d
Tadaima
5.
Adora svegliarsi
prima del mago, Kurogane. Gli piace proprio la sensazione che c'è prima che
lui si svegli e non solo perché può vedere quel suo cosino dormire e, in tutti
questi anni, in questi dodici quasi tredici anni, non ha fatto altro che
aspettare di trovarselo nel letto. È proprio il tutto, tutto quello che
questa situazione accompagna, la somma di qualsiasi cosa che ha aspettato, che
ha desiderato fino ad oggi. Ed è bello poterselo guardare quel qualcosa di
più, quel minuto in più senza che lui possa accorgersene, con l'aria trasognata
di chi ha il cuore pieno pieno di amore. Ah! Quanto è bello riaverlo lì a
casa? Seriamente, oggi non deve perdere tempo e strapazzarlo di coccole. Non
deve lasciargli un attimo di respiro. Ad occhi chiusi, muove le mani per
cercare il suo mago, sotto le lenzuola. Il materasso è freddo,
ghiacciato. Non è lì. Spalanca le palpebre, solleva il cuscino. Il pigiama
è ancora lì. Non è lì, non c'è mai stato. Il cuore gli si spezza. Il fiato
si ferma nei polmoni. Poi era lui l'idiota. È stato stupido. Ha creduto che
fosse tornato e lì non c'è. Ha sperato, come un idiota, e nel momento più buio,
prima dell'alba, Kurogane ha smesso di sperare. Si alza. Ha bisogno di andare
in bagno e lavarsi il viso, riprendersi e cancellare quella speranza. Sì, lo
sapeva, non doveva sperare. Non doveva. Lo sapeva, l'aveva sentito morire. Si
alza in piedi, si sistema lo yukata e si avvia verso il bagno. Come ha fatto
a crederci? Probabilmente è vero, aveva la febbre e le allucinazioni sono dovute
a questo, sicuramente. Anche perché tutto era troppo perfetto, troppo bello, era
tutto al suo posto e le cose nella vita, nella vita vera, non vanno così. Non va
tutto come deve, non è tutto già scritto e segue la strada già segnata, puoi
uscire di strada, puoi perderti. E questo è successo. Non poteva certo essere
vero. Il mago, il suo mago non c'è più, non è mai tornato e forse ormai è
polvere in quel mondo sigillato. Così ha senso, sì, perché la sua magia
cresce a forza di usarla, e se ne avesse usata tanta, tutta insieme avrebbe
fatto in modo di tornare subito e non dopo tutto questo tempo. Sì, solo così ha
senso. Lui è morto, per questo non è tornato. Per questo il letto è freddo e il
pigiama è lì dov'era, dov'è sempre stato in tutti questi anni. Ogni
tanto gli spiriti tornano, forse era il suo spirito quello che ha tenuto tra le
braccia, quello che ha creduto di tenere tra le braccia. Sì, può darsi. O forse
è solo impazzito. Anche questo avrebbe senso, in effetti. Sospira. Si poggia
con la spalla destra contro il muro e si trascina nel corridoio. Il lume ad
olio in cucina è acceso. C'è l'odore del fuoco nell'aria. Che diavolo
succede? Ora oltre ad immaginarsi il mago, ha pure allucinazioni ambientali?
Bello schifo. Ecco, questa è la prova che è impazzito completamente, con
tutte le scarpe. È matto, proprio, matto. Completamente, indiscutibilmente
matto. Invece di dirigersi in bagno, passa prima per la cucina, giusto per
sincerarsi che almeno il fuoco sia solo nella sua immaginazione, così da non
morire bruciato o asfissiato in casa sua. Fa solo capolino con la testa oltre
lo stipite della porta. Un cosino di spalle, un cosino di spalle è lì e sta
armeggiando in cucina. Al buio, ben prima dell'alba. Kurogane lo fissa, cerca di
metterlo a fuoco bene, alla luce tremolante del lume acceso sulla credenza. Le
sue allucinazioni si fanno sempre più strane, ma non è tanto assurdo, in fondo
sono pur sempre deliri. Lui si gira, per un istante sobbalza. Lancia una
mezza imprecazione e poi sorride. «Che ci fai in piedi, Kuro-pon?» domanda il
mago, mentre poggia su un vassoio due scodelle. «Sembri uno spettro... mi
hai fatto prendere un colpo! Non è che ti ho svegliato? Ho cercato di fare meno
rumore possibile». È lì? È davvero ancora lì? È sempre stato lì? Il suo cuore
impazzisce, a batter così, scapperà fuori dal suo petto. No, non può sperare, se
poi è solo frutto della sua testa, morirà dal dolore. «Tu che diavolo ci fai
in piedi, piuttosto?!» ringhia, senza mezze misure, forte, probabilmente ha
svegliato l'intero vicinato. Yui sorride, calmo, come un sogno. Forse è un
sogno. O forse quel cosino della sua allucinazione è davvero il suo cosino...
