Quando
tutti i tuoi sogni falliscono
e
le persone che salutiamo
sono
le peggiori fra tutti
e
scorre vecchio sangue
Voglio
nascondere la verità
Voglio proteggerti...
Imagine
Dragons-Demons
(traduzione)
Dove
si nascondono i miei demoni
“Parlami di
lui,” ordinò Tonks. L'espressione granitica che le
paralizzava il
viso era la lapide dietro cui aveva seppellito il dolore, che
continuava però a rombarle nelle orecchie in un fiume di
lacrime
roventi.
L'immagine di
Remus, così com'era quando l'aveva veduto per l'ultima
volta, non
l'abbandonava mai: il corpo inerme riverso sul terreno le era parso
lampeggiare tra le braccia e le gambe di chi gli sfrecciava davanti
nella baraonda della Battaglia Finale. Gli amici dell'Ordine della
Fenice avevano dovuto lottare per strapparglielo dalle braccia e
portarla al sicuro.
Affogata nel
dolore, Tonks aveva trascorso le ultime settimane in simbiosi con il
figlio neonato. Lo teneva attaccato al seno giorno e notte, e il
succhiare continuo del piccolo le faceva male, ma era un dolore
buono, che riusciva a occultare l'altro, almeno un po'.
Di tutte le
persone che le avevano offerto sostegno per il lutto della sua
famiglia appena nata, solo Kingsley era riuscito a catturare la sua
attenzione.
'Abbiamo
arrestato Greyback. Remus, sono certo, ne sarebbe stato felice.'
Tonks aveva
pensato che Remus non avrebbe potuto più essere felice e
neanche
lei... ma aveva comunque deciso di provare a godersi quella, seppur
minima, rivincita.
Purtroppo la
vista del licantropo colpevole delle pene del marito costretto nella
minuscola cella di Azkaban riuscì solo ad acuire la sua
depressione.
Greyback occupava
con la sua mole metà dell'umido locale, intrappolando
all'interno il
puzzo di salmastro che proveniva dal mare sottostante la prigione
come un tappo in una bottiglia di pietra.
“Parlami di
lui,” chiese ancora Tonks, lottando contro il groppo che le
bloccava la gola.
Greyback rispose
alla domanda tirando le labbra piagate sui denti aguzzi e giallastri.
“Perché lo
chiedi a me, giovane signora? Quella testa di cazzo
di Lyall
Lupin è ancora vivo, io lo so.”
Tonks non riuscì
a rispondere: l'angusta cella, il mare in burrasca nero quanto il
cielo, il vecchio licantropo, tutto era triste da toglierle il fiato.
“Lo chiedi a me
perché sai che io sono il vero padre di Remus,”
sostenne Greyback,
innervosito dal lungo silenzio dell'Auror.
Tonks scosse la
testa prima di notare gli occhi del lupo mannaro: somigliavano a
quelli di Remus quanto i
suoi a
quelli scuri e brillanti di Bellatrix Lastrange.
Greyback
non tentò di difendere la propria posizione, invece
s'ingobbì
ulteriormente, l'aria malinconica.
Era
depresso, comprese Tonks, e il corpo ancora massiccio non riusciva a
renderlo meno patetico. I denti e le unghie limati per apparire
simili a quelli di un animale erano solo una messinscena che sarebbe
svanita non appena il licantropo avesse smesso di curarsene.
Lei,
con una semplice strizzata d'occhi, avrebbe potuto dotarsi di artigli
e zanne degne del più feroce dei predatori.
Tonks
scoprì di non provare la minima paura: il lupo mannaro
più feroce
della Gran Bretagna, nonché il protagonista dei frequenti
incubi del
suo dolce marito, era stato definitivamente spezzato.
“Io
ho creato Remus,” biascicò Greyback con voce roca,
“o pensi che
senza il mio intervento sarebbe stato la stessa persona da cui ti sei
fatta fottere?”
