Ciao
ragazzi,
scusate se vi rubo un minuto per leggere questa noticina ma
è importantissima.
Allora: poco tempo fa mi sono accorto che una MIA storia (che
pubblicherò a
breve.), scritta sul forum italiano di Detective Conan, è
stata postata qui
SENZA che io ne sapessi NULLA. La cosa mi ha fatto girare…
le scatole. E
neanche poco a dire la verità. Ma siccome non voglio
prenderla tanto a male, e
il copione è stato comunque bannato quindi non ho di che
lamentarmi, mi voglio
limitare a pubblicare le mie One-Shot scritte per questo forum. Fatta
questa
premessa, che serve soltanto ad evitare segnalazione da parte di
eventuali fan
del forum che potrebbero pensare che io sia un altro copione, vi chiedo
inoltre
di perdonare lo stile acerbo (sono comunque storielle scritte sempre in
meno di
un’ora e mai rilette o, addirittura, storie di ANNI fa.), i
numerosi errori in
cui potreste incappare e chiedervi,
se
doveste avere dei dubbi sull’autenticità delle mie
parole, di contattarmi su
forum di Detective Conan o qui tramite messaggi privati. Queste storie
non saranno
plagi, ve lo garantisco. Detto questo… godetevi la storia.
Have a nice night!
Bella
Partita,
Detective!
La scuola
elementare Teitan, su saggio
consiglio del corpo insegnanti, aveva deciso di istituire un torneo di
calcio
maschile, ovviamente per blocchi e non per sezioni perché
altrimenti vi
sarebbero state enormi differenze tra le possibili squadre in campo,
che
avrebbe così impegnato gli alunni nelle ultime tre settimane
di scuola.
Ovviamente tutti i ragazzini avevano
accolto con entusiasmo
la proposta fatta dalla scuola, tutti eccetto uno. Infatti Shinichi
Kudo,
famoso detective liceale rimpicciolito a causa di un farmaco che ora lo
faceva
vivere con un corpo di appena sette anni sotto il nome di Conan
Edogawa, non lo
era affatto. Amava il gioco del pallone, lo praticava da quando aveva
sei anni,
anche se viste le sue condizioni può suonare un
po’ ironico, ed era un grande
tifoso degli Spirits. Tuttavia ora gli si proponeva di giocare contro
dei veri
bambini, non contro suoi coetanei. Ai Haibara, identità da
bambina di Shiho
Miyano, ossia la creatrice del farmaco ringiovanente, che in origine
era un
veleno potentissimo e irrintracciabile, sorrise nel vederlo
così imbronciato.
<< Suvvia Edogawa-Kun,
prendila come una partita tra
ragazzini invece che come un torneo, ti fa bene staccare da delitti e
complotti
ogni tanto sai? >> Bisbigliò la finta bambina
a Conan con aria ironica.
<< Parli
così perché non tocca a te giocare contro dei
ragazzini, dai è noioso! E’ normale che vincerei
qualunque tipo di azione:
gioco a calcio da molti più anni di loro. >>
Ai non rispose per un po’
però poi sorrise di nuovo e gli
bisbigliò all’orecchio con tono divertito.
<< Sarà come
dici tu… ma tanto sappiamo entrambi che
ti costringeranno a giocare. Sono tanto curiosa di vederti
all’opera. >>
Ridacchiò la biondina.
Conan sospirò sconfitto:
aveva maledettamente ragione.
Infatti presto la squadra si formò e Conan ovviamente oltre
ad essere titolare
era il centravanti e persino capitano. Questo perché, a
detta di Genta e Mitsuhiko,
Conan era veloce e riusciva sempre a trovare un modo per segnare. E
così la
squadra era fatta e tutti si prepararono al primo incontro della prima
elementare che si sarebbe tenuto l’indomani. Il pomeriggio
prima perciò Conan
fu obbligato a pranzare e a passare il pomeriggio a casa del vecchio
dottor
Agasa insieme a tutti i giovani detective. L’arzillo
scienziato era sempre
contento quando venivano i ragazzini: innanzitutto quella che si poteva
considerare a tutti gli effetti una figlia adottiva, Ai, aveva qualcuno
della
“sua” età con cui parlare e si staccava
dal suo laboratorio, portavano sempre
molta allegria e soprattutto… Ai preparava ogni volta un
pranzo ottimo.