no, ma che va a pensare? Meglio essere restii e non fidarsi della sua testa
bacata e delle sue percezioni alterate. «Ho sentito il tuo stomaco borbottare...
e visto che siamo andati a letto senza cena ho pensato di preparare la
colazione... volevo portartela a letto...» mormora, assottiglia lo sguardo e lo
fissa, confuso. «Che c'è?». Kurogane sbuffa, a lungo. «Idiota.» dice. Forse
più a se stesso che al mago, per una volta. È un lungo sospiro quello che segue
quell'unica parola, ed è come rinfrancato. «Ti avevo detto che mi sarei
imbestialito se ti fossi alzato prima che mi svegliassi...». Il suo idiota
sorride ancora. «Non pensavo ti svegliassi tanto presto...» farfuglia
avvicinandosi. «Cosa c'è? Hai su un faccino sconvolto, Kuro-pippi.» dice poi,
accarezzandogli il viso con la punta delle dita. «Ti sei
preoccupato?». Kurogane stringe le palpebre. «Non mi sento...» comincia a
dire. «Cosa?» chiede piano, tenendo ancora le dita sul suo
viso. «Sicuro... ecco...» aggiunge, come se dovesse sputare un
grosso macigno che aveva in gola. «Non mi sento ancora sicuro che tu sia... non
sono ancora certo che tu sia qui, ecco.» ammette alla fine. Gli
occhi blu del mago sembrano feriti, lucidi. Ma forse sarà la luce del lume ad
olio e il fatto che sono più chiari di prima, diversi, giusto... nulla di
più. «Mi dispiace, non dovevo alzarmi senza dirtelo... ma dormivi
e─» bofonchia. Kurogane sospira, gli avvolge la vita con un braccio
e con l'altra mano si tira il capo del mago sotto al collo. «Maledizione,
maledizione!» ripete. «Cosa?» domanda lui allarmato. «Il mio cuore
non vuole calmarsi, ecco cosa. Non so come farmelo entrare in testa che sei qui.
Poi il pigiama era sotto il cuscino, come sempre e─» bofonchia.
«Perché, come vedi, non mi sono neanche spogliato ieri...» sussurra,
sorridendo. «Sono qua». «Io... seriamente, te l'avevo detto, non
dovevi alzarti prima di me.» brontola. È strano per lui sentirsi così. Il suo
cuore non vuole calmarsi e un omone grande quanto lui non può essere tanto
insicuro, ne morirà. Anche perché il mago sgattaiola di continuo. Ah, accidenti
cosa può fare? «Potremmo fare l'amore.» risponde il mago facendo
spallucce. «Intanto mangia un po' di zuppa, poi andiamo a letto e la
smaltiamo... che ne dici?». «Pensi sia una soluzione?» domanda. «Possiamo
fare l'amore finché nella tua testa non diventa vero.» sussurra. «Potrebbero
volerci anni... ma tanto dobbiamo recuperare un bel po' di tempo...» mugugna,
con un sorrisetto. «Cretino.» mormora. «Perché? L'unico modo per
confermare la mia presenza qui è questo, non trovi?» domanda
dolcemente. Kurogane sbuffa, gli arruffa i capelli. «Può darsi...» brontola
sciogliendo l'abbraccio. «Oh~ quindi vorresti portarmi a letto?»
pigola. Lui non dice nulla, sogghigna e basta, poi semplicemente si
siede a tavola.
In effetti, un po' di appetito lo ha.
