Lucy
Lucy
[Raccolta di song-fic]
Hey Lucy, I remember your name
I left a dozen roses on your grave today
I'm in the grass on my knees, wipe the leaves away
I just came to talk for a while
I got some things I need to say.
Un petalo di una rosa si
posò delicatamente vicino ad una fredda lapide, trasportato dal
glaciale vento invernale. La neve appena caduta aveva tinto il luogo di
un gelido e silenzioso bianco che non lasciava trasparire nessuna
emozione, se non la malinconia già presente.
Era un ennesimo ventiquattro gennaio.
Shirou Fubuki, fin da
quando aveva memoria, ricordava quel giorno sempre coperto di neve e
con una coltre grigiastra in cielo che minacciava tempesta.
Non era mai cambiato nulla da allora.
Il rumore dei suoi passi si
acquietò davanti a quella muta lapide, dove solo il tenue rosa
del petalo le donava un poco di colore. Lì, solitario, rimase a
guardarla per lungo tempo senza pronunciar parola, con gli occhi
grigiastri fissi sul nome inciso sulla fredda pietra: Fubuki Atsuya.
Quanto poteva essere crudele la memoria.
Now that it's over
I just wanna hold her
I'd give up all the world to see that little piece of heaven looking
back at me
Now that it's over
I just wanna hold her
I've gotta live with the choices i made
And I can't live with myself today.
Alcuni dei particolari
legati a quel nome erano andati a disperdersi con il gelido vento degli
anni. Ricordi come la voce, la risata, il semplice sorriso erano
diventati semplici ipotesi; mentre altri, quali lo sguardo feroce, il
pessimo carattere e le leggende a lui legate erano rimasti ben ancorati
nella sua testa.
Però avrebbe fatto
di tutto pur di rivedere quel fratello scorbutico ancora una volta, per
far rinvenire i piccoli dettagli perduti: non gli importava più
del divario di bravura che li aveva separati da bambini, non gli
importava più della rivalità o dell’invidia che
aveva provato nei suoi confronti.
Voleva solo poter parlare assieme a lui ancora una volta.
Solo un’unica volta, tanto per mettersi il cuore in pace e continuare il proprio cammino.
Hey Lucy, I remembered your birthday
They said it'd bring some closure to say your name
I know I'd do it all different if I had the chance
But all I got are these roses to give
And they can't help me make amends
<< Atsuya.>> disse come un sussurro, mentre posava le rose accanto alla lapide.
Un nome che gli causò una gelida fitta al cuore quanto una morsa di puro ghiaccio.
<< Buon compleanno.>> aggiunse, indietreggiando un poco per osservare meglio quel muto giaciglio.
Su di loro si posò
ancora un glaciale silenzio, un silenzio di due persone che avevano
molto da dirsi, ma alle quali mancavano le parole per iniziare un
discorso.
<< Non ti ho mai
chiesto se ti piacessero le rose... ma come ogni anno, questo è
il mio regalo...>> la voce di Shirou era atona, le labbra ferme
in un forzato sorriso tutt’altro che allegro.
Con i difetti del fratello,
anche i sensi di colpa erano rimasti, seppur ormai lo tormentassero
raramente e solo in determinate cadenze.
Come il compleanno.
Il pensiero di “cosa
sarebbe accaduto se...?” tornava a ronzargli nella mente in quel
giorno grigiastro e dannatamente freddo, dove neppure con il suo
cappotto color petrolio riusciva a riscaldarlo.
<< Mi ricordo che
mangiavi sempre la prima porzione della torta, perché sostenevi
di essere il maggiore, anche se poi la mamma ti rimproverava,
costringendoti a lasciarmi il resto della fetta.>>
mormorò, come se in fondo non volesse spezzare totalmente quella
malinconica quiete che si era andata a creare << E tu sbuffavi
imbronciato, dicendo che era colpa mia, perché ero troppo lento.
