FOLSID 6
Fragments
of Light Scattered in Darkness
-Capitolo 6: Fight or Die
In
quel momento, Soul pensò che Maka stesse davvero per
esplodere.
Durante il viaggio, gliene erano capitate davvero di tuti i colori, e
il silenzio pensieroso dei suoi compagni di viaggio lo insospettivano.
Prima il treno che li lasciava alla fermata sbagliata, precisamente in
un villaggio praticamente disabitato. E non avevano avuto neanche il
tempo di
chiedere aiuto a qualcuno che un gruppetto di quattro uova di Kishin li
aveva colti di sorpresa. Uno di loro sputava fuoco dalle mani! Lui e
Maka, gli unici che erano stati attaccati, li avevano sistemati in
neanche cinque minuti ma nello scontro,
la mappa che aveva la ragazza era andata bruciata. Tutti insieme
avevano deciso di
proseguire a piedi, anche se la destinazione era piuttosto lontana.
Dopo circa un’ora di cammino, ecco che si alza una tormenta.
– Ormai sono due ore che camminiamo in mezzo alla tormenta,
ci conviene fermarci!-
– Cosa? Maka non riesco a sentirti, il vento è
troppo forte!-
–HO DETTO
CHE E’ TROPPO
TEMPO CHE CAMMINIAMO IN MEZZO ALLA TEMPESTA, CI CONVIENE FERMARCI!-
Gridò l'artigiana, mettendo fuori combattimento il povero
timpano di Soul.
– Ah, ok, ma dove?- chiese Ryan.
– Akira, hai qualche idea?-
–Non saprei, mi pare di aver visto una piccola grotta, ma
può essere pericoloso! Non mi è sembrata molto
stabile!- rispose la ragazza un po' titubante
–Non fa niente- disse Maka, esausta per la fatica del cammino
-andiamo!-
Trovata la grotta,
accesero subito
un fuoco, cercando di scaldarsi il
più possibile. Ryan si tolse subito con aria stizzita il
pesante
cappotto che Akira l'aveva praticamente obbligato sotto minacce ad
indossare, e lo gettò in testa alla Meister. La corvina,
fingendo un'aria offesa, glielo lanciò indietro,
ridacchiando.
Terminato questo accesso di ilarità, nella grotta
cadde un silenzio pesante, rotto soltanto dal fischio del
vento
sulle rocce. Il crepitio del fuoco era rassicurante, ma il freddo
incessante e la fatica della camminata iniziavano a farsi sentire. Maka
aveva già le palpebre pesanti e poteva sentire la stanchezza
dei
suoi compagni. Poi, inaspettatamente, Soul ruppe quel silenzio.
–Secondo me, tutto ciò non è normale.-
disse con voce grave.
–In che senso, Soul?-
chiese Akira, ansiosa di sapere se i sospetti del ragazzo
erano uguali ai suoi.
–Voglio dire… qui c’è
qualcosa, che non va,
non vi pare? Scesi alla stazione, invece di trovare un piccolo
villaggio a cui appoggiarci, c’era solo una distesa di neve.
Decidiamo di andare a piedi, e un gruppetto di uova di Kishin ci
attacca. Sono molto deboli, ma stranamente vanno a colpire me e Maka
che siamo armati e non Akira che era girata e disarmata. –
– E altrettanto casualmente, un loro attacco va a distruggere
la mappa del posto che avevamo. – concluse Maka.
– Hai
ragione.- Disse Ryan
-Quasi sembrava che sapessero che saremmo arrivati, e anche il fatto
che appena iniziamo ad andare a piedi si scatena una
tempesta di neve, non mi quadra. –
– Inoltre, secondo me, qualcuno ci osserva. –
concluse il ragazzo,
con uno sguardo torvo, confermando i taciti sospetti di tutti.
– Soul e Ryan hanno ragione, qui c’è
qualcosa che
non va. Ma purtroppo ora non possiamo fare niente, per ora. La tempesta
li fuori imperversa, e non possiamo avere dei punti di riferimento
tranne quello che già sappiamo: a sette chilometri verso est
da
dove ci ha lasciato il treno – disse Akira, prendendo una
pietra
vicino a lei e disegnando un puntino sulla parete della grotta, seguito
da una linea – C’è il villaggio da dove
è
partita la richiesta d’aiuto. Ma non sappiamo in che
direzione
siamo andati a causa della tempesta di neve. Contando che la neve
stessa ci arrivava circa al ginocchio, e il vento che avevamo
contro… –
La ragazza camminava febbrilmente in circolo intorno al fuoco, facendo
calcoli.
