Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Capitolo I
- Cosa facciamo
adesso?- domandò Naegi, il volto rabbuiato dalla
tristezza, avvilito sia nel corpo che nello spirito, mai si sarebbe
immaginato che Kiyotaka potesse arrivare a sacrificare la sua vita per
Owada, se solo lo avesse capito prima avrebbe tentato in ogni modo di
fermarlo - al costo di legarlo ad una sedia e imbavagliarlo con un
calzino! -, e questo doveva averlo pensato anche Mondo stesso. Quando
il capoclasse aveva fatto quella folle proposta a Monokuma Makoto
l'aveva intravisto stringere i pugni tanto da farseli sanguinare,
probabilmente desideroso di picchiare l'amico fino a farlo svenire per
essere stato tanto pazzo e incosciente, ma a quella distanza nessuno
aveva potuto nulla per fermare la follia del ragazzo.
Ora Ishimaru
era morto, aveva subito l'esecuzione al posto di Owada, colpevole
dell'assassinio di Fujisaki, e i rimanenti nove sopravvissuti non
sapevano come comportarsi. Da quando si era concluso il processo di
classe, due giorni prima, il motociclista non aveva mai lasciato la sua
stanza e nessuno lo aveva più visto, i ragazzi si erano
riuniti nella
sala mensa, incapaci di capire come dovessero comportarsi di fronte ad
una simile situazione. Non potevano certo dimenticare la terribile
azione che Owada aveva compiuto, l'omicidio non era un'atto possibile
da perdonare. Per quanto non fosse intenzionale, la furia assassina da
cui Mondo era stato posseduto era tutt'altro che immaginaria e Chihiro
ne era rimasto vittima.
- Per me, fino a
quando se ne rimane per i
fatti suoi non è un problema - commentò Togami
sprezzante, - Sarebbe
peggio se ricominciasse a girare tra noi tranquillamente, come se non
fosse accaduto nulla - aggiunse sistemandosi gli occhiali, portando lo
sguardo altrove, verso la soglia della sala, forse temendo che
l'interessato, udendo parlare di sé, l'attraversasse da un
momento
all'altro.
- Per una volta devo
dare ragione al cinismo di Toga,
neanch'io mi sentirei sereno con Owada in torno, infondo a causa sua
sono morte due persone... - lo appoggiò controvoglia
Hagakure,
l'espressione tirata e sudata dal nervosismo,
- Ma non possiamo
lasciare la cose come stanno! - protestò vivamente Naegi,
nemmeno lui
aveva scordato ciò che il super ultra motociclista
fuorilegge aveva
fatto, però non poteva neppure far a meno di pensare al
gesto di
Ishimaru. Di certo il corvino non avrebbe mai desiderato un simile
futuro per il suo migliore amico (separato, abbandonato dal resto del
gruppo), ma per quanto Makoto si sforzasse di riflette non riusciva
proprio ad immaginare cosa il capoclasse si aspettasse da loro,
insomma, come avrebbero dovuto comportarsi? Era impossibile accettare
di nuovo Owada tra loro come se niente fosse (come poco prima aveva
già
accennato Togami), isolarlo però non era la risposta giusta.
- I-io non
dico che Owada non meriti una punizione per il suo gesto, ma... credo
che tutti noi ci sbagliamo pensando che non l'abbia già
ricevuta - si
ritrovò a balbettare, esponendo quel pensiero che da lunghe
ora aveva
cominciato ad elaborare in segreto dentro di sé,
- È vivo mi
sembra - fu la secca replica di Togami,
-
Sai cosa intendo! - ebbe un moto di stizza di fronte all'ennesimo muro
che l'ereditiere gli metteva di fronte, perché per una volta
non
provava a essere un poco più elastico?
- Pensi sul serio che
ad
Owada importi qualcosa se quello stupido di Ishimaru sia morto per lui?
- insistette inacidendosi, - Fidati, quell'omicida ha solo pensato che
gran fortuna fosse aver fatto amicizia con un imbecille simile, altro
che legame (o qualunque altra cosa avessero formato quei due). Con ogni
probabilità adesso se la sta ridendo per aver salvato la
pelle -
-
No, sono certo che Owada sta soffrendo per la morte di Ishimaru e che
odi se stesso per non essere riuscito a far nulla per fermarlo, cosi
come si odia per aver ucciso Fujisaki in un impeto di rabbia - lo
difese Naegi e aveva una salda convinzione per farlo,
- Sei solo uno sciocco
ingenuo, come puoi esserne certo?-
-
Perché Ishimaru non era il tipo di persona che cede la
propria vita per
nulla! - era questo che lo assillava, se qualcuno, anzi, contando anche
suo fratello maggiore più di uno, era arrivato a sacrificate
la propria
vita per lui, come poteva Owada Mondo essere una persona malvagia? Loro
che erano arrivati a tanto potevano essersi sbagliati sul suo conto?
Tralasciando Kiyotaka che lo conosceva da poco, anche Daiya era stato
ingannato dal fratello? Entrambi erano morti per nulla? Oppure, avevano
un motivo per aver compiuto un simile folle gesto? Cosa avevano visto
in Owada..?
Forse, Fujisaki aveva
intravisto in lui lo stesso? Per
questo gli si era affidato per cercare la propria forza - seppur per il
softwarista tutto fosse andato per il verso sbagliato (lo zampino di
Monokuma aveva fatto in modo che l'ago della bilancia pendesse
pesantemente sul punto dolente del motociclista).
