The escape
Allora, prima di tutto volevo avvertire di un errore
nella scrittura di questo secondo capitolo. Per questo l'ho modificato. Ora è
corretto. Buona lettura.
The escape
Capitolo 2
-Anna-
*****
Respiri piano per non far rumore ti addormenti di sera ti risvegli
con il sole sei chiara come un'alba sei fresca come l'aria. Diventi
rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi
problemi nei tuoi pensieri. *****
Sentiva ancora la sua voce arrabbiata, diversa, la sua vera
voce, rotta dai singhiozzi. Lo sguardo di sua madre, le urla di suo zio, ma non
le importava.
Correva, la villetta dalle pareti bianche era sempre più
lontana, come lo erano gli aranci e i limoni che la circondavano.
Continuava a correre, il suo respiro si faceva affannoso, ma le
gambe non si fermavano. Il sentiero era ripido e pieno si pietruzze, saliva fino
a un piccolo promontorio, dove si vedeva quello splendido mare azzurro,
contornato da un cielo limpido e senza nubi. La ragazza si fermò ad ammirare
estasiata quel paesaggio, quella città, quanto l’aveva amata… quanto la stava
odiando… si soffermò un secondo sui suoi pensieri, si asciugò gli occhi gonfi,
ormai non vedeva più nulla, tante erano le lacrime. Forse aveva veramente
bisogno di quel pianto, per farle vedere cose nuove, cose vere… in fondo ora che
sapeva per lei c’era solo morte e dolore, morte e dolore. Solo quelle parole le
venivano in mente pensando a lui, suo padre. Tutto era sfocato contorto, dove si
sarebbe diretta? Ora che ci pensava capì che era stato uno sbaglio fermarsi a
riflettere e riprese la sua lunga corsa verso Palermo.
La strada si faceva più larga a poco a poco, era scoscesa,
entrava diritta in città.
Ci mise circa mezz’ora prima di arrivare in città, tutti la
conoscevano e la salutavano, lei ricambiava con un cenno di testa -Ciao Anna,
che fai oggi pomeriggio?- un ragazzo con i capelli neri come la pece la guardò
enigmatico -Allora?- la ragazza si convinse -Sto a casa, mio padre mi ha messo
in castigo, sono venuta a Palermo solo per fare un po’ di compere- le dispiacque
molto mentire a Roberto, era il suo migliore amico, ma non gli poteva confidare
che stava scappando, non lo avrebbe rivisto mai più…
Guardò dentro la sua tracolla nera, il portafoglio c’era, cento
euro non sarebbero bastati ma è tutto ciò che aveva, tre cambi, il diario, un
libro, e la fotografia di Ilaria, quanto le mancava… ora non avrebbe potuto
neanche andarle a trovare… mentre questi pensieri le giravano per la testa si
avvicinò velocemente alla stazione.
-Un biglietto per il primo treno che va a Messina per favore-
il bigliettaio non fece domande e iniziò a scribacchiare sul suo computer -Parte
tra un quarto d’ora sul binario sei, se mi dà le sue generalità…-
-Anna De Luca, nata a Palermo nel 1992- il bigliettaio la
guardò incuriosito -De Luca? Sei la figlia di…-
-Per favore, me lo fa questo biglietto si o no?- la donnina era
molto nervosa -Si certo, sono…20 euro-
Anna prese il borsello bianco e passò i soldi con una certa
fretta -Binario sei ha detto?- chiese la ragazza -Si, proprio così-
Mentre camminava verso il treno i suoi capelli neri e ricci
volavano, alzati dal vento. Salì in carrozza e si sedette nel primo
scompartimento trovato libero. Non le erano mai piaciuti i treni, preferiva gli
aerei, o le navi. Ora che ci pensava, come avrebbe fatto a lasciare la Sicilia?
Doveva per forza prendere un traghetto, i soldi non le sarebbero mai bastati
però, doveva raggiungere Amsterdam, lì ci stava un amico suo, a nuoto… che
stupida… non era proprio il momento di fare battute…
Il treno ci mise poco ad arrivare a Messina marittima, almeno
così le era sembrato, aveva così tante cose cui pensare che non si era resa
conto del tempo che passava, scese dal vagone e andò verso il porto. Guardò da
vicino tutti quei traghetti, i mercantili, che attraversavano lo stretto, e
decise che doveva fare un tentativo. Lei non aveva mai preso una barca da sola,
c’era sempre suo padre che organizzava i viaggi, non sapeva neanche quanto
potesse costare. Sentì il fischio di una nave da trasporto che stava per partire
e con un gesto istintivo salì di nascosto e si nascose in poppa.
La nave andava a Reggio, Anna stette a leggersi un libro finché
non senti la nave fermarsi. Scese con velocità prima degli altri e si ritrovò in
un paese sconosciuto.
