Drappo.

di Tully_
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“Raye è morto.”

La frase risuona come una litania nella sua mente, ricordandole crudelmente il triste destino del compagno, mai tornato dalla sua uscita. Stroncato da un attacco cardiaco. Kira. Era stato Kira. Per quale motivo? Perché eliminava le persone innocenti? Com’era il suo ideale di mondo perfetto? Era molto infantile a voler eliminare tutti gli ostacoli che lo arrestavano nella sua camminata verso il potere supremo? Cos’era Vincere? Cosa avrebbe fatto Kira al suo culmine, dopo il climax estremo, non avendo nemmeno pensato a un suo successore? Sarebbe decaduto,  il suo trono si sarebbe rovesciato facendolo cadere rovinosamente a terra.

“E ora? E ora cosa farò?”

Naomi lascia vagare queste domande senza risposta in testa, perché il flusso di pensieri scoordinati continua a modificarsi, a maturare, a raggrumarsi per poi distaccarsi, infine si plasma un’idea, forte e decisa. La disperazione si appropria del suo essere, la fa cadere nel baratro della tristezza, del buio.

Si sente soffocare: un velo candido, puro e casto, in modo leggiadro e delicato, come lo sbattere veloce delle ali variopinte di una farfalla appena uscita dal suo bozzolo in cui dimorava da bruco informe, si sistema sul suo viso, fasciandone le gote, nascondendo ai suoi occhi la macabra immagine del ghigno insanguinato di Kira che si trova dinanzi ai suoi occhi. Celiamo. Chiudiamo le palpebre.
Umani.
Paura. Terrore. Viltà.
La donna le possiede, certo, come tutte le creature, tuttavia, con le mani chiare cerca di arpionare il tessuto sottile per spostarlo, per la mera curiosità di vedere il volto del carnefice della morte del compagno… chi è? Chi è Kira? Di nuovo quel ghigno, prodotto dalla soddisfazione di poter fare quello che vuole.

“Bastardo… te la farò pagare!”

Ed è questo che si promette, togliendosi il drappo latteo definitivamente, gli occhi grigi che zampillano lampi e saette, determinati. Infallibili nella loro umanità.
Intanto, con un rumore ovattato, la stoffa cade per terra.

 
Un velo da sposa.
Un matrimonio che mai si svolgerà,
un aborto,
qualcosa di mai venuto al mondo.



***

“Light Yagami è Kira.”

Dopo questa rivelazione, il ticchettio dell’orologio del castano che segna i quaranta secondi, un’amnesia riesce a cancellarle ogni proposito dalla mente. Di nuovo in bilico, non in equilibrio, un piede sulla terra ferma e uno sul vuoto.
Vita o morte? Luce o buio?
Morte. Buio.
Sotto i cori di tanti angeli sofferenti, la corda dell’impiccagione scende, inesorabile, appostandosi sul Calvario: lei ci va, tranquilla, ormai senza più pensieri. E’ morta, è vuota, i petali della rosa sbocciata che prima la componeva scendono inesorabilmente al suolo, secchi e spenti, smorti, rimpiangenti la loro bella e giovane vita stroncata da un semplice nome scritto sul Quaderno della Morte.
Mentre soffoca, di nuovo quel velo lattescente le ricopre il viso, scherzo del destino?
E poi

il Nulla. 




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