- Solo un idiota
può fidarsi del giudizio di un altro idiota -
alzò le spalle
l'ereditiere, per lui una sciocchezza simile non meritava neppure una
smentita,
- Spezzò
una lancia in favore di Naegi - intervenne in
quel momento Oogami, con la sorpresa di Byakuya, il quale riteneva la
questione già chiusa.
- Alla fine sei
ammattita non potendo seguire
il tuo quotidiano ciclo di allenamenti Oogami? - gli chiese Celestia
con una velata ironia,
- La mia non
è follia, è che comprendo i
sentimenti con cui Ishimaru è arrivato a fare quel che ha
fatto per
Owada - spiegò la lottatrice, lo sguardo rivolto per un
momento alla
ragazza con la giacca sportiva rossa al suo fianco - ed è
proprio
perché li capisco che accetto la risposta data da Naegi a
Togami,
poiché, se non mi fidassi del giudizio di Ishimaru, dovrei
mettere in
dubbio pure il mio -
- Sì! Lo
stavo pensando anch'io! - la seguì con
la sua solita vitalità Asahina, - per quanto le persone si
possano
ingannare l'un l'altra, quando si arriva a mettere a repentaglio la
propria vita per qualcuno allora significa che si è trovato
qualcosa di
"importante" in lui, e non è possibile mentire su questo! -
avvolte era
incredibile ciò che usciva dalla sua bocca.
- È
impensabile che noi
torniamo a fidarci di Owada sulla base di simile congetture
sentimentali - la fredda logica di Kirigiri però non
sembrava lasciar
scampo, aveva taciuto sino a quel momento solo per studiare quali carte
avessero sul tavolo, -... ma se davvero dovessimo ricominciare a
collaborare con lui lo dovremmo fare con la certezza che non nuoci
più
a nessuno - nell'ascoltarla Naegi faticò a trattenere un
sorriso, anche
lei era dalla sua parte! Non stava negando la possibilità di
far
tornare il motociclista tra le loro fila e le sue condizione era giuste
e razionali, per Makoto era già una vittoria, avere
l'appoggio di
Kirigiri per lui contava molto.
- Ricapitoliamo: Toga,
Yama, Fukawa e Celes sono per l'allontanamene di Owa dal gruppo;
Nae,
Kiri, Asa e Ogre (con le dovute precauzioni), sono per un suo ritorno.
- riepilogo Hagakure tenendo il conto dei compagni con le dita, -
Uhmm... Pari? Ma non eravamo in nove? Ho dimenticato qualcuno? -
-
Avvolte la tua stupidità stupisce anche me -
commentò Celestia
scuotendo il capo con fare sconsolato, quasi fosse realmente in pena
per la scarsa intelligenza di Yasuhiro,
- Hai dimenticato te
stesso,
babbeo - lo aiuto Fukawa mordendosi con fare ossessivo l'unghia del
pollice, preda di chissà quale raptus,
- Ah, già!
Bhé... Ascoltando
Nae e Ogre direi che non ci sono problemi se Owada torna tra noi! -
esclamò candidamente, con un sorriso ebete, e per un momento
Makoto
ebbe la sensazione che Togami stesse cercando di frenare se stesso per
non assalirlo e ucciderlo lì, davanti a tutti. Alla fine
sembrò
riuscirci, perché si limitò a coprirsi il viso
con una mano, cercando
di non esplodere dalla rabbia di fronte a tanta insulsaggine,
- Ma
non eri tu quel codardo che grida ad ogni ombra: "al lupo, al lupo" -
osservò a denti stretti, perdere a causa di un singolo voto
gli
bruciava, un Togami non si sarebbe mai abituato o arreso alla sconfitta.
-
Infatti, ma se continuo a chiamare "al lupo, al lupo" quando non
c'è
farò la fine del bambino della storia: nel momento in cui il
lupo
arriverà per davvero nessuno mi crederà e
sarò divorato - ammise
continuando con quel sorriso ebete, -... chissà, forse
questa volta
quello che mi è parso un lupo si rivelerà un cane
docile già ammansito -
-
In questo momento darei la metà dei miei guadagni in
scommesse per un
calendario in cui segnarmi questo giorno ...- commentò
Celestia
sorseggiando un Milk Tea, che durante la discussione aveva fatto
preparare a Yamada almeno una quindicina di volte prima che lo
giudicasse accettabile secondo i suoi canoni.
- Eh,
perché? -
-
Non pensò che dirai più qualcosa di cosi
assennato - ammise e il resto
della classe annui dandogli man forte, trovandosi perfettamente
d'accordo con lei, per una volta tutti con la medesima opinione, senza
altri conflitti se non le proteste del super ultra sciamano liceale, il
quale negava di avere il "cervello di una seppia", come Fukawa asseriva.
"Incredibile,
l'idiozia di Hagakure sembra essere il nostro unico punto d'incontro"
pensò Naegi sorridendo tra se e se, grazie a quell'ultimo
intervento
l'ambiente intorno a loro sembrava essersi di colpo alleggerito,
finalmente potevano prendersi un attimo di respiro, anche se sapevano
che quella pausa non sarebbe durata allungo.
