Non
riusciva neanche a ricordare il nome della ragazza che stava tenendo
tra le braccia.
Sapeva solo che era bella: labbra piene, occhi
verdi in quel momento un po' smarriti e appannati dalla sbronza,
boccoli biondi che le ricadevano fino all'ampia scollatura del
vestito nero che le arrivava fino alle ginocchia. Era una bellissima
ragazza e a lui piaceva tenerla stretta, passarle una mano sulla
schiena, scostarle piano i capelli dal collo. L'aveva già
baciata,
aveva già assaggiato quelle labbra che sapevano di birra
amara.
Ancora un po' e l'avrebbe portata al tour bus e sarebbero finiti a
letto insieme; come era successo innumerevoli volte con altre
innumerevoli ragazze senza nome.
La
ragazza ridacchiò improvvisamente, si staccò
dalle sue braccia e si
girò verso il bancone del pub per ordinare un altro drink.
Jack la
guardò per un attimo prima di spostare lo sguardo sul resto
del
locale: era un ambiente allegro, con bandiere colorate appese alle
pareti e tutte quelle persone sedute intorno ai tavolini di legno.
Anche Alex, Zack e Rian erano lì, da qualche parte, in
quell'oceano
confuso di voci e luci e musica elettronica sparata a tutto volume.
Eppure
Jack non riusciva a sentirsi tranquillo e farsi contagiare da
quell'atmosfera allegra. C'era qualcosa che lo turbava e che non era
riuscivo a mandare giù neanche con tutta la roba che aveva
bevuto
quella sera: un sottile senso di malinconia che non lo lasciava
andare e che in quei giorni era diventato ancora più forte
del
solito.
Jack
sospirò, si passò una mano tra i capelli e
cercò di concentrarsi
sulla ragazza che, con l'ennesimo bicchiere di birra tra le mani, si
era appoggiata di nuovo a lui. Ma i suoi occhi tornavano a spostarsi
sul locale, i tavoli affollati, le coppie abbracciate sui divani, le
scale che portavano al piano superiore e poi Alex... Alex, che
camminava da solo verso la porta del pub, con la testa bassa e le
mani affondate nelle tasche dei jeans.
Il suo cuore perse un
battito e le sue labbra si aprirono in un sorriso sincero; Alex era
l'unica persona che avesse davvero voluto vedere in quel momento. La
persona che aveva cercato con lo sguardo. La persona che gli causava
quella malinconia ma era al tempo stesso capace di allentarla un po'
e riportare un briciolo di luce negli occhi in quel momento spenti di
Jack.
Lo
vide uscire richiudendosi la porta alle spalle e seppe istintivamente
che doveva seguirlo: dove stava andando, tutto da solo? Forse stava
male, forse era successo qualcosa. Forse non aveva bisogno di una
motivazione, lui voleva andare da Alex e basta.
-Scusa,
devo... devo fare una telefonata a un amico.- disse Jack, voltandosi
verso la ragazza. -Tornerò tra poco, ok?
Lei sembrò solo
leggermente costernata mentre annuiva e si portava il bicchiere alle
labbra. Jack si voltò e si affrettò verso
l'uscita del pub,
sforzandosi di non oscillare troppo mentre camminava: fuori faceva
freddo, abbastanza da farlo rabbrividire, e i lampioni gettavano una
luce soffusa su quella strada della periferia di Los Angeles.
Si
guardò intorno e vide Alex, che camminava poco lontano.
Quasi corse
per raggiungerlo e una volta che fu dietro di lui gli poggiò
una
mano sulla spalla; Alex sussultò appena, si voltò
di scatto e le
sue labbra si rilassarono in un sorriso quando vide che si trattava
solo di Jack.
-Ehi.-
mormorò con voce stanca. -Che ci fai qui?
-Ti ho visto uscire e
volevo solo assicurarmi che stessi bene.- rispose Jack, sfregandosi
le mani per scacciare il freddo. -Hai un'aria strana, sai?
-No,
sto bene, non preoccuparti. Volevo stare un po' da solo, credo che
ora tornerò al tour bus.
Jack
non avrebbe saputo dire se si stava comportando così a causa
del
troppo alcol, ma gli venne naturale passare un braccio intorno alla
vita di Alex e poggiare la testa sulla sua spalla.
-Non
andare, per favore.- gli mormorò all'orecchio. -Rimani con
me.
-Ho
sonno, Jack.- rise piano Alex.
-Non
m'importa. Stai con me e basta. Perché non puoi stare un po'
con me?
