Di come si sopravviva per
merito delle angurie.
“Cos’è
quella?”
Una profonda
costernazione deforma i tratti del volto di Maho - una mano sullo
stipite della porta di casa, l’altra a ciondolare, inerte,
lungo il fianco sinistro, quasi a riflettere
l’incredulità vacillante del momento.
“Mh?
E’ un’anguria. Non dirmi che non ne hai mai
assaggiata una.”
Yukino
è totalmente fuori luogo.
Certo che ne ha
mangiate, Maho, di angurie, parecchie!
Ma non era questo
ciò che intendeva quando, in cambio di alcune sedute
informative sulla facoltà di medicina e gli esami
del primo anno, aveva chiesto qualcosa di rinfrescante, il necessario a
sopravvivere all’asfissia dovuta all’afa e al
desolante spettacolo del suo frigo guasto - da ormai una notte e un giorno.
“Posso
entrare?”
Yukino la oltrepassa e
fa il suo ingresso in corridoio, senza attendere una risposta; come se
aver portato un’anguria sottobraccio per
un’interminabile serie di chilometri fosse perfettamente
normale.
“E’
caldissima, non è buona” l’affermazione
fuoriesce dalla bocca di Maho come un sospiro rassegnato, la presa
d’atto dello sconforto del presente “credevi
davvero che si sarebbe mantenuta fresca per l’intero
tragitto? Con trentasette gradi all’ombra?”
“Risparmiami”
Yukino computa le lettere a fatica e nel contempo si spalma sul tavolo,
i libri aperti sotto gli avambracci e l’abito incollato alla
schiena “pensavo avessi un frigo.”
“Il frigo
c’è, infatti” replica Maho, piccata,
sforzandosi di mantenere la calma “però ti ho
anche spiegato che non funziona. Perché avrei dovuto
forzarti a fare da catering, altrimenti?”
“Come
contraccambio per il favore che mi stai facendo?”
Maho porta tre dita a
sostegno della fronte, colta da un’improvvisa stanchezza:
“Guarda che l’approfittatrice sei sempre stata
tu...”
“Uff, hai
ragione, ma io mi sto sciogliendo!”
Yukino ha le labbra
contratte in una smorfia sofferente, la collottola pregna di sudore e
le cosce che cozzano nervosamente l’una contro
l’altra, producendo un tonfo sordo e cadenzato...
è buffa. Maho la osserva e la trova buffa, pur essendo
diventata mamma non è cambiata: quel lato di lei
così spensierato e spontaneo fino all’inverosimile
- il lato che gliel’ha sempre fatta piacere oltre misura - si
è mantenuto intatto.
“Ti va se
usciamo a prendere un ghiacciolo?”
Yukino annuisce,
allegra, e Maho non può impedirsi di rallegrarsi con lei.
“Quindi la
piccola Sakura è rimasta a dormire vegliata dal suo
papà?”
Sono entrambe sedute
su un basso muretto a ridosso del fiume, le mani occupate da un
ghiacciolo che si liquefa a velocità impressionante e gli
sguardi pregni di serenità, della brezza carezzevole di
un’ipotetica primavera.
“Mh”
mugugna Yukino “ma non me la sento di lasciarli del tutto
soli, porto con me un cellulare per ogni evenienza; Arima è
un padre fantastico, però lei è così
minuscola...”
A Maho sembra che
l’amica si sia fatta d’un tratto più
alta, più soffice, più donna, e si
interroga per un istante su quando, di preciso, abbiano finito per
maturare.
Abbiano?
Da dove deriva il plurale?
E’
maturata, lei?
I piedi di Yukino
dondolano nel vuoto in un atteggiamento non proprio adulto, eppure Maho
si sente in soggezione.
“Sai, ti
ammiro” soffia, radunando le truppe delle proprie energie per
sconfiggere le debolezze nascenti “è trascorso
pochissimo da quando hai avuto Sakura e tu ti sei già
rimessa in forze, e hai cominciato a impegnarti per realizzare anche le
tue aspirazioni professionali...”
