Note generali:
Fanfiction
partecipante al
contest 'Il giro del mondo in -anta ship' (che trovate qui
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10899805/Il-giro-del-mondo-in-anta-ship/discussione.aspx/1)
indetto da Il Saggio Trent, di cui trovate la pagina autoriale del
sito nelle note di fine capitolo.
Le frasi
in corsivo
all'interno della storia non sono originali, bensì parte del testo
della canzone "I'll Stand by you" dei The Pretenders, indi
per cui quelle splendide parole sono di proprietà della compositrice
e leader del gruppo Chrissie Hynde ( tradotte in italiano per una
lettura più fluida).
Perdonate
il fastidioso
sproloquio, e buona lettura.
LUMOS
-I'll
stand by you
La pioggia incessante di
quella notte avrebbe coperto normalmente qualunque tipo di suono, e
la densità del buio non permetteva allo stesso tempo di vedere
alcunché.
Tuttavia, Hermione riuscì a
sentirlo distintamente e aprì gli occhi all'oscurità.
Probabilmente, la sè stessa
di un tempo avrebbe afferrato la bacchetta al volo e bisbigliato
'lumos' con convinzione, per poi abbandonare il letto e lasciarsi
guidare da quella luce flebile e familiare.
Ma non erano più a
Hogwarts, e questo la convinse a ricorrere al buonsenso di tener fede
alla promessa e limitare l'uso della magia solo per le emergenze- e
sicuramente, la pigrizia di alzarsi e sfruttarla pur di non prendere
una torcia non rientrava tra le eccezioni.
Restò in ascolto qualche
altro istante, principalmente perchè conosceva Ron e il suo costante
bisogno di isolarsi nei momenti di poca lucidità nell'attesa che
essa tornasse.
Dopo di che si alzò,
silenziosa, e indossò la vestaglia lasciandosi alle spalle la camera
da letto.
Percorse al buio il piccolo
corridoio (in conclusione, aveva perfino abbandonato l'idea della
torcia dando fiducia al suo senso di orientamento) e, una volta
arrivata in salotto, poggiò la schiena allo stipite della porta e
rimase in silenzio.
La gola le bruciava mentre
Ron, che le dava le spalle seduto sul divano un pò logoro, era
scosso da fremiti sottili e visibilmente trattenuti.
In tutta la sua fragilità.
...perchè sei così
triste?
Hai le lacrime agli
occhi...
... erano mesi che non
succedeva, ma come aveva potuto pensare anche solo per un istante che
tutto fosse diventato solo un ricordo?
Si strinse nelle spalle e,
cauta, gli carezzò le spalle; Ron sussultò a quel tocco
inaspettato, e quando si voltò per osservarla Hermione gli lesse
negli occhi la paura, il terrore di essere stato ... scoperto?
Ascoltato, visto?
Non sapeva dirlo con
esattezza, ma le lacrime che gli rigavano le gote arrossate la
spinsero a posargli delicatamente una mano sulla guancia, e lui
chiuse gli occhi.
Non gli chiese a cosa stesse
pensando-semplicemente perchè sapeva esattamente l'origine di quel
tormento sopito e nascosto.
Era lo stesso, devastante
ricordo che aveva cambiato la vita della sua famiglia – e le
lacrime versate da Molly in segreto durante l'ultimo pranzo alla Tana
erano le stesse che ora sgorgavano da quelle iridi scure.
... non vergognarti di
piangere.
"... vorrei poter dire
qualcosa che non risulti stupido, ma non mi viene nulla in mente."
ammise, in un impeto di penosa sincerità.
Ron sorrise, anche se
rassomigliava più a una smorfia di terribile rassegnazione, e le
strinse la mano, baciandola delicatamente.
"... la strega più in
gamba della nostra generazione senza parole. Incredibile."
Hermione ricambiò il
sorriso, sciogliendo la stretta e sedendosi al suo fianco.
Lo baciò piano e lo guardò
negli occhi, riuscendo a coglierne il dolore.
O meglio, provando anche
solo ad immaginarlo: ma sapeva che era un sentimento troppo grande,
troppo soffocante perchè riuscisse davvero anche solo a sentirne una
parvenza.