Uscì dal porto, la città era grande e le ricordava Palermo,
piena di palazzi, case, persino le piazze sembravano le stesse, o forse era la
gente che era uguale? La solita massa di gente capace solo a annuire con la
testa e a seguire i più forti come un gregge di pecore? Rispetto… che bella
parola, quante volte l’aveva sentita a casa sua senza capirne il
significato…
Erano le sei di sera, non sapeva se continuare il suo viaggio o
fermarsi da sua zia Rosa. Optò per la seconda scelta, era sicura che sua zia non
avrebbe fatto domande ma l’avrebbe assecondata sempre e comunque. La via che
portava a casa della sua parente era stretta e buia, per fortuna era estate e il
sole splendeva ancora alto nel cielo e le illuminava la strada. Arrivò ad una
palazzina, era alta, le pareti giallognole, vecchie, andò vicino al campanello e
cercò la sorella di sua madre -Ehm… vediamo… Rosa Sanna!! Eccola qui!!- premette
il pulsantino bianco vicino al nome scritto elegantemente su un cartoncino
azzurro. -Rosa Sanna sono, chi è?- la voce della donna era forte e chiara, come
il suo accento -Zia!! Sono io!! Anna!!-la ragazza sembrava felice -Anna? Da
quanto tempo!! Vieni, ti apro subito!!- con uno scatto la porta di vetro si
aprì, Anna non si ricordava molto bene la casa della zia ma era sicura di
esserci già stata, sua madre e lei avevano litigato per Ilaria, e per la stessa
cosa per cui lei aveva litigato con la sua famiglia, sapeva che le avrebbe dato
ragione. Arrivò di fronte ad una porta bianca, ad un tratto la porta si aprì e
ne uscì una signora sulla cinquantina, aveva i capelli castani, portati in una
di quelle capigliature anni trenta, aveva un viso rotondo, con un rossetto rosso
sulle labbra, le fece cenno di entrare ed entrambe si accomodarono sul divano. I
gusti della casa erano molto classici, era tutto bianco, i mobili bianchi, il
divano bianco, sembrava di essere entrati in paradiso da quanto era lucente e
sbalorditiva quell’appartamentino all’ultimo piano. -che ci fai qui?- chiese la
donna con aria preoccupata subito dopo aver visto il viso angosciato della
nipote -Ci hanno riprovato zia, e io non voglio fare la stessa fine di Ilaria,
ne voglio essere figlia di un assassino. - La sua voce era stranamente calma
come se non badasse a ciò che diceva. -Piccola, lo sai che io non approvo ciò
che fa tuo padre ma non puoi neanche trasferirti qui, dopotutto sei ancore
minorenne…- la ragazza la interruppe -Zia, io non voglio rimanere qui, voglio
solo che tu mi ospiti per stasera, così da fargli prendere un bello spavento-
non osò dirle tutta la verità per paura di essere rispedita a Palermo -E va
bene, solo per stanotte però, poi fili dritta al traghetto… a proposito come sei
arrivata qui?- la ragazza esitò -Ho preso una nave da trasporto che mi ha fatto
un prezzo speciale…- la zia la guardò con uno sguardo di rimprovero -Ascolta per
domani ti do io un po’ di soldi così potrai prendere una nave passeggeri, ora
fila a letto, la stanza è l’ultima a destra’ Anna la guardò sorridendo
-Buonanotte zia- e si diresse verso il suo letto.
Le tapparelle filtravano i pigri raggi del sole che sfioravano
delicatamente la pelle bianca dalla ragazzina.
Si stropicciò piano gli occhi, si stiracchiò goffamente e
decise di aprire le finestre. Con la luce era tutto più chiaro, la stanza era
bianca, come tutto il resto della casa, e dava su un cortiletto fiorito. Notò
anche una porticina sulla parete di destra e si avvicinò, dentro c’era un
piccolo bagno con un grande specchio dietro il lavabo. Era dal giorno prima che
non si dava una sciacquata al viso, l’acqua le bagnò la pelle calda, e
finalmente si vide. Quanto era cambiata?? Era da un mucchio di tempo che non si
guardava intensamente allo specchio. Le erano cresciuti i capelli, ricci e neri,
il colore degli occhi era cambiato erano di un nocciola caramello, erano chiari
e dolci, anche la sua pelle chiara era diversa, era sveglia, sveglia da
quell’incubo a forma di sogno che era durato sedici anni. Troppo.
Si fece velocemente una doccia, si lavò i denti e si diresse in
sala da pranzo dove l’aspettava una signorotta allegra che le aveva preparato
una buona colazione. -Quante cose zia!! Potevi evitare…- c’era un po’ di tutto,
arance, limoni, un bicchiere di latte, uno di spremuta, cereali, biscotti, un
cornetto alla crema, il cacao in polvere, la donnona aveva proprio esagerato!!!
-Quando parti piccola?- avrebbe voluto rispondere mai più ma sapeva che doveva
andarsene da quel posto orrendo. -Tra due ore zietta!!!- fece finta di essere
allegra e felice.
Rosa la guardò negli occhi -Non le sai proprio dire le bugie
eh…- Anna ricambiò con uno sguardo preoccupato -Senti zia, io non ci voglio
tornare in quella casa, e… hai ragione sto scappando, e non tornerò in Sicilia,
vado via, fuggo, come una vigliacca, ma è l’unica cosa che sono in grado di fare
perciò, se vuoi chiamare i miei e dirgli che sono stata qui fa pure, tanto non
ci sarò quando arriveranno…- la donna le accarezzò il viso -Se fossi stata al
tuo posto avrei fatto la stessa cosa perciò ti lascio andar via a patto che mi
chiami tutte le sere. I soldi che ti ho dato non basteranno se hai intenzione di
andare lontano, qui ce ne sono degli altri…- le porse con comprensione un
centinaio di euro e insieme prepararono la valigia.
