Memorie
Ho ancora ricordi vaghi su ciò che successe quella buia
e calda sera.
Ricordo la paura nei cuori e nelle parole delle persone.
Ricordo i volti delle persone che stavano assistendo impotenti alla nostra
dipartita. Oltre a me, Mia, Ryuzaki e Moureen.
Ricordo che eravamo legati alla vita, io con Moureen
e Ryuzaki con Mia, eravamo in trappola, dovevamo
ballare secondo le divertenti esigenze di una sgualdrina del circo che voleva
farsi quattro risate a nostro discapito. E non potevamo neanche scappare,
quelle funi ce lo impedivano, e se avremmo fatto passi falsi saremmo morti in un
secondo. Sembrava semplice nella teoria, giusto?
Sbagliato.
C'erano due problemi. Ryuzaki non voleva ballare, e
io era senza anima. Senza memoria. Senza possibilità di scelta e senza
possibilità di decidere. Senza poter fare nulla.
Eppure vedevo, oh si che vedevo...come uno spettatore non pagante di un orrido
spettacolo, nella mia testa sapevo cosa stava succedendo, ma ero impotente, non
potevo fare nulla per aiutare o per fermare la cosa, eravamo praticamente
fregati.
Andiamo
Jack, muoviti!! Reagisci! Fai qualcosa! Non eri te quello che doveva proteggere
gli altri?
Ricorda solo parole vuote, e urla. Ryuzaki
urla alla donna che si prende gioco di noi, ma la donna quasi ride a quelle
parole. E poi ancora Ryuzaki che mi urla addosso, con
rabbia e paura.
NO! NO!
STAI FERMO! CUCCIA!
Potevo sentire benissimo la paura di morire in quelle parole, ma non ero
padrone del mio corpo, cazzo! Volevo fare qualcosa, volevo aiutare, volevo far
capire che c'ero, ero lì, ce l'avremmo fatta insieme.
Ma non potevo. Non potevo perchè non ne ero in grado.
Ma in tutta quella scena, in tutto quel casino, in tutto quel trambusto, in
tutto quel pericolo, ci fu una sola cosa che mi colpì più di tutte le altre.
Non fu la paura di morire.
Non furono le grida, o le corde che legavano i nostri Destini.
Fu lo sguardo di lei.
Penetrante, calmo, ma allo stesso tempo umido.
C'erano mille tacite parole nel suo sguardo, che mi attraversava per intero, mi
scrutava il fondo dell'anima mancante, capiva e mi compativa. Il suo dolce
sguardo da cerbiatta mi faceva capire ciò che stava per dire ancor prima che le
parole uscirono dalla sua bocca.
Non ti
preoccupare...non è colpa tua.
Fu una coltellata al cuore. Due, tre, dieci, cento. Sentii le sue parole
come un colpo di cannone nel petto, dove stava il cuore. E volevo piangere.
Volevo gridare, volevo muovermi, ma senza farla morire. Perchè
in quel momento, tra tutti, avevo occhi solo per lei, e per me la sua vita
valeva più di tutte le nostre messe insieme
Stavo piangendo dentro, ma il mio viso, con mia profonda rabbia, non cambiò
espressione, non versò una lacrima, e non disse niente. Sarei morto per lei, e
con lei. Dopotutto ci eravamo fatti una promessa noi due:
O Insieme o niente. O tutti e due o nessuno.
Avrei tanto voluto dirti due parole, che ancora tacciono urlanti nel mio cuore,
ma il Destino non ha mai voluto che uscissero fuori, e forse è meglio così...
Tutto il resto è ancora buio dentro la mia testa, solo leggeri sprazzi di
flashback. Un'altra donna che brucia l'altra, noi salvi, e Moureen
che mi accompagna a casa in silenzio.
Ma un giorno, tornerò a ricordare tutto quanto.