Episodio situato tra le puntate 54 e 63 della seconda serie.
Ovviamente...
impossibile?
Autore:
ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
6 - Rivalutarsi
Shopping.
Se aveva un pomeriggio libero, Rei vi si dedicava volentieri,
a volte
da sola. Le piaceva fare compere con le ragazze, ma quando
stavano tutte insieme finiva per concentrarsi su di loro piuttosto che
su se stessa. Ami ad esempio non faceva che dirigersi verso maglioncini
color pastello e gonnelline a pieghe; se aveva qualcosa diverso nel
guardaroba lo doveva a lei e a Minako, che a forza la
costringevano a provare capi più vivaci. Minako aveva
l'istinto di fare da stilista a tutte e per Rei evitare di essere un
suo obiettivo
era ogni volta una battaglia. La più tranquilla era Makoto,
che si provava solo poche cose che le stavano bene. La più
terribile naturalmente era Usagi, che quando vedeva qualcosa di carino
urlava per l'eccitazione, richiamando l'attenzione di tutto il negozio.
In sua assenza Rei si sentiva di poter entrare in
boutique
più raffinate e adulte - posti per cui la stessa Usagi
l'avrebbe presa in giro in malo modo.
'Non sono posti per una ragazzina come te!'
Rei sapeva di averle concesso troppa confidenza: la poppante
tra loro
due era solo una certa Tsukino. Per quanto la riguardava, a lei piaceva
provarsi capi da donna
grande, non per forza per comprarli. In camerino poteva guardarsi allo
specchio e valutare se davvero quella
gonnellina con spacco fosse eccessiva, o se quella camicetta con scollo
a triangolo la facesse
sembrare troppo audace.
Il problema di girare da sola per negozi?
Aveva solo le proprie mani e non anche quelle delle sue
amiche. Dopo un
po' di acquisti, oberata di sacchetti voluminosi, doveva fare lo slalom
tra gli scaffali dei negozi,
attenta a non far cadere niente nel suo cammino. Era scomodo e noioso.
Sospirò. Appoggiata contro un albero su un lato
della
strada, controllò
l'ora.
Erano solo le quattro, ma doveva rientrare a casa. Dopo la
svendita che
aveva incontrato nell'ultimo negozio si era riempita di roba.
«Rei-san.»
Riconobbe la voce e trattenne una smorfia.
Si voltò lentamente. «...
Yuichiro.»
A tre passi da lei lui era raggiante, sempre con la solita
massa di capelli in
testa.
«Ciao!»
Quel giorno lei sembrava più cespuglio del solito.
«Ciao.»
«Stai facendo compere?»
Non era evidente? «Sì. Ma sto per tornare
a
casa.» Si rese subito conto del proprio errore.
«Vuoi che ti accompagni?» le
offrì
lui.
«Posso camminare da sola.»
A Yuichiro entrò in testa il significato del
suo tono.
«Dicevo... per quelle buste. Posso portarle io per
te.»
L'ipotesi di averlo come facchino era allettante. Accettando
quel
favore tuttavia gli avrebbe fatto venire in testa strane idee.
«Non preoccuparti. Continua col tuo pomeriggio
libero.»
Lui spense l'entusiasmo. Mesto, annuì.
«Certo.» Fece un
passo di lato, come per andarsene, poi tornò a guardarla.
«Ehm... Stavi tornando a casa perché non hai
più
spazio per altri acquisti?»
L'annotazione la colpì, ma non glielo fece notare.
Lui tornò allegro. «Posso prendere io
quei
sacchetti! Non devo
accompagnarti. Prendo le buste, torno a casa e poi
continuo col mio giro.»
Incredibile, pensò lei. Yuichiro non si rendeva
conto che quello che diceva era
ridicolo?
«Mi farai da servizio di trasporto?»
Lui non colse l'ironia. «Per me non è un
problema. Mi piace camminare, non ho mai un posto preciso dove andare.
Io cammino e basta.»
Per l'esasperazione lei fu tentata di porgergli i
sacchetti e
andarsene, ma si trattenne.
«Non essere assurdo. Trova qualcosa da fare invece di
stenderti
come un tappeto ai miei piedi.»
