A bit of magic
A bit of
magic
Capitolo 1
Bonnie era
seduta sulla poltrona, le gambe piegate sotto al sedere e la coperta tirata fin
sotto il mento. Alla televisione, priva di audio, si susseguivano le scene di un
vecchio film in bianco e nero.
“Sì, lo so Sarah
che è una produzione importante, ma non so se me la sento di accettare un nuovo
lavoro…dopo Ocean’s Wave, volevo prendermi un periodo di pausa…ne avevamo
già parlato”
Si ficcò in
bocca una manciata di noccioline, trattenendo il telefono tra il collo e la
spalla. Dall’altra parte Sarah McKay, la sua agente, continuava a ripetere che
non poteva rifiutare la sceneggiatura che le avevano proposto. Si passò una mano
sulla fronte, trattenendo uno sbadiglio.
“va bene, va
bene…” mormorò, ormai arresasi all’insistente della sua agente e amica. “Leggerò
la sceneggiatura e se mi convince accetterò la parte…”
Sentì Sarah
scoppiare a ridere. “Ah lo sapevo che alla fine avresti ceduto!”
Bonnie roteò gli
occhi, cambiando canale.
“Sì, ma non ti
prometto nulla! La prossima settimana verrò a Londra e incontrerò qualcuno della
produzione…e poi si vedrà. Ora vado, ci sentiamo più tardi”
Ascoltò ancora
qualche frase di Sarah, che continuava a prometterle che il copione le sarebbe
piaciuto così tanto che non avrebbe potuto rinunciare. Bonnie riagganciò solo
dopo averle promesso che avrebbe valutato attentamente la proposta, prima di
rifiutarla.
Guardò il
telefono per qualche istante, dopo che ebbe concluso la telefonata, sospirando.
Si era ripromessa di prendersi un periodo di riposo, ma Sarah insisteva affinché
sfruttasse appieno il successo dei suoi due ultimi film. Pensare di dover
lavorare di nuovo molte ore al giorno e poi le premiere sparse per il mondo,
tutti gli impegni post-produzione…
Si alzò e portò
in cucina la scodella vuota, che aveva contenuto la sua cena. Appena compiuta la
maggiore età, si era trasferita in una casa appena fuori Londra, che condivideva
solo con la sua gatta bianca a pelo lungo, Milly. Credeva di soffrire di
solitudine, una volta lasciata la famiglia per poter seguire la sua carriera di
attrice, invece aveva scoperto che vivere da sola era meno terribile di quanto
si fosse aspettata, anche perché spesso era fuori casa per via delle riprese.
Lasciava Milly a una vicina, la signora Jane che viveva accanto a lei. Era una
donna anziana, senza figli o nipoti e l’aveva in qualche modo adottata,
incaricandosi di badare a lei, come una vecchia zia un po’ impicciona.
“beh Milly,
vedremo…” sospirò dando una carezza alla testa morbida della gatta, che rispose
alle sue attenzioni cominciando a fare le fusa.