“Sei
solo una piccola zanzara infetta,” sospirò Tonks,
esausta.
Malgrado il mostro si sforzasse di tenere alta la propria
reputazione, le suscitava solo pena.
Greyback,
ferito, inspirò bruscamente dal naso.
“Quando
hai morso Remus...” iniziò lei.
“Era
un moccioso come tanti altri,” le abbaiò contro
Greyback, “dormiva
nel suo lettino, la carne impacchettata in un pigiama decorato con
draghi, o forse erano lucertole... qualcosa di verde che gli
zampettava addosso. Quando l'ho assaggiato ha spalancato la bocca, il
suo alito sapeva di latte e biscotti.” Si interruppe,
osservandola
lascivo. “Tu, invece, odori di latte e sangue.”
Tonks
si sfiorò involontariamente uno dei capezzoli, rosso e
abraso. Non
di rado aveva trovato tracce di sangue sulle minuscole labbra di
Teddy.
“Ti
piace,” comprese lei.
“Cazzo,
sì.”
Venne
colta da un'ondata di repulsione.
“Voglio
Remus vivo, a ogni costo,” ammise d'impeto, senza chiedersi
perché
stesse confidando quel desiderio che tanto la spaventava proprio a
Fenrir Greyback.
Gli
occhi del licantropo sembrarono riprendere vita, le sorrisero,
trasparenti, sinceri, bramosi. Remus la guardava allo stesso modo
quando facevano l'amore, con la stessa fame.
“Diventa
come noi,” le disse Greyback,
“e Remus sarà con te per
sempre.”
***
'Diventa
come noi,' le aveva suggerito Greyback. Tonks era
vulnerabile, ma
non al punto da permettere al licantropo di persuaderla a lasciarsi
mordere da lui.
Aprì
il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile, sua madre
doveva averlo rifornito mentre lei era stesa sul letto matrimoniale
ad allattare Teddy, perché lo trovò traboccante
di cibo fresco.
Scorse velocemente frutta e verdura per concentrarsi su un paio di
bistecche di manzo infilate in una busta. Ne sfilò una e
l'annusò
con sospetto: a Remus avrebbe certamente fatto venire l'acquolina in
bocca, lei invece la trovò fredda e umida come la cella di
Greyback,
con un vago sentore di sangue. L'assaggiò con la punta della
lingua
e quando fu certa che il suo stomaco non si sarebbe ribellato si
azzardò a staccarne un angolino con i denti, scoprendo che
non era
poi tanto male.
Tonks
stava ancora masticando quando il campanello d'ingresso della sua
abitazione squillò.
Il
visitatore che l'attendeva al di la' della porta la osservò
attonito
recidere con gli incisivi un altro brandello di bistecca.
“Cosa
vuoi?” si sforzò di chiedergli Tonks, nonostante
lo scarso
interesse che provava per l'inaspettata visita, così come
per
qualsiasi cosa riguardasse la sua nuova vita.
Lucius
Malfoy abbozzò un sorriso di circostanza.
“Spero
accetterai le mie più sentite condoglianze. Ho saputo del
grande
onore conferito al professor Lupin: l'Ordine di Merlino... Draco
nutriva una grande ammirazione per lui, naturalmente.”
Tonks
non ascoltò una sola parola, pensava invece a come il suo
viscido
zio si fosse servito di Greyback durante entrambe le Guerre Magiche:
il licantropo era stato il suo cane e Remus quello di Albus Silente.
Le viscere le si aggrovigliarono per l'infelice similitudine, non le
era mai parsa tanto lampante ma era comunque dolorosa.
“Tu
conosci Greyback. Parlami di lui,” chiese a Malfoy.
L'altro
le restituì uno sguardo circospetto, camuffato da una
sfumatura di
fasulla indignazione.
“Greyback
è stato condannato, per quale motivo state ancora indagando?
Ti
ricordo che io sono stato scagionato da tutte le
accuse.”