"... non devi
vergognarti." fece una pausa, trovando poi il coraggio di essere
sincera, perchè non farlo sarebbe stato inusuale per loro.
E Ron meritava schiettezza
da parte sua, sin dai tempi della scuola.
In un qual senso sentiva di
doverglielo, e fu per questo che sussurrò: "...Ron, era tuo
fratello."
Il ragazzo abbassò lo
sguardo, ma era evidente che non intendeva proseguire alcuno sfogo
davanti a lei.
In fondo, Hermione se lo
aspettava perchè, per tutte le cioccorane, lui era ... così
ostinato a nasconderle i suoi sentimenti.
Non che non amasse anche
questo, di lui- così come la sua irritabilità, era uno di quei
difetti cui si era affezzionata con gli anni.
Ron Weasley era un
splendido, irremobivile ostinato, e niente lo avrebbe convinto a
lasciarsi davvero andare alle sue emozioni.
Per un istante pensò che,
se Harry fosse stato lì, probabilmente avrebbe saputo affrontare la
situazione senza farlo vergognare.
Questo pensiero fu così
devastante da darle un brivido, ma Ron alzò lo sguardo nel vuoto e
interruppe il silenzio della notte, mentre la pioggia battente si
infrangeva sui vetri quasi con sfacciataggine.
Non tenerti tutto dentro.
"... potevo impedirlo."
disse, ed Hermione restò senza fiato al solo pensiero.
"Oh, Ron ... no, lui...
Fred sapeva cosa stava facendo. Così come lo sapevamo noi. Ed Harry,
e tutti gli altri studenti ... gli insegnanti ..."
"Hermione" la
interruppe, improvvisamente incollerito "io potevo
impedirlo, ok?! Avrei ... avrei dovuto combattere al suo fianco ...
con lui e George, e mia madre ..."
Pian piano gli occhi si
riempirono di lacrime, e fu un attimo: crollò con il viso tra le
mani, singhiozzando ininterrottamente.
Hermione gli abbracciava le
spalle mentre aspettava di ascoltarlo, di assistere a quel pianto, a
quella fuori uscita di ricordi e rimpianti troppo a lungo celati.
Ron continuò, la voce
alterata dalla rabbia e dal dolore: "... e mentre loro ....
mentre loro combattevano, cosa facevo io?! Dove diavolo ero?!"
"... eri nella Camera,
Ron " disse Hermione, con convinzione "ad annientare il
Basilisco per uccidere una parte di Voldemort. Per aiutare Harry a
salvarsi ... a salvare tutti noi."
Ci fu una pausa, poi
respinse a sua volta le lacrime- perchè in quel momento non poteva
permettersele, non mentre Ron aveva bisogno del suo senno, della sua
acutezza.
Non quando Ron aveva bisogno
della sua voce comprensiva ma decisa.
"... non è stato un
atto egoistico. Ha combattuto per se e la sua famiglia. Ha combattuto
per George."
"...George..."
sibillò Ron, poi prese un sospirò e le lacrime diminuirono mentre
scopriva il volto, i capelli rossi scompigliati e lo sguardo
indurito.
"... non smetterà mai
di sentirlo dentro di sè, Hermione. Mai."
"Era una parte di lui,
Ron. Ma, in un modo o nell'altro... è andato avanti. Come tutti
voi."
Ron chiuse gli occhi, mentre
sentiva distintamente la gola bruciargli e il petto dolergli; poi lo
sguardò si posò di nuovo su di lei.
Hermione, come sempre,
sembrava brillare anche nel buio e capì di non averla mai amata così
tanto.
Più di quando l'aveva vista
con Krum.
Più di quando Bellatrix le
aveva lasciato quell'orribile nomignolo tatuato sul braccio.
Più di quando l'aveva
guardata un attimo prima del loro primo bacio, e si reso conto di
aver aspettato quell'unico momento per tutti quegli anni.
L'amava per i motivi che
l'avevano sempre spinto a guardarla come se fosse l'unica forza
motrice del suo piccolo, sbagliato universo di orgoglio e borbottii
confusi.