–In sostanza, avremmo fatto circa sei chilometri e mezzo, ma
non
si sa in quale direzione. – concluse, disegnando un piccolo
arco
vicino alla linea di prima.
– Quindi? –
–Quindi, ci dovremmo essere quasi, nonostante tutto.
– Disse la ragazza sospirando speranzosa.
–Dobbiamo solo aspettare che la tormenta finisca, poi
potremmo
procedere con più chiarezza.- Disse Maka, decisa. Tutti
d’accordo, annuirono, per poi tirare fuori dai loro zaini dei
sacchi a pelo che si erano provvidenzialmente portati.
Si
sistemarono tutti il più vicini possibile al fuoco, e si
addormentarono subito. Solo Akira non prese sonno.
Non
riesco a togliermi di dosso
questa sensazione. È come se qualcuno ci stesse osservando
da
quando abbiamo lasciato il treno.
Pensò.
Continuò a rigirarsi nel sacco a pelo per ore, senza
riuscire a
prendere sonno. Ad un certo punto, sentì il fischio del
vento
diminuire ci colpo. Controllando che tutti fossero addormentati
sguisciò fuori dal sacco a pelo, e senza alcun rumore,
uscì.
La tempesta si era placata, ma numerosi fiocchi di neve
cadevano ancora flaccidamente, per poi sparire anonimi nella distesa di
neve che già imbiancava abbondantemente il paesaggio.
Il silenzio era totale, e
la luce della luna non era abbastanza forte per forare la coltre di
nubi, ma donava comunque una leggerissima sfumatura lattea a quella
spoglia vista. Akira inspirò a fondo, finché
l’aria
gelida non le fece male ai polmoni. Mosse qualche passo nella neve,
affondando fino al ginocchio. La pelliccia del cappuccio del
cappotto le solleticò il naso, quando si sedette
sulla neve
gelida. Incrociò le gambe, e si mise a meditare. Si
concentrò sul silenzio assoluto che la circondava,
inspirando ed
espirando lentamente. Piano piano, tutto ciò che la
circondava
scomparve, lasciandola sola con se stessa.
Improvvisamente, sentì una specie di spillo che le pizzicava
la nuca.
Un altro ricordo stava riaffiorando, e lei si lasciò andare.
Quando
riaprì gli occhi, si ritrovò in quella piccola
distesa
d’erba che circondava la sua casa. Era una nottata fredda, ma
priva di qualsiasi nuvola. La piccola era stesa sull’erba
fresca,
e con il dito della mano tracciava le costellazioni che qualche tempo
fa, il padre le aveva insegnato. L’aveva presa in spalla, e
in
pochi secondi l’aveva portata sul tetto della loro casa.
L’aveva presa in braccio, ed erano stati ore a
guardare le
stelle. Il suo papà le aveva insegnato tuuutte le
costellazioni
che si potevano vedere in quello spicchio di cielo, ma anche quelle che
non si potevano scorgere all’orizzonte. Soltanto
perché le
sarebbe potuto servire durante le battute di
“caccia” o se
si fosse persa, certo, ma era stato uno dei giorni più belli
della sua vita. Suo padre aveva una voce tagliente, da assassino. Una
di quelle voci che, se le senti la notte al buio, ti fa correre i
brividi lungo la schiena. Ma era la voce di suo padre, e lei ne andava
orgogliosissima. Se lo immaginava la notte mentre guardava con i suoi
occhi bianchi i mostri terribili che la volevano portare via mentre
dormiva e li combatteva coraggiosamente. Rimasero li sul tetto per
molto tempo, finchè un urlo di dolore e un pianto di vita
non
squarciarono il silenzio-
–Si può sapere che ci fai qui fuori al freddo?-
Akira sobbalzò e si girò di scatto. Si
ritrovò in
faccia una coperta di lana.
Quando si fu liberata, Ryan era seduto
accanto a lei e la guardava con occhi incuriositi.
-Beh, facevo il turno di guardia- disse, sebbene sapesse perfettamente
di essere poco credibile.
-Perché mi fissi così?- chiese lei, sentendo la
pelle del viso formicolare dall'imbarazzo.
–Cosa c'è che non va?- disse Ryan di rimando,
leggendo alla perfezione i sentimenti della sua Meister.