***
Il mese che
aveva trascorso senza andare a Londra non le era bastato per cominciare a
sentire nostalgia del traffico e del rumore della città. Chiamò un taxi con un
cenno della mano e vi salì, stando attenta a non chiudere il lungo cappotto in
mezzo alla portiera. Il taxista ascoltò l’indirizzo e s’immise nel traffico,
incurante di una macchina che frenava bruscamente per non tamponarlo. Bonnie
lanciò un’occhiata fuori dal finestrino, emettendo un sospiro. Doveva
incontrarsi con Sarah davanti all’albergo in cui alloggiavano il regista e il
produttore. Avrebbero pranzato insieme al ristorante dell’hotel, uno dei più
costosi ed eleganti di Londra, e avrebbero parlato del film. Bonnie continuava a
chiedersi perché avessero contattato proprio lei e perché insistessero così
tanto perché entrasse nel cast. Era vero che poteva contare su una larga fetta
di fan, che le erano rimasti fedeli fin dal successo clamoroso della saga di
Harry Potter, ma l’ultimo film era uscito tre anni prima, quando lei aveva
ventun anni e da quel momento non aveva fatto altro che cercarsi di levarsi di
dosso l’etichetta di Ginny Weasley. Il taxista la strappò dai suoi pensieri
dicendole che erano arrivati a destinazione. Pagò la corsa e scese. Una folata
di vento la fece rabbrividire. Si strinse maggiormente nel cappotto, abbassando
la testa per evitare che gli occhi iniziassero a lacrimarle. Vide Sarah in piedi
nella hall e le fece un cenno di saluto con la mano. Sarah aveva da poco
superato i trent’anni. Aveva lunghi capelli biondi e un viso allegro e
simpatico. Quando era nervosa era capace di fumare mezzo pacchetto di sigarette
di fila, ma stava cercando di smettere. Bonnie l’aveva conosciuta quando non era
che poco più di una ragazzina e malgrado la differenza di età avevano subito
legato.
“Ciao” l’accolse
la donna, baciando l’aria accanto alla sua guancia.
“Sono in
ritardo?” chiese Bonnie, controllando l’orologio.
“No, sei
arrivata in perfetto orario. Vogliamo andare?”
Bonnie annuì,
seguendo l’amica fino al ristorante.
“Il tavolo del
signor Anderson” disse Sarah, mentre due camerieri si affrettavano a prendere i
loro cappotti e un terzo cameriere le scortava fino al tavolo. Non appena le
videro arrivare i due uomini seduti al tavolo si alzarono in piedi.
“Signorina
Wright, sono George Anderson” disse l’uomo più vicino a lei. Era il regista del
film, era molto alto, con capelli corti e brizzolati. Aveva una stretta di mano
forte e decisa, ma al tempo stesso rassicurante. Bonnie gli rivolse un sorriso,
dicendo che era un piacere conoscerlo. Aveva amato Little Doubt, uno dei
suoi film più famosi e l’idea di lavorare con lui l’allettava non poco. L’altro
uomo, Michael Lyndon, era il produttore del film. Si avvicinava ai sessant’anni
e aveva un aspetto austero ed elegante. Bonnie strinse la sua mano, sentendosi
un po’ intimorita. Si sedette al tavolo rotondo tra il regista e la sua agente,
sistemandosi il tovagliolo sulle gambe. Dopo i convenevoli e dopo aver ordinato,
il signor Anderson prese subito la parola, congiungendo le mani al di sopra del
tavolo.
“Signorina
Wright, non nego di volerla a tutti i costi nel mio film”
Il produttore
gli lanciò un’occhiataccia che l’uomo ignorò. “credo che lei sia perfetta per
questa parte”
Bonnie accennò
un sorriso di cortesia. “Ne sono sicura, signor Anderson, ma come di certo la
mia agente vi ha già detto io…”
“Lo so che vuole
riposarsi per un certo periodo…” l’interruppe l’uomo, sorseggiando un bicchiere
d’acqua “ma almeno stia a sentire quello che abbiamo da dirle…sono venuto a
vederla a teatro, quando interpretava Ofelia” continuò il regista “E l’ho
trovata fantastica”
Bonnie arrossì,
sistemandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“La ringrazio”
mormorò, piegando le labbra in un caldo sorriso.
“Il film che
vogliamo girare s’incentra sulla storia di due ragazzi: Kelly e Mark. È una
storia d’amore, ma è anche una commedia, le piacciono i film di Meg Ryan?”
“Adoro Meg Ryan”
rispose sinceramente Bonnie, indietreggiando per permettere al cameriere di
appoggiare il piatto di antipasti davanti a lei.
