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Di
shopping e di videocamere di sicurezza che forse funzionano e forse no.
(l'immagine c'entra poco con la storia, ma l'ho messa perché, insomma, è troppo
ADORABILE)
Quando
Makoto aveva acconsentito ad accompagnare Rin a fare compere, non pensava che la
cosa potesse rivelarsi più difficile e stressante del previsto: Gou lo aveva
messo in guardia circa la puntigliosità del fratello quando andava a comprare
vestiti, ma Makoto pensava si trattasse di un'esagerazione.
E invece...
– Possibile che non
ci sia proprio nulla
che vada bene? Quella felpa è troppo scura, quella è troppo colorata che nemmeno
Nagisa la metterebbe, quella maglietta è troppo attillata, quella è strappata,
quella è ZEBRATA... Insomma, Makoto, mi ci vedi con una roba zebrata addosso...
Questi negozi sono troppo sforniti, ecco!
In realtà era lui ad
essere perennemente scontento, Makoto aveva perso il conto di tutto quello che
aveva provato e delle porte dei negozi che si erano chiusi dietro senza riuscire
a concludere nulla. Aveva anche la sensazione che un po' le commesse li
odiassero, anche se due o tre di loro in realtà si erano mostrate estremamente
gentili e una gli aveva persino dato il suo numero di telefono, senza che lui
riuscisse a capirne il motivo.
–
Makoto, giuro che questo è
l'ultimo! – disse Rin, entrando in un negozio di abbigliamento sportivo.
–
D'accordo, ma non preoccuparti
per me, mi fa piacere farti compagnia! – rispose lui con un sorriso.
Ammucchiati dei
vestiti da provare – un paio di jeans, due magliette e un costume da bagno – Rin
andò a chiudersi nei camerini e Makoto rimase ad aspettarlo davanti alla
porticina di legno.
Mentre era impegnato
a contare le mattonelle del pavimento per passare il tempo, Rin, da dentro, gli
chiese di entrare per vedere come gli stava la maglietta. Makoto sorrise, felice
che a Rin interessasse la sua opinione. Appena entrato nel camerino però, Rin
chiuse la porta a chiave, lo spinse contro la parete dell'angusto spazio e lo
baciò sulla bocca, facendogli capire che non era esattamente dei suoi consigli
che aveva bisogno.
–
Finalmente siamo soli... –
ridacchiò infatti Rin.
–
Rin... Cosa... È questa la
maglietta che...?
–
Sì, sì, è questa, ma adesso
parliamo d'altro.
La mano del ragazzo
scivolò sulla sua schiena e si insinuò nei jeans dopo averli sbottonati con un
gesto deciso.
–
È tutto il pomeriggio che
voglio farlo... – sospirò, mordendogli la pelle del collo.
–
Rin, qualcuno potrebbe
sentirci, cosa... – cercò di opporsi Makoto.
In effetti il negozio
era abbastanza affollato, visto che era sabato pomeriggio e che erano anche
iniziati i saldi.
–
Se la smetti di parlare forse
non ci sentono! – ridacchiò Rin, inginocchiandosi davanti a lui e sbottonandogli
i pantaloni.
–
Fer-fermo che fai?
–
Mettiamo in chiaro una cosa,
Makoto... Non mi piaceva come ti guardava quella tizia al negozio di prima. E tu
le hai anche sorriso! – Rin si fece serio, fissandolo dritto negli occhi.
–
Ma io... Volevo solo essere
gentile, non... Ah. – Makoto non riuscì a completare la frase, perché la lingua
di Rin gli lambì il sesso e lo lasciò interdetto.
– Tu sei mio.
O al massimo di Haru. Meglio che non te lo dimentichi.
–
Sono... tuo.
– ripeté Makoto, poggiando le spalle contro lo specchio e chiudendogli occhi.
Rin iniziò a
succhiare il sesso con lentezza e muovendo la lingua in modo da fargli ben
presto perdere il controllo dei suoi pensieri. Era un gioco perverso, quello di
Rin, un modo per dare l'impressione di essere in suo potere, ma in realtà di
reggere allo stesso tempo le redini del gioco.
Makoto si tappò da
solo la bocca per non urlare, cercando di non pensare a cosa sarebbe potuto
succedere se qualcuno li avesse sentiti. Eppure la cosa non gli dava tanto
fastidio, a parte l'imbarazzo: avere Rin accovacciato fra le sue gambe era una
sensazione che gli faceva dimenticare davvero tutto il resto.
Rin continuava
a succhiare e a leccare, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Si allontanò
solo quando Makoto mormorò di stare per venire. Il seme del ragazzo finì per
macchiare la maglietta che Rin aveva appena provato, facendoli scoppiare a
ridere entrambi. Ripulitosi velocemente con un fazzoletto, i due abbandonarono i
vestiti nel camerino e cercarono di uscire senza dare troppo nell'occhio, con
Rin che cercava di non ridere e Makoto rosso fino alla radice dei capelli.
Solo più tardi,
quando ormai era ora di cena, si resero conto che nessuno poteva averli visti,
ma che c'era comunque la possibilità che esistesse una telecamera di sicurezza
che aveva registrato tutto...
***
Mi
ero dimenticata di averla scritta, giuro.
Quando oggi ci ho ripensato, mi sono chiesta se l'avessi scritta o solo letta da
qualche parte <3 E invece risale alla Notte Bianca di gennaio e, visto che
c'ero, ho deciso di diffonderla qui su Efp, visto che di MakoRin se ne leggono
poche e io li shippo tantissimo (in effetti non so cos'è che non shippo in Free!
ehm XD)
Nulla, al solito le recensioni sono ben accette, specie in questo periodo in cui
sto scrivendo pochissimo e ho bisogno di amore <3
Aika.
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