Tonks
inghiottì un altro boccone, immaginare che fosse un
brandello del
Mangiamorte che le imponeva la sua presenza lo rese più
gustoso.
Chissà come, si trovò a riflettere su cosa
l'avesse veramente
spinta a lottare per diventare un'Auror e a quanto c'entrasse
l'opportunità di poter eliminare individui come quello.
Malfoy,
nonostante l'usuale aspetto aristocratico, non riusciva del tutto a
celare le ferite infertegli dalla caduta in disgrazia della sua
famiglia prima alla corte di Voldemort e successivamente di fronte
all'intero Mondo Magico. Tonks, però, non provava per lui la
pena
che invece le aveva suscitato Greyback: lo zio aveva perso troppo
poco in confronto a lei, era scampato persino a Azkaban,
un'ingiustizia inaudita!
“Ti
ho chiesto di Greyback,” ribadì gelida.
“D'accordo...
non vuoi prima invitarmi a entrare?” domandò
Malfoy. Sembrava
pentito della visita alla celebre nipote, evidentemente non era
più
così convinto che essere visto in presenza di Tonks avrebbe
aiutato
a risollevare la sua compromessa reputazione... non se lei continuava
a ingurgitare carne cruda, lasciando colare gocce di sangue lungo il
mento.
“L'unico
posto dove potrei invitarti a entrare è Azkaban.”
Questa
volta la sua immaginazione fu più precisa: quello che stava
ammorbidendo tra i denti era un brandello della guancia glabra del
mago; immaginare i denti dell'uomo baluginare tra i fasci di muscolo
le restituì una, seppur debole, sensazione di piacere.
A
quel punto Malfoy decise di accontentarla, così da potersi
defilare
il prima possibile.
“Non
c'è molto da dire, era crudele anche prima di diventare un
licantropo, la nuova condizione ha amplificato quella che era
già la
sua natura.” Malfoy fece una pausa, poi aggiunse,
compiaciuto.
“Saprai di certo che è stato lui a mordere il
povero professor
Lupin,” seppure fosse palese che sperasse fortemente nel
contrario.
Si aspettava forse una ricompensa da parte sua per la gustosa
informazione?
“E
tu come fai a saperlo? I genitori di Remus non hanno mai denunciato
l'aggressione.”
“Greyback
amava raccontare quell'aneddoto, se ne vantava con chiunque. Anche
Silente è venuto a conoscenza della triste storia del
professor
Lupin grazie alle chiacchiere di quel mostro.”
Tonks
piantò gli occhi in quelli pallidi dello zio.
“Tu
sai troppe cose, Malfoy.”
Lui
non si scompose.
“Chi
sa molte cose può essere un'importante fonte d'aiuto, Ninfadora.
Spero te ne ricorderai.”
Dopo
aver sbattuto senza tante cerimonie la porta in faccia a Malfoy,
Tonks raggiunse Teddy nella camera matrimoniale, lo sollevò
dalla
culla e si stese sul letto accanto a lui, rilevando con distacco che
le sue mani appiccicose di sangue non avevano lasciato tracce sulla
tutina del bimbo.
Avrebbe
voluto provare più rabbia nei riguardi di Greyback, almeno
quanta ne
provava per lo zio. Pensò che un tempo, prima della morte di
Remus,
ne sarebbe stata capace.
Strinse
il corpicino caldo di Teddy al seno, desiderando disperatamente di
avvertire qualcosa di forte, un sentimento che la facesse sentire
nuovamente viva. Scoprirsi distante persino dal suo piccolino la fece
scoppiare in lacrime: la verità era che neppure la sua
sfortunata
creatura poteva capirla, piccolo com'era aveva probabilmente
già
scordato di aver avuto un papà, così rimaneva lei
sola a piangere,
e pianse tanto violentemente da svegliarlo.
Quando
Andromeda rientrò, la trovò china sul piccolo
urlante, che gli
singhiozzava in faccia:
“Papà
è morto! Puoi strillare quanto vuoi, lui non ti
sentirà!”
