Nuova stagione
Nota iniziale: Quuesta
storia è disperatamente, assolutamente, totalmente,
inadeguatamente ispirata a "Crisalide",
di Mendori. Onestamente,
non credo che mai nulla potrà eguagliare il suo scritto.
Io...
io penso che "Crisalide" sia quasi una preghiera. Vi invito tutti a
leggerla, perchè quelli sono Rin e Sesshomaru, e sono
perfetti.
Questo è solo un pallido tentativo di ispirazione, che ha
atteso
anni per venire alla luce. Grazie a Mendori per la sua gentilezza,
disponibilità e pazienza.
Buona lettura.
Lagadema
Sei Rin, e pensi che gli occhi del tuo Signore siano bellissimi.
Affilati e sottili nella forma, sono due gemme incastonate nella decisa
linea violacea che contorna le palpebre.
Lo guardi, dal basso verso l'alto e gioisci dei momenti -rari, e per questo
ancora più preziosi - in cui lui posa l'ambra del suo sguardo
su di te.
Allora senti che in quell'attimo, in quel preciso istante, i gioielli
celati dalle sue palpebre sono tuoi.
Tuoi, e di
nessun altro.
Un'umana che possiede
un demone.
Follia.
Lo direbbe lui stesso, lo sai, perciò fai finta di niente e
sorridi, apparentemente senza motivo, e corri via nel prato verde che
placido riposa ai confini del bosco che avete attraversato.
Sei Rin, e pensi che il tuo Signore sia stato forgiato dalla neve.
Non quella lenta e delicata, silente nel suo vagabondare confuso
nell'aria dei suoi fiocchi, che ricopre ogni cosa con il suo manto
bianco, no: ti piace pensare che non è quella la neve di
Sesshomaru-sama, il suo soggiorno sulla terra è troppo breve
e il suo
immacolato candore è destinato a sparire alla prima luce del
sole in una pozzanghera, se non in tristi mucchietti grigiastri creati
dai contadini ai
lati dei sentieri.
Lui non potrebbe permetterlo, il grigio stonerebbe con la sua eburnea
perfezione - ti infastidisce il solo pensiero.
Egli è stato forgiato dall'antica possanza delle nevi
perenni ed
in lui risiede lo splendore dei ghiacciai delle vette più
alte, quelle che spesso ammiri perdersi all'orizzonte fino a toccare il
cielo in una sottile linea azzurra: il sole li inonda ed essi
scintillano, ma sai
che non ne verranno scalfiti, che resteranno lì, qualsiasi
cosa accada, impassibili e silenziosi.
Ed il tuo
Signore è così.
E' impassibile e silenzioso, soprattutto quando chiude gli
occhi o solleva troppo il volto per guardare il cielo, e tu non puoi
seguirne direttamente lo sguardo, ma ne intuisci la direzione: allora
anche tu alzi il tuo nasino buffo alle stelle, cercando di contarle e
di immaginare i
suoi pensieri.
Trovi difficili entrambe le azioni, e ne resti corrucciata.
Ti impegni di più, ma le stelle sono troppe e forse anche i
pensieri di Sesshomaru-sama sono al di là della tua portata.
Ci resti male e allora decidi di esternare la tua frustazione
raccogliendo le margherite in questo campo. Purtroppo
però molte sono
sfiorite e ti si afflosciano in mano una volta colte del terreno,
esponendo il pistillo che così, contornato dai petali ormai
avvinziti, ti sembra davvero triste.
E' davvero troppo, così attiri la sua attenzione
tirandogli delicatamente una manica del soffice kimono.
Quando abbassa lo sguardo su di te, puoi finalmente rivedere l'ambra
dei suoi occhi e gli sorridi, perchè lui è di
nuovo tuo.
Poi torni seria, mortalmente seria, e questo lo incuriosisce
decisamente.
Pieghi un po' la testa di lato e spalanchi ancora di
più
gli occhi - come se fosse possibile - e parli:
« Sesshomaru-sama, io... io vorrei tanto riuscire a
contare tutte le stelle!»
Solleva impercettibilmente un sopracciglio.
«Perchè dovresti farlo, Rin?»
E' evidente che devi spiegarti meglio, boccheggi un po', non per
trovare la risposta - perchè la sai - ma per mettere insieme
le
parole per esprimerla.