Effettivamente, non sono mai stato veloce quanto te.>>
Il suo sorriso si spense
completamente, lasciando spazio ad un silenzioso sospiro che, appena
sfiorate le sue labbra screpolate, si condensò diventando simile
a bianco fumo.
Here we are
Now you're in my arms
I never wanted anything so bad
Here we are
For a brand new start
Living the life that we could've had
Aveva litigato tante volte
con suo fratello, molte delle quali per motivi stupidi ed infantili,
passando anche interi giorni senza rivolgergli la parola.
Perché Atsuya
dopotutto era lì e il pensiero di poterlo perdere non gli aveva
mai sfiorato la mente; se solo avesse saputo l’avvenire...
Guardò le rose abbandonate al suolo, percependo un insolito calore agli occhi, mentre la vista pian piano si offuscava.
Se solo l’avesse
saputo, avrebbe fatto di tutto affinché non accadesse, vivendo
quel futuro che entrambi si erano prefissati: sarebbero infatti entrati
in una squadra di calcio prestigiosa insieme, diventando gli
"insuperabili fratelli Fubuki", famosi in tutto il globo per la loro
bravura.
L’uno come attaccante, l’altro come difensore.
Quanto poteva essere crudele il destino.
Me and Lucy walking hand in hand
Me and Lucy never wanna end
Just another moment in your eyes
I'll see you in another life
In heaven where we never say goodbye.
Si ricordava ancora di
quando aveva provato a vivere anche per suo fratello, pensando che in
quel modo i ricordi legati a lui non si sarebbero mai spenti, al pari
di una piccola fiamma eterna; ma a causa di quella convinzione, aveva
sfiorato quasi l’orlo della pazzia, arrivando persino a toccare
il fondo senza essere più in grado di risalire con le proprie
forze.
Se non fosse stato per i
suoi compagni di squadra, probabilmente quella follia avrebbe prevalso
ed ora lui non sarebbe stato Shirou, ma solamente un’eco di
Atsuya.
Un semplice eco di una voce che ormai non esisteva più.
Here we are, now you're in my arms
Here we are for a brand new start
Got to live with the choices I've made
And I can't live with myself today.
Avrebbe voluto rivederlo,
riabbracciarlo, raccontargli tutto ciò che era accaduto durante
la sua lunga assenza; avrebbe voluto giocare di nuovo con lui,
rievocando i bei tempi in cui si arrampicavano fino a raggiungere le
cime più alte degli spogli alberi o quando si lanciavano gelide
palle di neve, ridendo e scherzando.
Ma a suo malgrado sapeva che quei tempi erano ormai passati.
Aveva imparato a vivere
come una persona unica, facendo le proprie scelte, seppur alcune
fossero state più che difficili: perché dopotutto quella
era la sua vita, la strada che aveva deciso di percorrere e anche se a
volte tornavano i rimorsi, aveva compreso come conviverci senza
impazzire.
<< Abbiamo sempre
litigato per tutto: per il posto in macchina, per il cibo, anche per il
calcio...>> continuò, spostando ancora lo sguardo sul
freddo nome << ma alla fine non ti ho mai detto che ti ho sempre
voluto bene.>>
A quelle meste parole,
seguì ancora una volta un malinconico silenzio, dove
riecheggiò solamente il sibilo lontano del vento e il muto
scorrere di una lacrima.
Me and Lucy walking hand in hand
Me and Lucy never wanna end
Got to live with the choices I've made
And I can't live with myself today.
<< Papà!>> una voce familiare lo distolse dai propri pensieri, dissolvendo quel velo di malinconia creatasi.
Non fece neppure in tempo a
voltarsi che una bambina dai lunghi capelli argentei come i suoi lo
abbracciò alla vita, con un radioso sorriso sul volto.
L’espressione di Shirou con quel gesto d’affetto
mutò, diventando più dolce, cancellando la tristezza che
l’aveva tormentato fino a qualche istante prima.