Monokuma era sempre in
agguato, e di sicuro stava escogitando tante nuove splendide "sorprese"
per loro.
Upupupupupupupu!
-
Cosa cazzo dovrei fare adesso!? Me lo dici tu Bro'?- si
infuriò Owada
gridando al nulla, al vuoto della sua stanza, mentre pestava,
stracciava, colpiva qualunque oggetto gli capitasse a tiro. Era una
vera fortuna che le camere da letto fossero tutte insonorizzate, almeno
non doveva dare spiegazioni a nessuno di tutto quello sfacelo che si
era creato attorno.
Ormai da giorni quella
distruzione perpetrava
senza interruzioni e la maggior parte dei suoi averi erano
già ridotti
ad un cumulo irriconoscibile d'immondizia, eppure, ancora non gli
bastava, non si era sfogato del tutto.
Sembrava esistere
qualcosa di
ben più profondo in quegli atti di totale furia in cui nulla
riusciva a
trarsi in salvo, un briciolo di lucidità nelle azioni della
bestia. In
lui aveva preso a crearsi un desiderio malsano, per quanto del tutto
naturale nella sua tragica situazione: voleva annientarsi.
Il suo
orgoglio però non gli permetteva di prendere in
considerazione il
suicidio (non dopo che qualcuno si era sacrificato perché
continuasse a
vivere), quindi, non aveva trovato altro modo per cercare di seguire, e
allo stesso tempo smorzare, quell'impulso che distruggendo tutto
ciò
che gli apparteneva, cancellando ogni cosa riconducibile a Owada Mondo.
L'omicida. Persino lui non poteva più evitare di pensare a
se stesso in
quel modo: prima suo fratello Daiya, poi quel piccoletto di Fujisaki e
infine il suo migliore amico Ishimaru; se si fosse trovato nel mondo
oltre le mura di quella maledetta accademica, con tre vite sulle
spalle, l'avrebbero già considerato un serial killer. Non
certo al
livello di Genocider Syo, ma aveva comunque portato alla morte degli
esseri umani, un atto di totale infamia, per cui avrebbe meritato lui
stesso di morire.
Owada l'aveva pensato
sin dal momento in cui si
era reso conto di ciò che aveva fatto al piccoletto, provava
ribrezzo
per se stesso, non era più un uomo! Ma forse aveva smesso di
esserlo
quando aveva celato la verità sull'incidente di Daiya. Se
solo quella
volta non si fosse comportato da perfetto codardo ora... "Ora
né
Fujisaki, né Ishimaru sarebbero..."
No, non concluse quel
pensiero.
Con i se, i ma e i forse non sarebbe andato da nessuno parte, avrebbe
solo ferito ancor di più il proprio animo tormentato dal
rimorso.
Invece, non poteva continuare a struggersi nella propria personale
disperazione. Doveva trovare una soluzione! Scoprire il motivo per cui
era ancora vivo, un'obbiettivo da perseguire con cui aiutare se stesso
e gli altri a fuggire da quella reclusione, e che potesse redimere il
suo spirito, anche solo di poco, abbastanza da rendergli sopportabile
l'orrore della consapevolezza delle sue azioni.
Un capogiro colse
d'improvviso il super ultra motociclista fuorilegge liceale, era
già la
quinta volta quel giorno, la stanchezza si faceva sentire e quelle
poche schifezze che si era limitato a sottrarre dal magazzino durante
il periodo notturno (così da essere sicuro di non incontrare
nessuno),
di certo, non bastavano a rifornirlo delle giuste energie per
continuare il suo incessante atto di distruzione. Era arrivato al
limite e se ne rendeva perfettamente conto per quanto si intestardisse
a rimanere in piedi, evitandosi assolutamente di dormire.
In
quell'ultimo periodo si era concesso soltanto brevi e saltuari momenti
di riposo, così da non stramazzare moribondo a terra, ma mai
si era
lasciato preda, neppure per un'ora, del sonno. Si era costretto a
rimanere sempre vigile perché, nella veglia, poteva
controllare i
fantasmi della propria psiche, cosa che nel sogno invece non poteva
fare. Non appena chiudeva gli occhi i demoni che ne popolavano il
subconscio prendevano l'aspetto dei suoi compagni, di quei compagni che
aveva ucciso, e lo tormentavano con i loro sguardi accusatori e bocche
mute, prive di voce per quanto spalancate.
- Cosa volete che
faccia?!- urlava agli spettri, ma essi non avevano parole con cui
rispondergli e l'incubo si concludeva cosi, con il suo risveglio tra
urla di rabbia e frustrazione, lasciandolo ancora più vuoto
e
angosciato di quanto lo fosse quando si era coricato.
La mancanza
forzata di sonno aveva però aperto una sorta di porta nella
usa mente
da cui quei fantasmi erano usciti e ora, anche nelle ore diurne, si
mostravano come allucinazioni di fronte ai suoi occhi. Owada, non
capendo la reale natura di quelle proiezioni, aveva persino tentato di
colpirle, pensando si trattasse di qualche brutto tiro di Monokuma, ma
non c'era stato verso di scacciarle.
Quei fantasmi erano le
sue colpe e, dovunque si fosse rifugiato, LORO, lo avrebbero trovato.