–Niente, perché?-
Balla.
Il ragazzo fece una faccia che dire sarcastica è un
eufemismo.
Akira rispose con un’espressione colpevole, ma comunque non
rispose.
–Akira, hai Ao attivato. –
Oh.
Merda.
La ragazza si guardò le braccia e si inquietò nel
vedere
le venature che le attraversavano accese di una luce blu elettrica. Si
sbrigò a ritirare il sigillo, preoccupata che qualcuno li
avrebbe potuti rintracciare. Tornò a guardare Ryan un
po’
sconsolata.
Fece un lungo sospiro, poi con fatica disse:
–Mi è tornato in mente un altro ricordo. Ero con
mio padre sul tetto di casa e... –
Di colpo si
ritrovò la sua
naginata in mano. Sorrise. Trasmise
tutto alla sua arma, senza bisogno di parole. Trovò conforto
nello stringere quel manico nero come la notte, e ringraziò
infinite volte la sua Buki che comprendeva quanto fosse difficile per
lei parlare di quelle cose. La shinogi al centro
della lama ricurva riluceva di una luce inquietante, ma per lei
familiare, nonostante la
pochissima illuminazione.
-Tu
credi che
qualcuno ci stia seguendo? - chiese Akira, sfruttando il legame mentale
che li univa quando Ryan era nella sua forma di arma.
-Ne
sono sicuro. - rispose
lui.
-Quando
prima ho attivato Ao,- riprese la ragazza - ho
sentito una presenza… era strana, ma non sembrava cattiva. O
almeno, non aveva cattive intenzioni nei nostri confronti. Ma era
vicina, Ryan. Credo che anche Maka se ne sia accorta. Non pensi che ci
avrebbe attaccato prima, se avesse voluto?-
-Non
lo so,
Aki, non lo so. Non ci
capisco più niente. Ma hai ragione, se avesse voluto
attaccarci,
lo avrebbe già fatto. Tutte queste stranezze
però... Non
so perchè, ma sono convinto che non siano solo coincidenze.
Credo... Credo che la persona che ci sta seguendo abbia architettato
tutto questo.-
Akira rabbrividì, un po' per il freddo e un po' per
l'inquietudine.
-Si, lo credo anche io. Tuttavia, a questo punto ci conviene
aspettare
domattina, e vedere cosa succede.- disse la ragazza.
-Dici che con Ao riesci a comunicare
con Maka e Soul senza la risonanza a catena? - le chiese ancora Ryan.
-Non
lo so, ma credo di potercela fare-
-D’accordo,
allora ci penseremo domani.
-
Ryan tornò in forma umana e si alzò, seguito da
Akira. Di
scatto, la ragazza allungò il braccio e afferrò
il lembo
della giacca di lui che svolazzava per il vento. Il ragazzo si
fermò subito, osservandola con espressione interrogativa.
-Giuralo- sussurrò
lei a bassa voce.
-Cosa?-
-La promessa che mi
hai fatto prima che partissimo. Te la ricordi? -
Il ragazzo fece un sorriso amaro. Si girò e
piantò i suoi
occhi color ossidiana in quelli di lei.
-‘Promettimi
che li
proteggerai. Proteggili quando io non potrò farlo. Anche da
me
se necessario.’- Recitò lui.
-Esatto. Giurami che
la manterrai. Ti prego.
-
Ryan ebbe una stretta allo stomaco, nel vedere lo sguardo della
ragazza. Si passò nervosamente la mano nei capelli,
scompigliandoli ancora di più.
-L'ho promesso, lo
farò. Ma ad una condizione. - disse infine, prendendo il
piccolo viso della ragazza fra le mani-
-Quale?- chiese lei,
con il cuore
che batteva all'impazzata. Ryan la guardava intensamente, come se
potesse sparire fra le sue mani.
-Promettimi che
combatterai. Che non
ti arrenderai, quando le cose si faranno davvero difficili. Dio,
promettimi
che non avrò bisogno di proteggerli da solo. -
E con uno scatto quasi disperato la abbracciò.
Avvicinò la bocca all'orecchio di lei.
-Ho
paura di perderti. -
La ragazza sussultò, e sentì le guance bruciarle.
Si
strinse ancora di più in quella stretta, sentendo il cuore
batterle forte nelle orecchie e le lacrime pungerle gli occhi.