Il tempo di sedersi, e la colazione è già
finita. Kurogane si alza in piedi e porge la mano sinistra al suo mago. Le
dita di Yui percorrono il palmo della sua mano prima di aggrapparsi al polso
d'acciaio. In tutta risposta, lui lo solleva e gli poggia un bacio sulla fronte.
«Non è che fai come ieri?» domanda. «Non credo proprio.»
sussurra. «Eh, sì, dobbiamo fare l'amore finché non ti convinci che sono
qui.» ribadisce abbracciandogli il collo. Kurogane ride. Di cuore, come ha
fatto solo poche volte nella vita, come fa quando è da solo col mago. Lo
stringe meglio a sé. «Andiamo, allora». «Fammi lavare i piatti...»
mugugna. «Lo facciamo dopo.» replica. «Oh, hai fretta di portarmi a
letto!» farfuglia. Il ninja stringe le labbra, sogghigna appena. «Perché tu
no?». «Ah! Lo sapevo io! Dovevamo fare l'amore ieri... così oggi mi
distruggerai, già lo so...» dice, mimando una specie di lamentela. Ma lui è
un ninja, è stoico, è forte, e conosce quel mago come se fosse sempre stato suo,
forse lo è sempre stato. Sfodera il suo ghigno migliore. Non cede a queste
provocazioni, lui. Non lo distruggerebbe per nulla al mondo, però, visto che
tanto è un gioco quel discorso che stanno intrattenendo, allora tanto vale
giocare. «Non avrai neanche un attimo di respiro, oggi...» mugugna
divertito. «Uh! Kuro-rin vuole coccolarmi a morte! Aiuto, aiuto!» pigola,
buttandoglisi addosso. «Che paura! Che paura!» ridacchia. «Ah, certo! Ti
strapazzerò!» continua a dire, col suo miglior tono minaccioso, ma tradendo le
sue vere intenzioni con gli occhi. Il mago si sporge oltre la spalla del
guerriero, sospira a lungo. «Che paura!» continua a dire. Ride, forse non ha mai
riso così tanto e così di cuore. Sembra felice. Kurogane lo stringe a sé,
forte, senza dire niente. Gli piace sentirlo ridere così, perché in questo modo
il suo cuore si calma. Ne è certo il suo cuore, ne sarebbe certo anche senza
portarlo a letto, lui è lì. È solo la sua testa che non vuole
capirlo. L'idiota sospira a lungo. Tira su col naso. Ha appena smesso di
ridere e ha buttato fuori tutta la sua felicità. Si stringe di più a lui, al suo
collo, gli stropiccia i capelli e gli bacia un orecchio. «Ti amo.» mormora, la
voce che trema appena. «Ti amo, Kurogane». «Lo so.» dice, con calma.
«Ah!» cinguetta ancora, stringendosi di più a lui. «Cosa? Non ti
va bene come risposta?» sussurra. «Intanto andiamo in camera, poi puoi
protestare quanto vuoi.» mugugna. Yui resta abbracciato a Kurogane, in
silenzio per un solo minuto. Sospira di nuovo. Ancora, ecco, c'è qualcosa di
strano. Ed è ordinaria amministrazione con quel grandissimo scemo del mago. «Io
non voglio protestare». «Sicuro?» continua a dire avviandosi in camera col
mago ancora addosso. «Non voglio protestare.» ribadisce, la sua voce trema.
«Io ti amo e basta». Il ninja si ferma a metà del corridoio. Le travi di
legno del pavimento scricchiolano sotto i suoi piedi. «Lo so. Lo so che
mi ami, che succede?» bofonchia cercando di metterlo a terra. Ma il mago è come
un gatto aggrappato alla tenda del soggiorno. «Ehi, dai... staccati forza,
voglio guardarti in faccia quando cominci a fare l'idiota...». Yui molla la
presa e si lascia mettere a terra a malincuore. Sbuffa come un bimbo
capriccioso, gonfiando le guance e buttando rumorosamente fuori l'aria. «Che
hai, dimmi un po'?» bofonchia il ninja arruffandogli i capelli, per scoprirgli
la fronte, gli occhi. Vuole capirlo dai suoi occhi quello che gli frulla nel
cervello. Sarà una delle sue cretinate, come sempre. «Nulla, te l'ho detto.»
