una donna scarlatta!- concluse lui.
-Cosa? Come puoi paragonarmi a una del genere? Forse ti sei dimenticato
si LavLav o di tutte le ragazze dietro cui sbavi? E osi definirmi
così?-
-Sì, oso perché è vero!
Cos’è, vuoi attirare tutti i ragazzi di Hogwarts
come uno sciame di api pronte a impollinare?! Ma non lo capisci? Non
puoi neanche pensare di diventare come Lavanda o come
qualcun’altra! Non sarai mai come loro!-
-Neanche se faccio così?- chiese indignata, lasciando cadere
la gonna e iniziando a togliersi il maglione della divisa.
-Hermione, miseriaccia! Cosa stai facendo?-
-Cosa sto facendo? Mi sto comportando esattamente come
farebbe una… donna scarlatta! Non è forse quello
che sono-
-No! È proprio il contrario! È quella che non sei
!-
-Sai una cosa?- chiese la ragazza, ormai vestita solo
dell’intimo, -Tu non capisci proprio niente! E se io volessi
essere quella che non sono?!-
-Beh… ma non lo sarai mai!-
-E perché? Sentiamo un po’ quello che hai da dire!
Illuminami! Oh Ron… ma proprio non lo capisci?-
-Ancora con questa storia del non lo capisci? Cosa? Cosa non
capisco?-
-Non lo capisci che l’ho fatto solo per farmi
notare… da te?- gli disse la ragazza scoppiando a piangere.
-Cosa?-
Ron la guardò senza parole per qualche istante, poi
vedendola scossa dai singhiozzi, e non potendo sopportare di vederla
così , la prese tra le braccia e la fece sedere sul proprio
letto, dove la coprì con la trapunta e la tenne stretta,
finchè non senti i singhiozzi attenuarsi.
-Hermione, io ti amo, non c’era bisogno che ti facessi
notare. È vero, quella che non sei, non sarai mai, ma io
sono qua, e spero di bastarti.- le disse dolcemente Ron.
La ragazza non poteva credere alle sue orecchie. Alzò lo
sguardo e incontrò quello di Ron.
-Scusa… casa hai detto?- gli chiese, sperando di aver
sentito bene.
-Io sperò di bastarti-
-No, sciocco… quell’altra cosa…- gli
disse arrossendo.
-Cosa? Che io ti amo? È vero, Hermione, io ti amo, forse da
quando sei rimasta pietrificata durante il secondo anno.-
-Oh Ron… anch’io ti amo, forse addirittura da
quando mi hai salvato da quel troll in bagno-
-E allora io ti amo da quando mi hai detto che avevo dello
sporco sul naso!-
-Oh uffi, piantala e piuttosto baciami.-
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, e finalmente le diede
quel bacio che tanto aveva sognato e desiderato.
Quando si staccarono rimasero lì per minuti, o forse
addirittura ore, abbracciati sul letto di Ron, finchè
Hermione non disse: - Ron? Ti rendi conto che sono nel tuo letto con
solo la biancheria addosso?-
-Sì, lo so- le rispose lui diventando bordeaux in zona
orecchi.
-E allora… perché no recuperiamo un po’
di tempo perso?- gli chiese la bruna alzando timidamente lo sguardo.
Ron la guardò, come per cercare nei suoi occhi anche la
minima traccia di incertezza-
Non trovandola le chiese: -Hermione, ne sei proprio sicura?-
-Mai stata più sicura in vita mia. E tu?-
- E c’è da chiederlo?- Le disse scherzosamente,
prima di unire le loro labbra in un bacio che sanciva
l’inizio di una nuova era.
|