Capì di aver esagerato quando lui fece una smorfia.
Invece di prendersela, Yuichiro chinò un poco la
testa,
senza smettere di guardarla negli occhi. «Era un'offerta
sincera, nelle
mie possibilità. Ma se ti ho disturbato, Rei-san, mi
dispiace.»
Yuichiro aveva sempre un modo tutto suo di farla sentire
meschina.
Sospirando, lei gli si mise davanti, bloccandogli la strada.
«Okay.
Scusa.»
Lui non disse niente.
Lei gli porse le buste. «Puoi prenderle se vuoi. Ma
mi fa
sentire in colpa farti tornare indietro.» Infatti non aveva
alcuna intenzione di sfruttarlo in quel modo. Non sapeva nemmeno lei
perché gli aveva dato i suoi acquisti, se non per il fatto
che
ora lui sembrava più sereno. Rassegnata,
sospirò di nuovo. «Facci
quello che vuoi.»
Yuichiro la osservò di sottecchi. Quando lui
fissava
gli occhi
in quel modo, era determinato a ottenere qualcosa.
«Perciò... posso seguirti?»
Ecco, ecco. Lo
sapevo. Si
impedì di rispondere con un rifiuto immediato.
«Non andrò in nessun posto che ti
piaccia.»
«Io cammino e basta, Rei-san.»
Yuichiro era come un masso che bloccava il corso di un
fiume. Si metteva dove non doveva stare, ma niente lo avrebbe smosso
dal suo posto. All'acqua - a lei - non restava che arrendersi e
capire come passargli intorno.
Ci voleva la giusta strategia per trattare con lui.
«Okay» decise. «Se vuoi, seguimi
pure.»
Si voltò sdegnata, non abbastanza in fretta
perché le sfuggisse il sorriso gigante di lui.
Non ti illudere.
In quei giorni, aveva
concluso, stava lasciando avvicinare troppo Yuichiro. Era un
atteggiamento insensato, confusionario anche per lui. Yuichiro
continuava a mantenere le distanze, ma se lei gli dava la cassetta
della sua canzone - da ascoltare in anteprima - e continuava a
sorridergli quando
lui le faceva una gentilezza, era ovvio che Yuichiro alimentasse
la
cotta che aveva per lei invece di spegnerla per sempre.
Era altrettanto ovvio che nella propria testa bacata lei
cominciasse a
fare
pensieri assurdi, come legare loro due al concetto di 'gocce
d'amore'.
Bah, bah, bah!
Non ci siamo!
Doveva scoraggiare Yuichiro una volta per tutte!
Ora lui la stava seguendo, ma se pensava che quello era un
appuntamento, si sbagliava di grosso. Lei avrebbe trasformato
quell'uscita in una
piccola tortura per lui. Lo
avrebbe ignorato, lo avrebbe usato come facchino e alla fine Yuichiro
avrebbe capito che lei era una snob senza cuore, irritante e noiosa per
lui.
Già risentita, scosse la testa.
Aveva deciso, niente ripensamenti!
Quel pomeriggio, pensò Yuichiro, stava diventando
il
migliore che avesse mai vissuto.
Rei-san gli aveva permesso di seguirla. Da quando si erano
incamminati,
lei non aveva più accennato a volerlo mandare via. Non gli
aveva
parlato, ma lui non se lo era aspettato. Gli piaceva
semplicemente
guardarla, in qualunque momento.
La rimirava mentre, assorta davanti a una vetrina,
lei decideva se entrare in un negozio. Mentre Rei-san toccava con mani
delicate
una maglia e accarezzava il tessuto, dispiegando il capo per
valutarne la forma.
Lei era educata e attenta al lavoro altrui:
rimetteva sempre a posto ciò che toccava, piegando i vestiti
esattamente nel modo in cui li aveva trovati.
Naturalmente lei lo stava ignorando apposta, ma non si rendeva
conto di che
regalo gli stava facendo.
