Senza memoria

di Marty Andry
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Eros osservava.

Dalla sua colonna a Piccadilly Circus la statua luccicava alla dorata luce di un tramonto londinese di metà aprile. Un vento caldo e leggero muoveva le fronde degli alberi, provocando un fruscio che veniva coperto dalla gente che affollava l’area. 
Un misto di lingue e culture diverse si amalgamavano tra loro, che si perdevano nei meandri di Londra. Stranamente, quel giorno non aveva piovuto e il vento contribuiva ad allontanare le soffici nuvole ora d’un colore roseo. Sotto quel cielo, tutti fuggivano.
Ma Eros guardava chi restava. 

<< Guarda quei tizi… >> disse una ragazza dai lineamenti palesemente ruteni scuotendo il braccio del suo amico che le stava accanto. Nel fare quel gesto, caddero delle gocce di gelato alle amarene sul pavimento della piazza.
<< Mantieni un attimo… >> disse lui mentre le porgeva il gelato.
<< Alan! Per favore, non… >> gridò l’altra ragazza, che parlava inglese con un forte accento francese.
<< Lascialo stare, >> rispose l’altra << sai com’è fatto. >>
Videro Alan andare con passo svelto verso dei ragazzini, avrebbero potuto avere all’incirca undici o dodici anni, che importunavano un ragazzo occhialuto dai capelli color sabbia. 
Scambiate due parole con il gruppetto, Alan tornò dalle amiche. 
<< Natascia, Marion, >> disse << questo è Pablo. >> presentò orgoglioso.
<< Sono catalano. >> specificò quello, arrossendo e nel tentativo di pulire goffamente le lenti degli occhiali, rotondi.
Gli occhi cerulei di Natascia brillarono.

Eros continuava ad osservare.

E sembrava che avesse anche centrato. 




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