Ambitious boy

di avalonne
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Storia che partecipa al contest "OC mania!" di ColeiCheDanzaNelFuoco.
Capitoli brevissimi, che pubblicherò molto rapidamente perché è finita la storia, ma che scandiscono l'andare nel tempo.
Enjoy!
 

Ambitious boy

 
Nick sul forum e su EFP (indicando quello che vorreste su un eventuale banner): Avalonne
Titolo: Ambitious boy
Rating: giallo
Genere: generale, introspettivo
Personaggi: Theodore Nott, Millicent Bulstrode, Draco Malfoy
Coppie (se presenti): Theodore Nott/OC, Millicenti Bulstrode/OC
Pacchetto: Zucchero
NdA (facoltativo): la storia inizia al terzo anno e continua fin dopo Hogwarts
 
 
Cura delle Creature Magiche
Quando il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts aveva annunciato che quell’anno il ruolo di Insegnante di Cura delle Creature Magiche sarebbe stato assegnato a Rubeus Hagrid si erano manifestate varie reazioni tra gli studenti, andando dall’entusiasmo quasi pacchiano con cui Potter e alcuni Weasley si erano alzati battendo le mani, ad un caustico “Il vecchio Preside è completamente rincitrullito, vedremo cosa accadrà quando scriverò a mio padre” di Draco Malfoy.
La reazione di Connor Shaw, Serpeverde del terzo anno, si poteva catalogare nel mezzo, più vicina a quella di Malfoy che all’entusiasmo dei Grifondoro a dirla tutta, ma il ragazzo decise di dare una possibilità al guardiacaccia, se non altro perché il vecchio professore Kettleburn cominciava a essere mezzo cieco, oltre che completamente rintronato.
 
Il giorno della prima lezione di Cura delle Creature Magiche, tuttavia, Connor dovette ricredersi: i Grifondoro avevano ragione, il fatto che il Mezzogigante avesse deciso di mostrare loro un Ippogrifo era a dir poco entusiasmante. Il ragazzo aveva letto molto a proposito di quelle creature, sapeva che erano fiere e orgogliose e discretamente pericolose, pertanto fu lesto come tutti i suoi compagni a tirarsi indietro nel momento in cui l’ex guardacaccia domandò un volontario. L’unico babbeo che era rimasto immobile era, ovviamente, Harry Potter. Per un attimo Connor si domandò se Malfoy avesse ragione a dire che il Grifondoro era solo un’idiota con un ego eccessivamente sviluppato, da quale pulpito veniva la predica, ma si ritrovò ad ammirare l’inchino che il ragazzo e l’animale si scambiarono.
Quando l’insegnante chiese un secondo volontario Connor fece un timido passo avanti, ma fu presto scostato da una gomitata di Draco, che iniziò a pavoneggiarsi di fronte alla creatura. Shaw non cadde a terra solo perché fu trattenuto da Theodore Nott, che gli rivolse un’occhiata indecifrabile. Connor si sarebbe soffermato maggiormente su quello sguardo, ma una rapida occhiata all’atteggiamento di Malfoy fu sufficiente ad allarmarlo. Non fece in tempo a lanciare un avvertimento al compagno di Casa che il suo grido di dolore squarciò l’aria e il Mezzogigante che si precipitò verso il ragazzo per soccorrerlo.
 
Rabbia, quello era il sentimento prevalente di Connor verso Draco Malfoy. Con il suo comportamento sconsiderato il suo compagno di Casa aveva fatto sì che le successive lezioni di Cura delle Creature Magiche fossero incentrate sui Vermicoli. Neppure il vecchio Kettleburn aveva mai tenuto lezioni così noiose. Sebbene Shaw adducesse questa ragione all’insofferenza verso Malfoy, c’era qualche altro motivo più nascosto che gli faceva attanagliare le viscere ogni qualvolta il biondo compagno di Casa era nelle vicinanze. Dal giorno dell’incidente Draco si ostinava a portare il braccio fasciato appeso al collo, sebbene fosse palese a tutti, persino a Pansy Parkinson che continuava a coccolarlo e vezzeggiarlo, che la ferita non fosse così grave. A causa di quella fasciatura, però, ogni mattina Malfoy era costretto a farsi aiutare nella vestizione e Connor non poteva evitare che qualcosa di viscido gli stringesse la gola mentre osservava le agili mani di Theo abbottonare la camicia inamidata dell’altro ragazzo e le dita sfiorargli la gola mentre stringeva un perfetto nodo alla cravatta.
Shaw era troppo giovane per dare un nome a quel sentimento che gli si stava incuneando dentro, ma l’anno successivo gli si sarebbe fastidiosamente palesato in mente: gelosia.
 




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