Osservandola, come non aveva mai avuto occasione di fare tanto
a lungo,
lui stava imparando cose nuove sul volto di lei. Quando era concentrata
Rei-san arricciava un poco le labbra, sempre con grazia, come se in
testa
avesse mille pensieri profondi. Lei riservava a ogni acquisto una
lunghissima valutazione e, quando prendeva una decisione, i suoi occhi
cambiavano, curvandosi soddisfatti sulla linea inferiore.
Rei-san si dimenticava della sua presenza perché
lui glielo
rendeva facile. Non la
seguiva per gli stand dei negozi: si metteva in un angolo lontano e per
un po' si guardava intorno, finendo col tornare con gli occhi su di lei
solo quando
Rei-san si era ormai assicurata che lui si fosse sistemato a una certa
distanza, in modo da permetterle di girovagare in pace.
Era solo questo che Yuichiro voleva darle:
tranquillità,
quiete.
Se in ciò poteva aiutarla facendole da
portasacchetti umano,
non era un peso per lui.
Rei-san aveva appena finito di pagare un altro acquisto. Per
tacito
accordo, si limitò a guardarlo per indicargli che era il
momento
di andare. Lui si diresse verso l'uscita e la aspettò
lì,
ponendosi tra le porte scorrevoli per tenerle aperto il passaggio. Era
divertente avere quello pseudo ruolo da maggiordomo.
Rei-san uscì in strada e lui la seguì.
Lei si fermò un paio di metri dopo, sospirando.
«Ho voglia di mangiare qualcosa.»
Yuichiro si stupì nel sentirla rivolgersi a lui.
«Va bene.»
Rei-san gli indicò con la testa una caffetteria
sull'altro lato
della strada. «Puoi sederti al tavolo con me. Non
è
necessario che tu stia sulla porta.»
«Grazie.»
Lei emise un lungo sbuffo. «Sei senza
speranza.»
Scosse la testa e riprese a camminare.
Yuichiro si sentì abbastanza audace da chiedere,
«Perché?»
«Non so cosa ci hai trovato di divertente in queste
ore. E
sono
sicura che, se adesso non ti avessi avvisato, te ne saresti rimasto
fuori dal locale mentre io mangiavo all'interno.»
«No.»
Lei si voltò. Rivedere i suoi occhi che lo
guardavano, viola
e lucenti, gli fece saltare il cuore nel petto.
«No?»
Lui riuscì a scuotere la testa. «Mi sarei
sistemato coi
sacchetti in un altro tavolo. Lontano, per darti la tua
privacy.»
Il sarcasmo di lei non lo turbò. «Vedi?
È un atteggiamento senza senso!»
... l'aveva fatta arrabbiare.
Rei-san non gli diede il tempo di chiederle spiegazioni: si
diresse
verso il semaforo e cominciò ad attraversare la strada.
Seduta ad un tavolo, Rei chiuse il menù.
«Un
bicchiere d'acqua e una fetta di torta al cioccolato, per
favore.»
«Certo, signorina. E lei, signore?»
«Solo dell'acqua. Grazie mille.» Yuichiro
chinò la testa anche nel restituire il menù al
cameriere.
Era una persona troppo strana, pensò Rei. Lui
era letteralmente un ragazzo inconcepibile.
Lo fissò accigliata, senza preoccuparsi di
nascondere il suo
disappunto.
«... cosa c'è?»
bofonchiò lui.
Lei si rifiutò di spiegarglielo.
«Ho preso solo l'acqua perché non ho
fame.»
Non le importava nulla del suo ordine.
«Perché non
mi hai mollato un'ora fa?»
«Eh?»
«Non ti sei annoiato?»
«... no.»
Ecco cosa la scocciava di lui! Le sue risposte serafiche, che
avevano
il suono di parole che si spiegavano da sole senza in realtà
spiegare un bel nulla!
«Ti ho fatta arrabbiare?»
Rei tirò fuori tutta l'acidità che aveva
in
corpo. «Secondo te?»
Nemmeno quel tono servì a scalfirlo, ma in lui
avvenne un
minimo
cambiamento: Yuichiro rilassò le spalle e per un attimo
parve
quasi rassegnato. «A volte credo di infastidirti solo
esistendo,
Rei-san.»
Lei roteò gli occhi al cielo.
No: adesso si rifiutava di farsi intenerire. «Mi
dà fastidio il modo in cui ti poni.»