“Su,
Maho” Yukino inclina la nuca, in visibile imbarazzo
“mi sto semplicemente portando avanti. Non mi sono ancora
iscritta all’università, né ho provato
i test, né altro; ci vorrà un po’, per
quello.”
La pelle
dell’amica emana tepore, una sorte di luce gialla e
confortevole che Maho percepisce con chiarezza attraversarle
l’epidermide, toccarla al centro del petto - oltre i fasci di
muscoli, le vie circolatorie e il reticolo dei nervi, perfino al di
là della barriera corazzata delle ossa. Se fosse un gatto
è certa che avrebbe le vibrisse in tensione.
“Però”
adesso una grossa macchia d’acqua al gusto di limone ha
imbrattato il polso dell’una, la gonna dell’altra,
ma nessuno ci bada “sono felice. Ho una famiglia stupenda,
degli amici eccezionali... e i miei sogni lavorativi non hanno fretta.
Anche perché ho la certezza che ti ritroverò
sempre dall’altro lato della strada, pronta a tendermi una
mano.”
La bocca di Yukino si
spalanca e il bianco dei suoi denti sembra scintillare al sole.
Cos’è
questa freschezza improvvisa?
“Tuttavia
ammetto” il verde chiaro del vestito di lei provoca a Maho le
allucinazioni, le proietta nel cervello l’immagine di un
frutto tondo e lucido abbandonato accanto al lavello, sul ripiano della
cucina “di essere parecchio impaziente di lavorare
insieme.”
Non è il
suo cervello, è
che Yukino somiglia proprio a un’anguria.
“Idem”
esala Maho, in una maniera appena udibile “torniamo a darci
da fare, allora?”
Gli stecchi
appiccicaticci dei ghiaccioli vengono cestinati, il muretto
è abbandonato a se stesso e due ragazze camminano per la
strada, l’una accanto all’altra - le seguono le
loro ombre di donne, e un’insolita frescura tiepida che si
trasmette tra le loro cuti, accantonando l’afa.
Sì, Yukino
è come un’anguria: colorata, solida, difficile da
scalfire.
E, nelle giornate
più assolate, assicura la sopravvivenza.
Prompt da rispettare:
Anguria/Ghiacciolo per due e il calore della pelle contro la sua.
Le situazioni
dell'autrice: Dato che domani dovrò recarmi in
un posto sperduto e dopodomani probabilmente non avrò voglia
di stare al PC - motivazione più seria e valida sella prima,
pare che idioteggi e invece sono convinta u.u -, eccomi a
pubblicare!
841 parole, One shot perché esistono double e triple drabble
ma non triple Flasfic, porcaccia la miseriaccia, e quindi sono dovuta
sottostare alle crudeli norme burocratiche rassegnandomi e tenendo per
me il mio dolore *adesso sì, sta idioteggiando*
Tornando alle questioni importanti: Maho, Yukino e il loro rapporto di
amicizia.
L'ho sempre amato e sempre lo amerò, come il rapporto
Arima/Asaba e quello abbastanza controverso Yukino/Asaba (...
sì, lo ammetto, li shippo. Postulando un'assenza di Arima
per una qualunque ragione random, shippo selvaggiamente Yukino e Asaba,
e utilizzare il termine "shippare" - che come direbbe Aya non
è un verbo - mi fa sentire ancor più mentecatta,
ma è ciò che su questo sito un po' tutti/e
allegramente siamo, alééé! *lancia
coriandoli*).
Ri-ritornando a noi: subito dopo la nascita della piccola Sakura Yukino
decide di anticipare il futuro percorso di studi, senza tuttavia
essersi ancora iscritta all'università né averne
l'intenzione in tempi brevi... ad aiutarla è Maho. Che la
riscopre costante e realizza, con maggiore o minore coscienza, il senso
del loro legame.
Dopo questa sorta di pallido trailer copincollato dal testo inviato
alla giudicia (povera giudicia), mi dileguo, ringraziando nuovamente
tutti *ennesimo inchino*
Alla prossima (e ultima)!
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