ribadisce piano piano, la testa bassa. «È solo che è vero, è semplicemente
vero. Io sono qui, tu sei qui. Siamo insieme e questa cosa è assurda,
perché forse è più grande di noi...» mugugna. «Perché dovrebbe?» domanda un
po' confuso. «Perché sì.» risponde. «Non è una buona argomentazione,
idiota.» sbuffa, passandosi una mano pesantemente tra i capelli. Yui
sospira. «Lo so. È che... siamo stati per molto tempo lontani
e─». «Ma non ha senso, scusa! Voglio dire, siamo già stati insieme,
siamo sempre stati insieme, pure da lontano... siamo rimasti insieme... non può
essere una cosa più grande di noi, adesso, se non lo è mai stata.» replica,
calmo. «Forza, alza la testa, scemo». «No è che... io ti amo.»
ribadisce. «Di nuovo?» farfuglia ancora più confuso. «Lo so che mi ami,
capisco che devi recuperare tutte le volte che non me l'hai detto...» aggiunge.
«Però, certo, non è che puoi dire che mi ami come a tirarti fuori dai guai. Dici
solo cavolate, scemo». «Ma non è una cavolata, è vero che ti amo.» replica il
mago, alzando gli occhi su di lui, finalmente. Ah, i suoi occhi!
Sono sempre stati così meravigliosi? «Guarda che lo so, mi riferivo alla
situazione più grande di noi, in realtà.» brontola. «Perché pensi che sia più
grande di noi? È una cretinata. Guarda che io sono grande e grosso, eh?»
borbotta. Sorride le gote arrossate. «Siamo anziani, Kurogane. E a giudicare
da come mi batte il cuore ora, che è più forte anche di ieri... mi prenderà un
colpo prima di spogliarmi». «Sei serio?» domanda. «Eh, sì.»
annuisce. «E tu vuoi farmi credere che questa non sia una delle tue cavolate?
Eri tu quello che mi diceva di confermare la nostra rispettiva presenza facendo
l'amore, un attimo fa, in cucina.» ringhia con le braccia incrociate, però è
divertito. È a casa quell'idiota, e le sue cretinate ne sono una prova. «È
che è vero.» dice di nuovo. «Cosa?» borbotta. Ma ha la netta sensazione di
fiato sprecato con uno come lui, perché fa discorsi scemi, e quando fa questi
discorsi, quando dice queste cavolate, un po' di rabbia gli sale in gola. Questo
certo non poteva cambiare, neanche dopo dodici anni di lontananza. «Questo.
Io sono qui.» sussurra. «Siamo insieme. È vero». «Quindi non vuoi
più confermarlo facendo certe cose a letto?» mugugna. «Io ho bisogno di conferme
però, mago...» mormora. Yui sospira. «Però facciamo con calma, perché
comincio ad essere vecchio ed è... praticamente una vita che non facciamo
niente!». Kurogane grugnisce. «Come se le altre volte fossi mai andato di
fretta...». «Lo so, ma...» mormora. «Insomma, mi domando se hai perso il tuo
tocco magico...». Il ninja sbuffa, profondamente mentre arrossisce. «Sei un
cretino.» ringhia. «Lo so.» annuisce. «Ma anche per te sono passati
anni». «Mi stai dicendo che sono vecchio?» brontola precedendolo in camera da
letto. Yui ride, alle sue spalle, sembra che tutto sia tornato come prima.
Impazzirà a forza di seguire quei suoi repentini cambi d'umore. «No, forse solo
un po' arrugginito». «Ah-ah.» bofonchia poco convinto. «Dai, dai!