«... cioè?»
«Te l'ho detto prima!» Circa due ore
addietro, ma
ora
era arrabbiata e non aveva
intenzione di scaldarsi in pubblico: a ripetere delle
ovvietà avrebbe cominciato presto a lanciare fiamme.
Si dipinse in volto un sorriso. Il cameriere stava tornando da
loro con
le ordinazioni.
Un po' di dolce, pensò, le avrebbe fatto bene.
Yuichiro non aveva smesso di guardarla.
Appena
furono di nuovo da soli, lui parlò. «Pensi che mi
comporti come uno
zerbino?»
Ecco un'altra cosa che la infastidiva: se Yuichiro fosse
stato meramente stupido, se ne sarebbe fatta una ragione. Ma lui
era
percettivo e intelligente quando voleva, perciò il suo
atteggiamento generale sembrava quasi una presa in giro.
«Esatto.»
Lui prese in mano il proprio bicchiere. Non lo
portò alla
bocca,
lo accarezzò. «Oggi non mi sono annoiato, Rei-san.
Mentre
tu guardavi i vestiti, io pensavo a quello che volevo. Lo faccio
sempre.»
«Potevi farlo senza l'ingombro delle mie
buste.»
«Ma non pesavano. Non le sentivo.»
Ancora con quelle risposte criptiche. «Trovavi
interessante
guardare il vuoto?»
Lui impiegò un momento a capire a cosa si stava
riferendo.
Tutte le volte
che lei si era voltata a controllare se lui si
stufato di seguirla, lo aveva visto osservare per terra o per aria,
apparentemente nel nulla. Yuichiro si era a stento interessato agli
oggetti presenti nei negozi, come se non fossero nemmeno davanti ai
suoi occhi.
Lo vide sorridere.
«Riflettevo sull'aspetto dei
manichini. Le
facce buffe che
hanno, così imbronciati. Oppure guardavo i vestiti, e mi
chiedevo dove li avevano fatti. Come. Le vetrine... Oggi mi sono reso
conto che non mi ricordo più in che modo si produce il
vetro. E
pensavo
agli specchi, che sono di vetro ma per una qualche magia tecnica
riescono
a riflettere le immagini. Mi chiedevo se sono fatti di un vetro
speciale.»
Rei non trovò una sola parola con cui ribattere.
Lui guardò la propria acqua. «La prossima
volta
che vado in biblioteca cercherò queste
informazioni.»
«... Tu leggi?» Qualcosa che non fossero
fumetti?
Udì in ritardo il tono offensivo della propria
domanda, ma
Yuichiro non la prese male.
«Leggo tanti testi di... come si dice... di
spiegazioni.
Non-fiction.» Ridacchiò, fiero di aver trovato il
termine
giusto. «Ma a volte leggo anche storie. Mi piacciono i libri
di
avventura. Li leggo la sera, prima di addormentarmi.»
«E ascolti musica» si ricordò.
«Sì, uso questa.» Lui
tirò
fuori una
radiolina dalla tasca. Era microscopica. «Mi piacciono i
programmi in cui
i conduttori parlano o scherzano. Quando c'è di mezzo la
musica...» Sorrise. «Se la musica è
bella, mi fa dormire. Mi dimentico di spegnere la
radio e quando mi sveglio la pila si è completamente
esaurita.»
Rei stava scoprendo cose che non aveva mai immaginato su di
lui.
«Compra una radio che funziona a corrente, no?»
«Hai ragione. Me ne dimentico tutte le
volte.»
Perché lui non prestava mai attenzione alla propria
realtà. «Va bene riflettere sul mondo, ma ogni
tanto vivi nel presente.»
Yuichiro non rispose.
Lei sollevò la forchettina dal piatto, iniziando a
tagliare la
fetta di
torta.
«Siamo educati a fare tutto subito, di fretta, senza
pensare.»
Si fermò con un pezzo di dolce tra le labbra.
Yuichiro guardava la superficie del tavolo. «A volte
facciamo
talmente tante cose tutte insieme che sembra di dover vivere sempre nel
futuro in cui queste cose saranno fatte. Io preferisco
rallentare.» Lui sorrise tra sé. «Forse
vado
tanto lento che mi sono praticamente fermato, ma... sto bene
così. Ho la testa per aria, ma questo è il mio
ritmo.»