Sensa pensare appoggiò la testa sul suo petto, percependo
nient'altro che le braccia di lui che la stringevano forte, e quel Tum, Tum, Tum,
del suo cuore che la tranquillizzava oltre ogni dire.
Rispose alla stretta più forte che potè.
-Prometto.-
***
Alla Shibusen c’era una calma irreale. Shinigami era da ore
davanti al suo specchio, con uno Spirit stranamente in silenzio. Aveva
congedato Kid e Black*star già alcune ore prima, ma quel
silenzio non faceva solo che dilatare l’attesa. Era
così
concentrato a captare qualche movimento nella superficie riflettente
che sobbalzò, quando la porta della Death Room si
aprì, e
Stein entrò accompagnato da Marie.
–Alla fine quelle bestie se ne sono andate. Facevano un tale
rumore…–
–Cerca di capirli caro, i loro amici sono in pericolo,
è
normale che siano preoccupati…– disse la donna,
con il
sorriso sempre presente un po’ più tirato del
solito.
–Ed hanno ragione ad essere preoccupati. È da
quando sono
partiti che ho uno strano presentimento. È vero che il
numero di
uova di Kishin sta aumentando considerevolmente– disse
l’uomo, aspirando una boccata dell’immancabile
sigaretta
mentre si rigirava nervosamente la vite – eppure…
i
livelli di follia che registriamo e che teniamo sotto controllo da
quando è stato sconfitto Ashura, sono assolutamente
regolari, se
non sotto la media. –
Shinigami si grattò la maschera con le sue enormi mani
bianche. Fissò le sue orbite scure negli occhi di Stein.
– Cosa hai scoperto, amico mio?- disse, terribilmente serio.
– Purtroppo nulla, Shinigami. Ma di una cosa sono sicuro.
Quei
ragazzi sono in pericolo, e non possiamo fare assolutamente niente.-
Sospirò pesantemente.
– Dobbiamo avere fiducia nei nostri ragazzi. Poi, tu meglio
di
tutti noi conosci Akira. Non rischierebbe di mettere in pericolo gli
altri perdendo il controllo♪–
–E’ proprio questo che mi preoccupa, Shinigami.-
disse, espirando l'ennesima boccata di fumo.
-La mia
preoccupazione è che per non ferire gli altri non combatta
nel
pieno delle sue capacità e ci rimetta le penne–
–Non dimenticare che li con loro ci sono Maka e Soul.
Tranquillo Stein, andrà tutto bene. Abbi fiducia.-
Disse lo Shinigami, questa volta più serio che mai. Ma anche
lui
sapeva che le sue parole erano poco credibili. Stein aspirò
una
lunga boccata dalla sigaretta ed espirò, come se questo
potesse
risolvere la situazione. Poi lo schermo dello specchio si mosse.
L’uomo scattò in piedi, facendo cadere la sedia
girevole su cui un
secondo prima si era seduto.
Maka
e Ryan stesi a terra, privi di sensi. Akira che combatte impugnando
Soul, circondata da una prepotente luce verde.
Una
creatura
gigantesca che la incalza senza sosta, forse consapevole della sua
superiorità. Ormai la ragazza è alle strette, non
riesce
più a tenere la falce in alto.
Un
poderoso calcio la prende in pieno e la scaraventa addosso alle
macerie. È rimasto solo Soul.
La
creatura si
gira lentamente verso Maka e Ryan, ancora svenuti. Alza il braccio,
carica il colpo. Soul è troppo lontano. Corre più
che
può, ma non arriverà mai in tempo.
Un
artiglio parte dal braccio teso della creatura.
Una
figura si frappone tra i due e il colpo.
Ci fu uno schianto, una porta sfondata, e la voce inconfondibile di
Black*star che urlò:
–CHE CAZZO SUCCEDE?! –
Nessuno rispose. Erano tutti intenti a fissare quello specchio inerme,
che ora trasmetteva solo un’immagine: uno scorpione bianco
che si
stagliava sullo schermo nero come la notte.
***
Un refolo di vento gelido penetrò nella caverna e fece
correre
numerosi brividi sulla schiena di Maka, che istintivamente
cercò
riparo nelle braccia di Soul, che la strinse a se. Sorrise, e gli si
strinse ancora di più. Si sentiva come un pulcino, calda e
protett–
ASPETTA. ASPETTA UN ATTIMO.
