Vorrebbe solo
piacergli
“Io
vorrei solo piacergli”.
È
questo che ha detto a Scripps.
Vorrebbe
piacere ad Irwin, ma è
un desiderio immotivato, irrazionale. Non sa spiegarselo, Dakin.
Lui
non è come Posner, un uomo
non può piacergli in quel
senso, eppure il professore ha
qualcosa che lo attira; sarà il suo modo di insegnare
così diverso
ed irriverente,
il suo continuo riprenderlo per ogni cosa, o semplicemente per la
totale
mancanza di attenzione che gli riserva.
Quel tipo
di attenzione,
quella a cui è ormai abituato, quella di Posner, quella di
Hector.
No,
Dakin non sa spiegarsi cosa
lo attiri tanto di Irwin, non sa spiegarsi il suo viscerale desiderio
di farsi
notare da quell’uomo poco più grande di lui,
appena uscito da un college prestigioso
ed incurante degli altri.
Lo
stima? Si.
Lo
ammira? Si, certo, ma non
glielo dirà mai. Non potrebbe mai farlo.
Lo
trova attraente? No.
Eppure
vorrebbe solo piacergli.
In
ogni senso.
Scolasticamente
e non.
Vorrebbe
essere definito
interessante, e non noioso, come
invece si è sentito appellare in queste settimane in base ai
suoi temi
stilisticamente impeccabili e veritieri, attenenti alle tracce date.
Vorrebbe
sapere qualcosa di più
della vita di Irwin, anche se si rende perfettamente conto che non
è affar suo.
Vorrebbe
semplicemente piacergli,
ed ormai è un chiodo fisso; ci pensa in continuazione,
arrivando a trascurare
Fiona e la loro relazione.
Non
lo avrebbe mai fatto, prima.
Anche
perché Irwin lo odia, ne è
certo.
Riesce
a farlo sentire un
perfetto idiota, un ragazzino ignorante, prendendosi gioco di lui
mentre
sbaglia a pronunciare l’autore di un libro, facendolo sentire
quasi inadatto
all’esame che deve sostenere.
Vorrebbe
non dargli tutta questa
importanza, o semplicemente non pensarci così tanto.
Perché
mai vuole piacere ad un
uomo simile?
Spegne
la sigaretta che stava
fumando di nascosto quasi con stizza, a questo pensiero.
Nessuno
lo ha mai fatto sentire
in questo modo.
Inadatto.
Impreparato.
Comune.
Perché
diavolo vuole piacergli?
È
innaturale, o almeno così
crede.
Lui
non è così, non è come Posner,
non può volere queste attenzioni da parte di un altro uomo e
soprattutto non può
averne.
Arriccia
le labbra in una smorfia
contrariata, e in quel momento vede Irwin camminare nel cortile della
scuola
diretto verso il cancello, con indosso quei suoi fastidiosi occhiali ed
i suoi
vestiti anonimi e monotoni.
Dio,
sembra proprio fare di tutto
per non farsi notare, eppure…
Lo
fissa qualche secondo,
battendo nervosamente il piede a terra e mordendosi l’interno
della guancia,
poi però si riscuote, trovando il suo comportamento
tremendamente inopportuno.
Non
è attratto da Irwin.
Non
è come uno di quegli stupidi
poeti che Hector è solito obbligarli a studiare.
Non
è come Posner.
Non
è come Hector stesso.
Non
lo sarà mai.
No.
E
neanche Irwin lo è, giusto?
Dakin
vorrebbe solo piacergli.
Non
sa bene perché, è così e
basta, e certamente lui non è mai stato uno che si fa tante
domande.
È
per questo che gli corre
incontro, sfoderando il migliore dei sorrisi del suo repertorio.
“Professore”
lo richiama,
attirando la sua attenzione.
L’uomo
si volta e gli sorride di
rimando, sorprendendolo e cogliendolo di sorpresa: non è
proprio un
atteggiamento ostile.
È
una strana sensazione.
Strana,
ma bella.
Nuova.
Dakin
però non ci fa caso; non è
mica innamorato di Irwin, diamine.
In
fondo, lui vorrebbe solo
piacergli.
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