-Ciao zia, ci sentiamo stasera!!- Anna agitò la mano e salì in carrozza
camminò per circa tre metri e andò a sbattere contro un ragazzo dagli occhi
verdi che le versò del succo di frutta sulla maglietta bianca -Ma guarda sto
deficiente!!!- il ragazzino che avrà avuto più o meno vent’anni chiese scusa e
continuò la sua strada, lei si voltò a guardarlo e mentre imprecava arrivò ad
uno scompartimento e bussò -E’ libero? Posso entrare?- -Certo, figurati- un
ragazzotto biondo con gli occhi azzurri era seduto e canticchiava allegramente
ascoltando della musica sul suo I Pod. Anna si accomodò facendo un cenno di
ringraziamento con le testa. -Mi chiamo Michael piacere- il suo accento era
straniero, nordico -Anna, il piacere è tutto mio…- rispose con una di quelle
frasi antiche, già fatte, tanto da sembrare educata. -Se qui sola?- -Si, e
tu?- -No sono venuto a prendere un mio amico, Gianluca, tra poco dovrebbe
arrivare, è andato al bagno penso… che hai fatto alla maglietta?- Anna arrossì
imbarazzata, avrebbe voluto nascondersi sotto terra come gli struzzi -Ehm… un
ragazzo mi è venuto contro e mi ha rovesciato… il succo di frutta
addosso…- -Ah ecco…- la porta si aprì di scatto e ruppe quell’improvviso
silenzio, entrò lo stesso ragazzo maldestro che Anna aveva insultato un attimo
prima -Tu!? Sei quello che mi ha lanciato il succo addosso!- -No scusa… primo
non te l’ho lanciato, secondo le persone educate si salutano…- -Ciao
allora…- -Ciao anche a te…- Michael li guardava divertito, quel viaggio fino
a Roma sarebbe stato molto movimentato… -Allora, io mi sono già presentato, sono
Michael, lui è Gianluca e lei è Anna, siamo tutti calmi, tranquilli, non c’è
bisogno di scaldarsi… dobbiamo solo fare amicizia…- Anna ascoltò il biondino,
poi si rivolse a Gianluca e si strinsero la mano in segno di pace
-Tregua?- -D’accordo, tregua.- La ragazza guardo i due compagni, Michael era
bellissimo, nordico, altissimo, sguardo fiero, pelle chiara e così elegante…
l’altro invece era la solita bellezza mediterranea, aveva i capelli scurissimi,
ricci, corti, gli occhi erano verde chiaro e la pelle abbronzata, il viso era
perfetto.
Non ho mai visto ragazzo così bello e attraente in tutta la mia vita… ma cosa
stai dicendo Anna! Quel tipo ti ha sporcato la maglietta e si è presentato in
malo modo! Non c’è nulla di attraente in tutto questo!!!
Il viaggio per Roma proseguiva, Michael e Anna facevano amicizia mentre
Gianluca non faceva uscire parola, la ragazza decise di prendere iniziativa non
poteva più vederlo in quello stato, zitto, solo e arrabbiato con lei -Senti,
anche se non dovrei ti chiedo scusa per come mi sono comportata quando sei
entrato però parla, guardami negli occhi!- -Che vuoi sapere?- -Da dove
vieni?- il ragazzo rispose -Reggio Calabria- -Dove vai?- -Amsterdam con
Michael- Anna si bloccò -Vai ad Amsterdam?- -Si, perché è un problema?- la
ragazza sorrise -No nessun problema, anch’io sono diretta lì…- -Cosa ti
spinge ad arrivare ad Amsterdam, sei siciliana non è così?- Anna era stupita
-Come fai a saperlo?- -L’accento non inganna mai… io ritorno dalle vacanze…
sono stato qui da giugno fino ad ora e… adesso si ritorna a casa… Amsterdam… e
tu? Perché vai là? Già… forse vai in vacanza… luglio è il momento migliore…
"Luglio col bene che ti voglio lalalala…" com’è che faceva??? Dai…
rispondimi… perché vai ad Amsterdam??- non rispose -Dai, non fare la timida…-
rispose intimorita -Non te lo posso dire- Gianluca la fissò stranito -Vediamo…
una ragazza siciliana che non mi vuole dire perché va lontano da casa sua… o hai
fatto qualcosa e i tuoi ti vogliono recludere e sei scappata, o… sei una
mafiosa!- disse ridendo -Non si scherza con la mafia, lo sai questo, si…-
Anna era diventata seria tutt’un tratto -Centra la mafia?- -E a te che
t’importa? Comunque non ti voglio spiegare niente, non ti voglio mettere nei
casini capisci…- -Quanti anni hai Anna?- i suoi occhi verdi le diedero la
forza di rispondere -Sedici… sedici- i loro sguardi s’incrociarono -Voglio
sapere tutto, e ti voglio aiutare, verrai con noi ad Amsterdam starai con noi.-
I due sorrisero e a loro si unì anche il biondino, in questo lungo viaggio non
sarebbe stata sola se lo sentiva.
Il viaggio fu lungo e silenzioso, dal finestrino si vedevano paesaggi che
aveva già visto, ma è come se le fossero stati sconosciuti, come se da quel
giorno avesse iniziato una nuova vita, una vita diversa, sincera, Roma, aveva
tracciato le fermate, sarebbe andata a Genova, sarebbe passata per Milano,
voleva cogliere l’occasione di girare l’Italia, quel poco che gli era concesso,
sarebbe stata a Vienna, Berlino e infine l’epilogo ad Amsterdam… sarebbe
riuscita ad eliminare il suo passato? O il suo passato l’avrebbe rincorsa fin
là? Perché è questo che avevano detto…
"Non ti lasceremo ricordatelo, se tuo padre non la finisce di scassarci la
minchia farai la fine di tua sorella, l’hai capito questo, si? Ti seguiremo
dappertutto, sarai come figlia nostra diglielo al papà tuo…- ricordava
ancora la voce di quell’uomo, la sua minaccia, forse i suoi amici trovati in
treno l’avrebbero dovuta lasciar stare, erano in pericolo tutti, poi suo padre
la cercava, e… -Prossima fermata Roma Termini, ripeto, prossima fermata Roma
Termini- la voce dell’annunciatrice la fece svegliare da un brutto sogno,
rivolse uno sguardo d’angoscia a Gianluca -Cos’è che ti preoccupa, posso saperlo
adesso?- abbassò lo sguardo -No, in albergo… a proposito dove… cioè io come…-
Michael prese la parola -Stai tranquilla, dormiremo in ambasciata…- lo guardò
stupita -Si mio padre è un ambasciatore olandese, capisci…- ora tutto le era
chiaro -Ah… ok, basta saperlo…- scesero dalla carrozza, a Roma c’era brutto
tempo, le nuvole coprivano il cielo limpido che lei ricordava dalla fuga, la
stazione era grandissima, c’erano negozi ovunque, ristoranti, bar, era sperduta,
Michael li guidava come se ci abitasse dentro quell’enorme costruzione con le
pareti color legno, si dirigevano verso la metro, il loro passo era svelto e
fluido, erano tre ragazzini, ma sembravano molto più grandi, maturi e tristi.
