Others
Life
Sapete cuei giorni in cui credete
che tutti vi odino e che nessuno, nessuno in questo mondo e in cielo faccia in
modo che non tutto, ma almeno qualcosina vada bene? Ecco quello era uno di cuei
giorni. Naruto stava correndo come un pazzo, doveva raggiungere quella dannata
fermata e la doveva raggiungere subito, aumentò ancora il passo anche se sentiva
le gambe pesanti che gli urlavano “fermati” invece il suo cervello gli urlava
“cazzo l’autobus!”, se perdeva questo avrebbe dovuto prendere un taxi, dio
odiava i taxi e poi costavano troppo... l’autobus partì quando lui era a pochi
metri di distanza da esso.
Naruto si fermò maledicendo
chiunque gli venisse in mente in quel momento, le batterie della sveglia che si
erano scaricate, la sveglia che aveva consumato tutta l’energia delle batterie
cosí in fretta, il fatto che la sua ventiquattrore si era nascosta sotto il
letto, i due uomini con i cani che gli avevano bloccato la strada, il suo
forse-futuro-datore di lavoro che gli aveva dato un appuntamento alle sette di
mattina, e tutti quelli che lo avevano rallentato nella sua corsa disperata
verso l’autobus, che ormai era perso...
Decise che non si sarebbe messo a
piangere, anche se ne aveva una voglia matta, non aveva neanche mangiato il
ramen. Singhiozzò. Avrebbe pagato un taxi, faceva lo stesso, forse sarebbe
riuscito ad ottenere un lavoro, e allora i soldi non sarebbero stati più un
problema, o almeno non più un problema così consistente.
Si concentrò sulla strada in
cerca di un taxi, popolavano le strade di New York come delle pulci, figuriamoci
se non si sarebbe stato almeno un taxi.
Le ultime parole famose, non vi
era un taxi a pagarlo oro, e doveva essere dall’altra parte di New York tra
mezz’ora, MEZZ’ORA!
Poteva correre...ma chi prendeva
in giro non sarebbe arrivato neanche a metà starda, poteva prendere la
bicicletta...si per poi venire preso sotto dal traffico di quella dannata
città.
Estrasse il cellulare e
incominciò a guardare tutti i numeri, ricordandosi però poi che tutti i suoi
amici abitavano da un’altra parte...
Intascò il cellulare, chiuse gli
occhi e incominciò a pregare mentalmente: “Tutti coloro che sono la su e che
hanno pietà per una povera anima persa come la mia, per favore, fate apparire un
taxi.” Naturalmente non accadde e il biondo disperato stava per buttarsi sotto
una macchina quando vide un cartello arancione con sopra scritto una grande “M”,
i suoi occhi si illuminarono di gioia e corse giù per le scale che si trovavano
vicino al cartello. Ovviamente! Avrebbe preso la
metropolitana!
Riuscì a raggiungere un enorme
grattacielo, appena in tempo per precipitarsi dentro e salire tutte le scale
fino al ventesimo piano a piedi, per catapultarsi dentro un ufficio tutto sudato
ed ansimante.
Lanciò un’occhiata alla donna che
stava scrivendo qualcosa sul computer, cioè aveva smesso di scrivere appena era
entrato e ora lo stava guardando con sguardo superiore e leggermente
schifato.
La donna si mise apposto gli
occhiali con fare importante e chiese: “Cosa posso fare per lei
signore?”
Naruto riuscì ad alzarsi e a
mettersi a posto i capelli, giusto per recuperare un pò di dignità: “Mi chiamo
Naruto Uzumaki, ho un appuntamento con il signor Uchiha se non
erro.”
“Ah giusto.” La segretaria si
alzò, fece il giro della scrivania e si diresse verso la porta e dopo aver
bussato la apre: “Signor Uchiha? C’è Naruto Uzumaki per
lei.”
“Ah si certo, fallo entrare.” Era
una voce autoritaria, che non ammetteva repliche, in alcuna circostanza,
figuriamoci una contraddizione.
“Subito.” La donna liberò il
passaggio, facendo a Naruto il segno di entrare, cosa che egli fece
immediatamente.