Andromeda
la prese per le spalle e la allontanò delicatamente da Teddy.
“Ninfadora,
ora basta!”
Lei
si divincolò, afferrò il neonato e corse a
rintanarsi in un angolo
della stanza, una mano alzata a sostenere la testolina blu notte del
piccolo.
“Non
ha importanza ciò che gli dico, tanto non
capisce,” si difese
debolmente.
Andromeda
non cercò di raggiungerla, la fissò negli occhi
ferma dov'era.
“Ma
io capisco. Tutto questo dolore... lo supererai, tu sei una donna
forte, come me.”
Anche
sua madre aveva perso l'unico uomo che avesse mai amato, motivo per
cui Tonks sopportava la sua presenza, ma sapeva di non essere come
lei: non era forte abbastanza.
***
Il giorno
successivo tornò a trovare Greyback a Azkaban.
Il licantropo era
sdraiato sulla sua branda e la guardava con quegli occhi strani e al
tempo stesso famigliari.
“Ti sono
mancato?” rise fiaccamente e fu come lo stridere di denti.
“Dici di essere
il vero padre di Remus, ma tu non sei come lui e non lo sarò
mai
neppure io!” gli rinfacciò Tonks, dandosi della
stupida per
essersi illusa: come poteva aver creduto che mangiare carne cruda
sarebbe stato sufficiente a farle scambiare Greyback per Remus?
Il lupo mannaro
di strofinò pensosamente una basetta, una striscia folta e
grigia
che gli sottolineava la guancia scavata. Tonks si trovò a
riflettere
su quanto velocemente stesse deperendo, sicuramente a Azkaban non
tenevano conto del regime alimentare seguito dai lupi mannari.
“No, né tu
né
io siamo come Remus, hai ragione,” borbottò
distrattamente
Greyback, come se non gliene importasse granché, ma fosse
comunque
interessato a trattenerla, “se ti avessi morsa, tu non ti
saresti
nascosta come ha sempre fatto il piccolo Remie, tu avresti portato il
marchio della luna con orgoglio, io lo so.”
A Tonks parve che
la cella le si restringesse addosso, perché tanto turbamento
per
quelle parole?
“Tu non mi
conosci.”
“No,”
acconsentì Greyback, lasciandosi coinvolgere dalla
conversazione,
“ma sposare un licantropo, agli occhi degli sporchi maghi,
è come
decidere di diventare uno di noi volontariamente, e tu l'hai fatto
comunque. È
evidente la pasta di cui sei fatta, giovane signora.”
Tonks non poté
negarlo né, scoprì, le importava farlo.
“Il mio
Patronus è un lupo,” gli confidò. Le
riusciva più facile parlare
con lui piuttosto che con chiunque altro. “Ma dipende da
Remus. In
origine era una lepre.”
L'altro stese
lentamente le labbra, compiaciuto.
“La lepre è
l'incarnazione della luna, giovane signora.”
Tonks sapeva che
era vero. Quando aveva evocato per la prima volta un Patronus la
gioia per il successo ottenuto dopo tanto lavoro era stata in parte
scalfita dalla creatura che avrebbe dovuto rappresentarla. Da ragazza
di città credeva che lepri e conigli fossero il medesimo
animale, ma
dopo essersi informata aveva scoperto che erano ben diversi e
ciò
che il proprio Patronus rappresentava.
Le azioni
compiute dal licantropo erano tuttavia tanto abominevoli da
costringerla a prendere le distanze da lui.
“Ma io non
assassinerei per nulla al mondo dei bambini, tu... tu hai quasi
ucciso Remus, ed era un bimbo di neppure cinque anni!”
Greyback la
folgorò con lo sguardo.
“Ti sei mai
presa la briga di scoprire perché l'ho fatto? Quella testa
di cazzo
di Lyall Lupin mi ha insultato, il grande
mago, dall'alto del suo scranno al fottutissimo Ministero della
Magia! 'Senz’anima,
il male, tanto da non meritare altro che la morte*',
così ha definito quelli come me e suo figlio!”