…
…
L’urlo che cacciò fece rimbombare tutta la grotta
fin nel
profondo. Soul fece un salto di circa un metro e mezzo per poi essere
schiantato al suolo da un Maka-chop che lo lasciò
agonizzante in
una pozza di sangue..
-MA SI PUO’ SAPERE CHE TI PRENDE?? PERCHE’ DIAVOLO
MI HAI COLPITO?!? –
Chiese il ragazzo, paonazzo e scandalizzato. Maka non riusciva a
spiccicare parola, troppo scioccata.
– ma che cribbio avete da urlare a quest’ora del
mattin...YAAAAWN- disse Akira, con ancora la coperta di Ryan
addosso e due occhiaie da far paura. I capelli che aveva tentato di
raccogliere erano sparsi in tutte le direzioni, e la faccia ancora
intontita dal sonno. Osservò i due ragazzi che le stavano
davanti. Maka era scattata in piedi ed era rossa quanto un pomodoro
maturo, i capelli scarmigliati e alla ricerca di
qualcosa da dire, mentre il povero Soul si teneva la testa dolorante
senza aver capito cosa diamine stava succedendo.
–ppf.. pfff… BWAHAHAHHAHAHAHA oddio ragazzi- disse
Akira- ridendo senza ritegno -dovreste
vedervi AHAHAHAHAH, siete esilaranti AH AHAH AHAHHAHAHAHH–
Ormai non riusciva
più a
trattenersi dalle risate. Le
lacrimavano gli occhi e le doleva la pancia, a tal punto che anche gli
altri si
misero a ridere. Ci misero un po' a prepararsi, a causa del caos che
avevano seminato Soul e Maka rincorrendosi, ma la parte più
impegnativa fu
svegliare Ryan. E si può dire con certezza che lui non
collaborava di certo, anzi, se la ronfava alla grande!
Non ne voleva proprio sapere di svegliarsi. Avevano provato di tutto:
urla, strilli, minacce, provocazioni, padellate, secchiate di neve
sciolta, spintoni, calci e ovviamente risate a non finire.
Questo
ragazzo è davvero un danno, quando si tratta di
dormire…aspetta! Ho un idea… pensò la sua
Meister, tirando su un ghigno sadico che fece rabbrividire
Maka e Soul.
Che
diamine avrà in mente?
Akira fece il gesto di rimanere in silenzio, e con cautela si
posizionò vicino al ragazzo, più precisamente
alle sue
spalle. Quatta quatta, si avvicinò e…
iniziò a
fargli il solletico.
–WAAAAAAAAAH!!-
–Beh, che dire, almeno si è svegliato–
disse Soul,
sghignazzando, mentre Ryan rincorreva inferocito Akira che se la dava a
gambe, correndo agile fra le rocce.
–Ok, adesso basta ragazzi, dobbiamo andare– disse
Maka,
ancora con il sorriso sulle labbra. Raccolte tutte le loro cose,
uscirono dalla caverna, chiudendo gli occhi accecati dal riflesso del
sole sulla neve.
Appena si furono abituati alla luce, ci
mancò poco che non cascassero a tutti le mascelle.
–No, non può essere. Ditemi che è uno
scherzo, per favore.-
Akira rovistò nello zaino, fino a trovare una piccola foto.
–No ragazzi, non è affatto uno scherzo…
quello è proprio il villaggio che è stato
attaccato!-
Probabilmente
con la tormenta non l’abbiamo visto e ci abbiamo girato
intorno…
–Ragazzi dobbiamo sbrigarci! Ieri notte ho sentito una
presenza, potrebbe esserci qualche superstite...- disse Akira.
–Si, l’ho sentita anche io, andiamo!- Disse Maka,
sorpresa per la percezione di Akira.
E adesso si comincia!
Spinti dalla speranza
e dalla curiosità, corsero nonostante
la neve che gli arrivava alle ginocchia.
Arrivarono alle porte del
villaggio e una sensazione di gelo gli attanagliò. Macerie
annerite dal fuoco si stagliavano sul bianco violato della neve,
sporcata dalla cenere che continuava a cadere inesorabile, spinta da un
alito di vento che era l’unico suono udibile nello spazio di
chilometri. Il silenzio era devastante, incorniciato da quella visione.
I corpi non carbonizzati erano riversi a terra, ormai della stessa
consistenza dei sassi. La desolazione era totale. Poi un guizzo. Akira
si fermò di botto.
–C’è qualcuno – disse solo.