L’ambasciata era una struttura bianca, alta, i tre raggiunsero la porta dove li
aspettava un uomo alto e fascinoso, era biondo e assomigliava molto a Michael,
doveva essere suo padre, il viso era chiaro, gli occhi erano azzurri come un
mare in tempesta, con quella sfumature bianche della schiuma. -Pà!!- -Mike!
Com’è stato il viaggio?- -E’ andato tutto bene!!- -E perché non mi
presenti questa signorinella, Bonjour mademoiselle, enchanté…- l’uomo si
avvicinò e le baciò delicatamente la mano, Anna sorrise imbarazzata e rispose
con quel poco di francese che aveva imparato da Ilaria -Le plaisir est d'autant
mon…- quando non conosceva le persone che la salutavano usava sempre la stessa
formula: -Il piacere è tutto mio- come aveva fatto in treno… -Sai il
francese? Lingua di classe… azzarderei a dire che sei una donnina di classe
anche tu- Anna non smetteva di arrossire, guardava in basso e sorrideva, era
molto simpatico… -Mi chiamo Anna, e visto che anch’io vado ad Amsterdam, suo
figlio mi ha chiesto di proseguire il viaggio insieme a lui…- l’uomo la guardò
-Sono Adriaan Van Der Buzzen, il padre di Michael, e sono felice di accoglierti
in ambasciata- poi si rivolse al ricciolino -Gianluca!!! Non ti avevo ancora
notato!!! Quanto tempo, come sta tuo padre? L’hai sentito tu no? Io con tutto il
lavoro che c’è qui non sono nemmeno riuscito a chiamare voi…- -Tutto bene
signor Van Der Buzzen…-
-Quante volte ti ho detto di darmi del tu? Michael, guidali nelle stanze
degli ospiti dell’ambasciata, alle sette e trenta ci sarà la cena ragazzi, mi
raccomando!!! Puntuali!!!’ Anna e Gianluca seguirono il compagno per la scala
di marmo, le pareti erano tappezzate con una carta da parati blu reale, il
corridoio era pieno di quadri e statue, la giovane si guardava in torno, alzava
gli occhi al cielo per vedere il soffitto bianco, finché non raggiunsero una
porticina bianca -Anna la tua stanza… Gianluca la stanza a fianco insieme a me,
fatevi pure una doccia, basta che all’ora di cena siete in sala, stasera c’è un
importante uomo politico… non so… in orario!!!!- Michael lasciò i due ragazzi
soli a guardarsi negli occhi, susseguirono due minuti di silenzio e imbarazzo
quando Anna abbassò lo sguardo -Io… vado a farmi un bagno caldo, ne ho proprio
bisogno…- balbettò arrossendo ed entrò timidamente nella stanza. Era blu, come
tutto il resto, accogliente, calda, c’era un divanetto a sinistra e di fronte un
televisore, nell’angolo in fondo a destra un cucinino e una porta che dava alla
camera entrò, trovò un letto matrimoniale con un copriletto damascato, sempre
sulle tonalità del blu con delle cuciture dorate, sulla destra un bagnetto dalle
mattonelle verde pastello, c’era una grande vasca idromassaggio
Proprio quello che ci voleva…
Riempì la vasca di acqua bollente e appena ci si tuffò, i suoi brutti
pensieri si sciolsero come neve al sole. Uscì dal paradiso, si mise
l’accappatoio e si diresse nella camera da letto. Sarebbero rimasti lì circa tre
giorni, perciò smontò la valigia, se così la poteva chiamare… Dalla tracolla
nera uscirono due abiti casual, li ripose nell’armadio, il portafoglio, nel
cassetto, la foto di sua sorella la poggiò con delicatezza sopra il comodino e
poi tirò fuori la pistola. Non lo doveva sapere nessuno che ne possedeva una,
nemmeno Gianluca o Michael, l’aveva sottratta a suo padre prima di andar via,
almeno si era portata qualcosa di lui, già la cosa che lo rappresentava a pieno,
che diceva cos’era lui: un assassino… Sentì bussare, era ancora in accappatoio,
nascose velocemente l’arma sotto il cuscino, si sitemò un attimo e andò ad
aprire. -Gianluca… che ci fai qui?- -Bè veramente… mi manda Michael, mi ha
detto di dirti che alla cena non ci puoi andare vestita normale e mi ha dato
questo…- tirò fuori, da dietro la schiena, un abitino blu, senza spalline, che
arrivava sopra le ginocchia -Ci starai benissimo Anna…- -Anche questo te l’ha
detto Michael?- replicò con aria scherzosa -Ehmm… ora devo andare ciao.- Chiuse
la porta, e la lascio con un sorrisetto malizioso in viso. Si provò l’abito, era
bello, semplice e le metteva in risalto la pelle chiara, certo che con i capelli
sciolti non era il massimo… provò a tirasi su i capelli in tutti i modi ma erano
così mossi e ribelli che ci rinunciò, li raccolse in coda laterale, che cadeva
sulla spalla sinistra, li legò con un nastro che si abbinava al vestito e mise
un velo di ombretto azzurro sugli occhi. Era pronta. Ora non le rimaneva che
andare da Gianluca, bussare alla sua porta e dirgli di accompagnarla a cena…
