Sono tornata!! Ciao a tutte. Sì, finalmente sono tornata. Ho riletto questa a storia e non sono riuscita a contenermi. Dovevo andare avanti. Anche se sono
passati alcuni anni ormai. Spero vivamente che le mie lettrici ci siano ancora e, soprattutto, che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate!
Ciao a tutte e grazie! Sara.
Chapter Ten: Revelations!
Erano passati cinque anni da quel giorno, erano cinque anni che stavano di nuovo insieme. Molte cose erano cambiate. La loro vita era diversa, a volte
faticosa, ma niente li avrebbe fatti tornare indietro. Non rimpiangevano nulla. Avevano ovviamente avuto alti e bassi, tutti quanti. C’erano stati
problemi, urli, minacce ma con un solo sguardo capivano quanto erano indispensabili l’uno per l’altra.
Sara ripensava alla sua vita prima di quel giorno mentre fissava il ragazzo che tanto amava da dietro le quinte. Di tanto in tanto guardava verso le file
di ragazze di fronte al gruppo, che urlavano, piangevano, sporgevano le mani verso i loro idoli. E lei non poteva far altro che chiedersi: “che ho fatto
io, per meritarmi un amore come questo? Un amore che tante vogliono. Perché io posso averlo?”. Era così felice. Si sentiva fortunata. Osservava il piccolo
anellino d’oro bianco che aveva al dito da ormai tre anni. Sorrise e si voltò verso Helen che sedeva accanto a lei. I suoi occhi erano rivolti
amorevolmente a Bill. Stavano insieme da ormai tre anni e mezzo loro. Sara si voltò nuovamente verso i ragazzi e per un momento incontrò lo sguardo di Tom
che sorrise, tornando a fissare la sua chitarra. Non riusciva a credere di essere finalmente così felice. Erano cinque anni che passavano ogni giorno
assieme, e nessuno dei due si era stanco. E, credevano, non lo sarebbero mai stati.
Sara avvertì la voce di Bill interrompere i suoi pensieri e annunciare una vecchia canzone: Ready set go! Le due ragazze sorrisero flebilmente mentre le
giovani fan urlavano ancora più forte. Ascoltavano in silenzio la canzone fino all’arrivo di alcune parole a loro familiari. Bill abbassò il tono di voce
mentre la musica diventava più flebile e si avvicinò al gemello, il quale alzò lo sguardo. I due si guardarono sorridendosi. Sara sapeva il significato che
aveva per loro quella frase. E ogni volta che lo pronunciavano si guardavano negli occhi, come una vera promessa. Ma sta volta fu diverso.
-I promise you right now…- I due ragazzi, dopo essersi guardati come appunto a prometterselo tra loro, si voltarono verso le due ragazze. Bill avvicinò il
microfono alla sua bocca e a quella del fratello –I’ll never let you down- cantarono insieme. Poi sorrisero alle compagne e pochi secondi dopo erano già
girati verso il palco continuando la canzone. Le due ragazze si guardarono con la bocca spalancata e gli occhi luccicanti di gioia e amore. Poi, proprio
come due fan innamorate, cominciarono a urlare saltellando e tenendosi le mani. Il manager del gruppo le osservava in disparte, poi scosse la testa
sorridendo e tornò a guardare i suoi ragazzi.
Finito il concerto il gruppo sparì dietro le quinte. Bill e Tom si fermarono dalle loro ragazze, prendendole tra le braccia e donando loro un dolce bacio.
-Ci vediamo tra poco- mormorò Tom sorridendole. Sara annuì, ricambiandogli il sorriso, e lui andò a sistemarsi nel loro camerino. Le due amiche si
sedettero l’una accanto all’altra sulle poltroncine di pelle nera dietro a un tendone e la bionda si rivolse alla mora.
-Allora? Quando glielo vuoi dire?- domandò sorridendo sorniona. L’amica alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Glielo aveva chiesto già numerose volte prima di
quella. Da una settimana, glielo domandava almeno due volte al giorno.
-Hely, quante volte te l’ho detto!? Non me la sento di dirglielo. Magari poi non è nemmeno vero-
-Bugiarda. Hai già fatto cinque test in una settimana, tutti positivi. E ancora non ne sei sicura?- Sara alzò ancora gli occhi al cielo.
-Aspetto il momento giusto- rispose lei, seccata.
-E quale sarebbe? Quando sarà evidente e non potrai più nasconderlo?- incrociò le braccia al petto guardandola di sbieco. Sara socchiuse gli occhi e
sospirò.
-Lo sai che ho paura…- soffiò lei.