Non
c'era più alcun luogo in cui potesse avere pace, e questo
era un bene,
poiché era il rimorso che lo attanagliava a renderlo ancora
umano.
Da
venti minuti Naegi ormai stanziava di fronte alla camera di Owada,
insicuro su cosa dovesse fare, nervoso e pensieroso come un bambino che
passava la sua prima notte fuori casa,
- Prima di tutto dovremmo
cercare di farlo uscire - aveva osservato quando ancora si
trovava in
sala mensa, e mai per lui parole furono più sventurate.
- Visto che
è stata una tua idea, d'ora in poi dovrai occupartene tu -
gli si era
rivolto Togami mentre si ripuliva gli occhiali con un fazzoletto di
stoffa, all'apparenza ben poco interessato al discorso. La sua doveva
essere una qualche forma di vendetta per aver perso ai voti, aveva
pensato poco dopo Naegi, nel momento in cui anche il resto della classe
si era pronunciata a favore della proposta dell'ereditiere.
"Bhè..
qualcuno deve pur farlo " sospirò il ragazzo rassegnato,
ancora fermo
davanti a quella soglia, incapace di premere il campanello. Per quanto
avesse insistito per accettare nuovamente Owada nel gruppo, provava
comunque un certo timore nei confronti del motociclista, alla fine cosa
non lo assicurava che Togami non avesse ragione su tutto? Forse Mondo
dopo averla scampata si era tramutato in una specie di mostro omicida
assetato di altro sangue... Loro non avevano bisogno di un'altro
Genocider Syo, Fukawa era più che sufficiente a
terrorizzarli
abbastanza con il suo comportamento fuori dal normale, da serial killer
fuori di testa.
"A... adesso busso" si
ordinò Makoto, ricordando
subito dopo quanto quel gesto fosse inutile, essendo le camere
completamente insonorizzate, e riportando il braccio e il pugno
già
alzato lungo il fianco, arreso, ignorando totalmente il citofono
proprio lì al suo fianco, un poco sulla destra. Se avesse
solo
allungato un dito lo avrebbe raggiunto, però di nuovo
l'incertezza lo
fermò ad un passo dall'arrivo.
- Sei patetico -
osservò Kirigiri
alla sue spalle, facendolo sussultare dalla spavento. "Da.. da quanto
tempo è qui?" la fissò il ragazzo incredulo,
l'espressione spaventata
di chi è stato totalmente colto di sorpresa,
- Abbastanza da capire
che, come uomo, ti manca totalmente la spina dorsale -
sbuffò
sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio,
l'espressione sempre piatta, imperscrutabile, - ma questa dimostrazione
è solo di pura conferma, lo sospettavo già -
rispose quasi gli avesse
letto nel pensiero, e una vecchia battuta sui poteri Esp che la sua
frase gli riportò alla mente fece venire a Naegi una leggera
stretta al
cuore.
- Si, hai proprio
ragione - confermò con un sorriso triste,
capendo quanto stupidamente si stesse comportando, un piccolo ipocrita
che prima cercava di convincere gli altri della buona fede di un loro
compagno e poi lui stesso non riusciva a credere alle proprie parole.
Il ricordo di Maizono, che Kirigiri gli aveva inconsapevolmente
riportato alla mente, aveva però cambiato le cose. Lui aveva
promesso
di non lasciare indietro nessuno, che tutti, anche coloro deceduti per
mano di qualcun altro o per volere di Monokuma, sarebbero usciti fuori
da quell'inferno, perché Makoto li avrebbe portati via con
sé.
E se
ora non fosse riuscito ad attraversare quella porta, non avrebbe potuto
mantenere quella promesso, perché lasciare Owada solo, preda
a chissà
quale disperazione, equivaleva ad abbandonarlo. Non poteva
permetterselo. - Infatti ho sempre bisogno del supporto di Kirigiri per
fare una qualunque cosa - aggiunse con un'espressione già
più serena
mentre, finalmente, suonava a quel campanello, un'azione di una
facilità disarmante, tanto che persino Naegi si chiese
perché avesse
sprecato tutto quel tempo senza fare nulla.
"Probabilmente gli
altri
mi daranno già per disperso a quest'ora" riflette pensando
ai suoi
compagni mentre il trillo dell'apparecchio invadeva per un momento il
corridoio, prima di acquietarsi, "chissà forse Kirigiri mi
ha raggiunto
perché preoccupata per me?" ma un pensiero simile faceva
ridere anche
lui. Se la ragazza lo aveva seguito era perché sapeva che
non era in
grado di bussare a quella porta, non da solo almeno, che le insicurezze
si sarebbero impiantate nella sua testa come dei semi, per poi
germogliare, ancorandolo con le loro radici a terra e impedendogli di
avanzare. "Grazie, Kirigiri" aggiunse poi, non doveva essere facile
occuparsi di un amico tanto inaffidabile e insicuro.
Passarono i secondo, i
quali si trasformarono in minuti.
1,
2... 4, 5 minuti e nessuno venne ad aprire, "che non ci sia?" si
domandò Naegi volgendo uno sguardo preoccupato alla ragazza
dietro di
lui, Kyouko scosse leggermente il capo e lo superò, suonando
una
seconda volta, lasciando però che l'indice continuasse a
premere sul
pulsante, cosi che il suono non venisse interrotto.