Soul corse subito
da Maka e si trasformò, pronti a reagire. La ragazza
attivò la percezione dell’anima.
–Dannazione, non ci capisco niente… –
–Che succede, Maka?! –
– E’ come se ci fosse
un’interferenza…
percepisco numerose anime, ma non capisco ne di chi siano, ne dove
siano… sono come sfocate. È tutto
così… Caotico. – Disse, con il
volto contratto
nello sforzo di captare qualcosa. Akira le mise una mano sulla spalla e
sorrise. Poi si voltò subito verso Ryan, che
annuì e si
trasformò subito in naginata.
– Dovete sapere – Disse, piantando bene i piedi nel
terreno– Che i miei genitori sono morti quando ero piccola,
ma io sono stata addestrata anche da Stein. Lui mi ha insegnato come
ribaltare a mio favore questi
sigilli che limitano la mia anima. –
Piantò Ryan davanti a sé, la lama rivolta verso
il cielo.
Chiuse gli occhi. Poi sussurrò qualcosa che Maka
udì
appena.
– Tecnica
dei Nove Sigilli! Sesto Sigillo, Ao! Attivazione!–
Un forte vento si alzò all’improvviso, spazzando
via la
neve che si era depositata da poco. Sulle braccia della ragazza
comparvero quegli strani arabeschi che si illuminarono prepotentemente
di una luce blu.
Oddio.
Ora la vedo. Riesco a vedere… la sua anima.
Di colpo, il vento si fermò, come era iniziato. Akira si
girò lentamente e fece qualche passo avanti, scandagliando
con
gli occhi le macerie circostanti.
Maka,
mi senti? Soul? Mi sentite?
La meister sobbalzò.
…
…
S
–Soul, ti prego dimmi che la senti anche tu e che non sono
pazza.
Si,
la sento anche io, e la cosa mi inquieta non poco.
Tranquilli,
sono Akira! È il
potere del sigillo che ho attivato, che mi permette di mettermi in
contatto mentale con ciò che mi circonda.
Capisco.
Ma non potevamo fare una risonanza a catena?
Purtroppo
no. O meglio, potremmo, ma
la mia anima è instabile, e anche con Ryan che mi sostiene,
connettermi con tante anime insieme potrebbe scatenare situazioni
spiacevoli. Ve lo dico per esperienza personale…
Il volto di Akira si rabbuiò d’un tratto. Maka e
Soul ritennero giusto non fare altre domande, e proseguirono.
Maka,
riesci a sentire questo suono?
Si…
Questa
è…
diciamo… la mia versione di ‘percezione
dell’anima’. Ora tu riesci a sentirla grazie ad Ao.
La
‘Melodia delle Anime’?
Precisamente.
Le varie increspature e
onde che emette un anima producono dei suoni, che si accordano creando
una melodia. Essa varia e si trasforma a seconda delle emozioni che
quella persona sta provando. La senti questa, Maka?
È
così… strano… sembra inquieta.
Si,
lo è. È sola e
spaventata, e non vede via d’uscita. Non sa cosa fare, non sa
cosa pensare. È persa.
Maka deglutì. Poteva percepire tutte quelle cose soltanto
ascoltando una canzone?
– Ehi piccola… guarda che puoi uscire da
li… non siamo qui per farti del male.-
La bionda si ridestò dai suoi pensieri, notando che Akira si
era
chinata verso un piccolo cumulo di macerie che probabilmente prima
costituivano una casa. Ma con chi diavolo stava parlando??
Accelerò il passo e la raggiunse, posizionandosi dietro di
lei,
falce pronta a colpire dato che la compagna aveva adagiato Ryan sulla
neve e alzava le mani in segno di resa. Vide qualcosa muoversi fulminea
verso la ragazza, colpirla con qualcosa di affilato al volto e
atterrare sulla neve. Maka stava per calare la sua arma, ma fu fermata
da un braccio di Akira.
–NO! FERMA!- Disse, premendosi con la mano il taglio sulla
guancia, che fortunatamente era piuttosto lieve. Davanti, una piccola
figura ammantata di bianco e incappucciata che si sforzava di tenere
dritto davanti a sé un piccolo coltellino a serramanico, che
però tremava violentemente.
–N–non osate a–a–avvicinarvi
o–o…– non riuscì a terminare
quella frase.
Akira era davanti a lei, in ginocchio per arrivare
all’altezza
della piccola, col cappuccio che le era scivolato via e le mani avanti.