<< Mi raccomando Conan,
domani devi essere sempre
pronto a tornare indietro in caso di problemi! Se riusciamo a fare due
goal nel
primo tempo, gli altri quarantacinque minuti li possiamo passare a
difendere il
risultato. >> Disse Genta con aria da capitano.
Mitsuhiko lo guardò con
aria di sufficienza.
<< Guarda che le
partite durano in totale mezz’ora,
con quindici minuti per tempo. E comunque la nostra partita la facciamo
con la
1H che ha come unico giocatore in gamba il portiere, quindi la partita
di per
se sarà piuttosto semplice all’attacco. Mi
preoccupa di più la difesa. >>
Disse il bambino magrolino al corpulento Genta.
<< Ma in difesa ci sono
io, di che ti… >> Per un
attimo Genta parve pensare a qualcosa ma poi esplose. <<
EHY! VIENI
SUBITO QUI! >> E così cominciò uno
dei soliti inseguimenti tra i due
ragazzini che fece sorridere tutti gli altri.
Ayumi sorrise poi al ragazzino con
gli occhiali.
<< Mi raccomando Conan,
segna una valanga di goal!
>> Sorrise la bambina allargando le braccia.
Conan annuì con un sorriso
un po’ incerto mentre Genta e
Mitsuhiko lo guardavano invidiosi.
E così ci era ricascato:
non sapeva dire di no a quei
ragazzi, col tempo si era proprio affezionato anche se a volte sapevano
essere
insopportabili proprio come dei… beh bambini. In tutto
questo Ai Haibara si era
limitata ad osservare e a riflettere a lungo. Ormai era da un
po’ che lei e
Conan erano stati rimpiccioliti e avevano legato con i giovani
detectives,
forse era egoista da parte sua ma non si era mai sentita
così spensierata.
Il sorriso le colorò il
volto d’allegria e nel vederla,
anche se lei non lo notò, Conan Edogawa provò un
qualcosa di particolare… e per
un attimo si chiese perché, ancora una volta, il volto di
quella che da adulta
era una delle scienziate più importanti di
un’organizzazione criminale mondiale
gli provocasse quelle emozioni.
Il giorno della mini campionato
arrivò in fretta e la prima
partita volò in poco tempo: Conan aveva segnato tre reti su
quattro. Il quarto,
incredibilmente, lo segnò Genta con un tiro così
forte dalla zona difensiva che
per poco non squarciò la rete. Avesse perso peso,
pensò Conan, il Giappone
avrebbe guadagnato un bomber con un tiro niente male. Ai e Ayumi
stavano in
panchina, entrambe infatti non avrebbero partecipato al torneo,
facevano il
tifo: ossia Ayumi urlava il nome di Conan mentre la bionda scienziata
si
limitava a sorridere alle smorfie imbarazzate del detective in
miniatura.
<< Conan è
bravissimo, hai visto Ai? >> Squittì
emozionata la vera bambina.
La biondina sorrise.
<< Già,
è davvero il migliore in campo al momento!
>> Disse Ai premurandosi che l’amico la
sentisse.
Conan arrossì: il
migliore… in una partita di bambini delle
elementari. Davvero una bella prova.
La seconda partita fu un trionfo per
Mitsuhiko: due reti,
due assist a Conan, un gol e una traversa ma solo perché un
altro ragazzino
l’aveva spinto, e uno spettacolare salvataggio in porta che
aveva evitato alla
squadra avversaria di fare il punto della bandiera.
<< Bravissimo
Mitsuhiko!! >> Strillò contenta
Ayumi.
Ai gli sorrise e poi mostro un
sorriso furbo a Conan che
fece una smorfia risentita, era il migliore in una partita di bambini
di sette
anni… lui che con la sua vera identità aveva
persino ottenuto dei veri ingaggi,
rifiutati per la spropositata passione per le indagini. Il torneo
finì alla
fine con la più che prevedibile vittoria della squadra di
Conan, almeno nella
loro fascia. Si era divertito, anche se ovviamente non lo avrebbe mai
detto ad
Ai, e sebbene all’inizio non reputasse giusto il suo essere
superiore agli
altri a causa della sua esperienza aveva trovato il modo di rimediare:
l’ultima
partita infatti decise di non segnare ma di effettuare solo assist. Che
fossero
i veri bambini gli eroi della giornata, si disse, a lui bastava
ritrovarsi a
ridere con i suoi piccoli amici. Infatti fu Mitsuhiko, autore dei due
gol
decisivi, ad essere celebrato per la gloriosa impresa, anche se lui,
modesto
come sempre, non faceva che dire che Conan aveva una buona
metà del suo
straordinario risultato visti gli splendidi assist. Le maestre
spostarono gli
alunni in palestra dove attendevano solerti
i bidelli pronti a spartire il cibo ai giovani calciatori.