Quando la porta dell’ufficio si
chiuse, la giovane kitsune si trovò davanti il signor Uchiha in tutta la sua
minacciosità, non che fosse preoccupato da Fugaku, aveva imparato eoni fa a
resistere a uno sguardo come quello.
“Si sieda signorino Uzumaki.
Allora ho letto il suo curriculum e l’ho letto con stupore, sa il giapponese, il
cinese, lo swedese, il russo, l’italiano, l’inglese e il francese
fluente.”
“A mio padre piaceva
viaggiare.”
“Mmmh, come mai il cinese, il
russo e lo swedese?”
“Sono le lingue del futuro signor
Uchiha.”
“Mh, allora cosa l’ha fatto
abbandonare il suo lavoro all’Universitá di Yale?”
“Ehm, a rischio di sembrare
noioso, avevo bisogno di cambiare aria, di dimenticare il passato e concentrarmi
sul futuro. Così ho deciso di venire a New York.”
“Capisco, allora, ho un lavoro
apposta per lei, sarà dura, ma è ben pagato ed è perfetto per uno con le sue
referenze.”
“Sono pronto a lavorare
duro.”
“Perfetto. Mio figlio, Sasuke
Uchiha è a capo del nostro miglior giornale.”
“ ‘Others Life’ se non mi
sbaglio, giusto?”
“Esattamente, allora è molto
diligente e il giornale vende il 20% in più da quando lui è il direttore, il
problema è che è l’essere più capriccioso al mondo, odia parlare con gli
stilisti e con le modelle, c’è solo uno stretto circolo di persone con cui
parlare, così ha bisogno di un assisstente, una persona che è in grado di
eseguire ogni suo ordine e ti posso garantire che Sasuke può essere terribile,
ha bruciato le ultime due segretarie in due settimane, e nessuno è durato più di
tre settimane, è dura, ma é ben pagato.”
Sorrise furbescamente, adorava le
sfide: “Accetto.”
---*----
Camminava tranquillamente
attraverso i corridoi dell’università, aveva tutto quello che si diceva
sicurezza che gli sprizzava dal corpo, sicurezza e
felicità.
Andò verso una porta dell’ufficio
del direttore e bussò, per poi aprirla ed entrare con un sorriso sulle
labbra.
“Benvenuto Uzumaki-san, sono
felice che abbia accettato di venire per un
colloquio.”
Si strinsero le mani: “La devo
ringraziare io per avermi invitato.”
L’uomo di mezza età aprì un
fascicolo che aveva sul tavolo dopo che Naruto si era
seduto.
“Impressionante la sua conoscenza
delle lingue, 110 e lode in giornalismo e gli insegnanti hanno detto che non
hanno mai avuto uno studente con tale determinazione nello svoglere i propri
compiti.”
“Cerco di fare il mio
meglio.”
“Cercavamo un aiutante per il
nostro migliore professore. Kyubi Yoko.”
“Lo conosco, ne ho sentito
parlare.”
“Se lavorerai un anno per lui ti
darà le referenze per entrare in uno dei migliori giornali del mondo, uno
qualunque di tua scelta.”
“Sono onorato di venire preso in
considerazione.”
“Non sei preso in considerazione,
sei stato scelto. È un lavoro duro, ma alla fine di questo anno avrai ciò che
desideri.”
“Accetto.”
---*---
Quel giorno Naruto era arrivato
puntuale, miracolo. Era andato tutto bene, la sveglia aveva suonato, il caffè
era delizioso, la ventiquattr’ore si era persino fatta trovare, non c’erano
uomini con cani impazziti, l’autobus era puntuale, persino i suoi occhiali si
erano trovati nel posto giusto! Era meraviglioso, se lo sentiva, sarebbe stata
una giornata grandiosa!
Scese delicatamente dall’autobus
e si diresse velocemente verso l’empire state building dove si trovava l’ufficio
di ‘Others Life’, sorrise all’uomo all’entrata e disse: “Sono Uzumaki Naruto,
sono il nuovo assistente di Sasuke Uchiha.”