La sala era grande, il pavimento in marmo bianco metteva in risalto le figura
colorate che si muovevano sulla pista. -Smettila di crogiolarti su te stesso
Michael, se la vuoi lasciare fallo ora, questo è il momento giusto!!- l’amico
d’infanzia lo incitava -Ma Leida… va bene, hai ragione, ma quando glielo dovrei
dire secondo te?- -Mentre balli!!- -A proposito di ballare, un valzerino
lo fai con Anna vero?- -Perché dovrei? E poi hai cambiato discorso!- -Ma
dai, non dirmi che non ti piace…- Gianluca lo guardò contrariato -No, non mi
piace! La odio, non so come mi sia venuto in mente di aiutarla… e non è neanche
così carina, in fin dei conti!!!- in quel momento scese dalla scalinata marmorea
una donnina fresca come l’aria, bianca come il latte e ricoperta da un velo blu
che la faceva somigliare ad una fata. I due ragazzi si fermarono a fissarla,
incantati da quella bellezza bruna che si dirigeva verso di loro. -Ciao
ragazzi…- sembrava imbarazzata -Anna!! Sei veramente fantastica, questo abito ti
sta benissimo!!!- i complimenti di Michael la facevano stare bene -Grazie
Michael- anche Gianluca voleva dirle qualcosa, non aveva mai visto ragazza più
bella di lei in quel momento. -Già, sei molto… carina Anna…- la giovane arrossì,
poi guardò attentamente i due, erano vestiti uguali, sembravano due gemellini,
avevano un abito scuro, l’unica cosa che cambiava era la cravatta, il biondino
aveva una cravatta sui toni del lilla, mentre il ragazzo dagli occhi verdi
l’aveva sui toni del blu, come il suo vestitino corto. -Anche voi state molto
bene vestiti così…- -E’ vero, lo penso anch’io. Una giovane dai boccoli
rossicci cadenti da uno chignon sulla parte destra del capo si avvicinò
maliziosa a Michael ‘Leida ciao!’ disse il biondino e si scambiarono un bacio
-Io e Michael stavamo parlando proprio di te, prima dell’arrivo di Anna, non è
vero?- disse Gianluca -Si… parlavamo proprio di te…- affermò Michael tirando una
gomitata al suo compagno. Anna la osservò, portava un lungo vestito stile
imperiale, quelli con la vita alta, violetto come la cravatta di Michael. -E…
cosa dicevate di me?- chiese curiosa -Nulla di che, anzi ti presento questa
amica: Anna De Luca- -Salve signorina, sono la Duchessa Van Blanc, Est un
vrai plaisir de faire votre connaissance- disse in tono di sfida. Anna
aspettò un attimo -Ho detto che è un vero pia…- fu interrotta. -Je sais la
langue français, je suis trez feliz... ehm di averla incontrata duchessa Van
Blanc…-
Speriamo che l’abbia detto bene !!!
La duchessina era stupita, quasi arrabbiata -Pensavo non sapesse il
francese…- -Non sono nobile, ma non ha bisogno di un titolo per sentirmi una
donna di classe…- disse ricordandosi cosa le aveva detto il signor Van Der
Buzzen il pomerigio. -Mi congedo au revoir mon amur ci vediamo a
tavola… saremo vicini…- disse riferendosi a Michael ‘Arrivederci a tutti,
signorina De Luca.’ ‘Duchessa…’ fece una piccola riverenza. ‘Che c’è? Perché
mi guardate così?’ chiese accigliata ‘Tu hai appena sfidato la ragazza più
perfida di tutta l’Olanda, lo sai?’ ‘Non è vero!’ protestò Michael,
dopotutto era ancora la sua ragazza… ‘No… solo…’ ‘Bè, solo un pochino…’ i tre
finirono in una fragorosa risata.
La tavola era grande, ricoperta da un’elegante tovaglia blu e oro. I
camerieri portarono gli antipasti, c’erano spiedini di pesce freddi e molte
altre prelibatezze, Michael era seduto vicino alla duchessina Van Blanc, mentre
io e Gianluca sedevamo accanto, proprio di fronte a loro. Arrivò il primo
piatto, era una crema verde decorata da una scia bianca a forma di cuore -Che
cos’è questa Michael?- Leida la guardò divertita e le rispose con aria saccente
-Si chiama erwtensoep, le donne di classe dovrebbero conoscere la cucina
straniera…- Gianluca la fulminò, non l’aveva mai potuta soffrire. -E’ la famosa
zuppa di piselli alla crema- spiegò il biondino -Ah… capisco…- l’assaggiò, era
buonissima, cremosa, saporita, buona!! Arrivarono anche vari secondi, aringhe
marinate in varie salse, polpi, frutti di mare, e formaggi, le pareva che
Michael li avesse chiamati Edammerkaas e Goudsehaas o qualcosa del
genere. La serata proseguì allegra tranne per la presenza ingombrante della
duchessina sottuttoio. I quattro ragazzi si alzarono, una simpatica orchestrina
iniziò a suonare un bel valzer.
-Dai… chiedile di ballare!!- Michael spingeva Gianluca a invitare Anna a
ballare. -No, non ci ballo con Anna…- -Fa come ti pare… perdi
un’occasione!!!- -Ha parlato… tu non dovevi parlare di una cosa all’amore
della tua vita?- il ragazzo dagli occhi azzurri sbuffò e si diresse verso la
brunetta fatata.