Remus non le
aveva mai raccontato nel dettaglio le dinamiche della sua
aggressione, Tonks sospettava che neppure a lui, piccolo com'era,
fossero ben chiare e il suocero lo conosceva a malapena, tuttavia la
turbò scoprire di quale sopruso fosse stato capace
quell'uomo
all'apparenza tanto mite.
“Perché dovrei
crederti?”
“Perché dovrei
mentirti?”
Tonks aveva
sufficiente esperienza come Auror da capire che era sincero.
“Allora avresti
dovuto farla pagare a Lyall, Remus non aveva alcuna colpa! E tutti i
bambini che hai ammazzato per conto di Malfoy?”
Greyback aprì
bocca per ribattere, ma comprendendo che nulla di ciò che
avrebbe
potuto dirle l'avrebbe convinta, scrollò le spalle e
tornò ad
accasciarsi sulla branda appena sufficiente a contenerlo, apatico
come un animale selvaggio costretto in cattività.
Anche Tonks si
lasciò sopraffare dallo sconforto.
“Nessuno è mai
venuto a farmi visita, tranne te,” mormorò a un
certo punto
Greyback, fissandosi le mani con occhi opachi, “la gente non
è mai
stata gentile con quelli come noi. Le cose stanno così, per
questo
dovremmo prenderci cura gli uni degli altri.”
Tonks sentì
altre lacrime premere per uscire.
“Se mi fossi
presa cura di Remus...” disse, prima di scoppiare a piangere.
***
Nel pomeriggio
passò Harry a trovarla: desiderava vedere Teddy, il suo
figlioccio.
Il giovane,
impacciato salvatore del Mondo Magico prese con titubanza il piccolo
che Tonks gli porgeva e lo tenne tra le braccia come se dovesse
rompersi da un momento all'altro.
“Manca molto
anche a me,” si azzardò a dire a Tonks, accettando
il suo invito
ad accomodarsi sul divano del modesto soggiorno che lei e Remus
avevano arredato con mobili di recupero.
“Davvero?”
replicò schietta. “Non mi sembra che ti sia mai
importato granché
di Remus.”
Remus aveva
cercato in ogni modo di avvicinarsi a Harry, ma il ragazzo aveva
sempre preferito la compagnia di Sirius o quella di Silente e ora
Greyback marciva in gabbia, mentre San Malfoy, il mandante di molte
delle atrocità perpetrate dal licantropo, era libero e la
sua
famiglia risparmiata in toto dalla guerra. Tonks sapeva che se Lucius
non era dietro alle sbarre era soprattutto grazie all'intercessione
di Harry; per il Prescelto, evidentemente, continuava a valere la
regola secondo cui gli altri erano
sempre da anteporre a gente come lei e il suo ex insegnante.
Tonks comprendeva
il senso d'isolamento e il rancore provati da Greyback: anche se era
stato Harry a dare lo scossone giusto a spingere Remus a tornare a
casa dopo essere fuggito da lei, in quel momento non riusciva a
provare alcuna gratitudine nei suoi riguardi, si sentiva come se
provenissero da due pianeti diversi.
“Io...”
balbettò Harry. Per lui era già sufficientemente
complesso
occuparsi di Teddy, doversi destreggiare anche con la madre vedova
del suo figlioccio era davvero troppo.
“Ho deciso che
Teddy e io ci trasferiremo presto a Diagon Alley, o a Godric's
Hollow, o a Hogsmeade, insomma, in qualche posto abitato
principalmente da maghi,” lo tolse dall'impaccio lei. Non era
vero,
naturalmente, Tonks voleva solo verificare una questione.
Il giovane non si
mostrò particolarmente sollevato dalla nuova strada
imboccata dal
discorso.