- Hai intenzione
di stanarlo con il rumore? - gli domandò Makoto, dubbioso
che una
simile idea potesse funzionare, se il motociclista era uscito era
impossibile che qualcuno venisse ad aprirgli,
- L'unico momento
della giornata in cui Owada si arrischia ad uscire è durante
il periodo
notturno, quando è certo che la maggior parte di noi non sta
girovagano
per i corridoi - fece lei, il tono di chi la riteneva un'informazione
superflua, perché ovvia come la luce del sole,
- e come fai a
saperlo?! - esclamò stupito, la voce più acuta di
quanto volesse,
-
Temevo che potesse fare qualche azione pericolosa quindi ho cominciato
a sorvegliare la sua stanza, esce solo di notte per prendere un po' di
scorte di cibo dal magazzino -
"Chissà
perché, ma trattandosi di
Kirigiri la cosa non mi stupisce" pensò Naegi, sapendo
quanto la
ragazza si potesse far seria e scrupolosa, ancora più di
quanto non
apparisse (era stata pur sempre lei a scoprire la reale
identità
sessuale di Fujisaki dopo un esame "accurato" del suo cadavere).
-
Adesso sono le 14:00, è certo che Owada sia lì
dentro - affermò con
tutta la sicurezza di chi ha passato giorni a spiare le abitudini di un
proprio compagno, in qualche modo un simile atteggiamento
poteva farla
assomigliare a quella stalker di Fukawa, ma neanche per un secondo
Makoto era stato sfiorato da un simile pensiero, le motivazioni che
spingevano le due ragazze erano troppo diverse per poterle accumunare.
-
Ma se c'è, allora perché non viene ad aprire? -
domandò Naegi e subito
un velo di preoccupazione gli oscurò il viso, che anche per
Owada fosse
ormai tardi? - E se qualcuno fosse arrivato prima di noi e lo avess...-
la voce gli morì in gola come ogni qualvolta che si trovasse
ad
affrontare una simile orrida situazione,
- Come ti ho detto, ho
tenuto sottosorveglianda questa porta, e posso assicurarti che noi
siamo i primi ad avvicinarci tanto da quando si è concluso
il processo
- affermò continuando a suonare il campanello,
forte e sicura della
propria convinzione, - E se pensi che possa essere accaduto quando ci
siamo ritrovati tutti in sala mensa, bhè... ti sei
già dato la risposta
da solo visto che TUTTI erano presenti (meno Owada ovviamente) -
-
Ma... ma ci deve essere stato un momento in cui anche tu ti sei
allontanata, in cui hai perso d'occhio la porta! - insistette lui,
certo che ogni essere umano al mondo non potesse mantenersi
costantemente vigile ed attento.
Infondo, cosa c'era di
più noioso di guardare una porta chiusa?
-
Anche se fosse (e non lo sto ammettendo), non sarà stato
più di 2 o 3
minuti, ed è impensabile che qualcuno abituato come Owada a
lottare, e
vista la stazza, possa essere ucciso in un cosi breve lasso di tempo, e
di certo avrei colto l'omicida nel momento in cui lasciava la stanza -
ammise, e Naegi poté trarre un sospiro di sollievo, anche
Kirigiri era
umana, per quanto comunque la sua concentrazione fosse qualcosa da
meritarle qualunque titolo di super ultra liceale le avessero
affibbiato. - In realtà, gli unici momenti in cui perdevo di
vista
Owada era quando andava nel magazzino a fare scorta di cibo, essendo
certa che lì dentro non avrebbe potuto far alcun danno non
mi
apprestavo a seguirlo, poiché facendolo avrei anche
rischiato di essere
scoperta -
- Allora, se
è vivo, perché non viene ad aprire? -
osservò Naegi, la cui preoccupazione per l’assenza
del motociclista si
acuiva di secondo in secondo,
- Non è
detto che sia vivo - fu la
gelida premonizione della ragazza, la quale cercò il suo
sguardo,
incrociandolo per un momento,
- Vorresti dire che
Owada potrebbe essersi su..- no, non riusciva a dirlo,
-
Lo so che Owada non sembrerebbe il tipo di persona che compie gesti
cosi drastici, però la disperazione può portare
ad accarezzare idee che
normalmente sono totalmente contrarie alla tua natura -
- Ma… ma
che senso avrebbe?!- si infuriò a quel punto il ragazzo, che
per nulla
al mondo poteva accettare una spiegazione simile, - Allora
perché
Ishimaru sarebbe morto!? - più di tutto era la
consapevolezza che un
suo amico potesse essersi sacrificato per nulla a ferirlo.
- La
smettete con quel campanello si o no!?- arrivò infine
l’urlo furente di
Mondo Owada mentre spalancava di colpo la porta, assillato sino allo
sfinimento dal quel suono orribile, pronto a prendere a pugni qualunque
idiota avesse cosi tanta voglia di morire da farlo imbestialire in quel
modo.
- Oppure ci sta
semplicemente ignorando - concluse le sue
supposizione Kirigiri, un leggero sorriso di vittoria ad incurvargli le
labbra,
- O-owada! -
Essendo stata Kirigiri
ad aver
continuato a suonare il suo campanello, ininterrottamente per quasi
dieci minuti, Owada (non potendo colpire una ragazza), dovette
desistere dall’impulso di prendere qualcuno a pugni in
faccia. Per un
momento Naegi aveva temuto che potesse sfogarsi su di lui, ma il
motociclista lo aveva già colpito una volta, ed essendo
stata
un'esperienza molto deludente, visto che il ragazzo era svenuto subito,
non aveva alcuna intenzione di ripeterla.
