Messaggero

di Dom Turco
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Volano nell’aria due grandi corvi, dal mantello nero come la notte e la voce gracchiante. Una brezza sospirosa ha portato stamattina il graditissimo dono del sole, e il cuore trema ad ogni soffio che pettina gli alberi nuovamente verdi.
 
Forse si è dileguato il Freddo che guastava il mare, la sua nuova dimora è il cielo, il cielo che ho rinnegato. Simili a densi ghiacci, in lontananza lastre di nubi attendono il silenzio: forse il sereno non durerà molto, forse, però... 
 
Sole allo zenith, e il Messaggero unisce le mani in preghiera. Sorride. Con l’amen conclude alti pensieri espressi con le piccole parole di ogni giorno. E medita sul destino del mondo, osservando foglie al vento, e il vento leggero sull’erba in fiore.
 
Che profumi di mosto nelle terre in discesa! Che giochi d’ombra dove non giunge l’ebbra luce! Nessun dolore per il violino che suona melodie d’autunno, né per gli uccelli del mare di ritorno dall’Africa dolce e violenta come un grido, o una carezza…
 
Cuore, mio cuore, cavaliere senza lancia né cavallo, le tue vie mi hanno trasformato, il sentiero impervio è diventato liscio come il pavimento del mio palazzo, inutilmente levigato.
 
Due grandi corvi, nelle acque di un cielo smagliante, e nubi ai bordi del fiume che s’apre dove volano le creature d’aria. Fango rosso, color dell’ocra, e giglio bianco che si confonde con i marmi immacolati dell’isola di Paro.
 
La capitale è splendida: ricorda le sfarzose metropoli d’Asia, Petra e Bisanzio, con quell’aria mesta, che si respira nei mondi che vivono nell’indolenza del crepuscolo, i cui dei ed eroi giacciono smarriti nella semioscurità.
 
Che squisiti effluvi di mosto, che giochi dell’ombra sotto i rami luminosi! E il Messaggero prega, grato di essere giunto sano e salvo alla città profetizzata…
 
Salute a te, Madre delle Sorgenti, Stella del Mare, a primavera…

By Chladenius (Domenico Turco) – Proprietà letteraria riservata @ 




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