-Ma di cosa?- chiese la bionda allargando le braccia.
-Lo sai. Che magari lui non ne sia felice. Magari non vorrà… Ne ho una paura pazzesca- Helen sospirò e posò la mano su quelle dell’amica, che muoveva
nervosamente. La guardò negli occhi e le sorrise.
-Tom è un ragazzo fantastico. E sono sicura, ne sarà felice. Non hai nulla da temere- il suo sorriso e le sue parole riuscirono a rassicurarla. Fece appena
in tempo a sussurrare un flebile “grazie” poiché, pochi secondi dopo, Bill arrivò, abbracciando da dietro la sua ragazza seduta, accompagnato da Tom che
era rimasto leggermente indietro.
-Di che parlate voi due, chiaccherone?- domandò Bill, stampando un bacio sulla guancia della bionda, la quale si voltò a guardare l’amica. Sara la implorò
di non dire nulla attraverso lo sguardo intanto che Tom l’aveva raggiunta, chinandosi di fronte a lei e dandole un leggero bacio a fior di labbra.
-Nulla, parlavamo di come siete stati bravi- rispose Helen, salvando l’amica che tirò un sospiro di sollievo.
-Vi siamo piaciuti?- chiese Tom, scrutando il viso della sua amata e cogliendoci una leggera preoccupazione.
-Sì, e siete stati anche dolcissimi- sorrise lei dandogli un altro bacio. Tutti e quattro si alzarono, dirigendosi verso il parcheggio e cercando la loro
macchina. Trovarono Gustav e Georg ad aspettarli, con accanto le loro donne.
-Ragazzi cosa facciamo ora? Siete carichi o volete riposarvi?- si guardarono tra di loro.
-Che dite di andare a berci qualcosa in un bar tranquillo e poi tutti in albergo?- propose Tiffany, la ragazza di Gustav. Helen annuì.
-Per me va bene- rispose guardando verso l’altra coppia. Tom e Sara si guardarono negli occhi facendo spallucce.
-Quanto sei stanco?- domandò lei. Tom scosse la testa.
-Non sono stanco, se per te va bene possiamo andare- rispose, rivolgendosi a lei. Sara annuì e rispose: -Allora andiamo-. Bill e Helen salirono in macchina
con Sara e Tom, mentre Gustav e Georg andavano insieme. Mentre guidava, Tom scrutava curioso e preoccupato la sua ragazza, la quale osservava il cielo
stellato dal finestrino. Spostò la mano dal cambio e strinse quella della mora, appoggiata sul proprio ginocchio. Lei posò lo sguardo sul ragazzo,
facendogli un debole sorriso. Osservò la mano che la stringeva e appoggiò anche l’altra su quella di Tom, accarezzandogliela dolcemente. Quel gesto era
sempre riuscito a dare un senso di conforto in lui.
-Piccola, qualcosa non va?- le chiese con tono preoccupato. Lei abbassò nuovamente lo sguardo sulle loro mani intrecciate e gli regalò un altro sorriso.
-No, amore. Va tutto bene- Tom non sembrò convinto.
-Sei sicura? Mi sembra che qualcosa ti preoccupi. A che pensi?- Sara maledì la sua capacità di capire quello che lei provava e se qualcosa la preoccupava.
-Sono sicura. Sono solo un po’ stanca, tutto qua. Dev’essere il jet lag- ma lui continuò.
-Perché non me lo hai detto? Se sei stanca chiamo Georg e torniamo subito in albergo- lei scosse la testa vigorosamente.
-No, no. Stai tranquillo- lui annuì ma ancora non era convinto. Sapeva benissimo quando la sua ragazza aveva qualcosa che la preoccupava. Più tardi glielo
avrebbe richiesto.
Arrivarono al bar. Parcheggiarono ed entrarono subito. Molta gente si voltò a guardarli. Si sedettero a un grosso tavolo e una cameriera venne a prendere
loro le ordinazioni. Il gruppo scherzava e rideva rumorosamente ma Tom, sebbene non si risparmiasse le sue solite battute, guardava la sua dolce ragazza di
sottecchi. Le teneva un braccio intorno alla vita e la stringeva a sé, assaporando il fresco profumo dei suoi capelli di tanto in tanto e dandoci sopra
qualche lieve bacio. La guardò di nuovo in volto. Sorrideva ma non aveva una bella cera. Era pallida, più del solito, e la sua espressione sembrava quasi
disturbata. Come se non stesse bene. Le loro ordinazioni arrivarono al tavolo. Tom bevve un sorso del suo drink e si girò verso la mora, volendole chiedere
se stesse bene. Ma lei lo precedette poiché, dopo aver bevuto anch’ella un sorso dal proprio bicchere, si alzò e si diresse in corsa verso il bagno. Tom la
guardò sparire dietro la porta che si richiuse da sola alle sue spalle e subito si alzò, volendola seguire per accertarsi che stesse bene. Ma Helen si alzò
insieme a lui e gli fece cenno di risedersi.
