La solitudine dei numeri primi

di Sayaka chan 94
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Alla fine quel giorno era giunto. Il fatale giorno in cui la sua vita avrebbe preso un direzione che l’avrebbe cambiata per sempre, irreparabilmente. Ricordava nitidamente il pasto di quel giorno: OYAKODON .Le venne da ridere per il significato ironico ,che si celava dietro quella pietanza. Pollo e uova. E come se il suo corpo avesse avvertito prima dell’anima tutto questo .Si ritrovò in ginocchio e piegata in due nel bagno di casa sua, e mentre con una mano si afferrava i capelli color mogano. Con l’altra afferrava la superficie liscia del bordo del water, e pensava al senso di liberazione che provava nel rimettere tutto. Come se insieme al cibo riuscisse ad espellere anche i pensieri che la tormentavano e le attanagliavano lo stomaco. Sentì bussare delicatamente alle sue spalle. E capì che poteva trattarsi solo di lei. Non voleva che sentisse, non voleva che capisse. Ma per quanto si sforzasse non riusciva a pronunciare quelle semplici parole che le restavano agonizzanti sulla punta delle labbra: Mamma va tutto bene!
E mentre tentava di pronunciarle si accorse che leggeri passi si allontanavano lungo il corridoio. E senza avere il tempo di realizzare e capire si ritrovò il volto inondato di lacrime e la voglia lancinante di gridare, anche se alla fine si limitò ad un singhiozzo strozzato.
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Due matite, tre temperini,7 penne a sfera di cui 3 rosse ,2 blu,1 nera e 1 verde.5 portamine.2 tipo 1B ,1 tipo 3H,1 tipo 2 BH ,1 tipo H. Non deve pensare, non devo pensare. Uno specchio. Vetro immerso in un bagno d’argento. Natsumi che grida vattene. E lui che tocca e sfiora con le dita la superficie fredda  e liscia, un pugno e si frantuma, nocche arrossate e insanguinate, schegge sparse lungo la scrivania, ne afferra una a forma di triangolo, quasi isoscele, se non fosse per la punta leggermente piegata irregolarmente, gli piace  e la stringe lungo le dita mentre il sangue comincia a scorrere lungo la linea della mano. Fa lo stesso con l’altra solo che incide l’incavo tra l’indice e il pollice, soffoca un gemito perché non deve gridare ,non può permetterselo, perché lui se lo merita. Deve punire quelle mani assassine.




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