cap1
Questa storia parte da un semplice what-if: e se fosse Loki il
primogenito?
Avremo un kid!Thor
e quindi ci
sarà una sostanziale differenza di età fra lui e
Loki, a
dispetto del più popolare e canonico reverse.
Il loro sarà un rapporto puramente fraterno,
perciò niente
slash Thorki, ma solo brotherhood ♥
L'ambientazione è pressoché quella del
movieverse,
ma mi sono presa qualche licenza poetica per assecondare alcune mie
personali scelte narrative. Non ho ritenuto di inserire quindi
l'avviso AU perché credo di non aver particolarmente
stravolto l'universo canon.
Anche il carattere di Thor può essere un po' diverso
dall'originale almeno per i primi capitoli, ma ho cercato di
tenere fede alle sue peculiarità quanto più
possibile.
Mentre Loki è il solito mio Loki ^-^
Questo è il primo di nove capitoli che posterò
settimanalmente avendoli già scritti tutti.
C'è una canzone che mi ha accompagnato durante la stesura e
credo possa essere considerata come la soundtrack dell'intera storia.
È Collide
di Howie Day
che potete ascoltare QUI ^^
Bene, credo sia tutto.
Se vi va di continuare allora buona lettura e grazie per il
vostro tempo. ^///^
Kiss kiss Chiara
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“Mio amato fratello”
Capitolo 1
[Ritorno a casa]
Quando il principe Loki fece
ritorno ad Asgard era poco dopo il mezzogiorno.
Sul
sentiero che lo avrebbe
condotto dinanzi ai cancelli, un rosso tappeto di foglie cadute:
l'autunno già inoltrato dava il bentornato al giovane
figlio di Odino.
Aveva
scelto di non farsi
annunciare, preferendo che il suo rientro in madre patria fosse
accompagnato dalla sorpresa di sua madre e da quella di suo padre.
Sorrise, in
sella al suo cavallo dal manto bruno, cavalcando dolcemente e mirando
il paesaggio familiare che gli era mancato.
Sei anni,
sei lunghi anni
lontano da casa. Sei anni trascorsi alla corte di Freyja, a Vanaheim,
dove aveva appreso l'uso del seiðr e ne era divenuto Maestro.
Negli occhi
di Loki si
specchiavano ora i chiari laghi, azzurri come la volta, e gli alberi
sempre verdi accanto ai fratelli spogli e nudi, in attesa del rinnovo
della stagione. Nel cielo volavano alti i rapaci che, con i
loro versi, parevano volerlo salutare. E
Loki sorrise ancora, inorgoglito da
ciò che aveva appreso e desideroso di trascorrere la sera al
fianco dei suoi amati genitori, a narrar loro di ogni lezione imparata,
a narrar loro di quanto di lui potessero andar fieri.
“Un
alunno disciplinato
come pochi”, aveva detto Freyja, sua maestra, “un
seiðmaðr come nessuno in tutti e Nove i
Regni”.
Protetta
nella bisaccia di
pelle che scendeva dal fianco, una missiva scritta di pugno dalla
regina di Vanaheim, dove si decantavano le sue doti e si ringraziava
Odino per averle concesso di poter formare e crescere un simile talento.
Loki
aumentò l'andatura, ormai smanioso di rivedere quanto prima
il viso dei suoi genitori.
I cancelli
brillavano in lontananza e le guardie in armatura dorata si posero a
difesa quando lo videro giungere.
«Chi
si presenta alle
porte della casa di Odino? Mostra il tuo volto e dichiara il tuo nome,
straniero, cosicché si possa dire se tu sia amico o persona
sgradita.»
Loki
ghignò da sotto il cappuccio di pesante stoffa e strinse le
briglie del suo cavallo.
«Straniero
è un titolo che non può calzarmi, ma il tempo
trascorso
perdona la tua mancanza, soldato» affermò quindi
il
giovane calando il cappuccio e mostrando la chioma nera e i luminosi
occhi smeraldini. «Dinnanzi a te è Loki, figlio di
Odino e
tuo principe, troppo a lungo lontano dal suo regno.»
Il soldato
chinò il
capo riconoscendo i suoi lineamenti o forse più
semplicemente lo
stemma della casa reale ricamato sulla sua casacca verde e oro.
«Mio
principe!» lo
salutò battendo il pugno sul petto e allertando la guardia
alle
sue spalle affinché, lesta, aprisse il varco.
