Ecco un’altra storia
ripescata dal forum, ormai neanche vi
ripeto più di contattare direttamente me per eventuali dubbi
sull’autenticità.
Godetevi la storia e have a nice night! (x3)
“Se
ti credi davvero un nuovo Sherlock Holmes… è lei la tua
Irene Adler!”
<< Kudo, voglio
essere franco con te: quella lì ha un che di inquietante.
>> Heiji fece
una faccia annoiata e osservò pensieroso la porta che
conduceva allo scantinato
del dottor Agasa.
Il piccolo detective, che di
“Shinichi Kudo” aveva solo le
sembianze fanciullesche, lo guardò con un sorriso ironico.
<< Dici così
perché non la conosci bene; se all’inizio
ti sembra inquietante, dopo averla conosciuta capisci che in
realtà è una
persona manipolatrice, ironica, tagliente, fin troppo arguta, troppo
intelligente e con un cinico senso dell’umorismo in grado di
spiazzarti.
>> Disse Conan Edogawa, attuale nome di colui che una
volta era il famoso
detective liceale, contando sulle dita tutte le qualità
della misteriosa
ragazza citata da Heiji Hattori, detective liceale di Osaka.
Il figlio di Heizo contorse il viso
in un’espressione furba.
<< E, a differenza
della bella Mouri, riesce a farti
crollare quel castello di carte che hai costruito su una solida base di
boria e
autocompiacimento. >> Evitò per un pelo uno
dei cuscini del divano del
Dottor Agasa, scienziato molto amico di Shinichi e attuale tutore della
ragazza
protagonista della discussione.
<< Queste non sono
parole tue, Heiji; hai parlato con
lei di recente? >> Il suo cipiglio, troppo innaturale per
un bambino,
fece a scoppiare a ridere l’amico di Osaka.
<< E anche se fosse?
>>
Conan gli puntò contro il
suo orologio spara anestetico con
espressione neutra.
<< Piantala un
po’! Sto cercando di lavorare io.
>> Era vero: entrambi i detective, dopo un caso che li
aveva coinvolti
entrambi, si erano riuniti a casa di Agasa e stavano riordinando le
idee
sull’Organizzazione per poi stendere un rapporto da dare
all’agente dell’FBI,
Jodie Saintemillion.
Heiji sbuffò di nuovo.
<< Kudo, che mi dici di
lei? E’ davvero gelida e
ironica come appare? >> In effetti il ragazzo, parlando
con lei, aveva
temuto per quella strana tipa: se davvero era cinica come appariva,
doveva
essere molto sola; una grande tristezza lo possedeva al solo pensarci.
Il finto bambino lo guardò
di traverso.
<< Come mai sei
così interessato? Che ti importa?
>>
Heiji ora lo guardò
seriamente, e Conan ebbe una strana
sensazione dentro di sé: che gli prendeva al suo amico?
Poche erano le volte in
cui lo aveva visto tanto serio.
<< No, non è
veramente gelida. Ironica si, tantissimo,
ma non gelida. Solo… ha avuto una vita difficile, per questo
la vedi così
distaccata; E’ il suo modo di difendersi da un mondo che con
lei è stato
spietato. Ha perso la sua famiglia, è stata obbligata a
lavorare con dei
criminali e ora è in costante pericolo di vita
poiché li ha traditi. Ma sotto
quella scorza c’è un gran cuore sai? Me ne accorgo
quando trova un cane o un
gatto, o quando passa un bel momento con me e i Detective
Boys… no non è per
niente fredda. E’ molto buona, gentile…
ed’è una delle persone più in gamba che
conosca. >> Gli occhi di lui si addolcirono al pensiero
dell’espressione
di lei durante il caso che aveva coinvolto il cane Arthur.
Heiji si incupì.
<< Kudo, lei ti vuole
bene sai? >> Era ancora
pensoso, quasi non stesse davvero parlando. << Si vede da
ciò che fa per
te. E tu le vuoi bene pure, quante volte le hai salvato il collo?
Mille?
Duemila? >>
Conan sorrise di nuovo in maniera
ironica.
<< Si beh,
probabilmente sta solo aspettando di
potermi usare in un qualche test scientifico. Magari un test per
scoprire se un
diciassettenne è migliore di un criceto nel risolvere
indovinelli o robe
simili. >> Si, ce la vedeva proprio.
Heiji afferrò un libro di
Sherlock Holmes che il suo amico
stava rileggendo: il segnalibro era nel capitolo chiamato
“Uno Scandalo In
Boemia”. Heiji non era un amante particolare di Holmes, aveva
sempre avuto
altre preferenze in materia di romanzi gialli, ma solo un folle non
avrebbe
riconosciuto il titolo di una delle storie più importanti
del detective
londinese: ironicamente trattava proprio dell’argomento che
stavano affrontando.
<< Irene Adler eh?