Voleva essere un complimento in realtà!» dice il mago, abbracciandogli i fianchi
e sprofondando il viso nella sua schiena. «Voleva essere un complimento,
giuro». Kurogane sbuffa. «Guarda che l'ho capito anche io che comincio ad
avere una certa età! E di certo sarei invecchiato meglio se un cretino di mia
conoscenza non fosse sparito per quasi tredici anni!» ringhia, ma forse ha
esagerato perché le sue braccia tremano per un istante. «Come se avessi
voluto farlo di mia spontanea volontà, eh?» replica. «Sparire tutti questi anni,
senza dirti niente, senza poterti... ah! Cavoli, Kurogane, riesci ad
ammazzare il mio rinnovato buonumore! Accidenti!» sbuffa, sciogliendo
l'abbraccio. «Oh, dai... sai che non volevo dirti questo...» mugugna
girandosi verso di lui, per agguantargli il polso. «Ah, non ci provare!»
replica, di spalle, con le braccia incrociate. «La realtà è che tu sei ancora
arrabbiato. Eppure sembrava che avessi capito ieri». Il ninja sospira. «Ho
calcato troppo la mano.» ammette piano, avvicinandosi. «Forza,
guardami». «No, tu sei davvero antipatico quando fai così.» replica. «Dai,
non farti pregare, mh?» sussurra, piano piano. «È che tu sei ancora
arrabbiato con me, non è forse vero?» domanda. Kurogane sbuffa, scrolla le
spalle e si passa una mano, la mano che doveva circondare il polso del mago, tra
i capelli. «Può darsi». «Non so come fartela passare questa cosa... non so
come farti stare meglio, io─scusami.»
sussurra. «Stavolta non basteranno due coccoline, temo... Ieri sembravi felice
ma... oggi?». Il ninja allunga la mano e gli tocca la spalla, la poggia lì,
pesantemente senza mezze misure, come volesse piantarlo a terra, lui e i suoi
viaggi mentali del cavolo. «Sono felice anche adesso. Tu dai troppo peso alle
cose che dico.» borbotta. «Forse sono ancora arrabbiato, ma non puoi mettere in
dubbio la mia felicità. Tu sei tornato. Io ho avuto il cuore spezzato per quasi
tredici anni, non potevo vederti o sentirti... cerca di comprendermi un po'
anche tu.» replica, calmo. Lo ha ammesso, ha ammesso tutta una serie di cose in
soltanto due giorni, che neanche in tutta la vita avrebbe mai pensato di fare.
Lui non è bravo coi sentimenti, non lo è per niente. Deglutisce due volte prima
di parlare ancora. «Sono stato infelice e arrabbiato per molto tempo. Ma ora sei
qui, e una volta confermato che non sei frutto della mia testa e della mia
solitudine non sarò neppure più arrabbiato. Resterà solo la
felicità». L'idiota si volta e lo guarda, l'aria colpevole in viso. «Che
cos'hai, ora?» domanda. «Abbracciami!» mugola allargando le
braccia. Il ninja sogghigna tirandoselo contro il petto. «Sei davvero scemo,
lo sai?». «Sei cambiato...» aggiunge, piano piano. «Lo so. Sarà la
vecchiaia?» domanda, poggiandogli un bacio tra i capelli. «Non sono più tanto
giovane, dovresti avere pazienza con me». «Anche tu sei un po' scemo.»
mormora. «Non è per la vecchiaia, comunque... prima non parlavi mai di queste
cose. Ti sono mancato molto... mi dispiace». «Sì.» annuisce. Il
mago sospira, ma non dice niente. «Vogliamo confermare la nostra reciproca
presenza, ora? O non è aria?» domanda, aspettandosi una di quelle sue mezze
battutine sconce. Ma niente, il mago sta zitto e si lascia
abbracciare. «A cosa pensi ora, idiota?» brontola. «Perché mi ami ancora?»
domanda. Il ninja ruota gli occhi al cielo. C'era da aspettarselo da un
idiota come lui. Una domanda simile è proprio da lui. «Dopo tutto questo
tempo, dopo─dopo quello che ti ho fatto? Tu mi ami ancora, no?