-Dai…- -Che c’è??- -Chiediglielo…- -Ma cosa??- -Su, guardalo, è
depresso, deperito, devi farlo ballare o non sopravvivrà alla notte… Anna lo
devi fare!!!- Anna sorrise -Smettila, e poi se rifiutasse?- -Non rifiuta sta
tranquilla… vai!!!- Anna si allontanò e si diresse timidamente verso il ragazzo
riccioluto -Non è che… insomma…- -Mi dispiace, non so ballare.- Tagliò corto.
Anna tornò indietro delusa -Visto!!! Non sa ballare, sei contento???- -Va bè
dai, balla con me…- il sorrisò tornò a illuminare il suo viso chiaro
-D’accordo.- I due si buttarono in un valzer con i fiocchi, erano entrambi
ottimi ballerini e volteggiavano sulla pista come farfalle colorate. Gianluca li
guardava da lontano, aveva ragione Michael, aveva perso un’occasione, o forse
no? Avrebbe ballato dopo con lei dopo, anche se la gelosia che provava nei
confronti del suo migliore amico era altissima. -Che hai?- chiese con tono
consolatorio la duchessina dai boccoli ramati. -Nulla, che devo avere?- -No,
è che sembravi triste, la tua Anna è andata a ballare con un altro non è
così?- -Leida non ti intromettere nei miei affari chiaro!!!- il suo tono era
aspro, quasi inviperito. -D’accordo, scusa.- Se ne andò e lasciò il ragazzo solo
con i suoi pensieri.
-Comunque se lo vuoi sapere, Gianluca è un ottimo
ballerino.- Confidò Michael alla sua ballerina in mezzo alla sala -Che stai
dicendo, lui ha detto che…- -Che non sa ballare, è che si vergogna, devi
compatirlo.- -Si vergogna di ballare?- -No, figurati, quello non si
vergogna di ballare.- -E allora?- -Quello si vergogna di ballare con
te…- -Cosa?- chiese la ragazza facendo finta di non aver capito -Ma si dai,
gli piaci!!- la ragazza era stupita da quelle affermazioni -No… non dirmelo, non
te n’eri accorta? O devi mettere gli occhiali o sei innamorata anche tu, e tra
le due penso sia giusta la seconda!!!- -Ma che dici!!! Io non sono innamorata
di quel… di quel...- -Quel???- chiese Michael incuriosito -Quel bellissimo
ragazzo ricciolo con gli occhi verdi che ha un fascino innato…- sospirò -Ti sei
liberata eh….- -Forse è così…- il valzer finì e Gianluca si avvicinò ad Anna
-Mi vuoi concedere il prossimo ballo??- -Ma non sapevi ballare tu??- disse
con tono malizioso -Ehmmm… possiamo dire che…- -Ti concedo questo ballo
monsieur.- La musica cambiò, al posto del solenne valzer precedente prese posto
un tango passionale, Il ricciolino si avvicinò alla pista -Che fai, non vieni a
ballare?- chiese sospettoso -Non so ballare il tango!!!- Gianluca stava per
tornare indietro quando la focosa Leida prese per mano il giovane e lo trascinò
al centro della sala da ballo. Anna lo guardava impietrita dalla gelosia mentre
si rimpinzava di aringhe salate. Michael si avvicinò -Tranquilla, Gianluca non
gli interessa, è solo che l’ho appena lasciata, lo fa per farmi incazzare non ti
devi preoccupare!!- -E… di cosa mi dovrei preoccupare
scusa?- -Nervosetta…- -No! Non sono né nervosa né gelosa chiaro!!!- la due
figure volteggiavano sinuose, il vestito della giovane si alzava, mostrando le
lunghe gambe color bronzo. I loro sguardi erano lunghi e intensi, la ragazza
lasciò la sala con una lacrima che la rigava il viso. Si era presa una cotta per
un arrogante, stupido, orgoglioso… intelligente, bellissimo ragazzo dagli occhi
verdi… era una bambina, anche se lo odiava, non riusciva a pensare a lui se non
come essere perfetto, e dolce, armonioso. Salì di corsa in camera, indossò il
pigiama di satin che le aveva regalato zia Rosa e si sedette sul divano con la
testa tra le mani. Il tango finì, Gianluca si staccò subito da Leida a cercò
disperatamente lo sguardo di Anna senza trovarlo -Dov’è?- -Chi??- rispose il
compagno. -Lei, dov’è??- -E’ salita su in camera…- Corse di sopra, si
fermò di fronte alla stanza di Anna, la guardò, prese un grosso respiro e si
diresse nella sua camera abbattuto. Aprì la porta e anche lui si mise nella
stessa posizione della ragazza. Mezzoretta dopo la porta della camera si aprì.
-Fatto?- -Fatto cosa?- domandò Gianluca perplesso -Sei già stato da lei?-
Michael era tutto in subbuglio -Veramente non ho neanche avuto il coraggio di
bussare…- -Cosa?! Stai scherzando vero? Ora tu esci da quella porta, bussi,
entri e le parli!!!- -Va bene, vado…- si alzò lentamente dal letto sotto lo
sguardo di rimprovero di Michael -Corri!!!- Anna sentì bussare alla porta.