Appurato che fosse tutto a posto, anche Maka abbassò Soul,
che
subito si ritrasformò nella sua forma umana, imitato a ruota
da
Ryan.
– Tranquilla piccolina, non vogliamo attaccarti.- disse la
bionda per tranquillizzarla.
– Siamo stati mandati qui dal sommo Shinigami per scoprire
cosa
è successo a questo villaggio.- disse Ryan, subito
pragmatico,
beccandosi un’occhiataccia da Akira. Alzò le
spalle, come
per dire ‘ma che ho fatto?’ ma la ragazza
scosse la
testa, tornando a concentrarsi sulla bambina terrorizzata che avevano
davanti.
–Come ti chiami?- chiese Akira, cercando di sciogliere il
ghiaccio.
–M–Mayou.-
– Ciao Mayou. Puoi dirci cos’è successo?
Il villaggio è stato attaccato, vero?-
La bimba piantò i suoi grandi occhi nocciola in quelli blu
elettrico di Akira, che ancora brillavano per l’effetto del
sigillo. Passò in rassegna anche tutti gli altri, e
finalmente,
depose la sua arma.
–Q–quei
mostri… cos’erano? E–e cosa sono venuti
a fare qui?
Cosa volevano da noi?- chiese tremante, con gli occhi grandi dallo
spavento.
– Non lo sappiamo, Mayou, siamo venuti qui apposta per
scoprirlo.
Sappiamo solo che sono delle uova di Kishin, persone che hanno compiuto
atti malvagi e che hanno ceduto alla Follia.- disse Soul.
–Puoi raccontarci nei dettagli cosa è successo? Se
vuoi,
intendo– disse Akira, cauta. Non voleva che la bambina
ricordasse
cose che non voleva ricordare. Lo sapeva, lei, che poteva essere molto
doloroso.
–N–non c’è molto da
raccontare, in
e–effetti. Sono apparsi dal nulla ed hanno u–ucciso
tutti.
Poi sono spariti.-
Akira guardò Maka, inquieta. –Non ricordi qualche
altro
dettaglio? Anche la più piccola cosa più esserci
utile.-
La bimba si fermò un attimo a pensare, ma l’unico
ricordo
ricorrente era la disperazione, il sangue, la paura…
–Una cosa c–ci sarebbe. Ma potrei
e–essermela
immaginata. Avevo t–tanta paura, e non ho guardato
b–bene.
Ma poco prima dell’attacco… mi sembrava di aver
visto uno
scorpion- –
Una presenza fece guizzare Akira, che si gettò addosso a
Mayou, urlando – ATTENTI!!-
Ci fu un esplosione colossale. I ragazzi, colti di sorpresa, vennero
sbalzati via ed atterrarono nella neve. Si alzarono, ancora rintontiti.
–MA CHE DIAVOLO E’ STATO?!- Urlò Akira.
Aveva
ancora Mayou in braccio, che tremava convulsamente in preda al terrore.
La ragazza cercava disperatamente Ryan con lo sguardo, e appena lo
trovò, si alzò e con uno scatto lo raggiunse. Il
ragazzo
si trasformò immediatamente in naginata.
–Mayou, non preoccuparti, andrà tutto bene. Ora
mettiti
sulla mia schiena e tieniti più forte che puoi, va bene?-
Sentì la piccola annuire e la aiutò a montarle
sulle
spalle. Individuò Maka e Soul, che erano stati scaraventati
poco
più la. Stava per raggiungerli quando una risata acuta le
fece
gelare il sangue nelle vene.
–Chi sei?! Fatti vedere!-urlò Maka, con la sua
arma in pugno.
–Oh, ma come, la famosa Maka Albarn, colei che sconfisse il
Kishin Asura, non riesce a percepire l’anima di una come me?
Mi
stupisco… credo di avervi sopravvalutato.-
Lentamente, il fumo causato dall’esplosione si
diradò,
rivelando due figure. Una bella, alta e slanciata, con uno sguardo
sicuro, strafottente, i capelli corvini raccolti in una treccia ed
avvolta in un lungo cappotto di velluto nero, ed un’altra,
sempre
vestita di nero, ma che teneva la testa bassa, con atteggiamento
referenziale. La figura slanciata sorrise sadica.
–Allora mi presento. Il mio nome è Shaula. Shaula
Gorgon. –
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