Loki vide i
possenti cancelli spalancarsi davanti a sé, a mostrare
splendente la via di casa.
*
Frigga
aveva ricevuto notizia
del ritorno di suo figlio da una delle guardie reali, corsa ad
anticipare il passo del principe per dovere e prudenza.
La regina
strinse fra le dita la lunga veste per poter camminare senza
impedimenti verso il balcone che dava al grande piazzale.
Quando
scorse la sagoma di un
cavaliere, i suoi occhi si inumidirono; quando vide il suo bambino ora
giovine smontare da cavallo con eleganza e sicurezza, non
poté
che sorridere felice e commossa.
«È
lui?» chiese una voce sottile alle sue spalle.
La regina
annuì
emozionata e udì lo scalpitio di piccoli passi. Quando si
voltò, lui non c'era già più.
*
Loki
attraversò a viso
alto i corridoi ricevendo il saluto di servi e soldati, mentre guardava
le stanze rimaste le medesime dall'ultima volta che le aveva
vedute, eppure che parevano più piccole di ciò
che
ricordava.
Sfilò i guanti con urgenza e rise infilandoli
nella
cintura in vita, camminando con ampie falcate e facendo danzare il
lungo mantello alle sue spalle.
«Madre?»
chiamò a gran voce, ben conscio che ormai il suo arrivo era
stato annunciato. «Padre?»
Li
cercò rapido con lo sguardo ma, sapeva, potevano essere
nella Sala del Trono.
Conosceva
bene il protocollo,
sapeva che prima di rientrare avrebbe dovuto attendere la guardia reale
che lo avrebbe scortato e permettere a suo padre di poter organizzare
la giusta accoglienza per il ritorno di un principe. Ma non aveva
resistito. La lontananza era diventata più forte ogni giorno
che
passava; più la sua istruzione giungeva al termine,
più
Asgard pareva un sogno da voler raggiungere quanto prima.
Suo padre,
il grande Odino,
avrebbe avuto da richiamarlo per la sua scelta poco ponderata, ma anche
una lavata di capo era un bel modo per sentirsi di nuovo a casa.
«Madre?»
«Loki?»
Si
fermò a quella voce voltandosi verso il corridoio alla sua
destra.
Non
conosceva quel timbro
infantile, non aveva memoria del fanciullo che lo stava guardando poco
distante. Lo scrutò silente, passando lo sguardo sul viso
paffuto incorniciato da ciocche bionde. Due occhi più
azzurri
dei laghi che aveva attraversato e una spolverata di piccole lentiggini
sul naso.
Corrucciò
la fronte
provando una strana sensazione nello stomaco mentre quel bambino lo
guardava immobile e silenzioso a sua volta, strofinando le piccole dita
delle mani fra di esse e mordendosi impacciato il labbro.
«Loki!»
Ma la voce
di sua madre
spezzò ogni pensiero. Loki la vide giungere dal fondo del
corridoio e corrergli in contro. Affrettò il passo
sorridendo e
superando incurante il piccolo fanciullo per stringere fra le braccia
la madre.
«Madre
mia»
sospirò inebriandosi del profumo materno che tanto aveva
bramato, mentre Frigga gli baciava il viso più volte dicendo
quanto le era mancato.
«Fatti
guardare!»
Sorrise la regina poi allontanandosi per mirarlo. Nei suoi occhi, Loki
lesse
tanto amore e tanta dolcezza. «Sei un uomo, bambino mio... un
uomo bellissimo.»
Loki non
riuscì neanche ad abbassare imbarazzato lo sguardo
ché Frigga lo abbracciò ancora.
Tanto gli
era mancata, tanto aveva sentito il bisogno delle sue carezze e della
sua semplice voce.
Nelle notti
di Vanaheim,
quando la malinconia copriva ogni stella del cielo, Loki capiva quanto
amasse sua madre e quanto per sempre l'avrebbe amata. A lei erano
sempre dedicate le parole che lasciava scorrere sulla carta, pensieri
taciuti e nascosti nel silenzio della sua solitudine, che solo alla
Luna era permesso di leggere.
Frigga era
bella come
ricordava, come non fosse passato un solo giorno da quando
l'aveva dovuta salutare in lacrime, per partire per la sua
formazione. Era stato Odino stesso a impedire ogni contatto prima del
termine della sua maturazione, queste furono le sue testuali parole.