-Si… chi è?- -Ehmm… Gianluca…- -Ah… entra…- era sconfitta. Si sedettero
sul divano in silenzio aspettando che l’altro prendesse la parola -Ciao Anna.-
Disse lui rompendo il ghiaccio -Ciao, come mai qui? Pensavo fossi a
ballare…- -Bè… veramente…. Mi ha costretto Michael a venire…- lei scoppiò a
ridere. –Michael… già, ci vuole proprio vedere insieme non è così?- -Si…- fu
interrotto -Ma noi siamo solo amici vero?- ipotizzò Anna -Solo amici…- ribadì
lui pieno di amarezza -A proposito, non è che domani mi accompagneresti in
centro? Devo comprare dei vestiti, ho solo due cambi, ne ho veramente
bisogno…- -Si, certo…- si alzò e insieme a lui fece la stessa cosa Anna
accarezzandosi il pantalone color panna. Quegli occhi verde smeraldo la
ipnotizzavano mentre Gianluca si avvicinava sempre più a quella mandorle color
caramello contornate da lunghe ciglia nere. Le tastò la guancia con la mano, le
sue labbra sfioravano la pelle fredda della ragazza che si lasciava andare
sempre più, una mano le cinse la vita e i due si abbandonarono ad un bacio lungo
e dolce come il miele.
Sentì bussare alla porta. Sbadigliò e si alzò come tutte le
mattine. L’orologio faceva le nove, si alzò di malavoglia. -Chi è?-
-Colazione a letto!- esclamò una voce familiare. Aprì -Michael!
Che ci fai vestito così?- indossava abiti da cameriere -Buongiorno madame, se mi
permette le consiglio di tornare a letto e svegliarsi solo quando la chiamerò io
d’accordo?- fece come le era stato detto, si infilò sotto le coperte, chiuse gli
occhi e fece finta di svegliarsi sorridendo al suono di un’allegra campana di
bronzo. -Umhh… buoni!!! Cosa sono?- chiese la ragazza masticando dei biscottini
a forma di mulino a vento -Si chiamano Ruiter Speculaas, biscotti speziati molto
buoni!!!! Ora ti lascio, vestiti e raggiungici, io e Gianluca siamo nell’entrata
principale.- Uscì aggraziatamente dalla porta bianca. La ragazza prese buono il
consiglio dell’amico e cercò nella borsa. Trovò una camicetta in chiffon,
sfumata, color arancio e rosa con le maniche a sbuffo da metter sopra a un
pantalone bianco. Tirò su i capelli ricci con una pinza e lasciò cadere ai lati
del viso due boccoli scuri che le risaltavano gli occhi chiari. Scese le scale
canticchiando. Non sapeva cosa fare, cosa era successo l’altra sera? Si erano
baciati, tutto qui, non c’era nient’altro. -Ciao Anna!- Gianluca era più bello
del solito -Ciao! Allora, questo giro in centro lo facciamo si o no?-
-Veramente dovrete andare da soli, ho delle cose da fare prima
della partenza, sono sicuro che starete bene.- Michael lo aveva fatto apposta,
ne erano sicuri entrambi. -Ok, vorrà dire che questa passeggiata la faremo senza
di te no, Anna??-
-Ehh… si… figurati….- Anna era arrossita.
I due camminavano per le vie del centro silenziosi. -Non pensi
di dover parlare di ciò che è successo ieri sera?- chiese il ragazzo curioso
-Perché? Che è successo ieri sera?-
-Tu mi hai baciato ricordi?-
-No affatto! Sei stato tu a baciarmi!!-
-Va bene, sia chi sia rimane il fatto che ci siamo
baciati.-
-Anna!!!- una voce scura suonava dietro le loro spalle,
Gianluca si voltò, Anna frugò dentro la borsa e ne estrasse un’automatica, si
rivolse verso suo zio, l’uomo che la stava chiamando e gliela puntò contro.
-Anna! Nipote cara! Stai bene si… metti giù quella pistola…-
-Sta bene a sentire! Vai via, non ti voglio qui!-
-E dai piccola!!! Non ti arrabbiare!!! Tanto non concludi
niente!!!-
-Zio se non te ne vai entro il tre io… ti sparo.- L’uomo rise
-Non c’hai le palle Anna, non ce le hai mai avute.-
-A no?? Uno…- Gianluca la fissava terrorizzato -Due…-
-Anna, non lo fare, fallo per me! Per Michael!!-
-Tre!- uno sparò frantumò l’aria in mille piccole scaglie di
vetro taglienti che ferirono l’animo bianco e pulito della ragazza, era
diventata un’assassina, come suo padre.
Lei era immobilizzata. La pistola le era caduta di mano, era
tutto fermo, immobile. I movimenti rallentati, lo sguardo di Gianluca e il
terrore negli occhi di Anna. -Scappa cazzo!! Corri!! Datti una mossa!- le sue
urla spezzarono quell’attimo di panico in cui tutto era diventato ovattato. Anna
non si muoveva -Schioda quei cazzo di piedi da terra e vieni con me!!- la
giovane afferrò. Gianluca raccolse la pistola e poi iniziarono a correre verso
l’ambasciata. Il ragazzo la tempestava di domande ma lei non capiva, era fuori
da tutto. Non si accorse nemmeno di essere svenuta nell’atrio dell’ambasciata,
di essere stata portata in camera, di essersi svegliata e rannicchiata sul
divano. -Secondo te è sveglia?- chiese il biondino all’amico -Non ne ho idea…
forse… Anna…- disse a bassa voce -Anna…- lei non rispondeva.