L’unica donna che abbia mai fatto
girare latesta ad Holmes. Un po’ come te con Mouri eh? Anche
se… beh lei non ha
molto di Irene Adler. >> Sorrise beffardo Heiji.
Conan lo guardò seccato.
<< Cos’hai da
dire su Ran, eh? >>
Heiji rise senza ritegno.
<< Non te la prendere
Kudo, non voglio offenderla.
Solo… diciamocelo: Irene Adler è furba,
intelligente, spigliata, ironica e in
grado di smontare persino quel pallone gonfiato di Holmes. Ran invece
è come
Kazuha… sono dolcissime e meravigliose, ma hanno poco di
quell’intelligenza
“cinica” della bella ballerina. Sono ragazze da
sposare, ma non in grado di
smontare il tuo ego o la mia testardaggine. >> La sua
risata ora stava
diventando fastidiosa.
<< Ma cosa vuoi saperne
tu! Neanche la conosci!
>> Sbottò il piccolo detective, sapendo
però che Heiji aveva ragione: Ran
non era somigliante neanche alla lontana con la donna che aveva
stregato
Holmes.
<< Beh forse, ma sono
anch’io un detective; se
volessimo prendere un esempio pratico di una possibile Irene
Adler… >>
Lasciò apposta la frase in sospeso guardando in modo furbo
l’amico di sempre.
Conan non rispose: aveva ragione di
nuovo. Ran era
lontanissima dall’essere come quella donna diabolica e
intrigante che era
l’amata di Sherlock Holmes… ma Lei invece no.
Misteriosa, avvenente,
intelligente e, perché no, persino intrigante. Non volle
chiedersi se si stesse
riferendo al personaggio letterario o a quella che stava ancora
giù nel
laboratorio a lavorare su chissà che formule.
<< Non mi rispondi?
>> Chiese Heiji divertito.
Prima che Conan potesse rispondergli,
la porta dello
scantinato si aprì. Era lì, con quei suoi occhi
freddi solo in apparenza, a
guardarli annoiata.
<< Piantatela di fare
baccano, sto tentando di
lavorare. >> Si richiuse la porta dietro di lei, e scese
di nuovo nello
scantinato brontolando.
Conan e Heiji si guardarono attoniti.
<< Mi sa proprio di
averci azzeccato Kudo. Puoi dirmi
quello che vuoi, ma ormai ne sono convinto. Libero di credere Mouri la
donna
che ti ha battuto… ma se ti credi davvero un nuovo Sherlock Holmes,
è lei la tua Irene
Adler! Non Mouri… ma lei. >>
Conan lo guardò male.
<< Ora piantala, mi
spieghi perché dici certe cose?
>> Mugugnò irato il finto bambino.
<< Beh… ma
guardala. E’ impossibile non notare tra di
loro certe somiglianze: indipendenti, forti, ironiche, in grado di
smontare
certi detective troppo sicuri di sé, avvenenti, o almeno
spero lo sia col suo
vero aspetto dato che ora è una bambina, con un passato
discutibile, un curioso
potere di distrarre chi sta loro intorno e con un grande carisma! Ti
ripeto
amico mio: se davvero ti consideri il nuovo Sherlock Holmes, faresti
meglio a
capire chi è davvero la tua Irene! Perché
Mouri… beh, diciamo che Mouri non ce
la vedo in grado di fregare Sherlock Holmes; tu la conosci meglio di me
però… magari
mi sbaglio. >> Ma il sorriso del giovane di Osaka non era
fraintendibile:
sapeva di avere ragione.
Conan sbatté le palpebre:
Irene Adler… Ai?
« Per
Sherlock Holmes ella è sempre la donna.
Raramente l'ho sentito
accennare a lei in un altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte
le
altre esponenti del suo sesso. Non che egli provasse un'emozione simile
all'amore nei confronti di Irene Adler. Tutte le emozioni, e quella in
particolare, erano respinte con orrore dalla sua mente fredda, precisa,
mirabilmente
equilibrata. A mio parere, era la più perfetta macchina
pensante e ponderante
che esista al mondo ma il sentimento amoroso lo avrebbe messo in una
posizione
falsa. Non parlava mai delle passioni più dolci se non con
un sorriso ironico e
beffardo. Erano utili all'osservazione - uno strumento eccellente per
sollevare
il velo che ricopre motivi e azioni all'umanità. Ma, un
professionista del
ragionamento, ammettere questi elementi estranei nel delicato
macchinario di
precisione del proprio temperamento equivaleva a introdurre in esso un
fattore
di distrazione che avrebbe potuto pregiudicarne tutti i risultati
mentali. Per
un carattere come il suo, un granello di sabbia in uno strumento
particolarmente delicato o un'incrinatura in una delle sue potenti
lenti non
gli avrebbe arrecato maggior disturbo di un'emozione profonda. Pure,
non
esisteva per lui che un'unica donna, e quella donna era Irene Adler, di
dubbia
e discutibile memoria. »
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