Son Tornata! Scusate il piccolo ritardo ma
ho avuto qualche problemino. Comunque, son qui. Perdonatemi se il
capitolo è corto ma è un "Capitolo di passaggio",
nel senso che serve per entrare nella vera storia, infatti, dal
prossimo Alex e Robert cominceranno ad uscire fingendosi una coppia.
Insomma, la situazione diventerà interessante. Qui ho messo
un po' dei loro pensieri, specialmente quelli di Alex. Spero che vi
piaccia.
Recensite per farvi sapere se la storia via piace, se c'è
qualche parte che non vi convince, anche per qualche consiglio, mi
farebbe piacere! :)
Al prossimo capitolo!
"Sing me to sleep, sing me to sleep,
I don't want to wake up
On my own anymore."
Asleep - The Smith
Notte.
Questa volta la notte affondava la città, lasciandola nel
completo silenzio.
Uno spicchio di luna in alto nel cielo e un contorno di stelle
così
appariscenti che permettevano di osservare le costellazioni. Notte
buona per
gli astrologi. Notte bella per gli innamorati che passeggiano lungo le
strade
di Los Angeles. Notte bella per quel senzatetto che potrà
fare a meno di
ripararsi in posti più oscuri.
Notte bella anche per Robert. Poco prima aveva ricevuto un messaggio.
“Okay, ci sto.”
Insieme ad un indirizzo di una strada non troppo lontana da casa sua.
Sorride mentre guida verso la destinazione, musica alta, qualche parola
accennata dalla sua bocca.
Si ferma e si trova ad osservare un palazzo maledicendosi per aver
indossato
una camicia invece che una felpa e sperando che nessuno lo riconosca.
Ma è
notte, e la notte gioca a favore di chi vuole restare
nell’ombra. Chiude la
macchina e abbassa lo sguardo incamminandosi.
Quarto piano, ascensore che potrebbe darti di tutto, tranne che la
fiducia.
Opta per le scale.
E’
un attimo, il suono del campanello, la porta che si apre
e lui che si rende conto solo ora di quanto sia bella. Non lo aveva
notato. Non
perché quel giorno non lo fosse, era solamente una giornata
no, come questa,
solo che questa volta era diverso per qualche strano motivo.
“Hey…”
“Hey…”
Sorridono e per un attimo il silenzio regna, troppo impegnati a
guardarsi negli
occhi.
“Io… ho portato il caffè.”
Dice alzando una busta di carta, ma prima che lei possa rispondere un
altro
paio di occhi iniziano ad osservarlo. Guarda a terra e, aggrappato alle
gambe
di lei, c’è un bambino.
“Ciao.”
Gli sorride e abbassa alla sua altezza. Il bambino si nasconde dietro
le gambe
della mamma per poi correre dentro.
“Bhè, è andata meglio di quello che mi
aspettassi!”
Dice rialzandosi facendo ridere Alex.
“Entra..”
L’appartamento sembra abbastanza spazioso, qualche giocattolo
lasciato a terra,
come è giusto che sia. Fa qualche passo inoltrandosi nel
soggiorno e sente
qualcosa sotto i piedi. Un piccolo Iron Man giocattolo senza maschera
che
lascia intravedere la faccia più o meno uguale alla sua.
“Mio dio, ho calpestato me stesso!”
Alex ride ancora dandogli una pacca amichevole, mentre lui raccoglie il
gioco.
“Ho dimenticato di dirti che Cole ti adora. Cioè,
adora Iron Man, ma nei film
ci sei tu, quindi…”
Si avvicina al bambino seduto sul divano glielo porge.
“Io sono Robert. Tu?”
Il bambino sorride prendendo il giocattolo.
“Cole!”
“Passi avanti Alex!”
“Quindi
ci stai?”
“Sì, ma a tre condizioni!”
Dice alzando tre dita. Lui annuisce.
Non era stato difficile decidere. Robert l’avrebbe pagata,
tanto, forse anche
troppo, ma così avrebbe permesso a lei e a Cole di vivere
meglio e di non
arrangiarsi alla giornata. In cambio, avrebbe solamente dovuto fingere
di
essere la sua nuova fiamma ed essere presente nelle serate importanti,
così da
poter essere ripresa dai paparazzi. Avrebbe avuto una vita
più difficile,
senz’altro, ma una volta finito il tutto, si sarebbero
dimenticati di lei. Ne
valeva la pena.
“Uno… Baci solo ed esclusivamente davanti alle
telecamere. Due… Niente sesso,
anche nelle situazioni peggiori che possano capitare. Tre…
Devi pagarmi ogni 7
del mese.”
“Perché proprio il 7?”
“Il giorno dopo il proprietario del condominio vuole essere
pagato…”
Robert annuisce, sta per risponderle quando qualcosa lo frena. Di nuovo
un altro
paio di occhi lo osserva. Abbassa lo sguardo.
“In braccio?”
Chiede il bambino con fare incerto.
“Cole…”
Lo rimprovera lei, ma, in men che non si dica, è
già seduto sulle gambe di un
sorridente Robert.