L’uomo di mezza età alzò un
sopracciglio, controllò sul computer l’informazione e quando affermò che
l’informazione era vera gli lanciò uno sguardo pieno di tristezza:
“Condoglianze, se avrai mai bisogno di aiuto conta su di
me.”
“Ehm...grazie...?”
“Ibiki.”
“Grazie Ibiki.” Lo salutò con un
sorriso ed attraversò l’entrata, entrò nell’ascensore e si ritrovò insieme con
un ragazzo dai capelli castani e un cane in braccio.
Il ragazzo gli sorrise: “Piacere,
Kiba Inuzuka.” E allungò la mano.
“Naruto Uzumaki.” La strinse.
“Non ti ho mai visto
quì.”
“Sono il nuovo assistente di
Sasuke Uchiha.”
Kiba perse colore fino a
diventare bianco cadavere, ma un cadavere molto molto molto
vecchio.
“Oh, mi dispiace, le mie più
sincere conodglianze...”
“Eh? Sei il secondo che mi fa le
condiglianze, Non può essere così terribile...oh?”
Il silenzio che seguì
quell’affermazione fu più che sufficente.
“Beh e tu che lavoro fai?” tentò
di portare il discorso a un’altro livello.
“Sono un giornalista
freelance.”
Naruto si sentì riempire di
invidia: “Davvero? Sei un giornalista? Volevo diventarlo
anch’io!”
“E come mai non lo sei
diventato?”
Il ricordo lo colpì come un pugno
in pieno stomaco: “Beh, sai come è, la vita non sempre segue i tuoi
piani.”
“Ah, capisco. Beh, mi sembri un
tipo apposto, ti verrò a trovare di tanto in tanto, quando passo per di
qua.”
“Scrivi articoli per
‘OL’?”
Il ragazzo con il cane ridacchio:
“No, vengo quì, mi ascolto le offerte e poi gliele rigetto in faccia, odio
Sasuke Uchiha è un pomposo ragazzino viziato.”
“Sono sicuro che
esageri.”
Le porte si aprirono ed entrambi
uscirono: “Sono così invidioso di te Naru-chan, sei così
buono...”
“Hei non chiamarmi così! Sono un
ragazzo!”
“Non ne hai
l’aspetto...”
“Hei!”
Kiba gli prese la mano e gli
bacio il dorso: “À bientôt douceur.” (ci
vediamo dolcezza-francese)
“Nous
allons le voir, Don Giovanni.” (vedremo, don
Giovanni.-francese)
Kiba sembrò
sorpreso ma sorrise e i due si separarono.
Naruto andò verso
l’ufficio di Sasuke, davanti all’ufficio c’era una bella scrivania bianca, un
computer d’ultima generazione, un citofono, un telefono, un contenitore per le
penne e un blocchetto, andò verso la porta dell’ufficio e dopo aver respirato
profondamente e aver controllato di essere puntuale,
bussò.
Rimase ad aspettare
finchè un: “Avanti.” Si sentì dall’altra parte della porta, spinse giù la
maniglia e munito di una estrema determinazione entrò
nell’ufficio.
Il capo di Naruto
era seduto con gambe incavallate sulla sedia difronte alla scrivania, i capelli
neri che gli cadevano sul viso pallido, il volto appoggiato sulla mano
appoggiata sulla scrivania, occhi neri come la pece e dei fini occhiali neri da
lettura sul naso, l’unica cosa che Naruto poté pensare fu: “O mio dio! Ma che
figo!”
“Vuoi fissarmi
ancora per un pò dobe?”
L’Uzumaki alzò un
sopracciglio indispettito Com’è che mi ha
chiamato?: “Scusi, Uchiha-sama.”
“Hn.
Siediti.”
E l’ordine fu
subito eseguito.
L’Uchiha estrasse
un foglio e disse leggendolo: “Mio padre ha detto che sai parlare sei
lingue.”
“Hai
Uchiha-sama.”
“Chiamami
Sasuke-sama.”
“Hai,
Sasuke-sama.”
“Voglio posticipare
una cosa. Io ti odio.”