La osservò in penombra,
ammirandone la bellezza non convenzionale- e non era la donna ideale,
lo stereotipo della principessa da salvare.
Al contrario, Hermione era
la strega che riusciva a salvare tutti e se stessa, e lo stava
salvando anche adesso.
La loro vita era un continuo
sostegno, due anime diverse incatenate allo stesso passato.
Avrebbe voluto dirglielo.
Avrebbe voluto dirle questo
e molto di più, ma il suo stupido orgoglio non era rimasto un
problema adolescienziale, ed Hermione si era abituata con il tempo ad
accettarlo.
Il che, lo sapeva, era solo
l'ennesima dimostrazione di quanto lo amasse anche lei.
Come avesse fatto a
guadagnare tale stima ai suoi occhi, se lo sarebbe chiesto per
sempre.
Provò a dire qualcosa, ma
la situazione non era delle più romantiche e a malincuore dovette
rimandare.
Ovviamente fu lei a rompere
il silenzio, liberandolo dall'imbarazzo di quel momento.
Affondò la mano tra i suoi
capelli rossi, piano, e studiò le curve del suo viso, ammirandoli
come fosse la prima volta.
Ne osservò il mento
pronunciato, i lineamenti delineati nel tempo, le prime rughe attorno
gli occhi, appena visibili, e sperò di poterle vedere aumentare con
gli anni.
Voleva raccogliere le sue
lacrime e stringergli la mano mentre affrontava i suoi fantasmi per
il resto della vita, e si avvicinò.
Lasciami vedere dentro di
te...
... perchè anche io ho
conosciuto momenti bui.
"Ricordi cosa mi hai
detto quando ci siamo sposati?"
Ron le vide la fede brillare
sul dito tra la penombra della notte, e sorrise a quel ricordo così
tenero.
"... che ti sarei stato
accanto." rispose poi, e i loro occhi si incontrarono ancora,
instancabili.
Hermione rise, una risata
appena percettibile, perfetta in tutto il suo contegno.
"Weasley, mi commuovi.
Non ti facevo così sentimentale."
Lui non rispose e si guardò
attorno, vago.
Hermione sapeva quanto quel
gesto tradisse imbarazzo e non se la prese- al contrario, ne fu
intenerita.
Gli prese le mani e studiò
le loro dita intrecciate.
"...beh, lascia che ora
sia io a dirtelo."
Ron tornò ad osservarla,
contemplandone l'espressione affettuosa.
"Ci sono cose che non
si possono cancellare, e neanche il tempo potrà farlo. Ma voglio che
tu sappia ... che qualsiasi cosa accada, qualsiasi problema salti
fuori ... qualunque sia il dolore che dovrai affrontare... io ti
starò accanto. E se vorrai arrabbiarti, o gridare... potrai farlo
Ron. Davvero. E non permetterò mai nessuno... di ferirti."
Nulla di ciò che puoi
confessare mi porterebbe ad amarti di meno.
Ron la baciò a fior di
labbra, poi posò la fronte sulla sua.
"... tu mi hai sempre
protetto, Hermione."
"E continuerò a
farlo."
"...dovrebbe essere
l'uomo a dirlo."
Hermione fece un altro,
dolce sorriso: "Sappiamo entrambi che rientrare nei canoni della
coppia convenzionale non è mai stato il nostro forte."
Tornò improvvisamente
seria, stringendogli la mano.
"... ma forse è proprio per
questo che ti amo così tanto."
Arrossì nel dirlo, e si
stupì di quanto ancora fosse difficile dirlo ad alta voce.
Se ne stupiva ogni volta, e
come ogni volta anche le guance di Ron si colorarono di un lieve
rossore.
"... cosa ci trovi in
me?" le chiese divertito.
Hermione gli posò una mano
sul petto, all'altezza del cuore, e sospirò.
"Sei la mia parte
mancante, Ron. E se un giorno vorrai rifugiarti nel dolore e nel
rimpianto, io aprirò la porta e ti tirerò fuori dai tuoi incubi,
esattamente come tu hai fatto quando hai aperto la porta del bagno
dei sotterranei."