Quindi, dopo
l’urlo
iniziale, Owada si era trovato costretto ad accogliere i due
indesiderati visitatori in camera propria, visto che ormai gli aveva
aperto.
Si limitò a
fargli cenno di seguirlo dentro con un grugnito.
Kirigiri
fu la prima ad entrare, Naegi invece esitò, un poco
titubante dopo una
simile accoglienza, non sapeva cosa dovesse aspettarsi da lui, ma non
poteva certo lasciare che Kyouko facesse tutto da sola, infondo, come
incaricato a parlare con Mondo era stato scelto Naegi, non lei.
Preso
tutto il proprio coraggio, anche Makoto entro nella stanza, chiudendosi
poi la porta alle spalle, ma pentendosi quasi immediatamente di averlo
fatto, ciò che vide oltre quella soglia lo lasciò
di stucco e ancor più
inquieto di quanto non lo fosse già stato.
Cosa diavolo era
successo alla camera da letto di Owada?! Si chiese osservando con occhi
sgranati dalla meraviglia come ogni singolo oggetto appartenuto al
motociclista fosse stato ridotto in frantumi, fatto a pezzi, distrutto
da una furia per lui inconcepibile, usufruendo di una forza tale che,
se mai fosse stato Naegi a provarla, ne sarebbe rimasto ucciso.
In
mezzo a tutta quella devastazione, però, c’era
anche un fondo di
ordine, i rottami erano stati accatastati in un angolo a formare
un’alta pila, simile ad una piccola montagnola di rifiuti
pronti per
essere bruciati; i rari oggetti che non erano finiti disintegrati erano
quei elementi d'arredamento disponibili in tutte le stanze: la
scrivania, il letto e la pianta vicino alla porta, il resto era invece
tutto da buttare, compreso un tavolo identico a quello presente nella
camera di Naegi.
Quanto aveva impiegato
per ridurre tutti i suoi
effetti personali in quel modo? Si era chiesto il ragazzo, notando solo
in quel momento come lo sguardo di Owada, seduto sul bordo del proprio
letto, e di Kirigiri, in piedi davanti a lui, fossero fissi a
guardarlo, quasi si trattasse dell’ultimo attore, giunto in
ritardo,
per provare la scena.
- Co… cosa
è successo qui?- balbettò Naegi,
incapace di controllare la propria voce, a disagio sotto gli occhi dei
compagni, e non sapendo cos’altro dire,
- Ho solo dato una
ripulita
alla stanza, qualcosa da obbiettare?- non era starno il comportamento
perennemente passivo aggressivo del motociclista, Makoto
però si stupì
che minimizzasse in tal modo il fatto, si trattava pur sempre di
oggetti personali, alcuni dei quali avevano probabilmente un
significato importante per il motociclista. Eppure, il ragazzo non
sembrava averci pensato due volte prima di romperli,
- Nu- nulla!-
si affrettò a negare agitando la testa, non voleva certo
farlo
infuriare, anche se Owada sembrava già furente per conto suo.
-
Siamo qui per parlarti Owada - saltò i preliminari Kirigiri,
giungendo
subito al punto, avvolte Naegi credeva di amare davvero quella ragazza,
arrivava sempre in suo soccorso in casi simili.
- Non ho mai pensato
che questa fosse una visita di cortesia - osservò astioso,
per nulla
disposto a discutere con loro, un'atteggiamento chiuso ed evasivo, del
tutto consono al suo ruolo di super ultra motociclista fuorilegge, una
parte che doveva essergli venuta naturale un tempo, ma che adesso
pareva solo malamente recitate. C’era qualcosa che non andava
in Owada,
lo si capiva non solo dalle condizioni in cui versava la sua stanza, ma
dal suo stesso aspetto. Aveva il volto pallido, stanco, attraversato da
profonde occhiaie che gli segnavano lo sguardo, sembrava non chiudere
occhio da giorni (ed era realmente cosi, solo che né Naegi,
né Kirigiri
potevano saperlo), e per di più, ma Makoto se ne rendeva
conto solo
adesso che poteva osservarlo meglio, la sua tipica pettinatura era
scomparsa, i ciuffi di capelli gli ricadevano scompostamente sulla
fronte, più lunghi di quanto avesse creduto, scompigliati e
disordinati. Non li aveva pettinati, e sembravano anche un
po’ umidi…
Umidi? All’ora Naegi notò l’asciugamano
che il motociclista teneva
sulle spalle. “Non è che lo abbiamo disturbato
mentre si faceva la
doccia?” si domandò preoccupato, notando che anche
i vestiti che
indossava non erano i soliti con cui si era sempre presentato a loro:
una canottiera bianca e i pantaloni di una tuta, doveva averli pescati
alla rinfusa dall’armadio, “Ecco perché
era cosi infuriato!”
- Allora, che volete?
- chiese in tono tutt’altro che cordiale, quasi di minaccia,
-
Che ci aiuti ad uscire di qui - la capacità di sintesi di
Kirigiri
aveva qualcosa di incredibile, soprattutto, Makoto non capiva cosa
avesse in mente, come poteva Owada aiutarli a fuggire se loro non
avevano ancora trovato né un piano, né una
maniera per farlo?