Loki
l'aveva odiato, il
suo amato padre, perché a un fanciullo strappato dalle
braccia
della madre è concesso solo questo, ma adesso capiva. Capiva
l'urgenza di un re e le responsabilità di un genitore.
Adesso era grato al Grande Padre per la scelta che fu presa.
Tanto
immerso dal ritrovare
sua madre, Loki aveva completamente dimenticato il bambino che aveva
incontrato poco prima, e si accorse di lui solo quando agli abbracci fu
sostituito il più dolce dei silenzi. Lo scoprì
fermò nella medesima posizione, con le dita più
rosse e
il labbro più gonfio, martoriato dai piccoli denti bianchi.
Gli
dedicò un'occhiata ancora diffidente ma la domanda che stava
per porre fu anticipata dalle parole di Frigga.
«Vieni,
Loki,
c'è qualcuno che devi conoscere.» Frigga lo prese
per la mano e lo condusse vicino al bambino. «Lui
è
Thor» disse e Loki trattenne ancora le domande mentre la
vedeva
lasciare le sue dita per chinarsi accanto al fanciullo.
«Avanti,
Thor, presentati.»
A quelle
parole il bambino
guardò Frigga e abbassò il capo portando le mani
dietro
alla schiena e poi rialzò lentamente i suoi occhi azzurri su
di
lui.
«Io...»
iniziò in difficoltà e Frigga lo
incitò
accarezzandogli dolcemente il capo. A Loki quel gesto mandò
un
formicolio fastidioso alla bocca dello stomaco. «Io sono Thor
Odinson, secondo principe della casa di Odino e tuo
fratello.»
L'ultima parola sembrò vibrare incerta sulla sua piccola
lingua prima di sfumare nel silenzio. Nel petto di Loki però
fece un fracasso assordante.
*
Andò
a salutare suo
padre e si inginocchiò dinanzi al trono. Odino lo
abbracciò e lo perdonò per la maniera poco
ortodossa con
cui aveva scelto di far ritorno.
Loki disse
parole che un padre
avrebbe orgoglio di udire da un figlio, e Odino sospirò
parole
che cullano l'orgoglio di un uomo.
Frigga era
alle spalle di suo marito, sorridente, e stringeva al petto quel
piccolo essere.
Terminato
l'incontro, Loki chiese di poter riposare prima di cena.
Gli fu
ovviamente concesso e
prese il passo verso le sue vecchie stanze rimaste come le aveva
lasciate, ma che profumavano di pulito e fresco.
Chiuse la
porta alle spalle e, con una semplice espansione di seiðr,
mandò tutto in frantumi.
*
La cena
venne servita nella
sala ufficiale. Suo padre sedeva al capo del tavolo con Frigga al lato
opposto. Loki prese posto al fianco, come di prassi, e si
ritrovò di fronte quegli occhi azzurri.
Si
sistemò sulla seggiola e pose sulle ginocchia il tovagliolo
mentre un paggio riempiva il suo calice di vino.
«Finalmente
posso
brindare con mio figlio» affermò Odino alzando il
suo
calice pieno e attendendo che Loki lo imitasse.
«Ho
conosciuto bene le
cantine di Vanaheim, padre, vediamo cosa Asgard ha da offrire al suo
principe.» Così dicendo assaporò un
sorso mentre
Odino rideva bevendo a sua volta.
«Spero
solo che le
cantine non siano state il tuo unico interesse, Loki» disse
Frigga tagliando la sua fetta di carne.
Loki
poggiò il calice sul tavolo e prese le posate.
«Per
nulla, madre. Le fanciulle che servono Freyja sono state altrettanto di
buona compagnia.»
«Loki!»
lo richiamò quasi imbarazzata Frigga mentre Odino si
lasciava andare a un'altra risata.
«Ah,
il mio ragazzo...
Avremo tempo per conversare fra noi di cose da uomini. Adesso meglio
evitare discorsi che potrebbero turbare tua madre e le giovani orecchie
di tuo fratello.»
E fu a quel
punto che Loki
guardò dinnanzi a sé: Thor lo osservava in
silenzio, con
le mani nascoste sotto al tavolo e il piatto ancora intatto davanti.
Loki
affondò la
forchetta nella carne e la portò alle labbra tenendo sotto
il
suo tiro il piccolo che sedeva di fronte, e lo vide divenire
sempre più minuto.
«Thor,
tesoro, perché non mangi?» chiese Frigga con tono
dolce.
Thor
abbassò il capo e scosse i biondi capelli senza dire nulla.