Perché?». Kurogane sbuffa. Come se avesse fatto qualcosa di estremamente
sbagliato, tutte le cose che ha fatto fino ad oggi le ha fatte per un bene
superiore, quell'idiota. «Ecco, io... vorrei saperlo. Sei stato solo e tanto
arrabbiato con me, potevi rifarti una vita, perché non l'hai fatto? Insomma, ne
avevi tutti i diritti.» domanda. Kurogane stringe l'abbraccio, sospira di
nuovo a lungo. Deve rispondergli? No, forse no. Anche perché c'è ancora molto da
confermare, tra le tante cose, la sua presenza lì, in carne ed ossa. Non vale la
pena sprecare il fiato con un'eventuale allucinazione. Però, la realtà è che
l'ama ancora perché non potrebbe fare altrimenti, stop, nulla di più
nulla di meno. Anche se fosse solo frutto della sua testa quel mago che ora
tiene tra le braccia, lo amerebbe comunque. A prescindere dal dolore e da tutto
quello che ne potrebbe conseguire, a prescindere dall'assenza, aldilà di ogni
circostanza, lo amerebbe comunque. «Perché è così». Yui ride.
«Giusto, non potevo aspettarmi niente di diverso, nessuna risposta
diversa...». «Ora, vuoi venire a letto con me oppure vuoi farti ancora i tuoi
viaggi mentali?» domanda. «Basta viaggi, basta. Sono piuttosto stanco di
viaggiare...» sussurra stringendosi ancora un po' a lui. «Mi coccoli un po',
Kuro-rin?». Lui si passa le braccia del mago intorno al collo. «C'è da
chiederlo?». Tenendolo in quella posizione, come se stessero danzando,
direbbe il mago se non fosse del tutto perso a rimirarselo con aria trasognata,
Kurogane si avvia verso il letto. Sono due passi, non di più, ma c'è qualcosa
che rende magico questo istante: sono entrambi lì. È come se quella stanza
fosse lontana dallo spazio e dal tempo. In una dimensione tutta loro, come se ci
fosse un varco a tenerli lontani da tutto il resto. Sono stati soli fino a due
giorni fa, c'è da dirlo, e ora sono soli ma insieme, un concetto alquanto
complicato da esprimere. Kurogane sbuffa, piano, mentre poggia un bacio su
quel collo bianco latte. «Cosa?» domanda il mago. «Pensavo.»
risponde. Il mago gli raccoglie il viso tra le dita. «A cosa? Magari vuoi
dirmi il motivo perché mi ami?». «No, pensavo al fatto che siamo finalmente
soli soletti tu ed io.» annuisce. «Ma quanto sei carino! E dovevi pensarci?»
bofonchia. «Perché hai sbuffato?». Il ninja arriccia le labbra in una specie
di sorriso confuso. Se ne rende conto da come il mago lo fissa che quella non è
un'espressione spiegabile. «Perché pensavo che ora siamo soli insieme... a fare
certe cose, insomma... mentre prima eravamo soli e separati». Yui lo guarda
per un po', in silenzio. «Siamo in intima solitudine.» aggiunge. Kurogane
ridacchia e se lo stringe contro il petto. Bastava parlare di intimità e il
concetto si esprimeva da sé, dovrebbe smetterla di pensare e agire,
direttamente. Ha ragione il mago, un po' arrugginito lo è. «Per questo
sospiravi?» continua a chiedere. «Non riuscivo a trovare un termine
adatto...» borbotta. Le dita del mago si arrampicano tra i suoi capelli,
scivolano leggeri tra le ciocche, mentre con le braccia e con tutto il corpo
risponde all'abbraccio. «Non sei mai stato bravo a esprimere i sentimenti, tu...
Kuro-pippi». «Lo so.» sospira. «Ma solo con le parole, eh. In realtà sei
dolcissimo.» aggiunge, poi, quasi subito, come a volersi rimangiare ciò che ha
appena detto. Sogghigna appena. «Lo so che non sono bravo,
eh...». «Ti dirò che ti preferisco così.» mugugna Yui, sospirando e
stringendosi di più a lui. «Cerca di capirmi, sei un gran tenerone a letto... e
mi piace che tu stia piano piano cominciando ad aprirti, piano piano.