- Avete trovato un
modo per scappare?! - si stupì difatti anche il motociclista,
-
No, ma non lo troveremo mai se non collaboriamo tutti assieme -
affermazioni simili non erano proprio da lei, pensò Naegi,
il quale
capì di essere un muto osservatore della loro conversazione
(gli
sguardi di prima erano un avvertimento: “non ti
intromettere”).
-
Suona strano detto da qualcuno che fino ad adesso ha fatto tutto da
solo - convenne anche lui, - … e poi, per trovare un modo
per fuggire
da qui ci vuole cervello, cosa che a me manca, non vi sarei di alcun
aiuto - non aveva tutti i torti,
- Non sappiamo cosa
Monokuma farà
d’ora in avanti. Se tu sei vivo è
perché Ishimaru l’ha convinto a
cambiare le regole del gioco, d’ora in poi potrebbe accadere
di tutto
e, in caso di pericolo, la tua forza può esserci utile. Per
quanto sia
straordinaria, Oogami da sola non basta -
“Ha cambiato le regole
del
gioco” nessuno ci aveva fatto caso, ma quello
che aveva detto Kirigiri
era vero, Monokuma aveva mandato a morte un'innocente piuttosto che il
colpevole e, questo, andava contro al suo stesso regolamento. Se il
piccolo orso psicopatico era arrivato a compiere un gesto simile,
significava che le sue regole non erano altro che cartastraccia, non
avevano alcun valore e ciò portava ad una sola cosa: in
qualsiasi
momento il Burattinaio avrebbe potuto ucciderli, spinto forse da
semplice noia.
Se prima avevano
almeno la certezza, se mai si
fossero rassegnati a quella prigionia, di poter vivere
all’interno
della Kibougamine per tutta la vita, ora non potevano più
esserne cosi
sicuri.
Come sempre tutto era
nelle mani del loro aguzzino, ogni cosa era controllata dal suo umore.
-
Hai parlato tanto per il plurale, ma sono certo che gli altri non
rimpiangano la mia presenza, di sicuro qualcuno crede anche che potrei
tentare di uccidere ancora - e, di nuovo, aveva ragione. Per qualcuno
che si descriveva come un persona di scarsa intelligenza era comunque
abbastanza sveglio.
- Avevo
anch’io questo dubbio - ammise Kirigiri,
era nella sua natura essere sospettosa, - … e non posso
essere certa
che in futuro non lo rifarai - sembrò che Owada volesse
replicare, ma
una cenno di lei lo azzittì, non aveva ancora
finito. - Però sono
sicura che in questo momento, in questo presente, non commetterai un
altro omicidio, le prove che ho raccolto me lo confermano -
- E quali sarebbero
queste prove?- gli domandò con un sorriso beffardo sul
volto, non le credeva,
- Siamo ancora tutti
vivi -
- Questa non
è una prova -
-
Si, lo è. - replicò, e il suo tono non accettava
altre obbiezioni, come
se l’avessero punta sul vivo, - … visto che tu
stesso lo hai ammesso
poco fa, io lo ribadisco: Owada, rispetto ad alcuni di noi tu non hai
molto cervello (anche se altri però li superi) - per quanto
quella
fosse una mezza offesa, il motociclista non poteva obbiettare, lo aveva
detto lui solo pochi momenti prima. - Ed è per questo che il
maggior
pericolo in cui incorrevi, una volta sventata l’esecuzione,
era che la
disperazione ti portasse alla follia. Perché solo in quel
caso saresti
stato spinto ad uccidere di nuovo, diventato un serial killer molto
vicino a quella pazza di Genocider Syo -
- E cosa centra il
fatto
che io abbia “poco cervello”? - era visibilmente
irritato, molto
irritato, ma si tratteneva digrignando i denti e ricordandosi che il
suo interlocutore era una donna. Una donna irritante ma comunque un
donna.
- Perché,
qualcuno con più sale in zucca, sarebbe invece
stato allettato dall’idea di commettere un nuovo omicidio che
lo
avrebbe portato a diplomarsi, ma essendo già stato colpevole
di un
primo, questo avrebbe richiesto una preparazione impeccabile:
meticolosa ed attenta; ma soprattutto un enorme pazienza.
Qualità che a
te mancano - l’espressione di Kirigiri era rimasta
immutabile, severa
ed attenta, per tutto il discorso, ma a quell’ultima
affermazione si
era concesse un sorrisino vittorioso, di quelli che faceva quando tutte
le tessere del puzzle prendevano il loro posto nella sua mente.
Ora che aveva mostrato
le prove si sentiva sicura ed inattaccabile.
“Praticamente,
hai fiducia nel fatto che Owada non possa commettere un altro omicidio
perché non è in grado di progettarlo. Quindi, non
è neppure cosi folle
da provarci, perché altrimenti lo avrebbe già
fatto” ripensò
mentalmente al suo ragionamento Naegi, provando però un
po’ di
tristezza nella fredda logica della ragazza, alla fine non era che si
fidasse DAVVERO di Owada.
- Questo
però è solo la mia motivazione,
non conosco il motivo per cui Naegi e gli altri ti rivogliono nel
gruppo - fu il suo ultimo commento, perché, con un altro
sguardo,
concesse finalmente la parola a Naegi.