«Contare le stelle è difficile...» punti
l'indice verso il
cielo, come per mostrargli l'evidenza della tua affermazione
«e
anche sapere cosa pensate voi. Se conterò tutte le
stelle...
poi forse riuscirò a capire cosa pensa
Sesshomaru-sama!»
Noti la sua perplessità, ma qualcosa attira la tua
attenzione e
sorridi felice: corri a raccogliere due margherite fresche, intatte...
il pistillo è un po' verde, ma non importa: contornato dai
petali bianchi, soffici e ben dritti, non è per niente
triste.
Gliele porti e le tendi verso il suo volto d'alabastro. Alla luce della
Luna, la sua pelle brilla di riflessi d'argento e le linee violacee che
marchiano il suo viso si stagliano ancora più nette e
terribili... ma a te non fanno paura.
Gli sorridi ancora e lui accetta il tuo dono, sfiorando le corolle
con la punta dei suoi artigli affilati.
Il discorso di prima cade apparentemente nel nulla: lui non ti
risponde, ma tu non ne hai bisogno. Ti ha insegnato a cercare e trovare
da sola le tue convinzioni, anche se forse non sa di averlo fatto.
Restate lì qualche secondo ad
osservarvi in silenzio, poi corri da Jaken e Ah-Un già
addormentati sotto un albero e ti rannicchi vicino a loro, con la
testolina bruna appoggiata sulla zampa del demone.
E' passato un po' di tempo, un
altro po',
e ti chiedi quale sia il conto del giorni del tuo Signore. Sai bene che
il suo tempo non scorre in fretta come il tuo, e vorresti sapere quali
sono i suoi un po' e i suoi per sempre,
se i suoi ricordi sono come i tuoi, se conta i giorni, le settimane, i
mesi trascorsi insieme. Non ti spaventa questa realtà, non
temi
la morte: la conosci troppo bene. E sai che un giorno,
inevitabilmente, anche Sesshomaru morirà. Questo lo avvicina
a te, lo fa di nuovo tuo,
eppure ne sei terrorizzata, e scatti in piedi a questo tuo pensiero.
Eppure ci pensi spesso, durante le tue attese, al tempo che passa, ed
è una confusa sensazione in te dei due concetti che si
accavallano, tempo e morte: intuisci il primo, non temi la seconda. Non
ne afferri ancora le implicazioni, non ne conosci gli intrighi, sai che
sono lì e basta, e questo ti attrae e infastidisce al
medesimo
modo. Dilaniata, pesti i fiori incolpevoli: vorresti comprendere tutto,
e subito. Non vorresti fare tuo Sesshomaru-sama in questo modo, no.
Eppure... eppure ora vedi in lui un nuovo colore, oltre al
bianco.
Lì, in quell'ambra che ha difeso la demone morta, in quello
sguardo che ha riaccettato dalle tue mani Tenseiga, scorgi -timide- le
tracce di una nuova
stagione.
Hai faticato molto cercando il paragone adeguato, ma adesso che l'hai
trovato nulla potrebbe sembrarti più appropriato. Nei
gioielli lucidi
delle sue iridi, vedi riflesso lo splendore dell'oro dei campi di grano
maturo.
E lo vedi, d'estate, i contadini nei campi, e la festa della
mietitura a cui sei andata con Kaede, e scorgi la promessa delle nuove
messi e della vita che ti seduce.
Promessa di vita.
Anche i suoi occhi adesso sono un po' così:
posseggono uno scintillìo nuovo, diverso... e solo tu sai
vederlo. Lentamente, qualcosa in lui cambia, il suo profilo viene
levigato, forse finanche addolcito...
lentamente... come la goccia che, inesorabilmente e placidamente, scava
la roccia, plasmandola. Un processo così lungo,
così
intenso ed allo stesso tempo evanescente, che quasi ti destabilizza, e
nuovamente ripensi al sottile filo sul quale sei in equilibro, quella
strana zona franca che tu hai creato e sulla quale ancora cammini.
E allora sorridi un po', in silenzio, di un sorriso diverso e
più consapevole, anche se ancora non sai tutto, non hai
compreso
tutto.
Scorgi il sole, vedi alba e tramonto, e accogli questa promessa.
Ecco, anche il rosso del tramonto.
E il verde dei campi che attraversate ancora.
E l'azzurro del cielo, e dei ruscelli con i loro pesci.
Ora ne vedi altri, conosci - e scoprirai ancora- tutti i colori di
Sesshomaru.
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