-Vado io, tranquillo- disse. Tom si rimise lentamente seduto, fissando l’amica. Non sapeva come comportarsi. Guardò il fratello e poi gli amici che lo
osservavano.
-Ah non guardatemi così, non ne ho idea- mormorò lui. Georg e Gustav continuarono allora a parlare insieme alle loro ragazze. Bill posò una mano sulla
spalla di Tom e gli sorrise, tentando di rassicurarlo. Poco dopo le due amiche riapparvero dalla porta del bagno. Sara era ancora più pallida e si era
bagnata leggermente il viso. Tom si alzò, andando in contro alla sua ragazza, e Helen li lasciò soli proseguendo verso il tavolo. Lui le strinse le mani
intorno al volto e la costrinse a guardarlo.
-Piccola, ma che hai? Non stai bene? Se non stai bene ti riporto subito a casa- disse lui premuroso. Gli occhi di lei erano lucidi a causa del vomito.
Abbassò lo sguardo.
-Non so… Forse dovrei riposarmi un po’…- a Tom bastarono quelle parole. Diede un dolce bacio sulla sua fronte e poi le prese la mano, accompagnandola al
tavolo.
-Ragazzi, noi andiamo in albergo- pronunciò, osservando la mora che teneva lo sguardo basso sulle sue ballerine. –Bill, Helen, voi venite con noi o
aspettate un taxi?- i ragazzi si guardarono in volto.
-Ma no, allora andiamo tutti a questo punto- disse Georg. Gli altri annuirono e così salirono tutti alle macchine, dirigendosi all’albergo. Salirono tutti
alle rispettive camere da due, dopo essersi augurati la buonanotte. Tom tenne la mano di Sara per tutto il tempo, come se con quel gesto avesse potuto
scacciare le sue preoccupazioni. Aprì la porta e l’accompagnò all’interno tenendole una mano sulla schiena, in modo affettuoso. Lei andò subito verso il
bagno e si sciacquò il volto con l’acqua fredda, di nuovo. Si asciugò e si guardò allo specchio. Era davvero pallida. Sembrava malata. Tom aspettava che
lei finisse, appoggiato allo stipite del bagno con la spalla.
-Ehi…- le sussurrò, stringendola poi da dietro. Lei chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto.
-Vuoi dirmi cos’hai?- continuò. Lei si irrigidì leggermente. Aprì gli occhi e li puntò in quelli del ragazzo, dallo specchio. Poi sospirò. È il momento… Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto rivelarglielo. Ma continuava ad aver paura e a pensare che non si sentiva pronta a pronunciare
quelle parole, ciò significava ammettere che stava accadendo veramente.
Tom continuava a scrutarla preoccupato. Lei afferrò la sua mano e lo condusse sul letto.
-Siediti- gli disse flebilmente. Lui la fissò accigliato ma obbedì senza fare altre domande. Cominciò ad agitarsi, si vedeva da come stringeva le mani,
unite sulle sue gambe, convulsamente. Lei sospirò ancora mentre si sedeva accanto a lui, sulle coperte color cremisi. Prese un profondo respiro.
-Io…- cominciò. –Devo dirti una cosa…- Tom continuava a osservarla preoccupato. La mano della mora si allungò verso le sue, stringendole in un debole
tentativo di rassicurarlo. Lui deglutì.
-Io… - continuava a guardarsi in giro cercando le parole giuste. Ma lui le prese piano il viso tra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi. Vedeva
la preoccupazione nello sguardo del ragazzo. Lui la incitò con lo sguardo. Allora capì. Non c’erano parole giuste o sbagliate. Girarci intorno era inutile,
poiché in queste situazioni le parole giuste non esistono. L’importante, pensava, è che lui lo sappia.
-Aspetto un bambino- pronunciò quelle parole con voluta decisione. Ma la sua voce tremolante tradiva le sue vere emozioni. Scrutava l’espressione di Tom.
