Sand in my shoes
I've still got sand in my shoes,
And I can't shake the
thought of you…
I shake it all, forget
you!
Why, why would I want
to?
I know we said goodbye;
Anything else would've
been confused but I wanna see you again…
I wanna see you again
Two weeks away, all it
takes to change in time around by falling
I walked away and
never said that I wanted to see again.
But now, I wanna see
you again.
I wanna see you again.
*Dido,
Life for Rent (2003), Sand in My Shoes
***
“Arrivammo sulla
spiaggia che portava lentamente ad un gigantesco specchio oscuro:
l’oceano. C’era il primo quarto di Luna, quella
notte, e lo vedavamo mentre si pavoneggiava in quella superficie
morbida e riflettente. Illuminava a mala pena l’ambiente, in
modo tale che scorgemmo solo qualche sottile riflesso dilagarsi. Mi
tolsi le infradito e anche Kiki si incamminò con me nella
glaciale sabbia scura. I piedi si muovevano dolcemente su quel mare
solido, solcando le piccole dune. Sembrava che la sabbia infondesse
energia alle nostre gambe, una forza speciale e magica che ci
permetteva di camminarci sopra senza farle male.
Camminammo
per qualche minuto, senza parlare, in un profondo silenzio dove si
sentiva solamente il fruscìo delle onde. Ci assaporammo
lentamente quel momento così intenso e fantastico, e anche
magico, come la natura che ci circondava. Arrivammo fino alla riva
dell’oceano, dove l’acqua sussurrava parole come
fanno le fate, parole che solo chi sa ascoltare riesce a comprendere.
Tornando
indietro, ci chinammo in avanti poggiandoci a terra e sfiorammo la
spiaggia. In quel momento ho pensato al Kazekage, Gaara del Deserto. Al
suo passato, quello che era, e al suo presente, a quello che
è diventato. Volevo che fosse lì con me, non
solamente come un pensiero, ma come una persona da comprendere,
conoscere, da rispettare. Sentii una strana sensazione, come se una
coltre d’argento colato ci stava coprendo. Guardai il cielo
nero: un raggio di Luna sfuggito, ribelle, da una sottile nuvola stava
illuminando me e Tzatziki. I miei occhi si inondarono di quella luce
abbagliante, si nutrirono di essa, e da quel giorno quel lume non li
lasciò più.
Quella
notte capii di amarlo.
Che
strani… questi poteri della sabbia.
E anche
ora, che sono distesa sulla morbida spiaggia, con la sabbia fine che
ormai è entrata nelle mie scarpe e non ne vuole sapere di
andarsene, come il pensiero di lui d’altronde, posso vedere
nel cielo al tramonto i suoi folti e ribelli capelli, fiamme di
passione nelle quali sono stati intrecciati preziosi rubini. Toccando
il mare color acquamarina posso immergermi nei suoi profondi occhi, e
affondando una mano nella sabbia, sentire il suo infinito tocco.
Nami”
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Eccomi qui con una
one-shot scritta pensando all’altra mia fanfiction
“The Memory of Trees” (diciamo che ho fatto un
po’ di spoiler su quella fic…) ;) pazienza! Non mi
sento come se l’avessi scritta io, ma come se fosse stata
Tsunami (la Nami della storia)… Vi prego di recensire!
Bacioni dalla vostra October *tira bacetti a tutti*
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