Però mi sono innamorato di te anche perché sei così, un po' rude. Un
omaccione grande e grosso che, malgrado la sua aria minacciosa, ti sa far
sentire amato.» annuisce. «E naturalmente amo tutto di te». Kurogane, che
forse un pochetto si sente lusingato da quelle parole anche se le avrà sentite
centomila volte, anni e anni fa, sogghigna. «Dove vuoi arrivare,
idiota?». «Dimmi perché mi ami ancora.» mugola. «Argh!» ringhia
appena, con fare scherzoso. «Lo sapevo! Ancora con questa storia?!». «Dai,
dimmi...» continua a dire. «È così e basta. Ecco perché.» dice. È
Yui a sbuffare ora. «Non puoi rispondere così, lo sai?» borbotta pungolandogli
la guancia. Kurogane digrigna i denti. «Oh~ E dai!» l'incita
l'idiota continuando a premere con l'indice nella sua guancia. «Perché io
ti ho scelto. Dal primo momento...» dice ferreo e serio, poco importa che
quel cretino del suo mago fuggitivo continua a stuzzicargli la faccia.
Ah, no, si è fermato. Forse sono state le sue parole a fermarlo. Lo
fissa, come lo ha fissato poche altre volte da quando hanno cominciato a stare
insieme, inerme e forse un po' spaventato. Le parole sfuggono dalle labbra
del ninja, o forse è così che vuole credere. Forse è davvero giunto il momento
di rispondere alla sua domanda.«È stato il mio cuore, credo». Sta parlando dei
suoi sentimenti senza neanche girarci troppo intorno, è un guerriero anche in
questo, allora. Il mago lo guarda, gli occhi sgranati e lucidi. Sì,
indubbiamente questo sguardo l'ha visto solo un altro paio di volte, non di più.
«Tutto quello che ho fatto è sempre stato per lo stesso motivo: tu.
Come se ci fosse da specificarlo... Ti avrei aspettato comunque, anche se avessi
dovuto aspettare ancora, anche se non fossi mai tornato. Mi sei mancato da
morire, è vero... certe volte ho pensato che sarei morto prima del tuo ritorno o
che tu eri già morto e che non saresti più tornato da me, in effetti, però... io
non potrei volere accanto nessun altro, mai in tutta la vita. Il mio
sentimento non è cambiato perché si tratta di te.» annuisce. «Anche se mi hai
fatto aspettare davvero tanto». «Ecco, così mi fai piangere Kuro-tan.» gnaula
strusciando il viso contro il suo petto. Sospira. «Sei proprio scemo!»
mugugna baciandogli i capelli. È davvero idiota, prima chiede le cose e poi si
lamenta. «Lo so, lo so... ma non pensavo l'avresti detto in questi
termini...» bofonchia, alzando appena il capo. «Sei davvero cambiato in tutti
questi anni... non devo più lasciarti solo...». Kurogane ride, stringe di più
l'abbraccio e struscia le labbra sulla fronte del mago. «No, infatti. Ti avevo
detto che non sono più com'ero...». Yui gli passa le braccia intorno al
collo. «Ma ti amo comunque». «Vorrei ben vedere.» sussurra.
«Okay,» dice poi, staccandosi da lui con un sorrisetto allegro. «Direi che è
ora di darci da fare, che ne dici?» bofonchia slacciandosi lo yukata. Un
ghigno strano, ammiccante forse, gli si disegna in viso. «Mi sa di
sì».
Epilogo
È pomeriggio. La luce si staglia con violenza da ovest nella
loro stanza da letto. Mugugna, si copre la faccia con il lenzuolo e si
rigira nel letto. La sua pelle, ogni millimetro della sua pelle, brucia come
se si fosse immerso in un vulcano. Strana sensazione, in effetti per lui
abituato al gelido abbraccio di Celes. Si strofina gli occhi e
sospira. Deve essersi appisolato, lui. Come si potrà far chiamare? Fay? Ma se
ora Kuro-tan lo chiama Yui... ah, che confusione! Non può fare di
questi ragionamenti appena sveglio, a forza di arrovellarsi a quel modo il suo
cervello si surriscalderà e uscirà di tutta fretta dalle orecchie, prima che la
sua calotta cranica esploda sotto il quantitativo di cretinate, come dice
Kuro-pippi, che riesce a partorire. A proposito di Kuro-pippi, che fine ha
fatto? Non è a letto. Yui si sistema lo yukata e, con non poca
fatica, si alza dal letto. Tutti questi anni di astinenza si stanno facendo
sentire, camminerà come un pinguino per un po', presumibilmente. Sente dei
rumori e una delle sue imprecazioni con quella voce profonda e dura. «Che fai
in cucina, Kuro-pi?» domanda confuso, l'avrà visto in cucina solo per mangiare
da che si ricorda. «Ah, cavolo non dovevi svegliarti!» borbotta,
senza neanche girarsi, però agitando la mano. Sta davvero armeggiando ai
fornelli? Kurogane?! Beh, certo, doveva pur mangiare vivendo da solo, però fa un
po' strano, eh. «Mi sono pure ustionato, maledizione!». Yui, o forse
Fay, deve ancora deciderlo, in realtà, arriccia un sopracciglio. «Mio dio, stai
cucinando?!». «Secondo te come ho vissuto in questi anni in cui tu stavi
combattendo un buco nero?!» ringhia. «Certo che ho cucinato. Non bene come te...