“...” Beh sai che cosa? Il sentimento è
reciproco!
“Ma in ogni caso io
ho bisogno di un assisstente che parli con le persone poco importanti e visto
che conosci parecchie lingue forse sarai appropiato, se riuscirai a stare quì un
mese intero ti assumerò. Ogni mio desiderio deve essere accontentato, oppure ti
licenzierò, non accetto alcun errore. Ma solo per informazione, nessuno c’è mai
riuscito.”
Okay, è il tuo
capo, non puoi ucciderlo, hai bisogno di questo
lavoro!
“Tieni, questo é il
tuo cellulare, devi rispondere a ogni singola chiamata, sennò ti licenzio e
questa quì è la carta di credito di ‘OL’ pagerai tutto quello che voglio con
questo. Capito?”
“Hai.”
“Puoi andare.
Dobe.”
Naruto s’alzò e un:
“teme.” Gli sfuggì dalle labbra, labbra che vennero subito coperte dalla mano
del loro possessore. Sasuke fece apparire un sorriso malvagio sulle proprie
labbra: “Ah, dobe? Voglio un gelato numero quindici, due palline in una coppetta
con doppia porzione di panna e aggiunta di cioccolato.”
“Un gelato numero
quindici?”
“Hai quindici
minuti per portarmelo, se arrivi in ritardo ti
licenzierò.”
Questo colpì Naruto
come una secchiata di acqua ghiacciata in piena estate, uscì velocemente
dall’ufficio sentendo Sasuke ridacchiare, lo sapeva, doveva essere nato
muto!
Corse verso la
prima gelateria e guardò tutti i gusti, aveva ancora dieci minuti! Allora, gusto
quindici, gusto quindici ma che cavolo voleva dire gusto
quindici?
Quindici...
Quindici...
15...
Uhm, Sasuke era di
origini giapponesi, giusto?
Quindici...
Ichi
go...
Ichigo...
Fragola!
“Ehm, vorrei una
coppa da due gusti alla fragola doppia porzione di panna e aggiunta di
cioccolato.”
Naruto stava
correndo verso l’ufficio, aveva ancora tre minuti per portare il gelato a
quell’essere insulso, raggiunse l’ufficio e dopo aver bussato
entrò.
Sasuke stava
leggendo alcuni documenti e quando vide Naruto entrare con il gelato in mano
rimase un attimo a fissarlo.
Uchiha prese il
gelato, non disse niente ma gettò la coppetta nel cestino.
“C-cosa?”
“Non mi piace la
roba dolce.”
Naruto sentì una
voglia terribile di uccidere qualcuno e quel qualcuno si chiamava Sasuke Uchiha.
“Allora io vado, se
non ha niente da farmi fare.”
“Puoi andare e
chiamami Sasuke-san.”
Naruto alzò un
soppraciglio: “Va bene.”
Poi si obbligò a
voltarsi ed ad uscire senza spaccare niente.
Sasuke, anche se
non aveva detto niente e il suo viso non lo tradiva, non era sorpreso, no, era
assolutamente scioccato. Nessuno era riuscito a scoprire il ‘codice’, l’aveva
apposta fatto ideare a Shikamaru per licenziare persone totalmente incopetenti,
come quel bonbon rosa la settimana scorsa...
In ogni caso anche
se non gli piaceva ammetterlo, era impressionato.
---*----
Naruto entrò
nell’ufficio del suo capo dopo aver bussato e si trovò davanti un uomo dai
lunghi capelli rossi, la pelle diafana, era seduto sulla sedia difronte alla sua
scrivania, il mento appoggiato sulla mano che era appoggiato sulla scrivania,
indossava fini occhiali di lettura neri e aveva occhi color mandorla. Era molto
bello.
L’uomo alzò lo
sguardo verso Naruto, sorrise dolcemente e s’alzò allungando la mano: “Tu devi
essere Uzumaki Naruto, piacere Kyubi Yoko.”
“Il piacere è tutto
mio, sono onorato di poter lavorare insieme a lei.”
Il ragazzo con i
cappelli rossi alzò un soppraciglio: “Nessun ‘sei il mio
idolo’?”