“Non credo sia
una buona idea...” tentò cauto. “La
guerra è appena finita, ma
qualcosa si sta già muovendo. Capisco che in questa casa ci
sono
troppi ricordi dolorosi, ma potresti magari pensare a un'altra
sistemazione, per ora. I Babbani non sono poi così male,
Dursley a
parte.”
Harry sfoderò un
tenue sorrisetto che sicuramente avrebbe intenerito la vecchia Tonks,
ma non lei. Montata dai discorsi di Greyback, provò solo
rabbia per
quella valanga d'ingiustizia: suo marito, un licantropo, era morto
per gli stessi maghi che ora non volevano lei e il suo piccolo
mezzo-lupo mannaro tra i piedi, bel modo di dimostrare la loro
gratitudine!
“Ovviamente
nessun mago vorrà mai come vicini di casa la moglie e il
figlio di
un licantropo, che abbia ricevuto un Ordine di Merlino o meno.
Però
fingersi solidali con la mia famiglia ha i suoi vantaggi, basta che
poi manteniamo le distanze,” sputò, ripensando
alla sgradita
visita di Malfoy. Probabile che il viscidone avesse pagato qualche
reporter per immortalare la sua misericordia nei confronti di quella
pazza della nipote.
Harry cercò di
farle forza.
“Per ora. Le
cose cambieranno, Tonks, Kingsley...”
“Kingsley non
può cambiare la testa della gente, Harry. Io non ti sono mai
piaciuta, vero?” le venne in mente all'improvviso.
“C-come?”
“Cioè, non che
non me ne fossi mai accorta prima, ma non sono cose su cui una volta
perdevo tempo a riflettere.”
Harry fu
abbastanza sveglio da capire che aria tirava, così le
riconsegnò
Teddy, li salutò con gentilezza e imboccò la
porta senza voltarsi
indietro. Tonks pensò con distacco che forse non l'avrebbe
mai più
rivisto.
Poco prima del
tramonto infilò Teddy in un porta-bebé e
uscì in strada; per
sfuggire all'afa, si disse, perché temeva di voler fuggire e
basta,
pur non essendoci nessun altro luogo dove desiderasse andare.
Quando fu pronta
per rientrare riuscì a infilare la chiave nella toppa della
porta
d'ingresso solo dopo svariati tentativi, per scoprire infine che era già aperta.
“Mamma?”
chiamò, accarezzando istintivamente la bacchetta infilata
nella
cinta dei jeans.
Dalla cucina la
raggiunse la voce altera e allo stesso tempo dolce di Andromeda,
così
andò da lei, aspettandosi di trovarla seduta al tavolo con
la sola
compagnia di una tazza di tè, invece scoprì che
condivideva un
pesante silenzio con una donna dai lunghi capelli biondi.
A Tonks fu
necessario qualche istante per riconoscerla.
“Mamma!”
esclamò oltraggiata. “Come hai potuto permetterle
di entrare in
casa mia?”
Andromeda guidò
una ciocca di morbidi capelli castani dietro a un orecchio, scoprendo
uno sguardo carico di preoccupazione.
“Le ho permesso
di entrare solo perché aveva qualcosa da dirmi su di te.”
Tacque per un lungo istante. “Ninfadora, perché
fai regolarmente
visita a Fenrir Greyback?”
Tonks si voltò
di scatto verso Narcissa Malfoy.
“Lucius mi ha
sorvegliata e poi ha mandato te a fare la spia, il
vigliacco!”
recriminò.
Narcissa serrò
le labbra.
“Attenta a come
parli di mio marito,” le sibilò freddamente.
“Se no? Se ti
pesto nuovamente i piedi sguinzaglierai Greyback contro il mio
bambino?” la provocò, indicando il piccolo che le
stava
rannicchiato contro al petto.
La donna soffocò
un sussulto, sbiancando visibilmente nonostante la carnagione
già
pallida.
“Mamma,” la
ignorò Tonks, “non vorrai certo riprendere a
frequentare questa
feccia, non è vero?”