D’un tratto si accorse di essere nella sua stanza con la testa
fra le ginocchia, aspettò, sentiva delle voci lontane, quasi sfumate… alzò di
botto il capo tirando indietro i lunghi capelli neri. -Anna!!!- gridò Gianluca
pieno di stupore -Anna…- lei muoveva la bocca ma non ne usciva suono -Anna…- la
chiamavano. Era calma, non piangeva ma non riusciva a connettere il cervello
alla bocca. -Anna!!- le voci intorno a lei si facevano insistenti e brusche. Un
ragazzo dai capelli ricci la scosse -Anna c***o rispondi!!!-
-Vaffanculo- disse la ragazza a bassa voce mettendosi a
piangere -Cosa?- quel ragazzo castano era Gianluca. -Ho detto vaffanculo- ribadì
la ragazza con quel filo di incertezza che le usciva dalla bocca. Una mano
fredda le accarezzò il viso -Scotti… hai la febbre… ti portiamo di là- notò che
c’era anche Michael -No!!! Non voglio andare…- i due provarono a prenderla di
peso per portarla in camera da letto ma faceva resistenza. -Anna, per favore,
fai la brava!!-
-No!!-
-Ti pregò!!!- non smetteva di dimenarsi. Riuscirono a portarla
di là, la stesero e la misero sotto le lenzuola bianche -Lasciatemi cazzo!!!-
per la prima volta urlò. Michael la lasciò immediatamente, Gianluca no,
continuava a stringerle con forza i polsi -Mi fai male!!- singhiozzò, lui la
guardò con freddezza.
-Mollami!!- continuava a gridare mentre Gianluca non lasciava
quella stretta atroce -Gianluca!! Lasciala, le fai male!!-
-State tutti zitti!!!!- vociò il ragazzo dagli occhi verdi, non
la voleva lasciare, aveva paura che mollando quella presa sarebbe sparita, come
fumo, la stanza era diventata un delirio. Michael tacque ma Anna non smetteva di
tirare calci da sotto le coperte. I suoi occhi mielosi guardavano stizziti gli
smeraldi di lui mentre blaterava a gran voce. Le prese il mento, lo avvicinò a
se e la baciò, magari solo per farla stare zitta. -Non provarci mai più!!!-
-Scusami.-
-Ora lasciami il braccio- disse calma -No-
-Perché?-
-Quando quell’uomo ti ha puntato la pistola e tu non hai fatto
niente, io…io… ho temuto di non rivederti mai più, se non a terra con un buco in
testa e… ho avuto paura di perderti e non riuscire a passare un attimo di più
con te e… non ti voglio lasciare Anna, non ti voglio lasciare mai più…-
-Il braccio però me lo puoi lasciare, tanto con la febbre dove
vuoi che vada?- le lasciò delicatamente il braccio ormai violaceo. -Tieni-
Michael le passò un termometro bianco. -Penso di dovervi delle spiegazioni…-
-Pensa a riposare ora.- Rispose Gianluca -Io… voi dovete sapere
tutto….- Il termometro la interruppe suanando. -Trentanove e tre!-
-Dormi e riposa, domani mattina ci spiegherai tutto.-
-D’accordo.- La ragazza si girò stanca dall’altro lato del
letto e quando Michel arrivò con l’aspirina lei dormiva serenamente.
Il giorno seguente si svegliarono presto. -Gianluca!!! Forza!!
L’hai preparata la valigia???-
-Si Michael, l’hai svegliata Anna?-
-No… ora vado.- Il ragazzo era agitato, suo padre, Adriaan, gli
aveva detto che sarebbero andati con il jet privato, quello dell’ambasciata, il
che era stranissimo perché quell’aereo si usava solo per le emergenze. Certo,
quello che era successo ieri era una vera emergenza ma lui non gliene aveva
parlato… le cose si complicavano. -Anna… sveglia…-
-Che ore sono??- disse con l’aria di una che non si è ancora
ripresa da una sbornia.
-Le 8.00, mio padre vuole che andiamo subito ad Amsterdam,
quindi prendi le tue cose e scendi nella sala a fare colazione. Ah… quasi
dimenticavo, questa deve essere tua…- le passò l’automatica con dolcezza. -Non
la voglio una pistola…-
-Averla non vuol dire che devi sparare per forza… tienila…- la
prese timidamente e stette a contemplarla per alcuni secondi. Poi si guardò il
polso. -Ascolta, Gianluca non è un tipo che mette le mani addosso, soprattutto
alle ragazze, è che…- lo interruppe -lo so… ho capito… sono stata io… mi vesto e
arrivo.- Tagliò corto lei. Il biondino uscì dalla stanza avvilito. -Ciao
Michel.- Sua madre era li davanti al lui. Era una bella donna, sui quarant’anni,
giovane. Aveva i capelli castani, chiari, gli occhi grandi e verdi e due labbra
rosee e sottili. -Ciao mamma.-
-So che ieri è successo qualcosa…-
-Neanche io so cos’è successo, ora devo andare.- La liquidò
freddamente.
Con gli occhi gonfi e il polso bruciante s’incamminò fino alla
saletta. -Mademoiselle Anna??- sorrise alla voce di Adriaan. -Mi dica signor Van
der Buzzen-
-Ho saputo di ieri e mi sono permesso di darle asilo ad
Amsterdam.-
-Lei sta nascondendo un’assassina lo sa?-
-Non sei un’assassina Anna… sei solo una ragazzina di sedici
anni spaventata da un mostro che divora e distrugge tutto il buono che c’è in
Sicilia… e la cosa buona è che hai deciso di non assecondarlo. Ho parlato con
dei ministri italiani e con i responsabili della DEA, stai tranquilla, mi hanno
detto che non hanno trovato neanche una chiazza di sangue… doveva avere un
giubbotto antiproiettile… puoi venire ad Amsterdam con noi… la polizia di qui è
d’accordo con la nostra… sarai al sicuro.- Questo discorso così semplice e
lineare la tranquillizzò. I tre salirono sull’aereo e dopo ore di silenzio
ininterrotto si fermarono. Scesero in un grande aereoporto. Anna aveva
riflettuto e dormito, si era tranquillizzata, suo zio non era morto, ma avrebbe
potuto esserlo. Il viaggio era stato lungo e lei ora voleva solo una cosa. -Che
ne dite di un gelato??-
Fu così che arrivò ad Amsterdam
Anna De Luca 16 anni Amsterdam
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