La kitsune sorrise
imbarazzata: “Veramente...ecco...”
“Sia sincero
Uzumaki-san, non mi interessa se non sono il tuo idolo.” In effetti Kyubi era
sorpreso che non aveva tentato di leccarli il culo.
“Beh, adoro
Christina Jeanne e Gaara Sabaku, lei è molto bravo secondo me, ma ecco, loro mi
hanno colpito particolarmente.”
Il capo sorrise e
annuì: “Sai preferisco sincerità alla devozione Naruto. Allora, diamoci da fare,
sei pronto a darti da fare?”
“Lavorerò duro
signore.”
“Chiamami
Kyubi.”
“Lavorerò sodo
Kyubi-san.”
“Bene, i tuoi
compiti sono:
1° Parlare con la
gente con cui non voglio parlare, che sarebbero tutti quelli non su questa
lista.
2° Controllare
tutte le mie mail per filtrare quelle inutili e
scoccianti.
3° Rifiutare
qualuncue invito per una festa, se non è per un
premio.
4° Leggere tutti i
miei articoli e correggerli se trovi qualche errore.
Capito?”
Naruto annuì
determinato: “Sissignore!”
“Bene, allora per
vedere che cosa sei in grado di fare il tuo primo compito sarà mettere apposto
la mia stanza dei documenti.”
“Tutto
quì?”
“Si, un compito
semplice, semplice.”
Il biondo andò
verso la stanza che gli aveva indicato Kyubi tranquillamente, aprì la porta e
quando vide in che stato era stava per svenire, i documenti erano sparsi
dappertutto, impolverati.
“Ah...” risuonò la
voce di Kyubi dietro di lui mentre Naruto era ancora in shock: “hai solo due
giorni e ricordati di ordinarli alfabeticamente.”
In quel momento
Naruto sentì la voglia di uccidere qualcuno e quel qualcuno era Kyubi
Yoko.
Quando due giorni
dopo Kyubi entrò nella stanza dei documenti, per trovarla completamente pulita,
riordinata e con un Naruto soddisfatto di se. Kyubi alzò un sopraciglio: “Mmh,
wow, ci sei riuscito, vabbé, questo era il minimo. D’oggi in poi sarai il mio
assisstente a tutti gli effetti! Datti da fare!”
“Hai!” Naruto era
più che felice.
Quando il suo
assisstente se ne era andato si permise di far apparire un espressione
sbigottita sul proprio volto, era incredibile.
Quel ragazzino
l’aveva proprio impressionato.
---*----
Vi ricordate quando
Naruto aveva detto che sarebbe stata una giornata perfetta? Ha. Ha. Ha.
Lavorare con Sasuke
Uchiha era un incubo, il peggior incubo di tutti i tempi, quell’uomo era un
pomposo ragazzino viziato con un ego gigantesco che credeva di essere
dio.
Prima voleva una
cosa, poi non la voleva più, prima voleva andare a cena da solo in una pizzeria,
poi dopo che aveva prentotato decideva che voleva andare con una o uno dei suoi
amanti, uno dei diecimilamillioni, in un albergo.
Una cosa che aveva
imparato era che Sasuke non aveva alcuna storia seria, un millione di amanti per
quando voleva fare sesso, ma neanche mezzo con cui usciva la sera, o qualcuno
che lo veniva a trovare, era solo. Non aveva nessun amico fuori dal lavoro e
l’unico con cui aveva un certo contatto era Naruto. O joy.
Lo chiamava a
qualsiasi ora, a qualsiasi giorno, per qualsiasi assurdo
motivo.
Il biondo appoggiò
la sua testa sulla scrivania, chiudendo gli occhi per riposarsi un pò, di colpo
sentì qualcuno toccargli i capelli, alzò lo sguardo e vide un cane
fissarlo.
“Ciao Kiba!”
esclamò con un sorriso.
“Oh, sei così
felice di vedermi?”
“Ho bisogno di
contatto umanoooooooooooo!”
Il castano
ridacchiò e si sedette sulla scrivania: “Te l’avevo
detto.”