Stavolta
l'espressione di Andromeda fu ferrea.
“Tu frequenti
Greyback, Ninfadora? Rispondi!”
Tonks non poté
tacere, malgrado lei per prima vivesse con enorme vergogna il bisogno
di incontrare Greyback.
“Mi hai già
rivolto la stessa identica domanda, con lo stesso identico tono, solo
che allora il lupo mannaro a cui ti riferivi era Remus.”
La sua voce perse
di forza sul finire della frase e quando l'ebbe buttata fuori non
attese la reazione della madre, le voltò la schiena e
lasciò la
stanza. Sembrava che ogni suo vecchio legame non facesse che
rafforzare quello nuovo con Fenrir Greyback.
***
All'inizio Tonks
pensò che fosse un giovane Remus quello che sedeva accanto a
lei,
sul loro letto; emozionata, non notò immediatamente
l'allegro ciuffo
di capelli azzurri che gli ricadeva sulla fronte.
Il ragazzo poteva
avere quindici, sedici anni, e la scrutava con un cipiglio ben poco
amichevole.
'Te la fai con
quello, il mostro che ha morso papà!'
l'accusò,
perseguitandola con la medesima invettiva ancora, ancora e ancora.
Quando finalmente riuscì a sottrarsi all'incubo, l'eco delle
parole del ragazzo le rimbombava ancora nelle orecchie, ma Teddy era
tornato piccolo e muto, una creaturina innocua con le labbra chiuse
morbidamente attorno al suo capezzolo.
Tonks tornò da
Greyback il pomeriggio stesso, essendo un'Auror e un'eroina di guerra
nessuna delle guardie umane che avevano sostituito i Dissennatori
ebbe da ridire riguardo la busta di cibo che introdusse nel carcere.
Trovò Greyback
ancora più emaciato e afflitto, ma quando la vide una luce
d'interesse accese i suoi occhi lupeschi. Tonks gli gettò la
busta
sul materasso grigiastro che era diventata la sua tana e lo
osservò
annusarla brevemente, prima di avventarsi sul pezzo di carne che
conteneva.
“Perché questo
regalo?” biascicò con la bocca piena.
“Volevo vedere
come mangi.”
Greyback masticò
più lentamente, sforzandosi di indovinare le sue intenzioni.
“Ne vuoi un
pezzetto?” offrì.
Tonks pensò di
rifiutare, non aveva dimenticato l'incubo della notte precedente, ma
alla fine cedette, decisione che stampò un ghigno sul volto
di
Greyback.
“Abbiamo diviso
una carcassa, ora siamo ufficialmente un branco,”
annunciò
solenne.
Lei inghiottì la
carne in un sol boccone, scelta che non le impedì di
rilevare che
era più gustosa di quella consumata di fronte a Malfoy.
“Tu non uscirai
mai di qui, rimarrai
per sempre
nascosto in questa cella, ma io posso entrare,”
osservò
Tonks. La detenzione del licantropo era l'unica via d'uscita della
sua coscienza.
Greyback non
nascose la delusione.
“Quindi è
così: se venissi scarcerato mi molleresti prima ancora che
possa
mettere piede sulla terra ferma!”
Tonks,
profondamente turbata, non poté contraddirlo: il loro era un
rapporto sbagliato, l'unica cosa giusta da fare sarebbe stato
troncarlo definitivamente.
Avrebbe
dovuto gioire per ciò che aveva ottenuto,
rifletté amaramente, alla
fine era riuscita a diventare come Remus.
Note
d’Autore: Il titolo
è una strofa della
canzone Demons (citata anche in testa alla shot), l'asterisco rimanda
a una frase tratta dalla biografia di Remus su Pottermore.
Ps-dopo la mia ultima long è
stato particolarmente difficile tentare un abbozzo di questa pairing
così strano... spero che la storia non faccia troppo schifo,
tanto più che io non amo particolarmente giocare con i
pairing.
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