ma almeno sono sopravvissuto». Lui non sa che dire, sinceramente. «Perché
mi fissi, idiota?» brontola, finalmente voltandosi e fissandolo con quegli occhi
vermigli. «Tornatene a letto che ti farà male tutto». Yui, Fay, come
vi pare tanto a lui non importa certo, incrocia le braccia e poggia le spalle
contro lo stipite della porta. «Avevamo detto di andarci piano...». Kurogane
arrossisce di botto e si gira di nuovo verso i fornelli. «Argh! Sai la foga del momento... ma ti avevo detto che non ti avrei lasciato respiro eh! Dopo facciamo un altro giro». Forse arrossisce, sente di nuovo tutto il corpo bruciare, come poco fa, in camera da letto. «È stato
bello, prima, dico.» mugugna, poi, muovendo un passo dietro l'altro,
arrancando appena come un pinguino, per raggiungere Kuro-rin e abbracciarselo
forte. Nasconde il viso in quella schiena ampia. «Attento, che già mi sono
ustionato... finisce che mi ammazzo per preparare il pranzo!» brontola. «In
quasi tredici anni neanche un taglietto e oggi invece... che devo fare bella
figura...». Yui sospira, sospira a lungo e trema, forse mentre si
stringe a Kurogane. «Ta─Tadaima.» mormora piano, appena appena,
sciogliendo l'incantesimo che traduce le sue parole, lo dice nella lingua di
quella casa, nella lingua di quel suo omone burbero. Forse neanche l'ha
pronunciato correttamente. «Nani?» domanda il suo Kuro-tan come
se non avesse capito. Forse perché il suo giapponese fa cilecca.
«Tadaima.» ripete con più forza, con più sicurezza. Anche il
ninja per un istante sembra tremare, ora. E poi un lungo sospiro. Le mani
bollenti raccolgono le sue ghiacciate. Non si gira, china semplicemente la testa
in avanti, se lo stringe a sé pur non stringendolo davvero.
«Okaerinasai, baka». Sì, ora è a
casa.
Prima di tutto, Grazie(!) Stavolta non sono riuscito a postare in orario per tutta una serie di cose che non starò qui a specificare... comunque sono lieto che la storia abbia continuato ad avere un minimo di successo tra di voi! Davvero.
Questa insomma è la conclusione di Tadaima, e sono contento di aver messo la parola fine a questa storia. Me ne sono un po' innamorato, piano piano, pagina per pagina. Che poi le pagine di questa storia in totale sono circa una trentina, non di più... Ma comunque il mio affetto per questa vecchia storia che è riuscita ad uscire dal cassetto è cresciuto col tempo. Ci sono delle migliorie da fare, sicuramente... come la caratterizzazione dei personaggi e simili, però è uscita fuori bene, devo dire. Mi sento molto contento e soddisfatto.
La fine ho voluto scriverla un po' per riprendere il titolo, proprio in una traslitterazione dal Giapponese (che spero tra l'altro di aver inforcato correttamente o quasi xD) e quindi permettetemi di spiegare: Tadaima, vorrebbe dire "Sono a casa"; Nani, dovrebbe voler dire "Cosa?"; e poi Okaerinasai, vuol dire "Bentornato a casa". A parte questo, vi ringrazio molto e spero di tornare presto sui vostri schermi(?). Grazie mille ancora e spero che sia valsa la pena aspettare. D.
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