«Forse
il giovane
principe non apprezza la compagnia di suo fratello»
affermò Loki con sottile malizia e percepì la
voglia del
bambino di scappare fra le gambe di Frigga. Restò
però
lì, a fissare il piatto, senza neanche il coraggio di tirare
su
lo sguardo.
«Loki...»
Frigga
disse solo il suo nome
e Loki tornò a mangiare con un sorriso sottile, facendosi
riempire ancora un calice di vino.
*
La notte
scorse serena: dormire nel proprio letto dopo tanti anni era stato
piacevole e rinfrancante.
Mentre
usciva dalla vasca dopo aver fatto un bagno profumato, Loki non si
stupì di quella visita.
Legò
le stringhe della veste che lo copriva e andò ad aprire la
porta dopo aver udito il lieve bussare.
«Buongiorno,
madre» la salutò facendola accomodare.
«Mi stavo
vestendo per unirmi a te e padre per la colazione» disse
ancora
asciugando i capelli con un telo di lino.
«Loki,
so cosa provi, ma voglio che tu sappia che non è come
pensi.»
Loki
ascoltò le parole di sua madre di spalle, mentre recuperava
una spazzola da passare fra i capelli.
«Perdonami,
madre, ma
non riesco a seguire il tuo discorso» affermò
dinanzi allo specchio, spazzolando
all'indietro le corte ciocche e poggiando
poi la spazzola sul canterano.
«Sai
bene di cosa
parlo» rispose Frigga. «Eri già sveglio
da bambino,
la compagnia di Freyja non avrà soffocato la tua sagacia ma,
al
contrario, l'avrà ben nutrita.»
Loki
sospirò, non potendolo celare a sua madre che vide il suo
viso rabbuiarsi attraverso la lastra riflettente.
Avvertì
poi le sue mani sulle spalle e sollevò lo sguardo per
incontrare il suo attraverso lo specchio.
«A
occhio e croce ha
l'età che è durata la mia lontananza»
disse
riabbassando lo sguardo e Frigga gli accarezzò le braccia.
«No,
è più piccolo. Questo è il suo quinto
autunno.»
Un sorriso
triste gli
piegò le labbra. «È un figlio
dell'estate,
immagino, come rivela il grano dei suoi capelli.»
Rivide il
viso tondo e quegli occhi di cielo e strinse le dita sul canterano.
Frigga
sorrise alle sue spalle.
«Sbagli
ancora: è
nato nel freddo delle ultime notti dell'inverno, mentre fulmini e
saette dilaniavano il cielo.»
A Loki
sembrava impossibile che quel bambino d'oro fosse figlio del freddo.
Lui lo era,
lui era nato sotto
il pallido mattino di un dì bianco di neve. Lui ne riportava
l'eco sulla pelle pallida e nello sguardo chiaro e freddo come
stalattiti colpite dalla luce in una grotta.
«Sentivi
la mancanza di
un figlio, madre? È stato questo il motivo?» Pose
quella
domanda voltandosi e guardando il viso di Frigga e l'ombra dei
suoi occhi.
Una carezza
sul viso, delicata come la caduta di un petalo sulla pelle.
«L'arrivo
di Thor
non ha sopperito alla tua mancanza, mai, neanche una singola volta.
Quando ieri ti ho veduto cavalcare verso di me, solo in
quell'istante il vuoto che ho portato dentro per sei lunghi anni
è stato colmato.» Frigga gli baciò la
fronte.
«C'è spazio per l'amore di più figli
nel cuore di una madre, ma ognuno di essi è speciale e unico
ai
suoi occhi. Conosci Thor e apprezzalo come il fratello che
è.
Lui non ha atteso altro che il poterti incontrare.»
Loki
ascoltò la richiesta di Frigga e disegnò un
sorriso.
Un sorriso
che era una menzogna.
«Certo,
madre.»
E parole
che la riflettevano.
*
*
*
Stava
leggendo nel silenzio
della biblioteca quando si era accorto di uno sguardo che lo scrutava,
uno sguardo che lo aveva seguito tutta la mattinata, che lo stava
seguendo in ogni momento dacché era tornato.
«Cosa
vuoi?» lo interrogò annoiato, senza distogliere
dal
tomo la sua attenzione.
«Io...
volevo sapere cosa leggi.»
La sua voce
lagnosa era anche peggio del suo silenzio segugio.
Alzò
lo sguardo dalla pagina e lo portò al bambino, al piccolo
Thor che sostava accanto al tavolo.