“Lo so, lo so...ma
non mi aspettavo che fosse così...così...”
“Rompiscatole?”
“Argh! Si! È
terribile!”
“Beh, sei quì da
tre settimane, complimenti.”
“Devo resistere
almeno un mese!”
Kiba ridacchiò e
incominciò a giocare con una ciocca dei capelli biondi
dell’altro.
“Ti ho mai detto
che sei bellissimo?”
L’Uzumaki arrossì e
allontanò la mano: “Smettila di dire cose imbarazzanti.”
“Oh ma è vero!
Allora, vuoi uscire con me?”
“Hm?
Ah...no!”
Kiba fece apparire
due occhi da cerbiatto bastonato: “M-ma!”
“Tsk sei un
principiante, è cosí che si fa quello sguardo.” Di colpo gli occhi di Naruto
divennero lucidi e grandi, il labbro inferiore portato in avanti, era
terribile.
“Pietà ti
prego!”
“Hahaha!”
Erano scoppiati
insieme a ridere quando Sasuke si fece sentire attraverso il citofono: “Vieni
subito da me!”
Il biondino sbuffò
scocciato e fece segno a Kiba di aspettarlo un attimo si diresse con il
blocchetto e il cellulare nell’ufficio chiudendo al porta dietro di
se.
Sasuke alzò per un
attimo lo sguardo indifferente per poi tornare ad osservare il book di ‘OL’:
“Allora, stasera devo incontrare alcuni uomini d’affari, fammi recapitare un
abito da sera a casa, dì a Mark di venire a prendermi verso le sette e mezza e
dì a Helen di venire a casa mia verso le cinque. Ah e con il vestito voglio
anche le scarpe. Ora parla con Shikamaru e digli che preferisco morire che
vedere Jessica Alba sulla copertina del prossimo mese, abbiamo già Charlize
Theròn per settembre, dì che la voglio per luglio e parla con Hyuga e digli che
mi piacerebbe averlo sulla copertina di ottobre, dì a Shikamaru e digli che per
Neji deve arrangiare qualcosa di nuovo, qualcosa che attiri l’attenzione ma la
devii, niente di troppo appariscente. Chiama Luois Vuitton e digli che mi deve
presentare una linea migliore sennò non lo voglio sul mio giornale. È
tutto.”
Naruto annuì e finì
velocemente di scrivere per poi voltarsi e dirigersi verso la
porta.
“Ah.” Si fermò e si
voltò verso il moro.
“Si?”
“Dì a Kiba che se
vuole fottersi qualcuno cerchi qualcuno che non sia il mio
assisstente.”
Naruto arrossì
leggermente e si voltò velocemente per uscire, sapendo che quel maledetto Uchiha
stava sogghignando, soddisfatto di averlo messo in
imbarazzo.
“Stupido teme.”
Mormorò la kitsune dopo aver chiuso la porta dietro di se.
“Così avete già dei
nomignoli?” chiese Kiba divertito.
“Non ci vuole molto
con lui.”
“Mmmh,
probabilmente hai ragione, okay, allora andiamo a pranzo
douceur?”
“No, devo lavorare,
Sasu-teme mi ha riempito di lavoro.”
“Non c’è niente che
possa fare per convincerti?”
“Non
credo.”
“Mpf, appena c’è qualcosa che
posso fare informami. La prochaine fois.” (alla prossima
volta-francese)
“Nous allons le voir, chien.”
(vedremo, cagnolino-francese)
Poi Kiba se ne andò, portandosi
dietro Akamaru.
Naruto sospirò, prese il telefono
ed incominciò ad organizzare l’uscita del suo capo, Mark era l’autista privato
di Sasuke e Helen era l’unica estetista che l’Uchiha voleva, poi dovette cercare
l’abito da sera, scelse un vestito di Armani e si organizzò in modo che venisse
portato a casa sua. Infine chiamò in giro per parlare con le persone per le
copertine.