Gli
passò una mano tra i capelli, lo attirò ancora di
più a sé e
premette le labbra sul suo collo. Alex trattenne il fiato per un
attimo ma non si mosse: questo lo incoraggiò a proseguire,
sfiorandogli il collo con le labbra, poggiandovi baci leggeri e quasi
impercettibili. Almeno finché il ragazzo non
iniziò ad agitarsi e
si scostò da lui.
-Jack,
non credo che dovremmo...
-Perché
no?
Jack gli avvolse di nuovo le braccia intorno alla vita e si
appoggiò a lui, mentre iniziava ad accarezzargli lentamente
la
schiena.
-Hai
bevuto troppo.- continuò Alex, ma stavolta non si mosse.
-Ma
non beviamo prima di salire sul palco, no?- disse Jack in tono
sarcastico, alzando lo sguardo su di lui e soffermandosi sulle sue
labbra. Aveva delle belle labbra, Alex. Così sottili e
sempre così
morbide, ogni volta che l'aveva baciato durante i loro concerti,
davanti a folle di fan urlanti che inneggiavano alla Jalex.
Ma
non si erano mai baciati o toccati ambiguamente all'infuori dei
concerti e delle interviste. Era come se sul palco o davanti alle
telecamere indossassero una maschera che veniva gettata via una volta
tornati alla normalità: una maschera che Jack aveva compreso
essere
la sua realtà.
Perché lui era innamorato di Alex. Non gli
bastava scherzare su una loro presunta relazione o baciarlo sul palco
solo per accontentare i fan. Lo voleva tutto per sé, lo
voleva
davvero. Voleva capire cosa ci fosse di reale per Alex, dietro i loro
sorrisi e i loro baci e le loro battute. Perché quel
sentimento non
poteva essere reale solo per lui, non poteva.
-Che
cosa intendi dire?- disse Alex, con il tono di chi sa benissimo di
cosa sta parlando.
In
tutta risposta, Jack lo guardò dritto negli occhi. E lo
baciò.
Durò
pochi secondi, pochi secondi in cui le loro labbra si toccarono e si
mossero lentamente le une contro le altre. Fu un bacio leggero,
dolce, capace di fargli sentire un vuoto allo stomaco e un calore per
tutto il corpo, nonostante il freddo della notte. E la cosa
più
importante, pensò Jack, era che Alex lo stava ricambiando.
Almeno
finché non si separarono e Alex si affrettò ad
allontanarsi da lui:
nei suoi occhi c'era uno sguardo a metà tra la colpa e la
tristezza.
-Scusa,
Jack. Non possiamo.
-L'abbiamo
fatto un sacco di volte. Qual è il problema ora?
-Qui non siamo
sul palco, capisci? Quello che facciamo durante i concerti è
solo...
solo per i fan. È un modo per divertirci, nulla di serio.
Credevo
che per te fosse ovvio. Io non sono davvero innamorato di te, Jack. E
mi dispiace.
Il
freddo era tornato. Gli accapponava la pelle, gli entrava nelle ossa.
Faceva quasi male. Il mondo in quel momento era solo freddo e cielo
buio e silenzio e Alex che faceva lentamente un passo indietro, il
suo viso una maschera indecifrabile.
-Mi
dispiace davvero.- ripeté Alex, e la sua voce sembrava
sincera. -Mi
dispiace. Non parliamone più, ok?
Si voltò e iniziò ad
allontanarsi senza neanche dargli il tempo di rispondere, e Jack
rimase immobile a fissarlo finché non lo vide sparire oltre
l'angolo
della strada.
E
poi rimase solo. Era solo e faceva freddo e i brividi gli scuotevano
la schiena e gli facevano tremare le mani. La gola gli faceva male,
dannatamente male, come se qualcuno l'avesse trapassata con un
coltello.
Jack
chiuse gli occhi e lasciò per un attimo che il dolore alla
gola
bruciasse più che mai e raggiungesse ogni angolo del suo
corpo. Fu
sperduto per un attimo, fu completamente solo e distrutto per un
attimo.
Poi
aprì gli occhi. Portò lo sguardo alle luci del
pub poco distante,
pensò alle bottiglie di birra dietro il bancone,
pensò alla
bellissima ragazza bionda che lo aspettava; una ragazza che non lo
avrebbe respinto.
Non
poteva cancellare Alex dalla sua vita; ma forse avrebbe potuto
dimenticarlo, almeno per una notte.
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