«Tu
sai leggere, principe Thor?» gli chiese con un sorriso di
finta gentilezza.
Thor
abbassò il capo.
«Sto
imparando» rispose timido, e Loki lasciò andare un
debole risolino.
«Alla
tua età
avevo già letto tutti i libri della sezione più
elementare di questa biblioteca» affermò austero,
guardando come Thor mordeva fra i denti il labbro. Era un vizio che
mostrava spesso, e Frigga aveva per lui sempre un richiamo.
Loki
accavallò le gambe e poggiò il mento nel palmo
della mano studiandolo quasi divertito.
«Non
pensi sia
disdicevole per un principe non saper leggere alla tua
età?» chiese retorico e Thor rialzò lo
sguardo che
si era fatto lucido. «Bada bene, principe Thor, io non ero
un'eccezione, anzi. Ogni bambino asgardiano è capace di
leggere, anche i figli delle serve.»
«Io
so leggere»
dichiarò a quel punto il bambino, colpito nel suo piccolo
orgoglio. Loki vide la fronte aggrottarsi e i denti lasciar andare il
labbro.
«Poco
fa hai affermato
il contrario» sottolineò a quel punto.
«Un principe
ignorante e bugiardo. Mh... una pessima combinazione.»
«Io
non sono bugiardo! Io so leggere! E tu...»
I grandi
occhi divennero d'acqua e il corpo minuto prese a tremare di rabbia o
più probabilmente di vergogna.
Loki
assottigliò lo sguardo e lo invitò a continuare.
«Io
“cosa”?»
«Tu...»
Quando le
lacrime fecero crollare ogni pallido coraggio, Loki sorrise sadicamente
soddisfatto e Thor strinse i pugni. «Tu sei
cattivo!»
urlò prima di correre via.
*
Frigga
stava passeggiando in
compagnia delle sue ancelle quando, passando dinanzi alla porta di
Thor, udì un distinto rumore di singhiozzi.
Congedò
le fanciulle e picchiò delicatamente le nocche sul legno.
«Tesoro,
sono io.» Entrò quindi lentamente, chiudendosi la
porta alle spalle.
Thor se ne
stava seduto ai piedi del letto, con il viso premuto contro le
ginocchia e le braccia a cingere le gambe.
«Cosa
è successo,
Thor?» gli chiese sedendosi sul letto e accarezzandogli la
testa.
Capì che Thor cercava di frenare inutilmente il pianto.
«Hai litigato di nuovo con Fandral?»
Tentò con la
più classica delle situazioni che lo portava alle lacrime.
Thor
era un bambino molto buono e gentile e amava avere tanti amici attorno
ma quando, per gioco o prepotenza finivano con il bisticciare, ne
rimaneva sempre ferito. Una sensibilità rara in un
fanciullo,
una sensibilità anche pericolosa.
«Mi
odia» gemette lui con un filo di voce, impossibilitato a
nascondere altri singhiozzi.
«Chi
ti odia, tesoro?»
«Loki.»
Frigga
sospirò e si sedette sul pavimento accanto al figlio,
avvolgendogli un braccio attorno alle piccole spalle.
«Perché
pensi una cosa simile, Thor? Tuo fratello ti vuole bene.»
«Non
è
vero!» Thor finalmente alzò il viso mostrando gli
occhi
umidi, le guance rosse e le lacrime che le bagnavano. Le
asciugò con il dorso delle mani tirando su con il naso.
«Ha detto che sono ignorante e bugiardo, mamma. Mi ha detto
tante
cose cattive. Lui è cattivo... è cattivo e mi
odia!» Tornarono le lacrime e i singhiozzi e Frigga lo
raccolse
fra le braccia lasciando che Thor piangesse contro il suo seno.
«Perché
mi odia, mamma?»
«Lui
non ti odia, Thor.
Loki non ti odia. Ha solo bisogno di tempo per conoscerti. Solo
questo... tu sii paziente e non credere mai per una sola volta che le
sue reazioni siano causate da un qualche risentimento verso di
te.» Frigga provò a convincerlo e
continuò ad
accarezzarlo finché non cessò ogni pianto e il
silenzio
lo accompagnò nel suo sonno innocente.
«Saprà
amarti, Thor» sospirò ancora la regina, stringendo
a
sé il piccolo addormentato. «Ti amerà,
non temere,
e quando questo accadrà, diventerai la cosa a lui
più
cara.»
***
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