Ron ammutolì all'istante,
poi prese coraggio: "... non ti sembra di essere tornata un pò
troppo indietro nel tempo?" fece una pausa, poi rise: "Aspetta,
stai parlando di me o del troll?"
"C'è differenza?"
chiese lei, ed entrambi risero di cuore per un istante.
Iniziava a far freddo, e il
giorno dopo li attendeva il lavoro.
Li attendevano le strade di
Londra, i ricordi di Hogwarts, gli inviti di Harry e le risate di
Ginny.
Li attendevano i silenzi di
George e gli occhi lucidi del signor Weasley il giorno di Natale, e
il letto vuoto di Fred alla Tana, con lo stemma dei Grifondoro al
muro e una scatola di scherzi di Zonko sotto il letto.
Ma, Ron pensò, poteva
affrontarlo – non sarebbe stato facile, questo no, ma doveva almeno
provarci.
"... non ti prometto
che non mi sveglierò più di notte per piangere di nascosto."
disse ad un tratto.
Hermione sospirò, paziente.
"E io ti prometto che
sarò lì, accanto a te, quando accadrà."
Erano sinceri, e lo sapevano
entrambi.
Fu con questa certezza che
Hermione gli prese la mano e se la posò sulla pancia, dolcemente.
Ron rimase allibito un
istante, poi la osservò cercandone lo sguardo.
Hermione sorrise di nuovo, e
Ron poteva giurare che non si sarebbe mai saziato di quei sorrisi.
Nasceva una nuova
consapevolezza, un sentimento di felicità che partì dallo stomaco
arrivandogli al cervello, ed estasiato non ebbe neanche il coraggio
di chiedere una conferma al sospetto che si stava affacciandosi
dentro di lui.
Hermione era raggiante, con
quella vestaglia dalle tasche semi scucite e i capelli crespi
spettinati.
"... non devi
dimenticare il passato, Ron, e non ti chiederò mai di farlo. Ma..."
e lanciò un'occhiata evidente alla sua pancia, emozionata "...
a volte è necessaria una novità, per riprendere in mano la propria
vita."
Ron avrebbe voluto gridare,
ma per qualche ragione sconosciuta non ci riuscì.
... tienimi
con te nei tuoi momenti più bui.
Carezzò la pancia di sua
moglie, mentre la pioggia cessava.
"... nessuna
prospettiva è più bella di ricominciare così."
Erano le quattro del
mattino.
Le lacrime si erano
asciugate sulle guance, e lui rise così forte che gli fece male lo
stomaco, abbraciandola senza parole.
Non aveva con sè la vecchia
bacchetta, ma non serviva.
Il suo 'lumos' era lì, con
lui, assieme a una luce tutta nuova.
E sarebbero bastate ad
illuminare anche le notti più scure.
Nella Tana
dell'Autrice
Buonasera
a tutti! Datesi
che in questo fandom sono praticamente sconosciuta (...perchè,
esiste un fandom in cui sei famosa?! Nd Lettore) (...ok, mi hai
ferita nell'orgoglio ma hai ragione nd Memy) volevo ritentare con
un'altra one-shot, sempre Romione. Perchè definirli 'otp' è
riduttivo, e perchè non riesco a non amarli.
Come avrete letto nelle
note iniziali, ho scritto la storia appositamente per il contest de
Il Saggio Trent (la sua pagina qui su efp la trovate a questo link:
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=119381).
Ho
scelto il pacchetto
con questa canzone perchè, tra le alternative, è stata l'unica con
cui ho avuto un'illuminazione. E' una canzone che adoro da una vita,
e associarla a Ron e Hermione mi è venuto naturale. So che mettere
in mezzo il decesso di Fred è stato devastante, ma tutti si sono
sempre soffermati su cosa abbia provato in seguito George (il che è
ovvio). Tuttavia, trovavo interessante l'idea di scoprire il lutto
dal punto di vista di Ron.
In
attesa delle
votazioni, ringrazio intanto Trent per l'occasione e ringrazio tutti
voi (eventuali lettori) per avermi dedicato il vostro tempo. Sono
aperta a critiche e consigli di qualunque tipo :D
Grazie
per aver letto,
alla prossima
Un
abbraccio, Memy.
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