La verità
Giorno
13 Maggio 2008, un 'intero villaggio a Kyoto prende fuoco, per
fortuna nessuna vittima. Non si sa ancora come sia accaduto, ma
secondo il famoso investigatore Kogoro Mori, in vacanza con la
famiglia, si tratterebbe senza dubbio dell'azione di un piromane e il
detective, di fronte ai media, promette al mondo intero di riuscire ad
arrestare il malvivente e consegnarlo alla giustizia. Al contrario la
Polizia Giapponese crede sia causa di una distrazione da parte di
qualche villaggiatore, che sarebbe potuta costare cara la vita alle
2.000 persone residenti. Nonostante i pompieri siano intervenuti il
prima possibile, il villaggio sarà per parecchio tempo
inaccessibile e i proprietari, per metterlo a nuovo, dovranno pagare
un'ingente somma. I feriti sono ben pochi, una decina in totale, tra
cui un ragazzino "Conan Edogawa", ospite a casa di Mori, che nel tentativo
di salvare l'amica Ayumi dalle fiamme si è ustionato.
Adesso, quello che tutti considerano un "Piccolo Eroe" o "A Little
Heros" è ricoverato in ospedale, sotto le cure dei medici e dei
suoi cari, tra cui Mori e la figlia Ran. Secondo quanto stato
riferitoci, il piccolo Conan non è in pericolo di vita e presto
tornerà in piena forma. Attendiamo tutti la sua dimissione
dall'ospedale.
Il giornale venne ripiegato e poggiato lì
nelle vicinanze. Agasa era rimasto piuttosto sorpreso da ciò che
aveva letto, ma adesso toccava al lì presente Shinichi esporre
la propria versione dei fatti, versione che non sentì arrivare.
Chissà a cosa stava pensando il ragazzo, nei panni di un
bambino, seduto sul letto lì di fianco. Sembrava avere un'aria
assorta, persa nei ricordi di una vita che forse non avrebbe mai
riavuto indietro. Il Professore diede un leggero colpo di tosse,
interrompendo quel silenzio alquanto imbarazzante. Il ragazzo
osservò per un momento l'uomo anziano, con sguardo fermo e
deciso.
<<
Professore, vorrei tornare Shinichi! Non ne posso più di dire
queste continue menzogne, specialmente a Ran... Il prototipo
sperimentale dell'antidoto è pronto? In fin dei conti l'ultima
volta lei ed Ai eravate vicini alla soluzione!! >>
<< Beh... Shinichi in
effetti si, il prototipo sperimentale è pronto, ma... Non devi
aver fretta... Potresti anche morire. Non è sicuro! >>
<< Ma lo lasci fare Agasa... Vuole andare dalla sua bella! >>
Ai era entrata nella stanza silenziosa e impassibile come
sempre, ma ascoltando il suono aspro della sua voce, si poteva ben
intendere che qualcosa la infastidiva.
<< Che vuol che sia... Al
massimo può morire... Che vuole che gliene importi? Che vuole
che gliene importi alla sua famiglia e a chi gli vuol bene?? Nulla!!
Assolutamente N U L L A!! >>
Delle lacrime
cominciarono a farsi largo per affiorare sul suo viso da bambina, ma le
ricacciò immediatamente con rabbia. Intanto Shinichi esitava nel
guardarla in volto, stringendo con tutta la forza le candide
lenzuola che lo ricoprivano. Ricordava ancora le parole di sua madre,
riguardo i sentimenti della ragazza. L'affetto che Haibara provava per
lui, andava ben oltre alla semplice amicizia, come del resto quello di
Ayumi, ma Ran doveva sapere, sapere a tutti i costi! Un detective
costretto a mentire ed a rifugiarsi... Che ironia... Un colpo di tosse
interruppe quei pensieri.