Poi andò da Shikamaru per
informargli delle decisione di Sasuke, quando alle sei sembrava che avesse
finito di fare tutto si mise a mettere velocemente a posto la propria scrivania,
spense il computer e prese in mano il proprio cellulare. Sorrise, visto che
Sasuke sarebbe stato occupato con la cena, lui si sarebbe potuto finalmente
permettere di fare una serata tutta film e ramen!
Aveva appena fatto un passo fuori
dall’edificio con un sorriso da 36 denti quando il cellulare risuonò rovinando
una giornata perfetta: “Sasuke-san?”
“Torna nell’ufficio, abbiamo un
emergenza.” E chiuse la chiamata, Naruto non sapeva se ridere o
piangere.
Quando arrivò nell’ufficio
distrutto, seccato, arrabbiato e curioso di sapere perchè i piani per la sua
serata erano andati in fumo, vide un Sasuke arrabbiato e un associazione di capi
reparto che stavano tentando di calmarlo, un uomo grassoccio tentò di trovare
una soluzione: “Possiamo sempre cercare di trovare un’altro giornalista disposto
a scrivere un articolo.”
“Ah si? E dove lo trovo un
giornalista che entro stasera a mezzanotte mi scrive un articolo sullo sviluppo
dell’Oriente dopo l’occidentalizzazione?” i capi reparto sospirarono
scervellandosi per trovare una risposta soddisfacente al
problema.
Sasuke vide Naruto e gli urlò:
“Uzumaki! Chiama ogni singolo giornalista alle nostre dipendenze o che ci deve
un favore, trovami un dannato giornalista che sappia scrivere quel dannato
articolo! E dì a Mark che non devi venire a prendermi, dì a Helen che
l’appuntamento è cancellato e chiama gli uomini con cui mi dovevo incontrare e
dì loro che non posso venire. È tutto!”
Il giovane assisstente non potè
fare a meno che annuire e sotto lo sguardo scioccato degli assistenti uscire per
fiondarsi alla sua scrivania, si sedette velocemente inspirò profondamente e poi
espirò, accese il computer e mentre cercava i numeri delle persone che doveva
chiamare tentò di calmare l’attacco di panico che stava per venirgli. Non poteva
proprio permettersi una cosa come questa: “Okay, questa è...questa è...una sfida ecco!
Questa è una sfida e farò vedere a quel teme di che cosa sono capace. Allora,
chiama gli assistenti, chiama i giornalisti, chiama Mark e Helen, no a loro
basta un messaggio sanno come é fatto il teme. Ho... sette ore per trovare
quell’articolo. Ce la posso fare, ce la posso fare!”
Dopo due ore era riuscito a
liberarsi dagli assisstenti rompiscatole che si lamentavano con lui del mancato
incontro, come se fosse stata una sua decisione, poi finalmente incominciò a
chiamare tutti i giornalisti. La maggiorparte credeva che fosse completamente
scemo per chiedere loro una cosa del genere e l’altra parte non rispose nemmeno
alla sua chiamata, probabilmente avevano sentito che un giornalista ad Others
Life aveva disertato e che ora stavano cercando uno che avrebbe preso il suo
posto. Nessuno era abbastanza pazzo da accettare quel lavoro e Naruto era
sull’orlo dell’omicidio.
“Okay, sono fottuto. Morto.
Ammazzato. Sasuke mi appenderà a testa in giù e mi sparerà con una pistola
sparachiodi.”
Chiuse gli occhi e incominciò a
pensare, aveva bisogno di qualcuno! Forse poteva scriverlo lui? No, Sasuke non
l’avrebbe neanche letto...poteva chiamare qualche giornalista freelance, ma
quale giornalista freelance sarebbe stato abbastanza stupido da... con uno
scatto in avanti prese il telefono e fece un numero, portò il telefono al suo
orecchio ed aspettò che qualcuno rispondesse cantilenando nella sua testa: “Rispondi, rispondiiiiiii,
RISPONDI!”
“Pronto, quì Kiba Inuzuka,
giornalista freelance, cosa posso fare per lei?” e la voce tanto desiderata
risuonò per le orecchie di Naruto.
“Ciao Kiba, quì
Naruto.”
“Ah,
Naru-chan.”