- Ecco…
Oogami e Asahina sono
convinte che tu sia una brava persona e questo lo credo
anch’io (su
Hagakure non mi posso pronunciare perché il suo cervello
è un mistero)
- parlò in fretta, senza saper bene cosa dire, forse era
rimasto in
silenzio troppo allungo. Un leggero panico gli prese il petto, doveva
convincere Owada a fidarsi di loro, ma cosa poteva dire? Cosa?.. COSA?!?
Forse
avrebbe dovuto semplicemente cominciare dalla verità?
Rifletté
prendendo un profondo respiro, cosi da schiarirsi le idee, Kirigiri e
il motociclista non parevano aver alcuna fretta, perché
rimasero in
silenzio (l’una attenta, l’altro pensiero),
aspettando che parlasse.
Era il tempo di
riaprire il caso dell’omicidio di Fujisaki.
-
Non penso che tu sia cattivo Owada, nonostante quello che è
successo a
Fujisaki, credo ancora che tu sia una brava persona... Per tanto tempo
ti sei portato il peso di un simile segreto e alla fine sei esploso, ma
ad accendere la miccia è stato Monokuma. Non posso dire che
tu non
abbia colpa, perché non sarebbe la verità,
però… però sono sicuro che
se fossi stato in te in quel momento non avresti mai -
- Ucciso il
piccoletto?- concluse per lui il motociclista, e il suo sguardo serio
era che di più spaventoso Naegi avesse mai visto,
più del suo volto
colmo d'ira, perché era un'espressione piena di
rassegnazione,
distrutta. Per la prima volta Makoto vide in faccia il senso di colpa,
e comprese cosa significasse esserne logorato fino a consumarsi. Owada
era un ottimo esempio, il rimorso aveva messo a tacere ogni altra
emozione. Niente più rabbia, né collera, se non
quella che provava per
se stesso, accompagnate dal disgusto e dal dolore della perdita. Aveva
ucciso due suoi compagni, uno di essi con le sue stesse mani, non era
una colpa che potesse essere cancellata e, se mai gli altri fossero
riusciti in qualche modo a dimenticarsene (anche solo per un momento),
lui non l’avrebbe fatto, dilaniato nel spirito. Una ferita
bruciante
che avrebbe sanguinato per sempre, finché avesse avuto vita.
Owada
era caduto in un'inferno senza possibilità di redenzione,
forse
Ishimaru quella volta aveva avuto ragione, per il motociclista la morte
non si sarebbe rivelata una punizione, ma un sollievo, un modo per
pagare i suoi peccati.
- Il piano
è semplice, dobbiamo
portare: disperazione, Disperazione... DISPERAZIONE!!- urlò
Enoshima,
colma di una strana euforia, mentre saltellava spensierata sul
divanetto della sala monitor, dove poteva controllare ogni movimento
dei suoi amati giocattoli, simile ad una bambina che aspettava
sovraeccitata l’arrivo di Babbo Natale. - Non vedo
l’ora di scoprire in
quali abbassi di follia cadranno quei bastardi!- esultò un
ultima volta
prima gettarsi a terra con un tonfo, quasi qualcuno le avesse tolto le
pile. - Quante lacrime, sofferenza e sangue, spargeranno quei poveretti
quando entrerà in funzione? - sussurrò con un
filo di voce, totalmente
priva di energie e con un espressione cosi depressa che una famiglia di
funghi aveva preso a crescergli numerosa in cima alla testa.
- Che
importa! Quegli sciocchi hanno già avuto la
possibilità di inchinarsi a
me, l’incarnazione della Disperazione, il dominatore supremo,
non
l’hanno fatto! Ma ora che avranno
l’opportunità di assaggiare lo
splendido dono della Disperazione non potranno farne a meno!!-
iniziò a
ridere come un ossessa, scattando in piedi come una molla, colma
dell’arroganza e della spirito di un re conquistatore.
“Ma quante
personalità alternative ha questa pazza?” avrebbe
potuto pensare
qualcuno osservandola, purtroppo, non c’era nessuno a fare da
spettatore a quel grottesco spettacolo, perché altrimenti
avrebbe
potuto comprendere, dal suo delirio, che qualcosa di grosso stava per
piombare sui già sfortunati superstiti della
Kibougamine.
- Con chi possiamo
iniziare?.. Uhmm. Il
merlo ha perso gli occhi come farà a verder;
il
merlo ha perso il becco, come farà a cantar;
il
merlo ha perso le ali, come farà a volar;
il
merlo ha perso le zampe, come farà a saltar.
Oh
povero, povero merlo mio!* - concluse quella sua
inquietante
filastrocca fermandosi con l'indice dritto puntato contro un
teleschermo.
La telecamera stava
riprendendo le sale della
biblioteca al secondo piano dell'edificio, qualcuno era seduto ad una
scrivania, intento a sfogliare innumerevoli tomi con sguardo freddo e
attento, cosi concentrato che il resto del mondo sembrava tagliato
fuori, ma abbastanza vigile da avvertire l'imminente arrivo di una
particolare presenza se si fosse trovata nelle vicinanze.
- Bene, Togami Byakuya
il super ultra ereditiere (snob) liceale sarà il primo! -
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*: esiste davvero!
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