Cap. 1
Quello
che è stato ritorna
La luce del giorno era vaga e appena visibile. Le belle di notte
cominciavano a chiudersi in piccoli boccioli. Niente era mai stato
così perfetto. Il sorriso della donna era costante nel suo
meritato riposo. La sua pelle candida e i suoi capelli neri e lucidi
erano l’insieme di quella che era la più bella
donna di Narnia. La regina,guarda caso. Stava dormendo serenamente in
attesa del grande momento. Fuori dalla porta della sua camera,nel
castello di Cair Paravail,Aslan aspettava preoccupato.
“Questa è la seconda volta” pensava
“La seconda volta che sto qui fuori impotente ad aspettare
che si svegli e la quarta che si trova lì per lo stesso
motivo”
Il dottore uscì dalla stanza. Aveva un aspetto a dir poco
anormale. Con le corna e le zampe di pecora al posto delle gambe ma
comunque con un’ aria molto rispettabile,ma,in
quell’occasione,preoccupata. “Per ora non posso
fare molto. La bambina è in pericolo e sua maestà
sta combattendo per lei” Disse sottolineando le ultime
parole. La notte si era fatta calante da un po’,ma i tre
bambini volevano assolutamente vedere la loro sorellina nonostante le
continue insistenze del padre di andare a dormire(che erano cessate
già dalle 3 del mattino). Le doglie cominciavano a diventare
pesanti. Il viso della bella regina cominciava a sbiancare. Ansimava in
modo irregolare senza svegliarsi,come se stesse sognando il parto.
Aslan cercava a tutti i costi di comunicare con la moglie attraverso la
telepatia,anche se la situazione lo rendeva difficile “Ti
sono vicino,amore mio. Vorrei poterti stringere così da
proteggerti in questa sfida. Non capisco come possa essere
così difficile per te,sei sotto la protezione
dell’Imperatore d’Oltre-Mare…”
Di colpo il dottore uscì. Un silenzio di tomba
c’era nel corridoio dove Aslan e i tre bambini attendevano
sue notizie. Soffrivano in silenzio e questo rendeva ancora
più insopportabile l’attesa. Il dottore
esitò,ma,dal momento che tutti lo guardavano con uno sguardo
misto di speranza e preghiera,dette le notizie “Sua altezza
ha reagito peggio del solito al parto” Niente di
nuovo,pensava il maggiore dei bambini “E ho scoperto il
motivo”
Un’ombra osservava la scena da dietro una colonna. Si
scorgeva solo una cosa di quella piccolissima sagoma nascosta:aveva
degli splendidi occhi azzurri “La bambina che deve nascere
non è esattamente come tutte le bambine che ci sono a
Narnia…”
***
Di colpo la sveglia suona.
“Era tutto un sogno…” Una ragazza dai
lunghi capelli rossi si stiracchiò sul suo letto a
baldacchino “12 Settembre:è finita la
pacchia” Si infilò le pantofole-ballerine e
andò verso la parete dove c’erano dei dispositivi
di sicurezza. Poggiò gli occhi sonnacchiosi alla parete dove
si trovava un dispositivo di rilevazione dello sguardo,poi
digitò un codice al dispositivo vicino al primo e
così via. Una porta si aprì. Accese la luce solo
orinandoglielo. Davanti a lei c’erano tanti di quei vestiti e
accessori da far invidia a un centro commerciale. Ci mise meno del
solito a scegliere cosa mettersi,si era preparata i vestiti il giorno
prima,ma non fece in tempo a decidere le scarpe e questo le fece
perdere una buona mezz’ora.
Al piano di sotto i suoi fratelli stavano già facendo
colazione. “Mio Dio,speravo che questo giorno non arrivasse
mai” disse il primo.
“Ma sapevi che questo era cronologicamente impossibile,vero
Jackson?”
“ ‘Crono-che’?”
“ ‘Cronologicamente’:è un
avverbio,vuol dire ‘secondo l’ordine
cronologico’”
“Ah,ora sì che ho capito” disse
ironicamente Jackson,un ragazzo dai capelli
“lunghi” e neri.
“Ma dove sono Fiamma e Sole?” chiese una vecchia
signora.
“Eccoci,signora Wilkox…” Fiamma stava
scendendo le scale correndo con Sole dietro di lei.
“Sbrigatevi,non vorrete cacciarvi nei guai il primo giorno di
scuola?”
“Certo che no signora Wilkox…” Fiamma
non fece in tempo a finire la frase perché Sole la tirava da
un braccio “Non ti preoccupare,nonna,la controllo
io” esclamò sorridendo di sfuggita Sole
trascinando l’amica fino alla porta di casa.
“Perfetto…”la signora Wilkox fece un
sorriso forzato e quando tutti uscirono di casa disse fra sé
“Poveri noi!…”
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