“No, va bene. Io adoro i bambini.”
E per un attimo Alex si ritrova a pensare al passato. A quella frase
detta
anche lui, quello che doveva essere l’amore della sua vita,
quello giusto. E’
stato un amore forte, non si può negare, neanche lui
può, erano una cosa sola.
Troppo giusti per essere divisi.
Si ricorda il parlare nella notte fino a vedere l’alba,
brindare al chiaro di
luna, prendersi il loro tempo per vivere senza fretta. Avevano quel
qualcosa
che li faceva brillare, me lo hanno lasciato andare. Lui lo ha lasciato
andare.
E non capisce cosa l’abbia fatto andare via. Non gli ha mai
detto che quello
che avevano era buono. Forse un giorno sarebbe tornata da lui, forse un
giorno
sarebbe stata capace di amarlo come avrebbe dovuto. Ma lei lo sa,
è andato via
per qualcosa di nuovo e l’ha lasciata aggrappata al nulla in
bilico su una
nuvola, perché è sempre riuscito a portarla in
alto e lei l’aveva seguito
inconsapevole del fatto che, se l’avesse lasciata andare e se
si fosse trovata
troppo in alto, si sarebbe rotta. Rotta in miliardi di pezzi che ha
dovuto raccogliere
e rimettere insieme come se fosse un puzzle. E lei che pesava di essere
invincibile, e lei che pensava di essere indistruttibile, si era
ritrovata a
raccogliersi nel buio più totale sperando che qualcuno
trovasse un interruttore
per accendere di nuovo la luce. Ma una volta arrivato Cole, una volta
averlo
visto negli occhi, una volta aver versato altre lacrime, per essersi
trovata
così impreparata in un momento del genere, si era rialzata,
aveva brancolato
nel buio fino a trovarlo lei l’interruttore.
Se prima di allora un’idea si era fatta largo nella sua
testa, appena lo aveva
visto, appena la sua piccola mano aveva circondato il suo dito, aveva
sussurrato: “Mai, non potrei mai lasciarlo.”
Si desta dai pensieri e vede Robert giocare assieme a Cole per terra,
come se i
bambini fossero improvvisamente diventati due.
Poi i bambini erano improvvisamente diventati tre, impegnati in lotte
assurde
con ogni tipo di giocattolo, finché il più
piccolo non si era addormentato,
esausto.
“Grazie per essere rimasto un po’. E’ da
tanto che Cole non si divertiva così
tanto.”
“Oh figurati, mi sono divertito anche io, mi serviva un
po’ di svago.”
“Già… Anche a me.”
Si sorridono.
“Allora… Domani ti passo a prendere a
lavoro.”
“Okay… Finalmente ho un passaggio per andare a
casa!”
Lui scoppia a ridere. Per tutta la sera si era meravigliata di quel
sorriso e
di quella risata e per un attimo si trova a pensare di voler farlo
ridere
sempre. Lo hai pensato veramente? Avevi detto di non volere altri
uomini nella
tua vita tranne Cole.
Scaccia quel pensiero dalla testa. Lei vuole stare sola e ci
resterà, Robert è
solamente un amico che la sta aiutando e lei sta aiutando lui. Stop.
Quando
tutto questo finirà lui tornerà da sua moglie e
scomparirà come fanno tutti.
“Grazie ancora.”
Le dice abbracciandola. Qualcuno potrebbe dire che quello sia un
abbraccio di
gratitudine, ma Robert era quasi certo che non fosse quello il motivo.
Aveva
solamente voglia di farlo, non ne comprendeva bene il motivo, ma era
così. E lei
per un attimo si sente più protetta, ma non dovrebbe, sta
iniziando a fidarsi
troppo e la cosa non va.
“Buonanotte.”
Dice e le da un bacio sulla guancia per poi sciogliere
l’abbraccio.
“’Notte.”
Monta in macchina e
il silenzio lo
circonda. E lui lo odia.
Perché riporta nella sua testa i pensieri e non sai mai se
saranno pensieri
tristi o felici e fa paura perché non puoi fare nulla. Si
resta inermi davanti
al silenzio. Ma lui, in qualche modo, ha imparato a controllarlo e a
conoscerlo
negli anni, soprattutto in quelli più bui. Si può
dire che il silenzio sia il
suo più vecchio miglior nemico. Un rapporto strano il loro.
Si concentra su pensieri belli mentre guida verso casa e la prima cosa
che gli
viene in mente è Alex e Cole. E’ strano, ma almeno
loro hanno portato un
pizzico di felicità dopo queste giornate buie. Adora quel
bambino. E adora lei
quando per un attimo si estranea dal mondo,
perché troppo
impegnata dai suoi pensieri. Oppure quando si tocca i capelli quando
è a
disagio.
Si trova a pensarla e nota che sulla sua faccia è comparso
un sorriso quasi
involontario.
Oh no.
Non dirmelo.
Te l’ho detto. Mai affezionarsi alle persone. Mai.
E tu cosa hai fatto?
“Mi sono affezionato…”
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