<<
Emmm... Ragazzi che ne dite se vi lascio soli a discutere? Credo che
andrò a completare le mie ricerche... >>
Nessuna risposta. L'ambiente era carico di tensione ed il Professore
vide di uscirne il più in fretta possibile, per lasciare ai
due l'occasione di chiarirsi. Shinichi non era certo uno stolto e sapeva
bene a cosa andava incontro e se aveva preso quella scelta doveva pur
esserci sotto un secondo fine ed Ai avrebbe dovuto conoscere
così bene il ragazzo da accorgersene, ma così non fu. I
suoi pensieri erano offuscati dalla rabbia e dal quel disperato
sentimento che probabilmente non avrebbe mai ammesso. Sapeva che il
cuore del giovane detective apparteneva a Ran, perciò
perché illudersi? Avrebbe osservato nell'ombra, anelando a
quella felicità che non le sarebbe mai appartenuta. Sarebbe
morta pur di proteggerlo. Le lacrime si rifecero sentire, ma stavolta
non fu del tutto capace di scacciarle. Una riuscì a farsi largo
e a scendere sul viso, rigandoglielo. Nemmeno se ne accorse.
<< Haibara, si può sapere perché fai tutto questo per me? In
fin dei conti dovresti essere felice di avere una cavia... >>
Non avrebbe creduto a sua madre se non fosse stata lei stessa a
dirglielo. La ragazza fu presa alla sprovvista e nonostante il cuore
avesse preso a batterle sempre più forte, riuscì a darsi
un contegno.
<< Ma è semplice no? Come potrei spiegare il motivo della tua morte? >>
Il cuore le si strinse al sol pensiero.
<<
Mi metterei solo nei guai, diventando un facile obbiettivo per
l'organizzazione e nel caso tu tornassi Shinichi, verrebbero a cercarti ed a torturati, facendoti sputare il rospo. >>
<< Tutte qui le tue scuse?? >>
<< Le mie scuse? >>
Era alquanto sorpresa della domanda.
<< Prego? E da quando sarebbe una scusa? >>
<< Da quando hai cominciato a dimostrare di essere disposta a morire per gli altri. >>
Non osava guardarla... Si sarebbe
fatto odiare pur di arrivare al suo scopo. Meglio la realtà,
alla pur semplice illusione, per quanto dolce possa essere. In fin dei
conti c'era la possibilità che sua madre non avesse torto.
<< Allora? Voglio la verità! >>
<< Mi chiedi fin troppo... Credo tu abbia ormai intuito tutto, detective...>>
Strinse i pugni e si fece scura in
volto... Bolliva dalla rabbia, ma questo non le avrebbe impedito di
mantenere l'autocontrollo. Un silenzio imbarazzato cominciò ad
aleggiare per la stanza.
<<
Credo che tu voglia impedirmi di raccontare tutto a Ran... Credi che
sarebbe anche lei in pericolo? Che non sappia proteggerla? >>
<< Voi uomini... Siete tutti
uguali... Credete di essere dei grandi detective, ma non ne capite
davvero niente di donne... >>
<< Con ciò che vorresti dire?? >>
Il cuore le arrivò fin in gola, impedendole quasi di parlare.
<< Non ti sei mai accorto di ciò che provo, vero? >>
Seguì una lieve pausa che
sembrò infinita. Ai fece per andarsene, ma arrivata sulla
soglia, sentì qualcosa prenderla per il braccio e fermarla. Era
il suo angelo dai capelli corvini. Ritirò violentemente il
braccio e se ne andò. Conan rimase solo in quella stanza,
chiedendosi se avesse fatto bene a trattare a quel modo Haibara. Le
avrebbe certamente chiesto scusa, facendole capire che quel posto del
suo animo che fa battere forte il cuore, era ormai da parecchio tempo
irreversibilmente occupato.
Salve a
tutti^^ Rieccomi con una delle mi solite fict Romantiche-Tristi ^^"
Già... Non sono molto originale, ma mi piacciono i personaggi
che si dichiarano, non posso farci nulla, scusate... Hehe... Comunque
buona lettura e tanti tanti ringraziamenti a Sora-Roxas^^
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