Normalmente gli avrebbe urlato
che non si chiamava così, ma aveva bisogno di quel dannato favore: “Si, sono io.
Mi chiedevo, ti ricordi quando oggi mi avevi detto di informarti cosa potrebbe
farmi venire voglia di uscire con te?”
“Hai?” la voce sembrò molto piú
interessata ora.
“Beh, se mi fai un favore, un
enorme favore sono disposto ad uscire con te.”
Ci fu un attimo di silenzio e poi
Kiba parlò di nuovo: “Vuoi un articolo sullo sviluppo dell’Oriente dopo
l’occidentalizzazione, non è vero?”
“Hai sentito
allora.”
“Certo lo sanno tutti. Così sei
disposto ad uscire con me se ti scrivo quell’articolo.”
“Esattamente.”
“Incontro per le sei di sera,
cinema alle sei e mezza, cena alle nove meno un quarto e poi si
vedrà.”
“He?”
“Queste sono le mie
condizioni.”
“Vuoi dire che
accetti?”
“Si se accetterai le mie
condizioni.”
“Affare fatto. Riesci a
scrivermelo entro mezzanotte?”
“Cheriè te lo sto inviando per
e-mail.”
Naruto andò sul suo sito e vide
la mail di Kiba, sospirò sollevato: “Grazie.”
“Di niente. Facciamo settimana
prossima? Sabato?”
“D’accordo.”
“Ti vengo a prendere. Ci
vediamo.” E la conversazione venne chiusa.
Sasuke era seduto al tavolo delle
riunioni e stava urlando che avrebbe licenziato tutti per essere incompetenti e completamente
inutili quando Naruto bussò: “Sasuke-san?”
Il direttore del giornale gli
lanciò uno sguardo furioso che qualunque altro essere umano sarebbe morto sul
posto, ma Naruto ci aveva fatto la pellaccia sugli sguardi di fuoco e per quanto
Sasuke fosse bravo in essi, non era niente al confronto del suo capo precedente:
“Cosa vuoi dobe, sto tentando di far capire a questi idoiti in che problemi
siamo.”
Naruto annuì: “Si sono sicuro che
dopo sei ore di continui rimproveri non l’hanno ancora capito, ma se posso
rubare la sua attenzione per un attimo e portarla su questo...” gli diede due
fogli: “Sono sicuro che si sentirà molto meglio.”
L’Uchiha prese i fogli seccato ma
quando si mise a leggere il suo viso si calmò, tornando all’espressione fredda
che aveva al solito, diede i fogli a uno degli uomini e disse: “Potete andare,
l’emergenza è cessata, OL uscirà dopodomani come
previsto.”
Dopo che gli uomini erano usciti
senza esitare neanche un secondo i due rimasero a fissarsi senza dire una parola
finchè Sasuke non interruppe il silenzio: “Hai convinto Kiba a scrivere un
articolo per me.”
“Si.”
“Gli hai promesso di andarci a
letto?”
“No. Gli ho promesso un
appuntamento, tra una settimana, sabato sera alle sei.”
Il moro annuì: “Ho capito, hai il
giorno libero.”
Naruto sorrise: “Grazie. Buona
notte Sasuke-san.”
“Chiamami
Sasuke-kun.”
“Hai.”
Poi se ne andò con un sorriso
soddisfatto sulle labbra, ce l’aveva fatta e lentamente credeva che il teme
stava incominciando a riconoscere le sue capacità.
L’Uchiha era rimasto in silenzio
a guardare fuori dalla enorme finestra di vetro del suo ufficio, pensó a Naruto
e si permise di far sfuggire un sorriso sulle sue labbra, doveva ammetterlo,
l’aveva impressionato, era riuscito a convincere Kiba, il giornalista che da
almeno cinque anni si rifiutava di scrivere un articolo per ‘OL’, a scrivere un
pezzo.
Forse, ma solo forse Naruto
Uzumaki era la scelta giusta.
Okay,
ragazzi questa è la mia prima fanfiction, perciò abbiate pietà!
Spero
che non sia proprio una schifezza ambulante!
Mi
fareste un enorme favore se commentaste!
Alla
prossima!