Immobile, Rei riprese a respirare. Addentò la torta.
Un attimo prima lo considerava stupido e quello dopo lui se ne
saltava
fuori con un discorso di stampo zen/new-age.
Lei voleva solo essere capace di inquadrarlo. Nel frattempo...
«Scusa.»
«Hm?» Lui tornò a guardarla.
«Non avevo capito che ti diverti veramente nel non
fare
nulla.» Si interruppe e scosse la testa. «Non sono
sarcastica.»
«Lo so.»
Cominciava a esserci troppa comprensione tra loro.
«Volevo
solo... mettere dei limiti. Tu li hai accettati.»
«Lo so, Rei-san.»
Adottò la tattica di lui e iniziò a
guardare di
fuori, per evitare i suoi occhi.
Iniziava a sentirsi a disagio.
Non le piaceva quando Yuichiro
si
metteva sullo stesso piano di lei. Cominciava a vederlo come qualcuno
di diverso da un apprendista con la testa sempre per aria, come se
quello fosse un ruolo che lui accentuava a beneficio suo.
Di certo Yuichiro era stupido a volte - nessuna recita in
ciò - ma quel ritmo di vita di cui lui parlava...
Rei amava agire. Spesso andava di fretta, ma quando consultava
il fuoco
sacro...
Sapeva di cosa parlava Yuichiro: a volte era necessario
sapersi fermare
e ascoltare le energie che si muovevano nella realtà. Non
aveva senso vivere se non si era in grado di percepire la naturale
complessità di un momento, di un istante, del futuro.
... erano cose di cui non riusciva a parlare con le ragazze.
Fino a
quel momento, l'aveva compresa solo suo nonno.
Si azzardò a tornare indietro con lo sguardo.
Yuichiro stava osservando il riflesso del sole che
attraversava il suo
bicchiere. Contemplava una cosa tanto semplice dedicandogli tutta la
sua
attenzione.
Lui aveva spostato i capelli dalla fronte per vedere
meglio.
Le sue sopracciglia erano folte, ma non frastagliate come
sembravano
sotto la frangia. Avevano una loro forma, un loro ordine. E - Rei si
sorprese - lui non aveva occhi marroni. Erano scuri, ma di un
colore indefinito e strano, con tracce sporche di... blu? O qualcosa
che alla luce si poteva definire verde petrolio. Ma c'era tanto nero,
per questo...
Si irrigidì quando si accorse che quelle pupille la
stavano fissando.
Meccanicamente, tornò a guardare la strada.
... ti stai
comportando
da idiota.
«Guardare la tua torta mi fa venire fame,
Rei-san.»
«Hm-hm.» Rei-san,
Rei-san, Rei-san. Col suffisso, già. Yuichiro
conosceva benissimo il proprio
posto. Perché lei ogni tanto dimenticava qual era?
«Vado a chiedere qualcos'altro al
cameriere.»
«Vai.» Aspettò che lui si fosse
alzato
per prendere una bella boccata d'aria.
Per questo non lo voleva intorno, si rpeté. Lui era
un ragazzo, non era
sgradevole e lei... Lei era stata mollata dall'unico uomo a cui si
fosse mai seriamente interessata - Mamoru Chiba. Avere qualcuno che le
dedicava
attenzione le faceva venire strane idee che non l'avrebbero portata da
nessuna parte. Si era mostrata antipatica durante quel
pomeriggio
perché
quella era la sua protezione, una barriera che doveva mettere
tra lei e Yuichiro.
«Ho preso un sandwich!»
Lui aveva assunto di nuovo un tono allegro e questo la
aiutò a guardarlo di nuovo. Lo preferiva quando non
teneva la voce bassa, quando non le parlava in modo serio.
A tradimento, lui cambiò atteggiamento in un
secondo.
«Non mi sono annoiato oggi con te, Rei-san. Posso seguirti
dove vuoi, sempre.»
Lei scattò in piedi, pronta alla fuga.
