I cieli grigi, i letti vuoti di persone ma pieni di solitudine di Hysterical Weapon (/viewuser.php?uid=617812)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Disclaimer: si
ricorda che la storia narrata non equivale in alcun modo a fatti reali,
gli Avenged Sevenfold non appartengono all'autrice e nessuno scopo
lucrativo è perseguito.
***
I cieli grigi, i letti vuoti di persone ma pieni di
solitudine
A te,
anche se forse non lo sai.
Quando
Matt si metteva a fissare Brian, quest'ultimo non se ne accorgeva mai
subito, si voltava a guardarlo una manciata di secondi dopo con la
faccia più sorpresa che i suoi muscoli riuscivano a mettere
insieme; sbatteva le ciglia lunghe un paio di volte poi distendeva un
po' le labbra, quel poco che bastava per mostrare gli incisivi
superiori bianchi e privi di imperfezioni.
Le sue iridi
chiedevano tacitamente cosa stesse succedendo e Matt scuoteva la testa
sorridendo anche lui per poi distogliere lo sguardo, soffermarsi
sull'incarnato di Brian e sul profilo dei suoi lineamenti era uno di
quei guilty
pleasures
che non poteva concedersi troppo spesso. Rischiava di farsi male o,
almeno, più di quanto se ne stesse già facendo.
Magari quando
si sorprendeva a guardarlo di nuovo - perché alla fine
succedeva sempre - mordeva il proprio labbro inferiore come a voler
spostare l'attenzione su qualcos'altro, per un paio di secondi il
dolore fisico che si trasformava in gocce di sangue sulla punta della
lingua soppiantava quello che provava quando Brian era concentrato su
qualcun altro che non fosse lui.
«Sei
il mio migliore amico, vero?»
Glielo
domandava sempre quando si sentiva un po' giù, quando era
bisognoso di conforto, e Matt pronunciava un certo sussurrato tutte le
volte, mentre il fiume di parole che gli galleggiava all'altezza della
gola non poteva fare altro che prosciugarsi col tempo.
E alla fine ad
Huntington Beach era arrivato l'inverno e i turisti avevano smesso di
affollare le strade, faceva freddo e Matt si stringeva nella giacca e
le mani sembravano essersi fatte di ghiaccio e le speranze pure;
perché anche la California faceva schifo, a volte, c'erano i
cieli grigi e i letti vuoti di persone ma pieni di solitudine, con le
briciole di cibo spazzatura a far compagnia tra le lenzuola.
L'ultima volta
che aveva ardentemente desiderato di baciare Brian, era stato durante
il giorno di Natale, quando si era detto ritrovato le sue labbra sulle
guance e il suo migliore sorriso nel cuore. Aveva gli zigomi arrossati
per il freddo e anche la punta del naso aveva cambiato colore mentre
Matt era sul punto di sussurrargli che avrebbe pensato lui a tutto
quanto: all'inverno, alle guerre nucleari, alle file al supermercato;
si sarebbe fatto carico di ogni cosa lasciandogli solo i baci, il sole
e le colazioni a letto nei giorni festivi.
Quell'idiota
di Brian non aveva intuito niente, in quella manciata di secondi in cui
aveva accarezzato il viso di Matt, gli aveva dato il suo regalo e poi
si era voltato a presentargli la sua nuova fidanzata che si stava
avvicinando. L'altro ragazzo socchiuse gli occhi per un attimo
desiderando che la carta da regalo rossa avvolgesse un coltello,
così da potersi pugnalare nel petto fino a quando le lacrime
avrebbero smesso di pizzicargli gli occhi.
A quel punto
non gli restava altro che correre, percorrere i prati e le strade,
cadere sull'asfalto, dormire fino alla fine di dicembre.
Col passare
del tempo e dei mesi aveva finito per rivolgere il suo sguardo a Brian
sempre più di rado, non incrociava le sue ciglia lunghe e i
mezzi sorrisi e per un primo momento sembrava funzionare, non sentiva
sanguinare.
«Non
mi guardi più» gli stava sussurrando Brian in quel
momento, gli occhi erano tristi e le labbra spente. «Ho fatto
qualcosa di sbagliato?»
Matt scosse la
testa per poi costringersi a guardarlo, tutto il dolore che pareva
essere scomparso lo invase di nuovo, lo travolse facendolo annegare.
«Mi
vuoi bene?»
«Sempre»
Nessun certo, nessun dubbio,
nessuna paura di affrontare il dolore. Perché in quel
momento aveva capito, perché gli era bastato tornare a
guardare Brian per comprendere: avrebbero potuto trovarsi in qualsiasi
luogo del dannato pianeta Terra, avrebbero potuto percorrere ogni
strada, diventare qualsiasi cosa; invece erano lì l'uno al
fianco dell'altro, nonostante i miliardi di potenzialità
erano riusciti ad incontrarsi e a tenersi stretti, e questo superava
tutto il dolore, l'amore non corrisposto, ogni piccolissima lacrima che
gli bagnava le guance.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2762920 |