Ma lui non faceva né diceva nulla. Sara cercava una minima reazione nel suo ragazzo. Ma lui non si muoveva. Il suo sguardo aveva smesso di fissarla. Era
vacuo, perso nel vuoto. Lei prese a fissarsi la mano, appoggiata ancora su quelle di Tom, mentre gli occhi cominciavano a diventarle lucidi. Poi li alzò di
nuovo su quelli del ragazzo e notò che anche i suoi erano lucidi. Il cuore le si strinse. Ora mi odierà…
-Ti prego, dì qualcosa- mormorò lei, con la voce spezzata dal pianto. Gli occhi di Tom si posarono con disarmante lentezza nei suoi. Non riusciva a
contenere le miriadi di emozioni che si stavano formando in lui. Non riusciva a pensare. Il suo cervello sembrava bloccato e non riusciva a credere alle
parole che aveva appena udito, credeva di aver capito male. Quella frase gli rimbombava nel cervello. Ma il volto affranto della sua amata lo risvegliò.
-Sei… Sicura?- una lacrima rigò il viso della mora, che annuì vistosamente.
-Ho fatto cinque test, tutti positivi…- rispose. Tom sbatté gli occhi più volte. Il suo cuore galoppava e sentiva le lacrime formarsi. Ma non voleva
piangere.
-Da quanto lo sai?-
-Una settimana…- una lacrima scese dall’occhio destro di Tom e la ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo, sempre più preoccupata. Temeva che lui si
sarebbe arrabbiato. Temeva tante cose.
-Mio dio…- sussurrò. A quelle parole lei strinse forte gli occhi mentre calde lacrime continuavano a scendere. Lui la scrutò attentamente ma lei continuava
a piangere. Tom ebbe un sussulto. Capì solo allora il verso significato di quelle parole. E non voleva che lei continuasse a piangere. Sentiva il suo
dolore, pesare su di lui come un macigno. Non voleva vederla soffrire. Portò una mano sul suo viso, asciugandosi una lacrima. Poi lentamente allungò le
braccia verso Sara, le prese la vita e la portò accanto al suo corpo, stringendola forte. Posò una mano sulla sua schiena e una sui suoi capelli neri. La
ragazza lo abbracciò forte, posando il viso sul suo petto, e strinse la sua maglietta tra le dita, piangendo sempre più forte. Alcune lacrime scendeva
solitarie anche sul volto di Tom. Continuava a ripetersi che doveva smetterla, ma si accorse che non riusciva a controllare ciò che stava accadendo in lui.
La strinse ancora di più mentre il suo cuore batteva più forte al crescere della sua consapevolezza. Poi alzò dolcemente il viso della ragazza e la guardò
negli occhi. Lei sussultò vedendo le sue lacrime. Poi lui asciugò con l’indice il volto della fidanzata e le baciò delicatamente le labbra. Sara strinse
gli occhi con forza, mentre sentiva in quel bacio tutto ciò che provava il suo uomo.
-Amore, è fantastico- disse lui, in un sussurro. La ragazza strabuzzò gli occhi, fissandolo come se da un momento all’altro lui dovesse dire che scherzava.
Credeva di non aver capito bene. Non credeva alle sue orecchie. Invece era tutto vero. Lui si alzò, costringendola a fare lo stesso e la abbracciò forte,
ridendo. Era felice.
-Oddio, sono felicissimo! Ci pensi? Avremo un bambino!- continuò lui ridendo. Saltellava per la stanza, contento, tenendole le mani. E lei lo guardava con
gli occhi strabuzzati. Non si aspettava quella reazione. Ma le risa di Tom continuavano e riuscirono poi a contagiare anche lei che piano piano si sciolse.
Le sue lacrime smisero di rigare un suo volto e lentamente, un largo e sincero sorriso si faceva spazio, contagiato da quello del ragazzo. Lui era felice
di avere quel bambino, finalmente si era tolta quel segreto e così anche lei era felice. Lui si abbassò sul suo ventre ancora piatto. Lo accarezzò e ci
diede un bacio.
-Benvenuto nella nostra famiglia, piccolino- Sara sorrise mentre stavolta, una lacrima di gioia rigava il suo volto. Lui si alzò e aprì la porta, correndo
e bussando insistentemente alle camere dei tre amici. Loro uscirono preoccupati ma Tom non ci badò e cominciò a urlare: “Ragazzi, sarò padre! Sarò padre!”.
Sara non riusciva a credere alla sua felicità. I ragazzi lo osservarono con espressione stupita e poi risero insieme a lui, abbracciandolo con gioia e
facendogli le congratulazioni. Bill non riuscì a trattenersi e cominciò a versare alcune lacrime di gioia mentre, incredulo della situazione, abbracciava
il fratello. Sara non poté fare a meno di imitarlo. Poi abbassò lo sguardo sulla sua pancia e sorrise. Si accarezzò.
-Già. Benvenuto in questa famiglia, piccolo mio-
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