«Devo
andare alla toilette.»
Alla fine, risolse la cosa in modo semplice. Nel tragitto di
ritorno
verso casa tornò a mostrarsi scocciata, superiore, distratta
e Yuichiro tornò a chinare la testa, a bofonchiare e a non
dire più niente di intelligente.
Era un tacito accordo.
Andava benissimo a entrambi.
«Yuichiro!»
Erano passati due giorni.
«Yuichiro!!» gridò di nuovo.
Aveva fatto
il giro della casa e ora era costretta a muoversi verso il tempio per
trovarlo. Quello stupido aveva dimenticato che toccava a lui andare a
fare la spesa. Se non lo trovava subito avrebbe dovuto uscire lei al
suo posto,
perché le ragazze ormai stavano arrivando ed erano
affamate.
Portò le mani alla bocca.
«Yuichiro!»
Tu e il tuo
pensare come
una lumaca in vacanza! Per forza poi ti scordi di tutto!
Sul punto di gridare di nuovo, si bloccò.
Ecco dove si era nascosto quell'idiota!
«Yuichiro!» Camminò verso di
lui, che
stava passando la scopa per il corridoio del tempio.
Yuichiro continuò con le sue faccende, come se non
l'avesse sentita.
Rei vide le due cuffie che lui teneva alle orecchie.
Ha! Avrebbe potuto sgolarsi e quello stupido non l'avrebbe
nemmeno
notata.
«Hm-hmm-mh...Mh-hnm-hmm...»
Si fermò a due passi di distanza, roteando gli
occhi al
cielo.
Lui stava canticchiando!
Le dava le spalle e non si era accorto di lei. Quasi danzava,
tranquillo, mentre muoveva la paglia della scopa sul pavimento.
Lu smise di bofonchiare e accennò a ripetere alcune
parole
della canzone che aveva nelle orecchie.
«Con
te...»
Il cervello le entrò in cortocircuito. Il tono con
cui lui stava dicendo quelle
parole...
Sentì il bisogno fisico di toccarlo e di
strappargli
via quelle
cuffie. Lo fece. «Ehi!» urlò.
Yuichiro cascò a terra.
«Rei-san!»
Lei agitò i fili di plastica in aria.
«Sto
gridando da
mezz'ora! Devi andare a fare la spesa!»
Lui balzò in piedi, contrito. «Giusto,
giusto! Me
n'ero dimenticato! Scusaaa!»
Sì, così voleva vederlo lei: sciocco, ai
suoi comandi,
inferiore!
Yuichiro smise di correre a qualche metro di distanza.
«Ehm... Posso riavere le cuffie?»
«No!»
Lui scappò via.
Rei si disfece degli auricolari dieci minuti dopo,
appoggiandoli
sul tavolo
del salotto.
"Con te..."
Sospirò.
... Avere un ragazzo che cantava pensando a lei...
Guardò il soffitto. Rimuginò.
Ricordò.
Chiuse gli
occhi.
Si diede uno
schiaffo.
Ahia.
Se l'era meritato!
Stupidi pensieri, idiota di una ragazza.
Oh, idiota, idiota, idiota!
Episodio
6 - Rivalutarsi - FINE
Note dell'autore: be', dopo un mucchio di tempo riprendo
questo progetto. Avevo scritto, nelle note
iniziali di questa storia, che volevo far vedere che Rei aveva cambiato
più volte atteggiamento verso Yuichiro nei primi tempi. Dal
quasi innamoramento della fine della prima serie, al suo tornare
indietro e decidere che no, lui non andava per niente bene per lei. Ma
poi, nella seconda serie, parlando con Koan venditrice di cosmetici di
ragazzi, Rei diceva che forse lei ne aveva uno. Ed era chiaro che si
riferiva a Yuichiro, perché Usagi la apostrafava subito in
merito e Rei non negava, sviava il discorso.
Quindi io volevo sapere che cosa era cambiato nella testa di
questa ragazza per farle di nuovo considerare - anche solo alla lontana
- l'idea di loro due insieme.
Perciò ecco questo episodio :)
Gente che amate Rei e Yuichiro nelle mie storie, fatevi
sentire :)
ellephedre