“Ne sono
felice…Kelly è una ragazza semplice, molto intelligente…il suo sogno è quello di
diventare una scrittrice. Vive nei pressi di Edimburgo, con i suoi genitori. E’
da sempre innamorata del suo migliore amico, Mark. Lui è bello, sicuro di sé e
vuole diventare un architetto. Kelly non crede che lui possa interessarsi a lei
come donna e così decide di non rivelargli mai i suoi sentimenti, almeno finchè
non scopre che sua nonna è una potente strega e che anche lei possiede dei
poteri magici…”
Bonnie sorrise
freddamente, posando la forchetta.
“Signor
Anderson, sono sicura che la sceneggiatura è davvero fantastica, ma…ho deciso di
non dedicarmi più a certi tipi di film…”
“Forse mi sono
espresso male, signorina Wright…Kelly in realtà non è una strega. E’ solo…uno
stratagemma che ha adottato sua nonna per farle acquistare fiducia in sé
stessa…soltanto alla fine Kelly scopre che quello che stava facendo bere a Mark
non era altro che gocce di valeriana”
Bonnie inspirò
profondamente, volgendosi verso Sarah in cerca di aiuto.
“Posso leggere
il copione se lo desiderate…ma vorrei valutare la proposta con calma” disse,
dopo che la sua agente ebbe ribadito che Bonnie non voleva accettare altri ruoli
per il momento.
A pranzo
terminato, Bonnie si alzò in piedi e s’infilò il cappotto aiutata dal cameriere.
“Signorina Wright, è stato un piacere conoscerla”
“anche per me”
rispose Bonnie, stringendo calorosamente la mano del regista “Spero che avremmo
l’occasione di lavorare insieme…prima o poi…”
“Spero in un
prima, piuttosto che in un poi”
Bonnie sorrise, facendo per andarsene quando l’uomo la richiamò indietro
un’ultima volta.
“Signorina
Wright, l’attore che abbiamo contattato per il ruolo di Mark ha già accettato…è
Tom Felton, credo che vi conosciate”
La rivelazione
si abbatté su di lei come una secchiata d’acqua fredda. Si portò una mano sul
petto, mentre il respiro le moriva in gola e un tenue rossore le faceva bruciare
le guance.
“Tom?” mormorò,
come se stesse parlando a sé stessa.
Il regista
annuì. Bonnie accampò qualche parola di congedo e si diresse speditamente fuori
dall’albergo, con il cuore che minacciava di scoppiarle nel petto. Tom…da quanto
tempo non si vedevano? Chiuse gli occhi, rievocando con la mente il viso del
ragazzo. Si era incrociati alla premiere dell’ultimo film prodotto da Daniel, ma
non avevano scambiato che qualche parola, investiti dai flash dei fotografi.
Erano trascorso quasi un anno da quell’incontro. Lui le aveva lasciato un
messaggio in segreteria per augurarle buon compleanno, dicendole che andava in
America per un po’ di tempo e da allora non si erano più né visti né sentiti.
“Tutto okay?”.
La voce di Sarah la strappò bruscamente dai suoi pensieri.
“Sì” mormorò,
assicurandosi il copione che il regista le aveva consegnato sotto al braccio.
“hai impegni per
questo pomeriggio? che ne dici di un po’ di shopping?”
Bonnie scoppiò a
ridere, prendendo l’amica a braccetto. “Credo che sia un’ottima idea” rispose,
cominciando ad incamminarsi con lei verso Piccadilly Circuì, tentando di non
pensare più a Tom Felton.
***
Ciao a tutti! È
la prima fanfic con protagonisti degli attori che scrivo! Spero che questo primo
capitolo vi sia piaciuto! Vi prego lasciatemi un commentino, anche solo per
dirmi che l’avete letta e che vi è piaciuta o non vi è piaciuta! Ci terrei
veramente moltissimo! Grazie a tutti!
E prometto di
scrivere la fine di Out of Touch al più presto! ^_^
Un abbraccio
grande grande a tutti!
Willow
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