Quasi per ringraziarla, le
scostò la frangetta per poi baciarle dolcemente la fronte,
scompigliandole poi i capelli già mossi del loro.
Nel mentre arrivarono anche
Haruna, la madre, e Yuuto, lo zio: la prima, come la figlia, era di
un’umore solare, con un magnifico sorriso dipinto in volto;
l’altro invece, seppur i suoi grandi occhiali dalle lenti verdi
brillanti schermassero le sue emozioni, sembrava estremamente torvo,
come se un’oscura e tremenda aura malevola gli stesse aleggiando attorno.
Ma d’altronde non era mai felice quando incontrava il marito della sua preziosa ed unica sorella.
<< Papà!
Guarda cosa mi ha regalato lo zio dal suo ultimo viaggio!>> la
bimba si allontanò un poco per mostrare trionfante al genitore i
propri nuovi occhialini, i quali erano fin troppo simili a quelli che
Yuuto aveva indossavo ai tempi della Raimon, prima che li sostituisse
con degli altri << Mi ha anche detto che appena sarò
più grande, mi insegnerà anche la tecnica micidiale Kōtei
Penguin Nigō!>>
Shirou guardò interdetto prima gli occhi la figlia, poi lo zio, il quale rimase impassibile.
<< Yuki è pur
sempre mia nipote, Fubuki.>> si giustificò infine
quest’ultimo, ricevendo puntualmente un’occhiata di
rimprovero da parte della sorella.
<< Vieni Shirou, gli altri stanno aspettando>> disse dolcemente Haruna, avvicinandosi al marito.
Hey Lucy, I remember your name.
Shirou si allontanò
con loro, stringendo per mano la moglie, mentre guardava la loro figlia
che di tanto in tanto sfuggiva dalle braccia del padre per stringere
l’amato e burbero zio.
Finalmente, dopo un
percorso ricco di sfide e di difficoltà, alla fine era ritornato
a vivere in Hokkaido con la sua famiglia, facendo da allenatore ad una
squadra locale. In Hokkaido, dove su un’inerpicata altura
innevata si trovava lo spirito del fratello, libero come un lupo
solitario.
Un lupo che vegliava sempre su di loro.
Prima di scendere per
l’angusta strada, si voltò un’ultima volta verso la
lapide, facendo un malinconico sorriso.
Arrivederci, Atsuya.
Fine!
Yuki: nome giapponese che significa neve.
Kōtei Penguin Nigō: Tecnica di Yuuto, ovvero il Pinguino Imperatore.
Angolo dell’autrice:
Eccoci qui con un ennesimo angolo dell’autrice!
Questa fanfiction la dedico
a mia sorella che mi sopporta sempre in tutti i miei scleri ed è
sempre al mio fianco anche nei momenti più difficili. Lo so che
ho un pessimo carattere e ti ringrazio di non avermi ancora
impacchettato e spedito a “Quel Paese”.
Quindi... beh, grazie...
...
...
Ok, devo rinominare quest’angolo come Angolo della depressione se continuo di questo passo.
Parlando di cose allegre,
innanzitutto la canzone di questa prima song-fic è Lucy degli
Skillet, una canzone che adoro e che spero apprezziate.
Non sono ancora del tutto
sicura se farò una piccola raccolta riguardo Inazuma Eleven, ma
credo di sì, perché dopotutto ci sono ancora su un sacco
di altri pairing su cui vorrei scrivere.
Soprattutto su Shindou Takuto...
...
Cavolo, quel dannato personaggio lo shipperei pure con i mobili Ikea!
Beh, comunque spero che
abbiate apprezzato questa prima one-shot riguardante i due amati
fratelli gemelli, dove Shirou, tra l’altro, è uno dei miei
personaggi preferiti dell’opera insieme a Yuuto e il sopracitato
Takuto.
Bene, detto ciò spero che continuerete a leggere i prossimi capitoli della raccolta.
Un bacio da _Lakshmi_!
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