Durante la festicciola Conan
però perse di vista Ai, la
“boria”, come chiamava il suo naturale porsi al
centro dell’attenzione la
scienziata, lo aveva fatto perdere in una miriade di complimenti e
congratulazioni. Quando finalmente riuscì a tirarsi fuori
dalla mandria di ragazzini
finalmente riuscì ad uscire fuori si ritrovò a
pensare che era impossibile che
fosse riuscito a sopravvivere all’aria viziata della
palestra: lì dentro vi era
un inferno!
Camminò per un
po’, sorrise alla vista di Ayumi arrossire
per una qualche parola di Mitsuhiko, e raggiunse il campetto. Gli si
strinse il
cuore, quasi come temesse un eventuale attacco da lei.
<<
Ai…>> Mormorò il piccolo detective.
Lei lo guardò sorridente.
<< Ecco il migliore in
campo. >> Il suo sorriso
sghembo era particolare: pur essendo infatti parecchio seccante, di
rado Conan
trovava tale dolcezza nei lineamenti di qualcuno, meno che mai nella
sua
migliore amica.
<< Oh smettila, non fai
che prendermi in giro per
questo torneo! Sei peggio di una vera bambina di sette anni, lo sai?
>>
Il broncio di Conan non era particolare: era solo buffo.
Haibara lo guardò dritto
negli occhi: era di nuovo in
trappola, Conan se lo sentiva.
<< Dalla tua reazione
direi che reciti questa parte
del poppante meglio di me… ti piace forse stare
così? >> L’ultima parte
della frase era stata pronunciata con tono diverso, Conan lo
notò piuttosto
bene, era quasi una speranza.
Lui alzò gli occhi al
cielo con fare irritato, ma chiunque
avrebbe campito che mentiva.
<< Che ti salta in
mente? No. >> Affermò sicuro.
Lei abbassò lo sguardo.
<< Ehi
detective… >> Mormorò la
scienziata.
<< Sono in fuorigioco adesso? >>
Conan la guardò come se
fosse impazzita: non conosceva
davvero le regole del calcio?
<< Beh Ai, il
fuorigioco veramente… >> Fece per
iniziate ma Ai gli afferrò la mano.
Mise nella mano aperta di Conan una
pastiglia bianca come la
neve, grande poco meno di una gomma da masticare.
<< Ma
cosa…>> Cominciò Conan.
Ai gli afferrò il volto
tra le mani e gli diede un unico
bacio: lungo, intenso… ma si limitò solo a
sfiorare le labbra. Quasi come
temesse una punizione se avesse osato di più.
<< Sei un arbitro
ora… e ho fatto goal. Però…
però
come arbitro devi capire se chi ha tirato è in fuorigioco e
quindi annullargli
il punto e fare battere agli avversari… o se ho tirato bene
e ho vinto una
partita difficile contro una squadra avversaria… che vince
da anni. >>
Più allusiva di così sarebbe stato impossibile.
Si voltò e andò
via a sguardo basso senza dire una parola:
Conan rimase di ghiaccio. Le informazioni gli sfondarono la mente. Era
un
arbitro e doveva decidere il risultato di una partita, non doveva
giocarla. Da
un lato c’era Ai che aveva segnato un
“goal”, come diceva lei con quella strana
pronuncia, dall’altra Ran, che pareva vincere la partita da
sempre. Il gol,
pardon volevo dire bacio, lo aveva basito. Prendere la pillola
equivaleva a
fischiare il fuorigioco: Ai avrebbe avuto il gol annullato e lui
avrebbe
assegnato la vittoria a Ran. Ma se non l’avesse
fatto…? Si guardò il palmo
della mano: da un lato vi era un amore sicuro, solido come il cemento,
e
dall’altro un amore fragile come un fiore appena sbocciato.
<< Ai…
>> Bisbigliò all’amica che ormai era
entrata dentro la palestra. << Non è
fuorigioco… no, non lo è! >>
Si avviò quasi correndo
verso la palestra adibita a festa:
l’avrebbe raggiunta, e avrebbero vinto contro tutti e tutti.
Non vi sarebbe
stata mai partita persa. Si, l’avrebbe raggiunta.
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